Guida alla Champions League 2017/18
20 domande sulla “coppa dalle grandi orecchie”.
- Chi potrebbe essere il giocatore rivelazione di questa Champions League?
Fabio Barcellona
Forse è tardi per parlare di giocatore rivelazione, dato che è il centravanti della nazionale tedesca, ma Timo Werner, alla sua prima esperienza in una coppa europea, può già dimostrare il suo valore ai massimi livelli. L’anno scorso Werner ha segnato 21 gol in Bundesliga con il RB Lipsia, che lo aveva acquistato dallo Stoccarda. Quest’anno ha segnato tre gol nelle prime tre partite. In Nazionale è a quota 6 in 8 partite.
È un attaccante del ‘96 dal fisico compatto e dotato di una velocità non comune, che riesce a mantenere anche su distanze medio-lunghe. Alla velocità unisce un ottimo controllo del pallone in corsa che lo rende irresistibile in spazi aperti. Ma Werner non è semplicemente un attaccante veloce. In campo è sempre in movimento, ed è abile negli smarcamenti, sia in ampiezza che in profondità. Le sue origini da ala lo rendono particolarmente efficace quando, dopo uno smarcamento interno-esterno, può partire dalla fascia, mentre la velocità gli consente di proporre efficacissime tracce profonde. In aggiunta si muove molto bene in area ed è un ottimo finalizzatore, con entrambi i piedi e di testa. Nell’ultimo anno ha limato molto i suoi difetti, migliorando la tecnica pura e le letture di gioco. È un attaccante completo e concreto, in grande ascesa.
Il girone del RB Lipsia non è impossibile e questo potrebbe aiutarlo ad esibire il suo valore nel torneo per club più importante al mondo.
Dario Saltari
Anche io scommetterei sul gruppo G come possibile sottobosco da cui può uscire il giocatore rivelazione di quest’anno, visto il generale equilibrio tra le quattro squadre e la varietà tecnica che contengono. Punterei su Keita Baldé, che al Monaco può trovare l’environment tattico perfetto per esplodere definitivamente, ma visto che il fulmine, come si dice, non cade mai due volte nello stesso punto, metto le mie fiches su Talisca del Besiktas.
Talisca è un freak super elastico dalle gambe lunghissime, con una visione di gioco geniale, un tiro potentissimo e un’ambizione a volte eccessiva, ma che lo porta a fare gol assurdi. L’anno scorso ha messo a ferro e fuoco il campionato turco (13 gol e 2 assist in 22 partite, da trequartista) e ha rischiato di portare praticamente da solo il Besiktas in semifinale di Europa League (il Lione alla fine ha vinto, ma solo ai rigori). Se riuscisse ad alzare ulteriormente il suo livello, magari razionalizzando il suo sistema di scelte, potrebbe mettersi in mostra anche in Champions League. Talisca ha colpi da fuoriclasse vero che potrebbero diventare pesantissimi se il Besiktas dovesse arrivare agli ottavi.
Daniele Manusia
E se invece fosse Ousmane Dembelé a stupire tutti? Se diventasse importante per il Barcellona, tanto importante quanto lo era Neymar, seppur con caratteristiche diverse? Non parlo del suo talento individuale, che è sotto gli occhi di tutti, ma dei limiti del suo talento all’interno del contesto di squadra, che invece non è chiaro dove siano. A contatto con giocatori come Iniesta e Messi, con Suarez che detta di continuo la pronfondità, Dembelé potrebbe affinare la sua tecnica nei passaggi e anche la capacità decisionale.
Emanuele Atturo
Non so se si possa parlare di rivelazione, ma mi aspetto una grande Champions da Gabriel Jesus. Nonostante il contesto di fenomeni, il brasiliano dà un altro spessore all’attacco di Guardiola, per qualità associative e verticalità. Il palcoscenico della Champions è perfetto per la sua consacrazione.
