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Marco D'Ottavi
Lo Scudetto dell'Inter in 10 partite
23 apr 2024
23 apr 2024
Le partite decisive per la seconda stella dell'Inter.
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Marco D'Ottavi
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IMAGO / aal.photo
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E quindi l’Inter ha vinto lo Scudetto, quello della seconda stella. Lo ha fatto ad aprile, in casa del Milan, in una notte di pioggia e maglioni pesanti. Oggi questa vittoria ci appare scontata: la squadra più forte che vince in maniera nitida. La stagione, però, non era partita così. L’Inter era sì la squadra arrivata in finale di Champions League, ma anche quella che aveva perso dodici partite in campionato la stagione precedente, che senza la penalizzazione della Juventus sarebbe arrivata quarta. Era anche una squadra che aveva cambiato molto nel mercato, lasciando andare alcuni dei suoi giocatori più importanti. La squadra di Inzaghi che, ancora, uno Scudetto non lo aveva mai vinto. L’Inter ha però spazzato tutti i dubbi che le giravano intorno. Ha preso in mano il campionato alla prima giornata e non l’ha più lasciato. Ha vinto dominando, segnando 79 gol e subendone appena 18. Miglior difesa e miglior attacco con ampio margine. Non raggiungerà i 102 punti della Juventus di Conte e, forse, nelle prossime settimane mollerà qualcosa, ma rimangono numeri stratosferici, che raccontano solo in parte il lavoro di Inzaghi e dei suoi calciatori. Una squadra speciale. Un modo per celebrarla è andare a ricordare le partite decisive, per ricostruire dal campo un’impresa sportiva forse non sorprendente come quella del Napoli dello scorso anno, ma altrettanto spettacolare.Inter-Fiorentina 4-0 | 3 settembre 2023

Dopo due vittorie più o meno convincenti contro Monza e Cagliari, alla terza giornata l’Inter ospita la Fiorentina. I viola negli ultimi anni hanno reso la vita difficile alla squadra di Inzaghi, con partite spesso fuori controllo. Magari ci si poteva aspettare lo stesso copione, ma questa versione dei nerazzurri, scopriamo il 3 settembre, è meno in balia degli eventi. Il 3-5-2 con cui si schiera l’Inter controlla perfettamente il campo. Pur lasciando di più il pallone alla Fiorentina (40% a 60% di possesso palla), i numeri sono spietati: 20 tiri a 6, 3.7 xG a 0.4. Il primo gol nasce da un recupero feroce di Lautaro, col pallone che arriva a Dimarco che col goniometro crossa sulla testa di Marcus Thuram. Si rivedono tutte quelle rotazioni raffinate che - a tratti - avevano illuminato la gestione di Inzaghi. Bastoni è una spina nel fianco, se non finisce con un paio di assist o gol è merito di alcune grandi parate di Christensen: sarebbe il difensore centrale. È sempre lui a far ripartire l’azione del secondo gol, che si conclude con un assist di Thuram per Lautaro. Altro tema: la sintonia tra le due punte. Poi l’Inter dilaga e arrivano altri due gol. Una vittoria che porta la squadra di Inzaghi, alla pausa per le Nazionali, in testa a punteggio pieno con il Milan. Otto gol fatti e zero subiti, due vittorie in casa contro due squadre (Monza e Fiorentina) che solo qualche mese prima, nella primavera 2023, erano uscite da San Siro con i 3 punti. Sembra quasi tutto troppo perfetto, anche considerando un mercato considerato un po’ interlocutorio. E infatti la domanda, legittima a quel punto, è se quello dell’Inter sia un fresco temporale estivo o qualcosa destinato a durare. La risposta, ci siamo detti, arriverà nel Derby…Inter-Milan 5-1 | 16 settembre 2023

