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Bruno Bottaro
Perché la Supercoppa di Turchia è durata solo 49 secondi
08 apr 2024
08 apr 2024
Storia di una partita infinita che sta gettando il calcio turco nel caos.
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Bruno Bottaro
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IMAGO / Seskim Photo
(foto) IMAGO / Seskim Photo
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Negli ultimi anni un pezzetto di Turchia è lentamente e silenziosamente entrato nelle case degli italiani. Sono gli ormai famosi dizi, lunghissime e sfiancanti serie tv in cui drammi e intrighi amorosi si consumano, molto spesso con il Bosforo o le coste di Bodrum e Smirne sullo sfondo. Ad alcuni ricordano le telenovelas di sudamericana memoria, ad altri più le soap opera in stile Beautiful. Eppure persino la più complessa sceneggiatura di un dizi non avrebbe potuto prevedere la trama della “partita infinita”, quella tra Galatasaray e Fenerbahçe iniziata il 29 dicembre 2023 e conclusa nel modo più assurdo soltanto il 7 aprile 2024. Calcio giocato? 49 secondi.

Per capire a come si sia arrivati a questo risultato assurdo bisogna fare un passo indietro. La stagione 2022/23 in Turchia termina con il Galatasaray campione, mentre gli arci-rivali del Fenerbahçe, che non vincono il titolo di Süper Lig ormai da un decennio, si sono dovuti accontentare della coppa nazionale. Come da tradizione ormai consolidata, questa combinazione prevede che i due club si ritrovino in Supercoppa, localmente chiamata anche Cumhurbaşkanlığı Kupası, la Coppa della Presidenza della Repubblica, un piccolo dettaglio che avrebbe però fatto una grande differenza in tutta questa storia.

Perché in Turchia, quella del 2023, non poteva essere una Cumhurbaşkanlığı Kupası come le altre. Anno del centenario della fondazione della Repubblica turca a opera di Mustafa Kemal Atatürk nel 1923, il 2023 ha visto festeggiare tutta la Turchia in vari modi. Eppure alcuni sono riusciti a sottovalutare la portata simbolica della Cumhurbaşkanlığı Kupası del centenario, tra questi la TFF. La federazione calcistica turca, infatti, aveva chiuso un accordo con l’Arabia Saudita che avrebbe portato questa storica Supercoppa turca nella monarchia del Golfo, nel contesto della competizione chiamata Riyadh Season.

Inizialmente prevista per il 29 dicembre a Riyadh, la partita tra Galatasaray e Fenerbahçe non si è mai giocata, dopo una sfibrante trattativa di un pomeriggio in cui è successo di tutto, dai divieti da parte delle autorità saudite a portare in campo l’immagine di Atatürk fino al rientro notturno in Turchia di entrambe le squadre, per una rara volta unite nel boicottaggio del match.

Con un atto considerato quasi eroico non soltanto in patria, Galatasaray e Fenerbahçe hanno rinunciato a giocare, rischiando di causare un incidente diplomatico tra Turchia e Arabia Saudita, con il Presidente turco Erdoğan costretto ad abbassare i toni e per questo attaccato i partiti di opposizione sul tema (un segnale di debolezza che forse poteva preannunciare la sconfitta elettorale alle amministrative, poi effettivamente arrivata). Calcio e politica si sono ritrovati a intrecciarsi per l'ennesima volta, figuriamoci in Turchia, dove la federazione si è ritrovata sotto enormi pressioni dopo il cosiddetto “dicembre nero” che ha preceduto il caso di Riyadh. Insomma, le dimissioni del presidente Mehmet Büyükekşi erano già nell'aria ma è solo con i fatti di ieri che si è iniziato a parlare di nuove elezioni, da tenere dopo Euro 2024.