Daniele V. Morrone
L’anno scorso c’è stata l’impronosticabile esplosione di Mbappé (impronosticabile nel livello di deflagrazione, non per dubbi sul talento in sé) e non penso che possa ripetersi qualcosa di simile in questa edizione: giocatori di questo tipo non escono ogni anno. Mi accontenterei quindi di un ottimo debutto europeo per Naby Keita del RB Lipsia. Viene da una stagione fantastica in Bundesliga ed è già stato venduto al Liverpool, ma la Champions League non ha ancora visto all’opera questo giocatore così particolare: unico nella sua capacità di unire qualità tecniche ed atletiche a centrocampo, un giocatore élite con e senza palla a cui manca solo di affermarsi su palcoscenici così importanti.
- Ancelotti era arrivato al Bayern Monaco con l’intento chiaro di vincere la Champions League. Quanto chance pensate abbia quest’anno, e quanto peserà il risultato sulla sua legacy?
Daniele V. Morrone
Ancelotti è arrivato in Baviera con l’idea di normalizzare la squadra di Guardiola pensando così di non riuscire forse a raggiungerne i picchi, ma di poter poi ad aprile evitare le sconfitte contro le tre spagnole. Anche se questa normalizzazione prevede la vittoria della Champions come unico risultato a questo punto positivo, un conto è la valutazione della sua esperienza bavarese un altro è la sua legacy. In questo senso la legacy di Ancelotti non verrebbe intaccata da un mancato raggiungimento della coppa, Ancelotti ha già mostrato di poterla vincere in più di un contesto e viene forse sottovalutata la dose di fortuna che serve per poter arrivare a vincere. Detto questo, penso che paradossalmente il Bayern sia meno preparato questa stagione che la scorsa. Non è possibile rimpiazzare due giocatori come Xabi Alonso e Lahm, tatticamente ma anche sul piano dell’esperienza, che diventa fondamentale ad aprile. I sostituti diretti scelti da Ancelotti (Rudy e Kimmich) sono degli ottimi calciatori e il cambio dubito si faccia sentire in Bunseliga o ai gironi di Champions. Ma ad aprile la palla si fa più pesante.
In questo senso, è evidente come ormai un Robben che non può più essere Deus ex-machina del Bayern sta portando non pochi problemi ad una squadra che ora gioca bene, è equilibrata e arriva bene sulla trequarti con la palla, ma che lì si spegne contro squadre attente a coprirsi adeguadamente (come mostrato nella sconfitta contro l’Hoffenheim). Se Lewandowski non è in giornata tutto il gioco prodotto si schianta con l’area di rigore. Forse adesso basta questo per superare agevolmente il girone e staccarsi in Bundesliga, ma penso che dai quarti in poi un giocatore creativo e bravo nella definizione come James possa risultare l’ago della bilancia di tutte le fortune di Ancelotti. Il colombiano deve insomma essere quello che per anni è stato Robben perché il Bayern con i vari Müller e Coman manca di un giocatore in grado di risolvere situazioni contro squadre chiuse.
Emanuele Atturo
Se il Bayern Monaco restituisce questo senso di grigiore, solido ma poco entusiasmante, non è colpa di Ancelotti. Qualche giorno fa Lewandowski, in un’intervista, ha dichiarato che se i bavaresi vogliano continuare a competere ai soliti livelli hanno bisogno di comprare giocatori di primo livello, che ora girano solo a fasce di prezzo che il Bayern pare non poter o non voler spendere.
I giocatori che sono arrivati quest’anno non danno immediate garanzie nel contesto europeo, e James è l’unico che pare aggiungere qualcosa dalla trequarti in su, dove però i bavaresi hanno perso Douglas Costa, che appena due anni fa era imprescindibile nella squadra di Guardiola.
- Pensate che la Juventus sia più o meno forte di quanto lo era lo scorso anno?
Francesco Lisanti
Ogni anno la Juventus sembra aver perso motivazioni, chimica di squadra, giocatori importanti rispetto all’anno precedente, finché non vince in scioltezza 3-0 contro un Chievo molto brillante e molto preparato, schierando contemporaneamente Asamoah, Lichtsteiner, Sturaro e Mandzukic (lo dico a dispetto delle alternative). Ho paura di sapere cosa possa succedere al campionato quando e se dovesse integrarsi anche Douglas Costa, per non dire della Champions League, dato che stiamo parlando della finalista.
