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UFC Gianluca Faelutti 23 marzo 2021 10'

Le migliori finalizzazioni delle MMA (Seconda parte)

Altri 10 KO rimasti nella storia di questo sport.

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Questa è la seconda parte di una serie di tre pezzi dedicati ai migliori KO della più importante promotion di MMA al mondo (qui trovate i primi dieci). Tra questi dieci ci sono alcune pietre miliari di questo sport ancora giovane ma già ricco di leggende, tenete gli occhi aperti o rischiate di perdervi i momenti cruciali. Buona lettura.

 

Anderson Silva vs Vitor Belfort - UFC 126 - 5 Febbraio 2011

 

Quello fra Anderson Silva e Vitor Belfort era considerato il match più importante e atteso nella storia della MMA. Da una parte c’era la leggenda vivente, “The spider“, un fenomeno che non si limitava a battere i suoi avversari, ma li ridicolizzava, palesando in ogni modo la sua superiorità tecnica.

 

Dall’altra parte però c’era un fighter spaventoso per capacità atletiche, un combattente esperto, tecnico, estremamente esplosivo e dotato di una predisposizione rara al KO.


Belfort aveva esordito in UFC contro l’ex campione dei pesi medi Rich Franklin e il TKO dopo soli tre minuti della prima ripresa gli era immediatamente valso la chance titolata. Belfort incuteva un certo timore nei propri avversari non soltanto per la facilità con la quale metteva in fila una finalizzazione brutale dietro l’altra, ma anche per per quei muscoli enormi e l’espressione da duro che aveva perennemente impressa sul volto.

 

C’erano tutti i presupposti per una battaglia all’ultimo sangue, ma ciò che accadde quella notte fu qualcosa di mistico. Dopo una prima fase di studio, Silva ha preso le misure e ha sparato un front kick chirurgico che si è infranto sotto il mento di Belfort, facendogli sobbalzare la testa. Non è tanto la forza del colpo, quanto l’esattezza millimetrica con la quale impatta nel punto più congeniale. La semplicità del gesto unita all’imprevedibilità che Silva sembrava imprimere in ogni colpo lo rende un momento magico.


Il piede di Silva, in uno dei frame più iconici nella storia di questo sport, sembra appoggiato sul volto di Belfort, e perfora esattamente al centro la sua guardia aperta. L’espressione del suo volto è di assoluta concentrazione, il tronco resta verticale, perfettamente composto, e se passiamo al fermo immagine successivo, vedremmo Belfort inclinare la testa verso l’alto, lo sguardo ormai assente, un attimo prima di crollare al suolo. 

Lyoto Machida vs Randy Couture - UFC 129 - 30 Aprile 2011

 

Quello di Machida a Couture è un calcio frontale saltato o meglio, un Crane kick, uno dei gesti tecnici più spettacolari da fare in un ottagono, per fantasia, pulizia tecnica e precisione – figuriamoci poi se si ottiene un KO. 


Un colpo che è preparato da numerose finte, uno degli elementi fondanti dello stile anomalo e imprevedibile del fighter brasiliano, che disorientano Randy Couture. Poi per un attimo Machida pare fermarsi per liberare la mente: il gesto che segue sembra infatti un’illuminazione, Machida vede una luce che nessun altro avrebbe scorto e come un fulmine impatta il mento di Couture. La precisione è assolutamente sbalorditiva, il piede di Machida finisce esattamente sotto il mento della sua vittima che crolla con un tonfo sordo al suolo.


Machida è stato il primo combattente ad adattare il karate ad un livello così alto di combattimento nelle MMA, e il suo stile di riferimento, che più precisamente è lo shotokan karate, prevede che ogni colpo sia potenzialmente letale. Per questo Machida, che aveva un basso volume di colpi, non era un fighter particolarmente spettacolare nella durata dell’incontro, ma raggiungeva momenti di grande bellezza quando riusciva a trovare il momento esatto per l’attacco decisivo. 

