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Redazione

Febbre da calciomercato vol. II

Commento live delle trattative più interessanti della sessione estiva.

Cosa è successo davvero con Cassano
di Mattia Pianezzi

[Giovedì 20, mattina]

 

 

        1. Cassano aveva prenotato un volo per le vacanze e non sapeva di poterlo spostare pagando una piccola penale utilizzando le sue carte di credito.

 

        1. Cassano legge molto su sé stesso: da quando ha letto ripetutamente che è un esteta, ha deciso di diventarlo nella vita vera. L’arte per l’arte, il gesto per il gesto: mi ritiro, ma giusto per ritirarmi; poi torno a giocare.

 

        1. Cassano, arrivato a Verona, ha parlato con Romulo che gli ha raccontato quel suo sogno terribile e ha trovato una scatola blu sul letto del suo albergo.

 

 

        1. Cassano, arrivato a Verona, ha visto Cerci e Pazzini e ha pensato di essere stato fregato ed essere finito in un turno di qualificazione per lo Star Sixes.

 

        1. Cassano ha trovato la Madama Butterfly di Bignamini e Zeffirelli, che è andato a vedere con la moglie Carolina il 13 luglio, eccessiva, barocca, troppo televisiva, e col suo gesto ha voluto mandare un chiaro segnale ai programmatori del Festival lirico areniano.

 

        1. Cassano non vuole giocare un derby contro il suo caro amico Radovanovic, in cui “caro amico” sta per “persona che non vorrei mai mi marcasse neanche scherzando”.

 

        1. Cassano e Pazzini non si stanno davvero simpatici, sono Boccadoro e Narciso: il primo matto e ribelle, il secondo introspettivo, che adora la pesca e la quiete. Ispirato da una visione de La grande bellezza, il 18 luglio Cassano ha capito che non aveva più tempo di fare ciò che non voleva davvero fare, e ha deciso che non ha voglia di fare gli assist per Pazzini, di nuovo, come quando erano ragazzetti. Poi ha scoperto che c’è anche Torregrossa che corre come un pazzo da lanciare a rete e alla fine che può sempre uscire a farsi le birre con Cerci, e gli va bene così. Solo, occhio al letto dell’Adige Anto’.

 

        1. Cassano ha deciso di rescindere il contratto con il Verona per raggiungere Hugo Enyinnaya e partire con lui alla volta degli Stati Uniti d’America, per colonizzare la MLS e la CONCACAF Champions League, di cui saranno padrini per la stagione 2017/18.

 

        1. Cassano sembra che se ne freghi delle famose “cassanate”, ma in realtà ci tiene perché sono la certificazione che il suo fanciullino interiore è ancora vivo. Quest’ultima “cassanata” è stata quindi dettata dall’orologio biologico, da una specie di crisi di mezza età, dalla paura per la morte.

 

        1. Fabio Pecchia sa che in realtà Cassano è una persona normalissima e lontana dagli eccessi, anche discretamente acculturata e con una laurea triennale in scienze del turismo; sa che il personaggio Cassano è stato creato ad hoc per vendere più magliette di fantasisti scellerati, e quindi ricatta Fantantonio in seguito alla sua decisione di lasciare il calcio. Cassano si è trovato costretto ad accettare per non rivelare la sua identità segreta, anche se è contrariato perché aveva appena iniziato la rilettura della recherche.

 

Berenguer è un talento acerbo ma molto promettente
di Daniele V. Morrone
[Mercoledì 19, pomeriggio]

 

 

Dopo una lunga trattativa che sembrava dovesse portarlo al Napoli, Álex Berenguer è stato ceduto dall’Osasuna al Torino per 5.5 milioni più uno di bonus (e altri 1.5 in caso di futura rivendita all’Athletic Club: Berenguer proviene da un vivaio basco e l’Osasuna spera che un giorno il club di Bilbao possa provarci).

 

A 22 anni, e nonostante una stagione disastrosa in cui l’Osasuna è retrocesso da penultimo, Berenguer è sembrato all’altezza della massima lega spagnola, risultando tra l’altro il giocatore con il maggior numero di assist della sua squadra (6).

 

 

È un esterno veloce e di grande tecnica, questo lo sappiamo, ma si trova appena all’inizio del suo percorso di crescita e durante l’ultima stagione ha messo in mostra un’ottima visione di gioco e una raffinata tecnica di cross. Oltre a buone qualità senza il pallone, anche quando si tratta di difendere all’indietro.