Dario Saltari
Se calcoliamo la forza della squadra semplicemente come la somma dei valori tecnici dei giocatori in rosa allora la Juventus mi sembra meno forte rispetto allo scorso anno. Ma è vero che uno dei grandi pregi di Allegri è quello di lavorare sulla squadra come se levigasse un bastone, prendendo piccoli accorgimenti e correzioni durante tutta la stagione in modo da arrivare ad una soluzione ottimale a marzo, quando la stagione della Juventus entra nella sua fase decisiva (al tecnico livornese, infatti, preme sempre ripetere che il primo obiettivo stagionale è quello di arrivare a marzo ancora in gioco in tutte le competizioni).
La perdita di Bonucci e Dani Alves ha sicuramente un peso specifico maggiore in Champions League che in campionato, per il carisma che gli permetteva di esprimersi anche ad alto livello, e la capacità di influire sulla gara, che forse non può essere rimpiazzato dai giocatori in rosa. Per far tornare la Juventus tra le prime quattro d’Europa, Allegri dovrà lavorare e sperare in una definitiva maturazione di Dybala e in un’integrazione di Douglas Costa nell’architettura tattica della Juventus migliore di quanto s’è visto finora. Due possibilità alla fine non così improbabili e che lasciano buoni margini di ottimismo ai tifosi della Juventus.
Daniele Manusia
È vero che lo scorso anno Dani Alves ha dato un contributo fondamentale per arrivare in finale, ma non credo che il valore assoluto della squadra sia inferiore. Certo, Dani Alves e Bonucci lasciano un buco nell’impostazione bassa difficile da coprire, e forse anche al centro del campo Allegri potrebbe andare in difficoltà, ma insomma anche con un paio di infortuni non fatico a immaginare 11 giocatori che – in condizioni ideali, se tutto va bene tatticamente e tutti stanno bene fisicamente – se la possono giocare più o meno con tutte le altre squadre. E quando penso al valore di una squadra la immagino sempre al suo meglio.
La notevole prestazione di Dani Alves contro il Barcellona.
- Una delle interpretazioni più comuni sulla piccola rivoluzione estiva della Juventus è che la società ha voluto aumentare il proprio peso offensivo per essere più competitiva in Champions League. Ma era davvero quello il limite della Juve lo scorso anno?
Fabio Barcellona
Secondo me l’interpretazione è un po’ forzata. Semplicemente la Juventus era troppo corta per sostenere il 4-2-3-1 con cui sembra voglia affrontare la nuova stagione. Considerando Dani Alves un esterno offensivo, Allegri ha finito la stagione con 5 giocatori per 4 posti. A Cardiff è entrato Lemina al posto di Dybala.
In estate Dani Alves è partito, Pjaca non è ancora al meglio, e quindi rimpolpare il reparto offensivo era necessario, al di là dell’obiettivo Champions League. Chiaramente, inserire Douglas Costa e Bernardeschi nelle rotazioni di attacco, aumenta le possibilità offensive e rende la squadra potenzialmente più forte nel reparto d’attacco.
Ma la brutta serata di Cardiff non deve fare dimenticare tutto il percorso fatto per arrivare in finale, gestito con una sicurezza nelle proprie qualità davvero impressionante. Il vero limite la passata stagione è stata l’interpretazione della gara con il Real Madrid, che, al di là della forza dell’avversario, la Juventus avrebbe potuto giocare molto meglio. Certo le incognite lasciate dal mercato sono tante: il ruolo di terzino destro sembra essere rimasto abbastanza scoperto a livelli alti; Bonucci mancherà; gli acciacchi di Chiellini e Barzagli lasciano qualche dubbio sulla tenuta della coppia centrale; e le condizioni fisiche generali di Marchisio e Khedira potrebbero lasciare troppo spesso Pjanic e Matuidi soli a presidiare il centrocampo.
La squadra, insomma, è certamente migliorabile, ma non è così semplice per una società poco disposta a fare spese folli trovare giocatori migliori di quelli che ha già. L’obiettivo per Allegri sarà passare il turno, magari al primo posto, arrivare ai quarti e da lì in poi sperare di essere in un momento di grazia e, perché no, avere qualche sorteggio favorevole.