Lo scenario politico del calcio turco non fa soltanto da sfondo, ma è parte integrante del momento caotico del movimento sportivo più seguito del Paese. C’è il dossier Euro 2032, che la Turchia ospiterà insieme all’Italia, un’enorme opportunità per Ankara, ma anche un problema. Perché i tanti fatti controversi di questa stagione non hanno certamente aiutato l’immagine del Paese in Europa, e all’elenco già citato di dicembre va aggiunta la notte di Trebisonda, altro grande spartiacque di una stagione già tumultuosa di suo.

Era il 17 marzo, a Trebisonda per l'appunto. Siamo nel nord-est del Paese, non a grande distanza dal confine con la Georgia. Trebisonda è l’ultima grande città della Turchia, così come lo era al tempo dei romani. “Perdere la Trebisonda”, praticamente da sempre, significa perdere l’ultimo faro sul Mar Nero, e avere prospettive di navigazione ben poco rosee.

La sua personale Trebisonda il Trabzonspor l’ha persa nel 2011, quando in seguito allo scandalo match-fixing che portò la UEFA a escludere il Fenerbahçe, campione di Turchia, dalla Champions League, si ritrovò persino a San Siro a battere l’Inter. Il Trabzonspor aveva perso il titolo 2010-11 per un punto, ma la Federazione turca decise di attuare una controversa amnistia sportiva, evitando di processare sportivamente il Fenerbahçe e gli altri club coinvolti, e lasciando quindi il titolo alla squadra che storicamente rappresenta la parte asiatica di Istanbul. Da allora, nel museo del Trabzonspor ci sono i sei titoli ottenuti tra gli anni ’70 e gli anni ’80, e in mezzo un pilastro vuoto, che aspetta ancora la coppa del 2010-11.

Da allora, Trabzonspor-Fenerbahçe si è trasformata in una partita piuttosto tesa. Non è esagerato definire quella tra Trabzon e Fener la rivalità più pericolosa del calcio turco, soprattutto quando si gioca in riva al Mar Nero. Il fatto senz’altro più grave è avvenuto nel 2015, con il pullman del Fenerbahçe, transitato da Trebisonda dopo la trasferta nella vicina città di Rize, vittima di un assalto armato in piena regola. I responsabili di quell’attacco, che poteva avere conseguenze tragiche, non sono mai stati trovati.

Sul campo da calcio, le tensioni sono cresciute negli anni, e nemmeno il titolo vinto dal Trabzonspor nel 2021-22 ha placato gli animi. La retorica in città non è cambiata, e il Fenerbahçe continua a essere visto come un club nemico. Così il 17 marzo, in piena corsa per un titolo che manca da 10 anni, il Fener vince una partita cruciale, difficile e sofferta per 3 a 2 a Trebisonda, e i giocatori gialloblu festeggiano nel cerchio di centrocampo del Trabzonspor. L’immediata conseguenza è un’invasione incontrollata da parte dei tifosi di casa, molti dei quali vengono colpiti dagli stessi giocatori.

Non sono bastate a placare gli animi le 12 persone arrestate, le partite a porte chiuse comminate al Trabzonspor e le squalifiche arrivate per tesserati e giocatori del Fenerbahçe coinvolti nella rissa. Il presidente del Fenerbahce, il facoltoso imprenditore e proprietario di università private Ali Koç, ha espresso la rabbia e la stanchezza per la situazione della sua squadra, che ogni volta che mette piede a Trebisonda si ritrova in condizioni di sicurezza precarie.

Lo stesso Koç, però, si trova in una situazione di pressione inedita, costretto a vincere un campionato che, da presidente (eletto dai soci del club, fattore non secondario), non ha mai portato a casa. Non soddisfatto delle decisioni della federazione turca, si è giocato quindi una carta inedita e originale: chiamare alcune federazioni europee, tra cui quella spagnola e quella francese, per chiedere ospitalità, minacciando di togliere alla Süper Lig l’indotto del secondo maggiore bacino d’utenza di tifosi del Paese. Probabilmente solo un bluff, ma comunque un bluff che ha avuto la sua eco.

