• Calciomercato
Redazione

Febbre da calciomercato vol. II

Commento live delle trattative più interessanti della sessione estiva.

Le scelte di mercato della SPAL in 4 categorie
di Francesco Lisanti

[Venerdì 4, mattina]

 

 

Dopo 49 anni la squadra di Ferrara è tornata in Serie A e, a poco più di due settimane dall’esordio (esordio a Roma contro la Lazio) ci sembra giusto dare un’occhiata alle strategie di mercato degli spallini. Anzitutto va detto che come tutte le neopromosse, anche la SPAL ha perso qualche pedina che aveva preso momentaneamente in prestito ad altre squadre più in alto nella piramide alimentare del calcio italiano – Bonifazi è tornato a Torino, Castagnetti a Empoli, Zigoni al Milan, Del Grosso all’Atalanta – ma si è trattato di perdite contenute. Il blocco della promozione è stato confermato pressoché per intero, ad eccezione del capitano Giani che è stato svincolato in un impulso anti-nostalgico (ed è stato poi tesserato dallo Spezia).

 

E, sempre come è consuetudine per le neopromosse, anche la SPAL sta cercando attraverso il mercato una ricetta per la salvezza, la combinazione di esperienza e potenziale che possa assorbire al meglio l’impatto dovuto al salto di categoria. Il direttore sportivo Vagnati, artefice del miracolo sportivo ferrarese, ha scelto di puntare su un mix di differenti tipologie di trattative e ha cercato di privilegiare la flessibilità nel medio-lungo termine. Per semplicità, ho diviso in 4 categorie le scelte della SPAL in questo mercato.

 

        1. Fedeli a se stessi

 

La conferma più attesa è arrivata soltanto qualche giorno fa, il prestito secco con l’Udinese è stato rinnovato e Alex Meret sarà ancora il portiere della SPAL nella prossima stagione, e noi potremo godercelo da titolare alla prova con il palcoscenico della Serie A. (La SPAL aveva anche bisogno di un portiere di riserva e dal Torino ha preso in prestito con obbligo di riscatto Alfred Gomis. Gomis è stato titolare in Serie B nelle ultime quattro stagioni, ora ha pensato di meritarsi un po’ di riposo e contenderà il posto a Meret senza crederci più di tanto).

 

Poi sono stati ufficializzati diversi rinnovi contrattuali per confermare, per quanto possibile, i protagonisti della doppia promozione. Prima Luca Mora, barbutissimo idolo dei tifosi e laureando in filosofia, poi il sempiverde Antenucci, fondamentale nella cavalcata promozione e favorito per un posto davanti, quindi il titolare a destra Manuel Lazzari, che può vantare di giocare nella SPAL da prima che la SPAL esistesse: era un tesserato della Giacomense, di cui la nuova proprietà della SPAL ha rilevato il titolo sportivo. Adesso è arrivato in Serie A, e invita i giovani a non mollare nelle difficoltà.

 

Il primo gol con la SPAL di Lazzari, segnato sui campi di Lega Pro, è un gran bel gol.

 

        1. Non si butta via niente

 

Nella passata stagione il Pescara ha provato a riciclare Aquilani, Gilardino, Campagnaro, Bovo, Coda, Stendardo e non ne ha guadagnato quel prezioso supporto a cui allude Vagnati quando dice: «Abbiamo tanti ragazzi in rosa, quindi crediamo che per il loro aiuto sia giusto inserire nella rosa giocatori che abbiano già fatto la categoria e che diano un aiuto anche psicologico».

 

Per ora la SPAL ha presentato Felipe, Oikonomou e Paloschi: gli ultimi due vengono da una stagione molto negativa e stanno giocando un precampionato poco convincente, ma dovrebbero partire titolari in difesa e attacco. Tutti gli altri veterani si augurano che questo esperimento vada a buon fine, o sarebbe un altro duro colpo inferto alla credibilità della categoria. Poi chissà, magari l’anno prossimo non ci sarà nessuna neopromossa disposta a puntare su, mettiamo, Paletta.

 

Nel gol subito contro il Perugia, tutti i difensori perdono il contatto con l’uomo.

