La rapida ascesa del genio di Conor McGregor
In pochi anni il fighter irlandese “si è preso tutto” e ha cambiato le regole del gioco.
In pochi anni il fighter irlandese “si è preso tutto” e ha cambiato le regole del gioco.
Parte III: diventare campione
La prima volta che entra nell’ottagono più famoso al mondo, quando il palazzetto è vuoto (racconterà il suo allenatore Kavanagh), “The Notorious” salta sulla parete e prova la sua esultanza. Già sa come andrà a finire. La prima vittima sarà Marcus Brimage (6-1), un lottatore che si è appassionato alle arti marziali guardando Dragonball Z e indossa ad ogni Weigh-in una monolente come accessorio per celebrare la sua passione.
Conor, dopo le scintille durante la cerimonia del peso che diverranno una sorta di rituale lo manda TKO con una sequenza di ganci e montanti dopo solo 1 minuto.
Nel secondo match, contro Max Holloway, per la prima volta McGregor vincerà ai punti per decisione unanime 30-27. Nel primo round, dominato dallo stand up, Conor entra molte volte con il mancino e mette calci al corpo pesanti. Nel secondo, però, subisce una lesione al crociato anteriore con interessamento del collaterale mediale e rottura del menisco. Nonostante ciò continua a combattere, costretto a puntare tutto sul suo ground game, controllando a terra Holloway, facendo vedere transizioni di ottima fattura e dimostrando, una volta per tutte, le evoluzioni del suo grappling e una duttilità a molti sconosciuta(due anni e mezzo dopo Max Holloway inanellerà un’impressionante serie di 10 vittorie consecutive, conquistando il titolo ad interim lasciato vacante da McGregor).
L’infortunio al ginocchio lo tiene lontano dalle competizioni fino al 19 Luglio 2014, quando per la prima volta McGregor combatterà nel Main Event, per di più a Dublino, contro Diego Brandao (18-9). Ormai i suoi Weigh-in sono seguitissimi e McGregor fa di tutto per non deludere l’attesa con le provocazioni.
Brandao è un brasiliano con mani molto pesanti, veloce e abbastanza completo, ma una volta che McGregor troverà le distanze l’incontro durerà pochissimo. Prima un sinistro, poi un spinning high kick che lo stordisce e infine un diretto mancino che lo manda KO.
Dan Hardy è estasiato dalla sua performance, Conor prende in mano il microfono e alla fine del suo discorso scandisce: «We are not here to take part, we are here to take over». Parole manifesto delle ambizioni di McGregor.
Prima di incontrare Dustin Porier a UFC 178, all’epoca numero 6 del ranking dei pesi piuma, McGregor dice: «Non ho nulla contro quel ragazzo, un piccolo e tranquillo ragazzo di campagna. Sono sicuro che era un bel bambino, cresciuto in un circo o magari in una fiera. Con ogni probabilità avrà un cugino chiamato Cletus o qualcosa del genere». Anche la sua ars oratoria si è evoluta nel tempo fino a una profondità pari a quella dei suoi colpi.
Durante la cerimonia del peso anche Porier sembra su di giri e Dana White deve fare un lavoraccio per tenerli separati. Il match però sarà un dominio dell’irlandese: tiene il centro dell’ottagono, i suoi colpi sono pesanti e dopo appena un minuto e quarantasei secondi, con un colpo nemmeno troppo pulito, manda knockdown il suo avversario.
La popolarità di McGregor continua ad aumentare. Per dare un’idea del suo valore si possono confrontare le cifre d’affari dei suoi incontri con Brandao; $ 1,4 milioni; e Porier: 2,2 $ milioni; con quelle dell’incontro tra Edgar e Swanson (due nomi comunque altisonanti): $ 640 k.