L’Inter 2023/24 è stata così forte da non aver mai avuto veri antagonisti nel cammino verso lo scudetto. Se la candidatura della Juve come rivale per il titolo a metà stagione era parsa piuttosto fragile, quella del Milan a inizio Serie A sembrava più consistente. I rossoneri avevano rinnovato la rosa e avevano cominciato il campionato in grande spolvero, con tre vittorie nelle prime tre giornate e la sensazione di aver risolto alcuni dei problemi dell’anno precedente. Il derby del 5 a 1, allora, smonta sul nascere qualsiasi velleità di vittoria dei cugini, che da quel giorno in poi, consapevoli di non essere al livello dell’Inter, iniziano a regredire, fino ad arrivare alla serata da incubo di ieri. Nello scontro diretto di settembre Inzaghi non deve inventare nulla di diverso rispetto ai derby della stagione precedente. Va in scena lo stesso film di sempre: i centrali rossoneri abbandonati ai duelli con gli attaccanti nerazzurri, le marcature a uomo dei centrocampisti portate a spasso da Barella, Çalhanoglu e Mkhitaryan, l’incapacità del Milan di attaccare con tanti uomini senza subire transizioni. Il 5 a 1, per quanto roboante, è un risultato perfettamente logico alla luce dei punti di debolezza e di forza delle due squadre. Da lì a qualche giorno, per la prima volta la San Siro rossonera avrebbe messo in discussione Pioli, rinunciando al rituale “Pioli is on fire” prima della partita di Champions League contro il Newcastle: l’Inter di Inzaghi verrà ricordata per sempre dai tifosi nerazzurri e difficilmente sarà dimenticata dai milanisti. Al di là degli effetti sui rivali, quella partita è la dimostrazione di quale sia la consapevolezza di sé dell’Inter dopo aver raggiunto la finale di Istanbul. E se non bastasse la conferma del valore dei giocatori della stagione precedente, il derby serve a Marcus Thuram a presentarsi al suo nuovo pubblico: una prestazione di altissimo livello, coronata da un gol fantastico dopo essersi isolato col difensore, simile in un certo senso a quello di ieri sera. Juventus-Inter 1-1 | 26 novembre 2023

Pronti, via, l’Inter viene schiacciata dalla fisicità della Juventus. Al contrario di quanto ci si poteva aspettare, Allegri ha preparato la partita con l’idea di andare a pressare alto la prima costruzione della squadra di Inzaghi, per evitare di essere stritolati dal palleggio avversario e poter attaccare partendo alta sul campo. E infatti il vantaggio dei bianconeri, al 26’, nasce da un pallone che Vlahović va a sradicare dai piedi di Calhanoglu, affidandolo a Chiesa che lo porta fino a dentro l’area e glielo ripassa quasi sul dischetto del rigore, da dove il serbo non può sbagliare. L’Inter sembra un po’ frastornata, ma il rischio di pressarla così forte è che, quando salta un movimento, cade tutto rapidamente, a cascata. Succede pochi minuti dopo il gol della Juventus: Sommer trova Dumfries sull’esterno, l’olandese serve il movimento di Barella, libero dalla marcatura di Rabiot salito in pressione su Darmian, lasciato libero da Vlahović, che aveva scelto di attaccare Sommer: ad azione corrisponde reazione nel calcio dell’Inter. Il pallone arriva allora Barella, su cui a quel punto è in ritardo Rugani. Il centrocampista di prima allunga per Thuram, che intanto ha attaccato la profondità. Il francese evita il recupero di Danilo e mette in mezzo per Lautaro, che con un movimento da centravanti scafato taglia davanti a Gatti e segna. È un lampo, ma un lampo che dice: occhio a come ti muovi contro di noi. Dopo il gol di Lautaro la partita si spegne, nessuno vuole rischiare, dopotutto è ancora fine novembre. Le due squadre si accontentano del pareggio. Una partita molto “tattica”, come l’abbiamo definita nell’analisi su Ultimo Uomo il giorno dopo, ma anche all’apparenza un po’ pavida - per la Juventus che giocava in casa, ma anche per l’Inter che era la squadra più in palla tra le due. Col senno di poi, è stata una partita che ha premiato Inzaghi: perdere avrebbe forse dato un miglior abbrivio alla Juventus e chissà cosa sarebbe accaduto. Lazio-Inter 0-2 | 17 dicembre 2023