 

        1. Scommettere ragionevolmente

 

«È un momento storico per la nostra società, fino a questa stagione abbiamo avuto sempre e solo italiani in rosa. Adesso, però, abbiamo deciso di sconfinare per trovare opportunità favorevoli al nostro progetto. Spesso all’estero si nascondono giocatori di livello superiore, ma è compito nostro scovarli, ancor meglio ragionando in ottica futura». Vagnati ha ritenuto necessaria questa introduzione per presentare con la massima cautela al pubblico ferrarese i primi due acquisti stranieri della breve storia della SPAL (unica parziale eccezione, nel 2014 ci ha giocato in prestito un anno il brasiliano Togni).

 

Il finlandese Vaisanen e Pa Konate, svedese di origini gambiane e guineane, sono stati pescati dal campionato svedese, dove giocavano con regolarità. Hanno esordito entrambi contro il Perugia e hanno mostrato buoni lampi: certo avranno bisogno di adattamento, di imparare la lingua e rispondere alle pressioni ambientali, ma sul piano della maturità possono competere da subito per un posto da titolare (sono stati veterani delle rispettive Nazionali U-21).

 

Vaisanen è una vera scommessa, difensore slanciato, abituato alla difesa a tre, con il destro morbidissimo e parecchi problemi di mobilità. Konate è un atleta clamoroso e ha un buon sinistro per crossare, incontrerà certamente meno difficoltà a inserirsi nel nostro campionato, specie nel 3-5-2.

 

Vaisanen si accorge del vuoto a centrocampo, si propone e lancia un compagno in porta.

 

La stampa locale in questi giorni ha definito molto probabile l’acquisto di Albian Ajeti del San Gallo, fratello minore di Arlind, che invece è appena passato al Crotone. Ajeti non è un attaccante baciato dal talento, ma ha un’aggressività e un senso dell’anticipo non banali per un ventenne, che in area di rigore fanno la differenza. Ogni tanto si destreggia con qualche giocata spalle alla porta, che per un centravanti è sempre un bel vedere. Potrebbe rivelarsi l’ultima scommessa per completare il pacchetto d’attacco.

 

        1. Prendere in prestito

 

L’ultima tipologia di calciatori che ha inseguito la SPAL è quella dei giovani calciatori italiani da prendere con la formula del prestito. Mattiello rappresenterà un’alternativa sulle fasce, ma per il momento è un’incognita: nel marzo e ottobre 2015 ha riportato due fratture terribili alla gamba destra, con relativi traumi distorsivi alla caviglia, e da allora non l’abbiamo più visto tra i professionisti. È l’unico giocatore in prestito per cui la SPAL non è riuscita a inserire un diritto di riscatto, quindi forse la Juventus ha ancora fiducia in lui.

 

Il valore di mercato di Federico Viviani, fin qui famoso al grande pubblico per essere stato pupillo di Luis Enrique e cosplayer di De Rossi, è ai minimi storici dopo che il Bologna ha preferito non pagare al Verona i 4,5 milioni della clausola di riscatto. È arrivato a Ferrara un po’ appesantito, ma al momento non ha concorrenti nella sua posizione naturale, quella di mediano davanti alla difesa, e con i calci piazzati qualche gol dovrebbe riuscire a regalarlo.

 

Un piede destro così torna sempre utile alla causa salvezza.

 

Il triangolo di centrocampo potrebbe essere idealmente completato da Alberto Grassi e Luca Rizzo. Grassi si è lesionato un menisco nel momento migliore della sua carriera e da allora non ha mai recuperato la fiducia di Sarri, ha avuto qualche opportunità con Gasperini e Di Biagio, ma è diventato un centrocampista dalla scarsa creatività, che fa fatica sotto pressione e risulta più utile nei tagli senza palla. Ha comunque i mezzi atletici e tecnici per fare la differenza in questo contesto.

 

Rizzo potrebbe essere uno dei centrocampisti più interessanti del campionato se non avesse trascorso più di 150 giorni in infermeria nelle ultime due stagioni, nelle quali ha sofferto almeno sette infortuni diversi.

 

Rizzo recupera un pallone vagante e con un tunnel fa espellere Felipe Melo.

 

Se starà bene, formerà con Grassi una coppia di interni bravi ad aggredire in avanti e sufficientemente tecnica per guidare la transizione, altrimenti sarà difficile trovare alternative in mediana fisicamente pronte per la categoria (ma prepariamoci a qualche magic moment di Schiattarella).