Carlos Condit vs Kim Dong-Hyun - UFC 132 - 2 Luglio 2011

 

Oltre alla bellezza del gesto tecnico, una flying knee (ovvero una ginocchiata saltata) eseguita con la grazia caratteristica di Carlos Condit – uno dei fighter più spettacolari che si siano mai visti in un ottagono, come testimoniano le 28 finalizzazioni su 31 vittorie – ad impressionare qui è soprattutto il perfetto tempismo e la leggerezza con la quale sembra volare fino ad impattare il mento di Kim Dong-Hyun.

 

Il tutto è preparato alla perfezione, con una gestione sapiente delle distanze. Condit prende prima le misura con un calcio frontale a vuoto e, quando capisce che la postura di Kim non è ottimale, sceglie bene il tempo e vola. Il movimento della testa di Kim è impressionante, poi Condit sembra quasi appoggiare Kim a parete con una certa delicatezza, prima di colpirlo con una combinazione rapida di ganci corti che scuotono in modo perfino grottesco il coreano, che era già totalmente out dopo il primo impatto.

 

Ma l’attacco è stato talmente imprevedibile che l’arbitro non è nemmeno riuscito a risparmiare a Kim il ground and pound finale (che teoricamente lo classificherebbe come TKO). Il fighter coreano infatti è talmente stordito dall’impatto da non avere nemmeno la lucidità necessaria e le energie per alzare le braccia e tentare in qualche modo di difendersi. 

Edson Barboza vs Terry Etim - UFC 142 - 15 Gennaio 2012

 

Uno dei colpi più iconici nella storia di questo sport, uno dei KO più terrificanti che si siano mai visti dentro un ottagono. L’esplosività spaventosa di Barboza, che prima calcia la gamba del suo sfidante, poi riprende la distanza e, una volta trovatosi alla misura perfetta, ruota il corpo a velocità supersonica, con un spinning wheel kick (un calcio alto girato) impatta il volto del povero Terry Etim. Nell’istante stesso in cui viene colpito, il fighter inglese perde completamente i sensi e cade come un manichino – la testa sembra fissare la propria mano, rimasta sospesa in posizione verticale.

 

La spaventosa dinamica del colpo e la reazione di Etim, che fortunatamente si riprenderà poco dopo senza gravi ripercussioni, rendono queste immagini fra le più emblematiche di quanto possa essere estremo questo sport. Ci sono stati diversi calci girati che si sono conclusi con un KO nelle MMA, mai nessuno però aveva raggiunto questo livello di brutalità, dovuta sia all’esposività fisica impressionante di Barboza che alla sua sublime esecuzione tecnica. 

Anthony Pettis vs Joe Lauzon - UFC 144 - 26 Febbraio 2012

 

C’è stato un momento in cui Anthony Pettis era considerato a ragione uno dei fighter più dominanti della UFC, uno di quelli capaci di fare qualsiasi cosa in qualunque momento, di vincere senza nemmeno impegnarsi troppo, dando spettacolo. Non ci si chiedeva più se avrebbe vinto, ma come lo avrebbe fatto. 

 

Poi, improvvisamente, è come se il suo talento si fosse dissolto, e lo stesso è avvenuto con la percezione di quel dominio. Eppure quel momento è esistito davvero, e queste immagini ce lo ricordano.

 

Il soprannome di Pettis era “showtime“, e il significato sta in questo calcio alto che esegue con una compostezza che rasenta la perfezione stilistica. Il tronco resta verticale, senza che nessun movimento precedente al gesto tecnico lo possa rendere prevedibile. Il colpo è veloce, secco, la tibia impatta violentemente sul volto di Lauzon. Poi, certo, Pettis prende lo slancio appoggiandosi con quello stesso piede alla gabbia, come se fosse un trampolino. Una cosa che anche altri hanno provato a rifare in seguito, senza successo.

 

La creatività di Pettis in quel periodo aveva pochi eguali: si aveva la costante sensazione, mentre combatteva, che qualcosa di straordinario fosse imminente. E la cosa bella di quel momento è che poi succedeva per davvero. 

Roy Nelson vs Antonio Rodrigo Nogueira - UFC Fight Night 39 - 11 Aprile 2014


In questo KO del 2014, l’overhand destro di Nelson – il suo marchio di fabbrica – esplode sul volto di Nogueira con effetti spaventosi. Nelson sembra avere in mano un sasso, tanto immediata è la perdita di sensi di Nogueira. 