Il 18 Gennaio 2015 McGregor sfida Dennis Silver, un veterano di 36 anni, in un TD Garden di Boston completamente tinto di verde. McGregor si vede rifiutare il tocco dei guanti e allora risponde con un dito medio. Poi mostra al mondo la vastità del proprio bagaglio tecnico, soprattutto una varietà di calci davvero fantastica (scissor kick, flying knee, spinning in versione back kick ed heel kick, calci al corpo e alla testa uno dietro l’altro). Siver viene finalizzato dalla montada dopo aver subito ben 64 colpi significativi a 3 minuti dalla fine della seconda ripresa.
L’incontro successivo sarebbe dovuto essere quello per il titolo. Il Tour promozionale di UFC 189, di gran lunga il più imponente che l’UFC abbia mai allestito, dura quasi 5 mesi durante i quali McGregor manda letteralmente fuori di testa il campione José Aldo. Durante la conferenza McGregor arriva a rubare la cintura al campione che gli siede accanto per alzarla davanti al pubblico in visibilio (non sarà l’ultima volta che lo farà…).
È il match più atteso di sempre, ma a 15 giorni dall’evento, Aldo subisce un infortunio alla costola ed è di fatto fuori da UFC 189. A sostituirlo sarà Chad Mendes, per il titolo ad interim in attesa del rientro di Aldo. Coach Kavanagh racconterà che quando è andato a svegliare McGregor per comunicargli la notizia – «Hey, Conor, dovrai affrontare Mendes» – l’irlandese lo guarda assonnato e gli risponde: «Sono tutti uguali». Si gira e torna a dormire.
Verremo a sapere più tardi che McGregor, quindici giorni prima del match, durante il camp di allenamento si era strappato l’80% del legamento crociato anteriore. Sapeva di non poter arrivare al 100% ma era sicuro di poter recuperare da un infortunio di quel tipo, anche al taglio del peso non si è presentato al meglio, sembrando più scheletrico del solito (Conor taglia molto per rientrare nelle 145″).
Chad Mendes (17-2) in carriera ha perso solo contro José Aldo (due volte), ma ha caratteristiche molto diverse da quelle del campione brasiliano che è a tutti gli effetti uno striker puro. Mendes è un wrestler di altissimo livello, con una straordinaria esplosività e ottime doti da incassatore, è un prodotto di quella fucina di talenti che è l’Alpha Male. Si combatte a Las Vegas davanti a un pubblico tutto dalla parte dell’irlandese. McGregor non sta bene e l’incontro si mette subito male: nel primo round Mendes lo atterra tre volte e con una gomitata apre una vistosa ferita alla sua arcata sopracciliare.
Nel secondo round Conor mette colpi, ma è Mendes a trovare ancora il takedown, dalla butterfly guard (cioè da una guardia aperta, sempre pronta a fuggire) McGregor però lo costringe a una pressione costante. Mentre Mendes sta mettendo gomitate pesanti dalla top position, Conor gli dice: «È tutto qui quello che hai Chad?». A un certo punto Mendes è esausto e non riesce più a tenere la posizione dominante, così prova a ghigliottinare McGregor che però ruota dalla parte giusta, si divincola e una volta in piedi fa con le mani un segno plateale, come a dire «E ora Chad?».
Mendes riprova il takedown ma è del tutto inutile, è stanchissimo e McGregor capisce che è il momento. Scarica una serie di colpi violentissima culminata con un diretto mancino che impatta perfettamente la mandibola dello statunitense. La somiglianza con il KO inflitto a Brandao dà la misura di quanto studio ci sia dietro quel colpo.
McGregor si butta in ginocchio e avvolto dalla bandiera irlandese, piange. Mendes gli si avvicina e gli appoggia una mano sulla testa, i due si abbracciano. Si dicono qualcosa. McGregor piange probabilmente perché sa quanto sia stata dura questa volta.