 

Coccodrilli – Dani Alves al Paris Saint-Germain
di Daniele Manusia

[Giovedì 3, pomeriggio]

 

 

Dani Alves è entrato e uscito dalla vita calcistica italiana come una comparsa che ruba le scene più importanti di un film, come un personaggio secondario di una serie che proprio sul più bello, quando gli sceneggiatori gli hanno dato una bella linea narrativa, litiga con la produzione perché nel camerino non gli hanno fatto trovare le olive disossate e non rinnova per la seconda stagione.

 

E dato che è da poco cominciata la penultima stagione di “Games of Thrones” – a cui il calcio del futuro assomiglierà sempre di più per la velocità con cui i personaggi/giocatori cambiano di schieramento e la brutalità con vengono fatti uscire di scena, mi permetto un paragone. Se Dani Alves fosse un personaggio di GOT non sarebbe il compianto, ma non molto sveglio Ned Stark, quanto piuttosto l’eccentrico e mai abbastanza stimato, Syrio Forel, maestro di spade di Arya Stark di cui non vediamo la morte, ma che lasciamo mentre combatte contro tre soldati fornito solo di una spada di legno.

 

Dani, in realtà, è vivissimo e ha già vinto un trofeo con la sua nuova squadra giusto pochi giorni fa. Ha segnato il gol del pareggio su punizione (vedi tweet sopra) e servito l’assist per il definitivo 2-1 di Rabiot, di testa, che è valso al PSG la Supercoppa di Francia contro il Monaco.

 

Un esempio di come l’anarchia di Dani Alves non sia fuori posto nel PSG di Emery e quello che tecnicamente possiamo definire “casino associativo”.

 

E dire che lo avevamo votato (noi della redazione de l’Ultimo Uomo e voi lettori che vi siete esposti tramite sondaggio) come il giocatore più simpatico della Serie A. Chissà in quanti hanno cambiato idea dopo il trasferimento, condito da trollate più o meno volute e dolorose per chi fino a poco tempo prima gli aveva voluto bene.

 

Ma Dani in fondo è sempre Dani. Quando dice che Dybala, prima o poi, una volta arrivato al limite di quello che può fare in Italia, dovrebbe cambiare contesto, sta giocando con la sensibilità dei tifosi o semplicemente dicendo quello che pensa? Lui dice di non essere perfetto, ma che il suo cuore è puro, che è un “good crazy”, cioè, credo, un pazzo buono. E forse ha ragione lui, in un mondo così corrotto e complottista solo i pazzi possono permettersi di essere sinceri.

 

Niente è più sincero di un tunnel in area di rigore.

 

Su The Players’ Tribune a inizio giugno aveva scritto che molte persone non lo avevano capito, ma quale Paese più dell’Italia poteva capire la sua eccentricità? Chi meglio di noi poteva apprezzare l’arroganza del suo talento e chiudere un occhio sul suo declino fisico?

 

Dopo il trofeo estivo ICC (International Champions Cup) giocato da terzino, Emery lo ha schierato nel tridente di attacco contro il Monaco in Supercoppa, ma quale allenatore avrebbe il coraggio di riaggiustare tutto il modulo per alzarlo e dargli maggiori responsabilità creative, come ha fatto Allegri?

 

Quante probabilità ci sono che nel PSG trovi un contesto equilibrato come quello che c’era alla Juve, in cui la libertà di Dani Alves era valorizzata dal resto della squadra?

 

Sembrava amore e invece era una sveltina.

 

Probabilmente Dani Alves continuerà a fare quel che vuole sul lato destro del campo, dalla propria area di rigore a quella avversaria, più che un “falso terzino” una specie di trequartista a tutto campo. Ritroverà Neymar, probabilmente, e si assocerà con frequenza con Verratti e Cavani.

 

Chissà, però, se vivrà ancora un momento “alto” come la doppia semifinale giocata contro il Monaco lo scorso anno. Se sarà ancora così centrale in una partita così importante. Se sarà qualcosa di più di una tigre albina nella collezione di animali esotici dell’emiro Tamim bin Hamad al-Thani.

 

Ricordiamolo così. Anche perché difficilmente ripeterà un gesto così bello, geniale e decisivo.

 

Sono sicuro che sentite la mia mancanza” ha scritto su Instagram. Ma chissà che non sarà Dani Alves a sentire la nostra. O almeno quella del sistema bianconero, all’interno del quale persino la sua pazzia buona trovava un senso.

 

 

Page: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

Page: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

Tags :

La Redazione de l'Ultimo Uomo è divisa tra Roma e Milano, ed è composta da una dozzina di ragazzi e ragazze che, generalmente parlando, ti vogliono bene.