Le partite all’Olimpico contro la Lazio avevano rappresentato uno specchio dei limiti dell’Inter di Inzaghi nei primi due anni con il tecnico piacentino in panchina. In trasferta contro la squadra di Sarri i nerazzurri non avevano mai demeritato. Anzi, si può dire che fossero stati sempre superiori nel gioco, con direttrici che si incastravano perfettamente con i difetti della Lazio. Eppure, sia nel 2021/22 che nel 2022/23 Lazio-Inter si era conclusa per 3-1, con i nerazzurri che non aveva saputo capitalizzare le sliding doors dell’incontro a proprio favore e la gara che era scivolata tra le mani dei biancocelesti. A dicembre 2023, però, l’Inter affronta la Lazio con una maturità che non lascia spazio a nessun risultato diverso dalla vittoria. La squadra di Sarri si limita a costruire un paio occasioni, in maniera, però, del tutto estemporanea. Contro l’avversario che forse ne riesce a limitare meno i punti di forza, l’Inter può sfoggiare tutta la varietà del proprio repertorio. Le uscite dal basso, sia sul corto che sul lungo, appoggiandosi alla qualità di difensori e centrocampisti, alla lettura dei movimenti avversari e alla profondità di Marcus Thuram, l’uomo che più di tutti ha migliorato la costruzione nerazzurra poiché ne ha dilatato gli spazi e le possibilità. Dopodiché lo sviluppo, con la precisione nei cambi gioco e la coordinazione nei movimenti, propri di una squadra che non ha bisogno di troppo estro per la sapienza con cui sa generare e poi sfruttare falle nei sistemi difensivi avversari. Infine, l’arma che le aveva permesso di raggiungere la finale di Champions un anno prima, la solidità accompagnata a una grande capacità di ripartire: il gol del 2-0 di Thuram nasce da uno scippo di Lautaro con l’Inter sistemata nella propria metà campo. Insomma, l’Inter è una squadra capace di interpretare in maniera eccellente tante situazioni diverse all’interno della singola partita, e quella vittoria contro la Lazio ne è una summa.Inter-Hellas Verona 2-1 | 6 gennaio 2024

Per ogni squadra vincente esiste una partita nella quale i segni del destino fanno capire inequivocabilmente come si tratti della stagione giusta. Per l’Inter quella gara è la vittoria contro il Verona per 2-1 del 6 gennaio, al ritorno in campo dopo le vacanze di Natale. Si tratta forse del passaggio più controverso di questo campionato, ma d’altra parte è raro che in Serie A manchi la partita che permetta alle tifoserie dal secondo posto in giù di gridare allo scandalo. Il complotto di quest’anno si sarebbe inverato nel momento in cui l’arbitro non si è avveduto di un contatto tra Bastoni e Duda del Verona nell’azione che ha portato al gol vittoria di Frattesi al 93’. Peccato solo che qualche minuto più tardi, al 97’, l’arbitro al VAR avrebbe concesso un rigorino al Verona, smontando sul nascere qualsiasi discorso cospirazionista.Il periodo tra dicembre e gennaio è l’unico in cui sembra che ci sia qualcuno capace di reggere il passo dell’Inter. La Juve riesce a rimanere in scia, Vlahović sembra rinato e i punti di distacco dai nerazzurri sono solo due. È il periodo in cui Allegri rilascia dichiarazioni criptiche sugli obiettivi della Juve, pensando di insinuare il dubbio tra Inzaghi e i suoi. Vincere contro il Verona era obbligatorio, anche perché per gli scaligeri, con il presidente Setti sotto indagine, le questioni extracampo sembravano più importanti in quel momento. Invece l'Hellas oppone viva resistenza. L’Inter passa in vantaggio nel primo tempo ma sembra imballata. Così, a una ventina di minuti dal 90’ arriva il pari di Henry. Solo con il forcing finale, a recupero inoltrato e dopo un intervento sporco di Montipò, arriva il 2-1 di Frattesi, sempre risolutivo dalla panchina. Il vero segno del destino, però, è l’errore dal dischetto di Henry dopo il rigore televisivo assegnato all’ultimo minuto di recupero. Sommer è sempre stato un pararigori, ma in quell’occasione viene spiazzato. Destino vuole che una zolla del prato di San Siro, pessimo come sempre in quel periodo dell’anno, alzi il pallone e ne devii la traiettoria sul palo.Fiorentina-Inter 0-1 | 28 gennaio 2024