Francesco Lisanti
Se di limiti ha veramente senso parlare, per una squadra che a conti fatti ha vinto tutto tranne una partita contro una squadra formidabile, il mercato estivo doveva almeno provare a raggiungere due obiettivi fondamentali: ringiovanire la rosa, per cancellare quella sensazione da “fine ciclo” provata a Cardiff, e aumentare la qualità della panchina. In rapporto al capitale investito, entrambi gli obiettivi possono dirsi centrati. Lemina e Rincón, due giocatori incollocabili a questi livelli, sono stati sostituiti da Matuidi e Bentancur, che quantomeno aumentano la varietà delle soluzioni di Allegri.
In attesa di Pjaca, poi, Allegri ha trovato anche Douglas Costa e Bernardeschi, e adesso dispone di un reparto offensivo veramente profondo. Ha l’obbligo di presentare il miglior Dybala possibile quando entreremo nella fase calda della stagione: non credo che i nuovi acquisti siano importanti per quello che aggiungono a un attacco già forte e completo, o almeno non solo, quanto per quello che possono risparmiare ai titolari nella consueta caccia alle tre competizioni.
- La Roma ha qualche possibilità di passare il girone?
Fabio Barcellona
Atletico Madrid e Chelsea sono superiori come valore complessivo dei calciatori in rosa e sono molto più avanti nel loro progetto tattico rispetto alla Roma, che è ancora palesemente in fase di costruzione. In aggiunta, Simeone e Conte sono due allenatori molto pragmatici che non sentono in alcun modo la necessità di interpretare il ruolo di squadra favorita o di dominare la partita in ogni loro aspetto. Il loro pragmatismo è, purtroppo per i romanisti, l’assicurazione contro eventuali cali di forma o giornate no. La Roma vista nelle prime due giornate di campionato è invece ancora un progetto molto distante dall’essere portato a compimento. Ha sofferto il ritmo dell’Atalanta e il palleggio tra le linee dell’Inter, e in attacco si è appoggiata quasi esclusivamente sulla spalle ampie di Dzeko. Al momento, sembra troppo poco per impensierire Chelsea e Atletico Madrid. Se dovessi scommettere, punterei su un terzo posto nel girone per la Roma.
Dario Saltari
Purtroppo non credo. Come ha già detto Fabio, l’Atletico Madrid e il Chelsea, anche se sono partiti con qualche difficoltà in campionato, sono superiori alla Roma sia a livello tecnico che di consolidamento del progetto tattico, e questo non può che fare la differenza. L’unica angusta strettoia di una possibile qualificazione della Roma agli ottavi passa per delle grandi prove di forza in casa e per la speranza che il Qarabag rubi qualche punto ad Atletico e Chelsea in Azerbaijan. Realisticamente, però, la Roma punterà al terzo posto, che tra l’altro mi sembra molto meno scontato di quanto non si pensi. Affrontare squadre motivate al massimo dopo trasferte lunghe è difficilissimo (l’Astana, due anni fa, riuscì a fermare Galtasaray, Atletico Madrid e Benfica in Kazakistan) e i giallorossi hanno una propensione storica a sbagliare partite che sembrano scontate. Insomma, ci sarà da guadagnarsi anche il terzo posto.
Emiliano Battazzi
In una situazione di normalità avrebbe più possibilità delle poche che ha ora, partendo comunque da terza forza del girone: ma la Roma è in piena transizione tattica, e l’assorbimento-elaborazione dei nuovi principi di gioco non sembra affatto completato (tanto da non poter escludere una crisi di rigetto). Va detto, però, che in un girone così rischierebbero il terzo posto molte grandi squadre europee: Atletico e Chelsea sono due squadre che non si sgretolano, che sbagliano pochissimo, con identità di gioco molto precise e ormai elaborate a memoria (un po’ meno il Chelsea, ma sembra essersi già ripreso). Insomma, anche disputando un grande girone i giallorossi potrebbero comunque ritrovarsi terzi: per me è più importante che la Roma trovi una dimensione europea, che se la giochi alla pari, senza crollare, e dimostrando in campo una proposta calcistica di qualità.