 

Come spesso accade nei pesi massimi, e ancor di più quando si tratta di un fighter dotato di una forza impressionante come Nelson, non è certo la fantasia a rendere memorabili i KO. Qui si parla semplicemente di un overhand, che peraltro Nelson carica piuttosto vistosamente, sfruttando anche il fatto che il suo avversario era già stato demolito in precedenza, e perciò non può essere abbastanza lucido da trovare le giuste contromisure ad un colpo tanto prevedibile quanto devastante.

 

È una finalizzazione rude, in perfetto stile Nelson, un po’ come si potrebbe immaginare il finale di una rissa da strada. 

Roy Nelson vs Mark Hunt - UFC Fight Night 52 - 20 Settembre 2014

 

Quello tra Hurt e Nelson è stato uno degli scontri più memorabili della storia recente dei pesi massimi: due fighter che assomigliano a assidui frequentatori di pub più che da atleti, una pancia prominente da ambo le parti, ma anche una tecnica invidiabile sotto quelle che sono solo apparenze. 

 

Hunt riesce a fare quello che sembrava possibile solo con l’utilizzo di armi da fuoco, cioè sdraiare Nelson, un incassatore semplicemente irreale. Un’impresa che in passato era riuscita solo ad Arlovski. Hunt sembra capire immediatamente la pesantezza del suo colpo: dopo si limita a guardare Nelson cadere stordito in balia del proprio montante, quieto. Poi allarga le braccia mentre cammina adagio gustandosi fino in fondo la propria vittoria.

Stephen Thompson vs Jake Ellenberger - The Ultimate fighter 21 - 12 Luglio 2015

 

Questo video YouTube ha nel titolo le parole che usò Ellenberger – Karate that’s funny – per prendersi gioco prima del match dello stile di combattimento del suo sfidante, Stephen “Wonderboy” Thompson, che si stava facendo strada in UFC mediante uno stile che pochi  hanno saputo adattare con risultati convincenti alle MMA. Il problema è che non fu lui a divertirsi.

 

L’assoluto dominio tecnico di Thompson, fatto di footwork verticale, blitz fulminei, rapide combinazioni pugilistiche, culmina infatti con lo spinning hook kick che colpisce in fronte Ellenberger, mandandolo a terra. In questo calcio girato non c’è grande esplosività dell’esecuzione di Barboza, ma c’è tutta la precisione e la grazia di uno degli striker più tecnici si siano mai visti. 

 

Un colpo raro, di difficile esecuzione tecnica, difficile da leggere anche per la sua singolarità, un colpo che pochissimi sono in grado di rendere efficace. Tra quei pochissimi c’è sicuramente Stephen Thompson: un fighter capace di rendere letali anche i colpi più spettacolari.

Holly Holm vs Ronda Rousey - UFC 193 - Novembre 2015

 

Quello di Holly Holm a Ronda Rousey è forse il KO più scioccante e inaspettato nella storia della UFC. Fino a qualche istante prima, infatti, l’aura d’invincibilità di Ronda Rousey era uno dei più grandi manifesti che l’UFC avesse mai avuto. 

 

Rousey trattava anche le migliori fighter con una prepotenza quasi inusuale per un contesto di così alto livello, che gli derivava da una superiorità tecnica che raramente si vede nell’ottagono. Rousey, prima di questo incontro, aveva vinto per undici volte su tredici alla prima ripresa e i suoi ultimi tre incontri erano finiti rispettivamente dopo sedici, quattordici e trentaquattro secondi, che significa essersi sbarazzati di tre avversarie in poco più di un minuto.

 

Per questo, anche se Ronda veniva da un periodo di inattività, prima che iniziasse il match ci si chiedeva quanti minuti sarebbe durata Holm. Ronda Rousey si è comportata in modo arrogante prima del match, con un atteggiamento aggressivo che sfociò in un accesissimo faccia faccia durante la cerimonia del peso. Ma le sue certezze hanno iniziato a sgretolarsi già dalle prima battute.