 

Berenguer è un giocatore acerbo, che spesso forza le scelte e che non è sempre lucido in fase realizzativa.

 

 

La scorsa stagione è stato schierato sia da ala che da terzino, la sua conduzione del pallone e la sua tecnica nel saltare l’uomo suggeriscono che la posizione più adatta a lui sia l’esterno alto a sinistra, dove può ricevere il pallone sui piedi e puntare l’area di rigore a piede invertito.

 

Il suo dribbling è molto efficace: dei 4.7 tentati a partita, 2.2 sono andati a buon fine. Per capire l’eccezionalità di questo dato basti ricordare che nella Liga è stato il quinto giocatore per numero di dribbling totali tentati (149), dietro solo a Neymar, Messi, Carrasco e Muniain. Non male.

 

 

Come si adatterà Berenguer alla Serie A? Come si inserirà nel sistema di Mihajlovic? In teoria, il suo impegno senza palla si potrebbe sposare bene con un allenatore che chiede sempre un grosso impegno fisico a tutti i suoi giocatori in tutte le fasi del gioco. Ma da Berenguer ci aspettiamo soprattutto che metta in mostra il suo talento offensivo, che può arricchire il potenziale del Torino in avanti.

 

Sarà interessante vederlo crescere tra le durezze della Serie A, aggirare gli spigoli dei difensori per dare sostanza a un talento che sembra tanto immaturo quanto promettente.

 

 

Dawid Kownacki non è il nuovo Schick
di Dario Saltari
[Mercoledì 19, mattina]

 

 

Con l’acquisto di Dawid Kownacki dal Lech Poznan per quattro milioni di euro la Sampdoria prova a ripetere il miracolo avvenuto la scorsa stagione con Schick (al netto di complicazioni impreviste molto poco miracolose). E cioè: prendere ad un prezzo relativamente basso un giovane esploso in un campionato dell’Europa dell’est, con la speranza di poterlo rivendere a peso d’oro dopo solo una stagione. Non che sia facile.

 

Anche Schick è arrivato a 20 anni a Genova senza suscitare troppo clamore, pagato anche lui quattro milioni. Ma le somiglianze con Kownacki finiscono sostanzialmente qui. Se sperate di rivedere in Kownacki il tocco palla e le invenzioni nello stretto di Schick (o addirittura di Lewandowski, suo grande idolo) probabilmente rimarrete delusi.

 

Kownacki non è molto tecnico (anche confrontato a giocatori meno tecnici di Schick) ma è molto rapido e dinamico, sia col pallone che senza, nonostante sia alto 1.85 e abbia un fisico pesante. È un giocatore istintivo, con una grande progressione con il pallone, che si esalta quando può correre in spazi aperti.

 

 

 

La conformazione fisica e le caratteristiche tecniche gli hanno permesso di ricoprire con una buona efficacia tutte e tre i ruoli del tridente: prima punta, esterno destro e sinistro.

 

Kownacki ha una tecnica rudimentale e un primo controllo rozzo: spesso, quando deve giocare spalle alla porta preferisce giocare di prima per non perdere il pallone (fatto che ovviamente ne pregiudica spesso la precisione nelle letture) e più in generale sembra molto a disagio quando ha tempo per pensare e creare gioco.

 

 

 

Dal punto di vista della tecnica gli manca quell’aspetto spettacolare che può esaltare i tifosi (e che caratterizzava il gioco di Schick, ad esempio) ma Kownacki è un giocatore sorprendentemente efficace, soprattutto in termini realizzativi.

 

Si può utilizzare senza imbarazzi il luogo comune del “senso del gol”: riesce a segnare in qualsiasi modo, anche di testa, nonostante non dia mai l’impressione di colpire il pallone in maniera del tutto pulita. In tre anni di Lech Poznan Kownacki ha segnato 28 gol.

 

 

 

Paradossalmente, viste le sue caratteristiche, Kownacki potrebbe persino rivelarsi più adatto di Schick per il gioco della Sampdoria: Giampaolo richiede un grande dinamismo alle sue due punte, soprattutto senza il pallone, e il polacco potrebbe essere anche tecnicamente agevolato dal non coprire tutto il fronte d’attacco da solo.

 

Alla fine, se Kownacki riuscirà ad inserirsi nel gioco di Giampaolo e a portare i suoi gol anche in Serie A, nessun tifoso blucerchiato si lamenterà se non è in grado di segnare come Dennis Bergkamp. A volte, soprattutto se si parla di gol, quantità >>>> qualità.

 

 

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