Sono le settimane in cui la lotta per il primo posto è una sfida di nervi. L’Inter è la squadra che gioca bene, che vince facile, che va in Arabia e batte Lazio e Napoli dominando, ma la Juventus rimane lì attaccata con la forza bruta del talento dei suoi migliori giocatori. Allegri per tenere alta la tensione dei suoi trascina la sfida sul piano delle parole, non perde occasione per tirare frecciatine, ricorda a tutti che è Inzaghi che deve vincere, che sono anni che l’Inter spende e spande per lo Scudetto. L’Inter è Djoković e loro sono Sinner è la metafora che usa. Contro la Fiorentina, a Firenze, l’Inter allora deve vincere per sorpassare la Juventus e arrivare allo scontro diretto con un vantaggio minimo che costringa gli altri ad aprirsi. Firenze, però, è una città stregata. O almeno sembra, quando al 13’ Faraoni salva alla disperata su Carlos Augusto, che sta per mettere il pallone dentro a porta vuota. Ma questa è l’Inter delle mille risorse, e sul successivo calcio d’angolo arriva il gol di Lautaro, uno dei tanti segnati su palla inattiva. È l’ennesima partita dominata? No, perché nel secondo tempo entra un’altra Fiorentina, e anche un’altra Inter. Raramente si è vista la squadra di Inzaghi così in difficoltà, ma per vincere uno Scudetto in Italia sta scritto che un po’ bisogna soffrire. E allora questa è la partita del ginocchio di Pavard che salva sul tiro a botta sicura di N’Zola, del rigore parato da Sommer a Nico González, di una squadra che quando serve sa anche difendersi. Tra tutte le vittorie è forse la più brutta della stagione, non casualmente quella con più xG concessi (1.8) e meno creati (0.5), ma è anche per questo - forse soprattutto per questo - una delle più importanti, sia per arrivare alla partita con la Juventus con un piccolo tesoretto, sia per dimostrare, forse prima di tutto a sé stessi, di poter essere anche una squadra cinica, di quelle che vincono anche quando tutto sembra andare male. Inter-Juventus 1-0 | 4 febbraio 2024

La partita Scudetto, se è esistita una partita Scudetto. Sembra passata una vita ma quella sera, in un San Siro agghindato a festa, Juventus e Inter erano così vicine che potevano quasi toccarsi. Arrivavano a quello scontro diretto in una forma smagliante, a modo loro: l’Inter dominando ogni avversario con il possesso, le rotazioni, l’abilità dei suoi giocatori nel penetrare le difese avversarie; la Juventus con una ritrovata solidità a cui associava un furore agonistico e vincente. Da un punto di vista strettamente matematico, l’Inter poteva coprirsi, giocarsi un pareggio come all’andata, ma non sarebbe stata una cosa da Inzaghi. A febbraio la consapevolezza raggiunta dalla sua squadra è al picco, giocano come su una nuvola. E infatti la partenza è avvolgente: prima Dimarco calcia a lato da buona posizione, imbeccato da un bel cross di Pavard; poi è la volta del lancio geniale di Çalhanoglu, un filtrante scagliato come un dardo che pesca Dimarco dietro la difesa della Juventus. Solo un incredibile salvataggio di Bremer salva lo 0-0. La prestazione del turco è da incorniciare.

