FantaDonnarumma
Abbiamo immaginato 7 possibili destinazioni per il 18 enne del momento.
Donnarumma Re delle due Sicilie
di Marco D’Ottavi
Dopo un Europeo Under 21 giocato da protagonista, senza mai rispondere ad alcuna domanda sul suo futuro, Gianluigi Donnarumma affidò ai propri social la seguente foto:
Questa frase sibillina, citazione del filosofo francese Blaise Pascal, mandò ancora di più nel panico i tifosi di tutto il mondo. Erano parole che sembravano contraddire la scelta di non rinnovare il contratto con il Milan, ma allora perché non rinnovare il contratto con il Milan?
Gli esegeti si divisero: i giornalisti sportivi furono costretti ad ammettere che non avevano idea di che cosa volesse intendere il portiere con quelle parole. Finirono per ipotizzare che si trattasse piuttosto di un messaggio rivolto alla sua ragazza, dopotutto era un Bacio Perugina in mano ad un ragazzo di 18 anni, e rimasero fermi sulla loro posizione, ovvero che la sua destinazione fosse Madrid sponda Real. I tifosi della Juventus, che dopo le parole di Marotta erano convinti di poter avere Donnarumma a difendere i loro pali, capirono che per quanto vaga fosse quella frase sul cuore e la ragione, sicuramente non era diretta a loro. Gli interisti ripresero la foto di un giovanissimo Gigio con la maglia dell’Inter, ma più per dovuto trollaggio che per convinzione. I tifosi del Milan entrarono in una paranoia totale: dopo tutto quello che era successo, che stesse tornando sui suoi passi? Come in tutte le cose ci fu chi era pronto a perdonare e accogliere il figlio prodigo lampo, chi rimase ortodosso nell’odio, e chi si convinse che per la prima volta una rivolta social aveva dato i suoi frutti senza spargimenti di sangue, ma solo di dollari finti.
Il mistero si intricò qualche giorno dopo, quando Donnarumma postò una sua foto accanto ad una replica di una locomotiva Bayard, precisamente quella esposta nel Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa.
La didascalia recitava: “La ferrovia Napoli – Portici fu la prima linea ferroviaria costruita in Italia, simbolo della grandezza della Campania e dell’illuminismo di Ferdinando II”. Arrivò quindi il turno degli storici: in una afosa settimana di Luglio in Italia si tornò a dibattere intorno al processo di unificazione del paese. Tornarono forti la #QuestioneMeridionale (trending topic per un giorno intero) e Antonio Gramsci, ma sopratutto i tifosi napoletani capirono che forse stava per succedere una cosa grande.
Ci fu da aspettare un’altra settimana, una settimana lunghissima per tutti i diciottenni e per tutti i tifosi, ma alla fine quella frase venne spiegata: Donnarumma non aveva rinnovato per forzare il Milan a cederlo al Napoli per 25 milioni + Pepe Reina.
Nella conferenza stampa di presentazione il portiere si tolse qualche sassolino dalla scarpa. Disse: «Ringrazio il Milan per avermi fatto crescere, ma io non sono un tifoso, sono un professionista. Se il mio cuore è da qualche parte, al massimo è qui, a casa». «Dopotutto ho iniziato a giocare in una squadra chiamata Club Napoli, non Milan. E il mio sogno è sempre stato quello di parare all’ombra del Vesuvio». E ancora «La Società Sportiva Calcio Napoli è quello che fa per me in questo momento: ha un progetto serio, che va avanti da diversi anni ed è arrivato al suo picco; gioca un calcio molto bello da vedere e soprattutto io ed Insigne possiamo essere i leader di un riscatto campano. Il riscatto che porterà nuovamente lo Scudetto al Sud. Questo per me è molto importante».
A Sarri venne chiesto dei limiti coi piedi di Donnarumma, un fondamentale che nel suo gioco è molto importante, e nel quale Pepe Reina eccelleva. L’allenatore rispose che se aveva insegnato a Pucciarelli a giocare il pallone, poteva farlo anche con Donnarumma. Anzi poteva farlo con qualunque diciottenne sulla faccia della terra. Poi aggiunse che erano proprio stronzi a fare una domanda del genere, perché quello che avevano davanti era semplicemente un fenomeno.
In città venne ben presto risolta la questione Donnarumma: anche se veniva da Castellamare di Stabia e non proprio da Napoli, anche se il suo procuratore era Raiola, anche se non giocava bene coi piedi come Reina, anche se non era un leader come Reina, anche se era arrivato e già guadagnava quanto Hamsik… anche se tutte queste cose erano vere, non bastavano ad offuscarne il talento e sopratutto le parole con cui si era presentato erano molto belle. E al Napoli serviva tutto il talento possibile per stare ancora davanti a Milan ed Inter e soprattutto provare a battere Roma e Juventus.
Il rapporto tra Donnarumma e la Juventus lo rese un idolo dei tifosi dal primo giorno.
Incredibilmente poi, Donnarumma trovò una sponda importante nei tifosi per quanto riguarda la questione borbonica: la tifoseria napoletana si fece promotrice di molti convegni e manifestazioni con lo scopo di mettere in luce un periodo storico spesso trattato con sufficienza. Anche il sindaco De Magistris prese questa rinascita borbonica come un’occasione per un rilancio di alcune spinte indipendentiste. Ben presto il caso divenne politico. La polizia fu costretta a sequestrare un numero impressionante di bandiere, sciarpe e magliette con gli stemmi dei Borboni in tutta la città.
Ne erano pieni gli stadi, ma anche le strade e le scuole. Anche grazie ad alcune parate iconiche, Donnarumma si trasformò ben presto in un eroe per la città. Per la prima volta la città trasformava in eroe un giocatore difensivo neanche ventenne. Per i tifosi Donnarumma divenne Donnarumma Re delle due Sicilie. A Dicembre il Napoli aveva quattro punti di vantaggio su Juventus e Roma e Salvini era costretto a dire che se al Sud volevano farsi il Regno delle due Sicilie, chi era lui per mettersi di traverso. Che si votasse e che votassero per lui. A Marzo i punti erano diventati otto e Matteo Renzi fu costretto a girare in camper tutto il Sud Italia per spiegare che no, non era possibile tornare al 1861. Donnarumma inziò a girare per la città in carrozza e vestirsi come un Re. La situazione presto degenerò, ma il 18 Maggio il Napoli vinse il suo primo Scudetto del nuovo millennio e a nessuno importò davvero più in quale Stato si trovasse a vivere.