Dopo uno spettacolare congresso straordinario del club con 22mila persone, in cui Koç ha dichiarato che la “grande decisione” sulla permanenza del Fenerbahçe in Süper Lig sarebbe stata rinviata tra 3 mesi (ovvero a stagione conclusa), lo stesso presidente ha preteso dalla federazione un arbitro straniero per la Supercoppa contro il Galatasaray, nel frattempo annunciata nell’unica data libera del calendario, il 7 aprile, domenica successiva alle elezioni amministrative del Paese. Quando la federazione ha respinto la richiesta, Koç ha quindi minacciato di far giocare la squadra Under 19 per protesta, e sopra ci ha messo la polemica per i troppi impegni stagionali, citando i quarti di Conference League di giovedì contro l’Olympiacos.

Nel frattempo, per assurdo, il Fenerbahçe ha continuato a giocare in campionato, con un arbitro turco, battendo 4-2 l’Adana Demirspor di Mario Balotelli. La protesta di Koç non vuole rischiare di compromettere la corsa al titolo con penalizzazioni che peserebbero come macigni, quando il Fenerbahçe è a soli due punti dal Galatasaray capolista.

È in questo scenario che arriviamo al 7 aprile 2024, cioè ieri. Siamo a Şanlıurfa, città nel sud-est turco intrisa di cultura religiosa e di misticismo. Şanlıurfa culla delle grandi religioni, in quanto luogo natale di Abramo, patriarca dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islam. Şanlıurfa, però, anche lontanissima da Istanbul dove teoricamente sarebbe dovuta giocarsi, se non fosse stato per la sorprendente decisione della federazione turca che ha optato per questa città lontana dal grande calcio del Paese, a soli 55 chilometri dal confine siriano. La Federazione aveva giustificato la scelta dichiarando che l’incasso del match sarebbe stato devoluto alle vittime del terremoto dell'anno scorso. Peccato che alla fine la partita di fatto non si sia giocata rendendo questa decisione l'ennesimo risvolto grottesco di questa storia.

Di tutte le minacce di Ali Koç e del Fenerbahçe, alla fine, è stata attuata l’unica immediatamente fattibile: schierare la squadra Under 19. La “partita infinita”, che in Turchia era attesa dal 29 dicembre, così è finita in farsa. A nulla è servito un tentativo di mediazione da parte di Edin Dzeko e Dušan Tadić, i due senatori dello spogliatoio che volevano assolutamente giocare contro i rivali allenati da Okan Buruk. Alla fine si è giocato per appena 49 secondi. Tanto è bastato a Mauro Icardi per segnare, e subito dopo il Fenerbahçe ha deciso di ritirare la Under 19 dal campo.

Oltre allo scontato 3 a 0 a tavolino che verrà assegnato al Galatasaray, il Fenerbahçe si ritroverà ad affrontare un’inedita guerra fredda con la federazione turca, che adesso deve decidere cosa fare. Sanzionare il club in campionato, dove è in corsa per il titolo, significherebbe praticamente scatenare una guerra civile, allora forse potrebbe salvare la faccia estromettendolo dalle coppe nazionali? Nel frattempo, anche all'interno del Fenerbahce, sono pochi quelli rimasti al fianco di Ali Koç. Una delle voci più critiche sulla scelta di non giocare la Supercoppa è stata quella dell’ex presidente Aziz Yıldırım, quello che vinse il titolo contestato dal Trabzonspor.

Quel che è certo, in questo surreale e intricato dizi turco, è che il finale di stagione andrà in onda nel weekend del 19 maggio, data della penultima giornata di Süper Lig. In calendario c’è infatti il derby tra Galatasaray e Fenerbahçe che si preannuncia, se possibile, ancora più acceso del solito. Come sempre quando si ha a che fare con il calcio turco, l’impressione è che possa letteralmente accadere di tutto.

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