È una giocata paradigmatica della lotta tra Inter e Juventus: una guidata dal talento creativo, l’altra da una forza reattiva uguale e contraria. Chi la spunta? La risposta arriva 10 minuti dopo. Pavard serve Barella in verticale e si butta in area di rigore, Barella di prima appoggia a Darmian sull’esterno, Darmian torna da Barella, intanto Dimarco, dall’altra fascia è arrivato a formare un triangolo coi suoi compagni, portandosi dietro Danilo. Nello spazio lasciato da Danilo si infila Pavard, che riceve un pallone morbido da Barella. Il francese liscia il pallone in sforbiciata, ma a quel punto la difesa della Juventus è mossa e Gatti, nel disperato tentativo di anticipare Thuram, si fa autogol. La partita finisce più o meno qui. L’Inter avrebbe anche l’occasione di fare il secondo, ma pecca un po’ di imprecisione e in un paio di occasioni è Szczesny a salvare la Juventus. La spinta dei bianconeri, che dovrebbero sì vincere per mettere il muso davanti, è piuttosto sterile. Non lo sapevamo, ma in quei novanta minuti stava cambiando totalmente l’inerzia del campionato: l’Inter non si sarebbe più voltata indietro, mentre la Juventus avrebbe subito il contraccolpo di quella sconfitta come un macigno, finendo in una spirale di cattivi risultati che dura ancora. Roma - Inter 2-4 | 10 febbraio 2024

Dopo lo scontro diretto l’Inter trova la Roma. C’è aria di fuga, di quelle definitive e non si possono lasciare punti indietro. La Roma però non è più la squadra rinunciataria di Mourinho, il cambio con De Rossi ha dato nuova linfa. I giallorossi partono forte, vanno a prendere l’Inter alta senza paura. Acerbi segna il vantaggio da calcio d’angolo (ancora), ma la partita non cambia e l’atteggiamento della Roma viene premiato: prima Mancini di testa, poi El Shaarawy su un rapido ribaltamento, dopo una palla persa da Barella. È questa l’Inter? La squadra che in vantaggio si fa rimontare perché troppo impegnata ad attaccare? Al ritorno dagli spogliatoi la gara cambia. L’Inter alza il ritmo, accetta la partita della Roma ma la fa meglio. Segna il pareggio grazie a una punizione battuta velocemente da Mkhitaryan, poi mette la testa avanti con Thuram che va in cielo con il piede per girare in rete un cross sempre di Mkhitaryan. In un Olimpico piovoso i giocatori dell’Inter sbucano ovunque. Pavard prende il palo con un tiro al volo da trenta metri, dopo essersi alzato la palla quasi per sbaglio. È uno di quei momenti in cui è facile credere che anche noi, messi in quel sistema, saremmo in grado di tirare fuori una grande giocata. È allora indicativo che il gol che sancisce la vittoria arrivi da Bastoni, che segue un contropiede partendo dalla propria area come se fosse un’ala velocissima e non un difensore centrale di 190 centimetri. Non è questo l’articolo per celebrare il valore dei singoli, ma è impossibile non sottolineare come risieda anche qui questa vittoria, nell’idea che un difensore possa essere un attaccante o un trequartista se il flusso del gioco lo richiede.Inter-Atalanta 4-0 | 28 febbraio 2024

