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Foto di Matthew Stockman / Getty Images
UFC Gianluca Faelutti 28 agosto 2020 4'

Cosa manca a Di Chirico

Un bilancio dell’esperienza in UFC del fighter romano prima dell’incontro con Zak Cummings.

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Riguardando l’esperienza di Alessio Di Chirico in UFC, dopo sette incontri, un numero quindi ragionevole per stilare un bilancio, va detto innanzitutto che ha dimostrato di meritare il massimo livello in cui compete, tanto che anche le sue sconfitte (4), fatta eccezione quella contro Eric Spicely, sono arrivate all’interno di match molto equilibrati e con decisioni talvolta anche molto contestate. Se è vero, però, che Di Chirico ha confermato ogni volta di essere un fighter duro da battere, lo è altrettanto constatare che le sue vittorie (3) seppur limpide e incontestabili, non sono mai arrivate attraverso una netta supremazia. Qui l’eccezione è rappresentata paradossalmente dal match contro Garreth McLellan, dove Di Chirico si è imposto nettamente, senza però convincere all’unanimità i tre giudici.

 

Di Chirico ha rinnovato da poco con l’UFC il proprio contratto e viene da due sconfitte consecutive: la prima, contro un fighter di alto livello come Kevin Holland, è stata giudicata anche da molti esperti di settore come immeritata; l’ultima invece è stata legittima.

 

Makhmud Muradov ha messo in difficoltà il fighter romano in virtù della sua maggiore velocità di mani e mobilità di gambe, ma direi soprattutto grazie alla maggior iniziativa, con 57 colpi tentati in più di Di Chirico e percentuali di colpi a segno molto simili (32% e 33%). Di Chirico si è affidato molto al suo counterstriking ma non è stato abbastanza puntuale nel punire il suo sfidante con i colpi d’incontro, finendo per soccombere, ai punti, al suo maggior volume di colpi.

 

Va detto che Di Chirico aveva un’attenuante da non sottovalutare: attendeva un avversario molto diverso, per caratteristiche, come Peter Sobotta, e l’accettare un differente sfidante, dopo essersi preparato in modo specifico su certe caratteristiche, può essere molto problematico dal punto di vista strategico. Sarebbe però controproducente appellarsi alle tante sfortune e agli esiti controversi che hanno fin qui caratterizzato il suo percorso, Di Chirico avrà bisogno di evolversi ulteriormente se vorrà ambire a qualcosa d’importante in UFC che non sia la pur più che onorevole permanenza.

 

Dove può migliorare

Come detto, Di Chirico è un fighter completo dal punto di vista difensivo, che non ha lacune evidenti in nessuna sfera del combattimento e sa essere a suo agio in tutte le pieghe che l’incontro può prendere. Per questo, forse, per i suoi avversari risulta così difficile imporsi su di lui in modo evidente, perché non ci sono falle palesi nel suo sistema difensivo che si possano sfruttare a proprio vantaggio, fatta forse eccezione per la sua difesa alle sottomissioni, un problema emerso nei primi match in UFC (in particolare contro Velickovic e Spicely), per cui dunque non è da escludere il fatto che lo abbia superato.

 

La difesa dalle sottomissioni non è più emerso come lacuna nel percorso di Di Chirico, anche perché gli ultimi avversari affrontati erano poco probanti da questo punto di vista. Nessuno fra Olwuale Bangbose, Julian Marquez, Kevin Holland e Muradov possiede una grande predisposizione alle sottomissioni. Forse il più pericoloso poteva essere Holland, che ne vanta comunque sei in carriera, ma una soltanto di queste ottenuta in UFC e il match, combattuto quasi interamente in piedi, ha offerto pochi spunti in tal senso.

 

Quanto sia migliorato Di Chirico in questo fondamentale, quindi, è difficile saperlo. E sarà una questione fondamentale, visto che stavolta si troverà di fronte un fighter esperto come Zak Cummings (con un record 23-7-0), dotato di un BJJ molto pericoloso, come confermano le dodici sottomissioni ottenute in carriera (più della metà delle sue vittorie, tre delle ultime quattro). Di Chirico dovrà fare molta attenzione all’imprevedibilità di Cummings, evidenziata dal fatto che le sue sottomissioni non sono generate da una grande predisposizione all’atterramento, visto che Cummings non ha ottenuto nemmeno un takedown negli ultimi cinque incontri.

 

“I’m a finisher, though. That’s what I do, and since he’s a tough guy to put away, I look forward to doing what others haven’t been able to do." – @ZakCummings talks about his #UFCVegas8 matchup with Alessio Di Chirico ⤵️:https://t.co/vmTatupNn4

— UFC News (@UFCNews) August 27, 2020

 

È facile, dunque, immaginare come Di Chirico, a mio avviso in vantaggio dal punto di vista fisico e tecnico nelle fasi di stand up, possa cercare il più possibile di eludere le fasi di grappling, per imporre nello striking la propria supremazia. Anche qui, però, dovrà dimostrare di essersi evoluto: in passato, a voler cercare un limite offensivo nelle sue prestazioni, abbiamo notato la sua tendenza a modulare troppo il ritmo e la frequenza di colpi, mentre contro un fighter che ha un volume di colpi tendenzialmente inferiore al suo (Cummings va a bersaglio con 2.47 colpi al minuto, contro i 3.2 di Di Chirico) sarà fondamentale che Di Chirico prenda una maggiore iniziativa, imponendosi soprattutto a livello pugilistico nella contesa.

 

Insomma, Di Chirico non dovrà ripetere lo stesso errore del suo ultimo incontro, quando fu proprio il volume dei colpi a determinare la discrepanza fra lui e il suo avversario. In generale, nel prosieguo della sua carriera, Di Chirico dovrà riuscire a essere più aggressivo e un po’ più sfrontato, sia nella crescita del proprio ritmo che nella ricerca di colpi pesanti, che possano essere decisivi anche prima del limite. In questi anni ha dimostrato di essere estremamente solido, ora, senza perdere quel controllo che è uno dei suoi punti di forza, dovrà imparare a essere più pericoloso, intenso, creativo.

 

Immagino un Di Chirico in grado di crescere anche nelle fasi di ground game, vista la caratura del suo wrestling: è legittimo aspettarsi in futuro che sia in grado di imporre con maggior efficacia il proprio ground and pound. Non in questo match, però: sfidare il BJJ di Cummings sarebbe rischioso, è lo striking la sfera del combattimento nella quale potrà far valere la propria superiorità limitando i rischi. Di Chirico dovrà aggredirlo già dalle prime battute del match imponendo il proprio gioco, e se lo farà avrà grandi chance di vittoria, grazie al vantaggio atletico, alla sua maggiore velocità, esplosività, potenza. E dovrà essere bravo a sfruttare questo stesso vantaggio.

 

 

Tags : alessio di chiricommaufc

Gianluca Faelutti vive a Cremona, ha 31 anni e per vivere lavora in gioielleria. Con l'occhio per le pietre preziose scrive anche su MMA Talks e partecipa al podcast omonimo.

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