A quel punto McGregor ha davanti solo José Aldo,un fenomeno, il più grande peso piuma della storia delle MMA. Aldo ha un record da professionista di 25 vittorie e 1 sola sconfitta subita nel lontano 2005, è dotato di una Muay Thai davvero di altissimo livello, un ottimo counterstriking e leg kick terrificanti. Fortissimo nel BJJ, raramente lo si vede implicato in una fase di grappling sia per uno sprawl fuori dal comune (oggi la sua percentuale di takedown difesi con successo è del 92%) sia perché ama improntare il suo gameplan sul combattimento in piedi. Aldo era imbattuto sia nel WEC che in seguito in UFC, prima di incontrare McGregor.
McGregor però non gli riserva un grandissimo rispetto, almeno a parole: «Prima o poi lo prendo quel piccolo brasiliano, a costo di andare a stanarlo nelle sue favelas. Prima o poi si troverà in un angolo…».
Oppure:«Beh, io lo capisco perfettamente, se uno teme per la propria vita, non lo si può mica forzare…».Oltre l’ironia, McGregor dice anche qualcosa di più significativo: «Lo vedo troppo teso, lo vede estendersi troppo, essere eccessivamente aggressivo (…). Andrà giù al primo scambio».
Il match andrà in scena il 12 Dicembre del 2015, sarà un evento epocale per le MMA: incassando qualcosa come 1.200,000 $ di Pay Per View e diventando il secondo evento della Storia UFC dopo UFC 100.
Nel backstage prima del match McGregor scimmiotta i movimenti di Aldo, e poi il suo mancino d’incontro in arretramento. Di fronte a un McGregor molto rilassato, Aldo sembra davvero teso, e non solo perché come di rito tiene la testa abbassata e non incrocia lo sguardo dell’avversario.
Aldo, come Conor aveva previsto, casca alla prima provocazione e tenta un’offensiva che sembra ricalcare alla perfezione le parole dell’irlandese. McGregor lo incrocia in arretramento con un gancio mancino dopo 13 secondi.
Se ne è discusso a lungo sull’effettivo peso di questo sinistro – in proporzione è per le MMA l’equivalente del “pugno fantasma” di Ali contro Liston II – ma per capire l’efficacia del colpo basta guardare le gambe di Aldo.
I mind game di Conor hanno fatto il loro lavoro: Aldo, che per tutta la sua carriera è stato e sarà un fighter in controllo all’interno dell’ottagono, per certi versi anzi piuttosto conservativo (come dimostrano le 6 vittorie per decisione sulle 8 complessive in UFC)ha perso la lucidità necessaria in un momento cruciale per la sua carriera.
I demeriti di Aldo spiegano però solo una parte del combattimento, il resto lo ha fatto il counterstriking stellare dell’irlandese, che a fine incontro dirà: «Aldo è potente e veloce ma la precisione batte la potenza, il tempismo batte la velocità, tutti i giorni della settimana». Parole che finiranno su migliaia di magliette.
McGregor avrà poi parole di conforto per Aldo, dirà che è un fenomeno e farà una grande carriera: «Ho detto che la sua mano destra lo avrebbe messo nei guai. Ho detto che avrebbe caricato troppo sulla sua mano destra, e questo è quello che è successo. Io vedo questi colpi. Io vedo queste sequenze. Se ci credi veramente. Se diventi vocale al riguardo – stai creando quella legge dell’attrazione e diverrà realtà. Quindi, Mystic Mac colpisce ancora».
Gianluca Faelutti vive a Cremona, ha 31 anni e per vivere lavora in gioielleria. Con l'occhio per le pietre preziose scrive anche su MMA Talks e partecipa al podcast omonimo.
Non male anche la serata di Zhang, Tsarukian e Bo Nickal.
Dopo la vittoria con Costa sarebbe bello vederlo di nuovo combattere per la cintura.
I pesi Piuma UFC hanno un nuovo campione.
Cosa ci dice il nuovo documentario sul fighter irlandese della sua ingombrante figura.
Altri 10 KO rimasti nella storia di questo sport.