Dopo lo scontro diretto la Juventus ha mollato di botto e l’Inter viaggia in solitaria. Lo Scudetto è una formalità e la sfida con l’Atalanta ha soprattutto un valore simbolico. La squadra di Inzaghi è la migliore in Italia ma quella sera si ritrova sulla poltrona del dentista Gasperini. Perdere vorrebbe dire ricordare a tutti che comunque è l’Inter di Inzaghi, una squadra con una sua fragilità intrinseca, che rimane anche nella stagione migliore. E all’inizio sembra una di quelle partite. Le marcature a uomo dell’Atalanta sono asfissianti, la fluidità dell’Inter sembra funzionare meno bene del solito, il sistema di uscita dal pressing viene inceppato dalla fisicità degli avversari. L’Atalanta trova anche il gol, annullato per un tocco di mano di Miranchuk. Poi però l’Inter entra nella partita, le rotazioni si fanno più precise, le rincorse dell’Atalanta più precipitose. Al 25’ Lautaro controlla spalle alla porta, si gira su sé stesso e imbuca per Mkhitaryan, che intanto si è infilato nello spazio. Carnesecchi ci arriva prima ma sulla respinta il più rapido ad arrivare è Darmian. Oltre a lui, vicino al pallone ci sono Pavard e Dimarco, teoricamente altri due difensori. Il due a zero è invece una perla di Lautaro Martinez, che controlla, trova lo spazio e fulmina Carnesecchi con un sinistro allucinante. Sono due gol che sono l’anima dell’Inter di quest’anno: da una parte la forza del collettivo, un calcio dove i ruoli non contano, ma ci sono spazi da occupare, geometrie da seguire; dall’altra la forza dei singoli, la superiorità tecnica di giocatori come Lautaro, Çalhanoglu, Barella, che può creare gol dal nulla, inventare giocate decisive. Nel secondo tempo l’Inter segna altre due volte, con Dimarco e Frattesi (che sta tenendo medie gol da centravanti), due gol che sigillano un 4-0 forse pesante per l’Atalanta ma che è simbolico, a rimarcare la distanza che c’è stata quest’anno tra l’Inter e tutte le altre squadre. Milan-Inter 1-2 | 22 aprile 2024

Inter e Milan si avvicinano a questa partita con l’inevitabilità che possa essere decisiva. Niente avrebbe cambiato questa sorte e così è stato. Il Milan ha il piccolo vantaggio di potersi accontentare di non perdere, uno sforzo per rimandare i festeggiamenti dei rivali e non beccarseli in faccia. Forse anche per questo Pioli sceglie di giocarsela a specchio, cercando uno stallo totale che porti a una partita in cui succedano meno cose possibili. Ma contro l’Inter, anche contro l’Inter di queste ultime settimane, che comprensibilmente non è affilata come quella di gennaio e febbraio, giocare per non perdere non è mai una buona idea. Pioli prova a mettere Leao centravanti, Musah a tutta fascia, prova a cambiare l'ordine delle cose per non avere sempre il solito derby. L'Inter però non si scompone, produce il suo calcio, aspetta il momento. Il gol del vantaggio arriva da calcio d'angolo, spizzata di Pavard, incornata di Acerbi. Ancora difensore per difensore, anche se questa volta è più un caso che non un raffinato gioco di rotazioni. Il Milan prova a rispondere, ma è più il rischio di prendere il secondo. E il secondo arriva, ancora Thuram, l'ammazza-cugini, ancora un'azione solitaria, un momento in cui la sua superiorità sui difensori del Milan rasenta l'imbarazzo. È il gol che chiude il campionato. La reazione del Milan negli ultimi quindici minuti è lodevole ma puramente emotiva. Lo sforzo di una squadra inferiore che vuole provare almeno a non dover vedere gli altri festeggiare lo Scudetto in casa loro. Però non basta. Contro quest'Inter niente basta. Poi è il momento della festa. La festa di Inzaghi che finalmente alza il suo Scudetto, la festa di Lautaro che piange, di Çalhanoglu che si toglie qualche sasso dalla scarpa, di Thuram, Bastoni, Dimarco interista da sempre. È la festa di una vittoria di gruppo, la festa delle idee, una festa meritata.

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