 

Il footwork, la compostezza regale dello striking di Holm l’hanno fatta sembrare improvvisamente sgraziata, e le prime difese ai tentativi di atterramento nelle fasi di lotta hanno preannunciato un incontro più complesso del previsto. Nonostante tutto questo,  il pensiero era che magari, non appena si fosse aperto il minimo spiraglio nella difesa di Holm, Ronda l’avrebbe trasformato in una voragine.

 

E invece Holm colpisce per l’ennesima volta Rousey in modo rapido e preciso, facendola accasciare goffamente a terra. Ronda prova a rialzarsi, ma non è lucida e quindi si volta priva di guardia e viene impattata da un high kick magnifico per precisione ed esecuzione tecnica. 

 

Un KO che è anche un disvelamento scioccante sia per il pubblico che per la stessa Rousey che, improvvisamente, non appare più un’aliena invincibile, ma una fighter imperfetta, umana, e quindi vulnerabile. 

Conor McGregor vs José Aldo - UFC 194 - 12 Dicembre 2015


La rivalità fra Conor McGregor e José Aldo aveva generato attese incomparabili a qualsiasi altra sfida nella storia di questo sport. Aldo era imbattuto da dieci anni: aveva dominato prima in WEC, poi in UFC, quando la categoria dei pesi piuma ne fu assorbita e l’aveva ripulita da cima a fondo, spazzando via anche contendenti più credibili come Chad Mendes, Ricardo Lamas, Urijah Faber o Kenny Florian per citarne soltanto alcuni.

 

Aldo veniva da 18 vittorie consecutive. Il suo dominio sembrava incontestabile finché quell’irlandese istrionico e spaccone fuori dall’ottagono, ma anche straordinariamente capace dentro l’ottagono, aveva preso a sfidarlo pubblicamente, deridendolo, mettendolo in imbarazzo con la sua lingua tagliente e le sue provocazioni. 

 

Aldo, molto più a suo agio quando si trattava di far parlare i colpi, ha finito per cadere irrimediabilmente nei mind game di McGregor. Irretirlo, d’altra parte, sembrava la cosa più spassosa che McGregor avesse mai fatto e la cosa gli riusciva particolarmente bene. Il preludio all’incontro fu molto lungo, sia per gli interessi che la promotion aveva nella più remunerativa promozione di un match che si fosse mai vista, sia per l’infortunio intercorso nel frattempo ad Aldo, che dilatò ulteriormente i tempi dell’incontro. 

 

Fatto sta che nel frattempo Conor si è preso la cintura ad interim contro Chad Mendes, mentre Aldo è finito forse un po’ per logorarsi mentalmente sotto i colpi del trash talking irlandese, che dal canto suo, non sembrava sentire pressione. 

 

Prima del match, come al solito, McGregor aveva fatto una previsione ottimistica in maniera esagerata, anche se i fatti finiranno incredibilmente per dargli ragione: «Sarai troppo teso, sarai troppo aggressivo, caricherai troppo su quel destro, finirai giù al primo scambio». 

 

Nei primissimi istanti di quei 13 fatidici secondi, Conor sembra molto rilassato, lo nota anche Rogan, ma mentre lo fa notare salta sulla sedia e urla incredulo per ciò che ha appena visto. Proprio come McGregor aveva profetizzato Aldo ha caricato molto, troppo, il primo colpo dell’incontro, McGregor, che è uno dei migliori counterstriking che si siano mai visti in un ottagono, capisce immediatamente le intenzioni dell’avversario.

 

McGregor balza all’indietro e lo anticipa con un gancio: il colpo non è estremamente potente ma, come spesso accade ad un colpo d’incontro, è fatale. Sarebbe impossibile descrivere questo colpo meglio di come farà McGregor poco dopo davanti al microfono: «Precisione batte potenza, tempismo batte velocità tutti i giorni della settimana».

Tags : conor mcgregormmaronda rouseyufc

Gianluca Faelutti vive a Cremona, ha 31 anni e per vivere lavora in gioielleria. Con l'occhio per le pietre preziose scrive anche su MMA Talks e partecipa al podcast omonimo.

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