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Marco D'Ottavi

Gli acquisti più assurdi di fine mercato

L’ultimo capitolo di una sessione invernale particolarmente rapsodica.

Si è chiusa una sessione di mercato lunga e snervante: se gennaio è lungo, il calciomercato di gennaio è lunghissimo nella sua immobilità. Sembra davvero che non sia successo nulla, se lo si guarda con gli occhi del conquistatore, se si pensa cioè solo alle grandi squadre, agli scambi milionari, al Chelsea dello scorso anno, per dire. Ma mentre le grandi squadre stavano a guardare, tra le cosiddette piccole il mercato è stato irrequieto e rapsodico. Pochi soldi, tanta fantasia, molto disagio. Solo Verona e Salernitana potrebbero rendere questa rubrica un romanzo a volumi tipo La Recherche di Proust. Ora, sembra, stiano battagliando per assicurarsi le prestazioni di Manolas. Che dire? Grazie.

 

Del loro mercato parleremo più approfonditamente altrove, qui invece abbiamo provato a fare un piccolo bignami degli acquisti più strani degli ultimi giorni, non tutti purtroppo (o per fortuna, dipende dai punti di vista).

 

Jesse Lingard all’FC Seoul

Dopo De Gea, che però forse a questo punto non vuole proprio faticare, Jesse Lingard era lo svincolato più di grido ancora libero. Che un calciatore di 31 anni, nel giro della Nazionale inglese, che ha giocato nel Manchester United, fosse libero da sette mesi era quasi incomprensibile. In estate il suo nome era spuntato qui e lì, si era parlato anche di Milan, ma era rapidamente scomparso dalle notizie di calciomercato. Una sua nuova vita in Arabia Saudita sembrava praticamente scontata, dopotutto Lingard rappresenta il profilo ideale del rinascimento saudita: un calciatore con un buon passato, respinto dal calcio che conta, forte sui social. Lingard però ha questa specie di aura negativa che lo circonda: non segna, non fa assist, esulta come un cretino, vuole troppi soldi, tanto che – a quanto pare – anche il calcio arabo l’ha respinto. 

 

Cosa viene dopo? La mossa di Lingard apre tutto un altro orizzonte: il campionato coreano è veramente un mistero per noi occidentali. Se avesse scelto il Giappone, o gli Stati Uniti, la Cina, l’Australia ma anche il Brasile, non sarebbe stata poi una novità così assurda. La Corea invece è proprio quasi come finire in un Manga, una specie di Capitan Tsubasa al contrario, per quanto possa suonare sbagliato e anche vagamente razzista. Immaginatevi Lingard coi suoi balletti, i richiami all’estetica drill in una squadra in cui ci sono appena quattro stranieri e il più conosciuto è lo spagnolo Osmar Ibáñez, 13 presenze nel Racing Santander.


C’è da dire che la sua è una scelta che apre tutto un altro squarcio sulla personalità di Lingard. Da calciatore antipatico e sopravvalutato a raffinato giramondo, che sceglie un paese affascinante e dalla cultura millenaria e lanciato nel futuro. Se negli ultimi anni la Corea del Sud è salita alla ribalta per il K-pop e Squid game, c’è molto di più: da un cinema impegnato di altissimo livello, una letteratura emergente e sfaccettata, una cucina eccellente. Insomma: il calciomercato di gennaio come forma di riscatto?

 

Federico Piovaccari al San Cristobal

Se parliamo di attaccanti giramondo, però, nessuno batte Federico Piovaccari (fate un salto sulla sua pagina Wikipedia se non siete esperti della sua carriera). Chiamato “il pifferaio del gol”, Piovaccari aveva firmato in estate per la Cavese in Serie D, ma le cose non erano andate. Rimasto svincolato ieri ha firmato un contratto con il Centre Parroquial San Cristóbal, una squadra della città di Terrassa (piena Catalogna) fondata – come forse avrete capito dal nome – in una parrocchia. 

 

Nella foto di presentazione, Piovaccari ha i capelli brizzolati e la barba pungente di chi ne ha viste tante, forse troppe. La mascella è volitiva e lo sguardo serio; il petto in fuori porta la maglia con lo stesso orgoglio di sempre, di quando giocava in Serie B o nei preliminari di Champions. Il San Cristobal gioca nella Tercera Federación che è il quinto livello del calcio spagnolo, ma non sembra interessargli: il calcio è calcio e quelli come Piovaccari lo sanno bene. 

 

M’baye Niang all’Empoli

Nel giro di poche ore i tifosi dell’Empoli sono passati da avere come numero 10 Tommaso Baldanzi, giovane speranza del calcio italiano, a M’Baye Niang. Il calcio è strano diceva quello, ma certe volte sembra solamente cattivo. L’Empoli è in piena lotta retrocessione e se Baldanzi stava giocando poco, il suo recente gol alla Juventus lasciava però intendere potesse dare una mano alla causa. Ora invece tocca a Niang. Conoscete tutti Niang immagino. Il suo ritorno in Italia arriva dopo una mezza stagione all’Adana Demirspor in cui ha segnato 8 gol in 20 presenze. 

 

Eccoli.

 

Negli anni Niang sembra essersi trasformato in una specie di uber-centravanti. Si è inspessito più che ingrassato (anche se diversi tifosi hanno fatto notare che nelle foto con la nuova maglia non è proprio al suo peso forma), ha limitato il suo raggio d’azione. Non più ala elettrica e dribblomane, ma vecchia volpe dell’area di rigore. A vederlo emana un carisma pazzesco e forse il carisma è quello che serve all’Empoli. In una squadra in cui l’attacco è un rebus, dove in una partita Żurkowski è diventato il miglior marcatore, la risposta magari è proprio M’Baye Niang. Difficile, onestamente, che lo sia, ma mai dire mai.

 

Riccardo Saponara all’Ankaragücü

Speravamo di non dover dare mai questa notizia. Che Saponara, sempre più emaciato e arrugginito, ma ancora geniale ed etereo, avrebbe continuato a onorare la Serie A con la sua presenza fino alla fine del tempo. Invece finisce anche lui nelle pieghe del campionato turco, altro calciatore italiano oltre i 30 anni con la barba in cerca di un ultimo ingaggio nell’Impero Ottomano. Saponara passa all’Ankaragücü, squadra della capitale piazzata precisamente a metà classifica. Ankara non ha il fascino cosmopolita di Istanbul, non ha neanche il mare di Adana, la storia di Smirne o altre città turche. Sta lì un po’ in mezzo, capitale più per geografia che non per merito. 

 

Ora però ad Ankara avranno Riccardo Saponara, il suo calcio fragile ed eterno, un calcio che magari non sarà il migliore del mondo, ma che ogni tanto ti offre cose piccole ma buone, particelle di felicità a cui attaccarsi in questi tempi bui. Trattacelo bene, per favore.

 

Jerome Boateng alla Salernitana 

Che dire. Tra tutti i possibili universi non eravamo preparati a quello in cui uno dei calciatori più titolati della storia del calcio finisse nell’ultima in classifica in Serie A a dividere il campo con Norbert Gyömbér. In qualche modo sembra essersi ribaltato quel periodo in cui il nostro campionato era così dominante a livello economico che i migliori giocatori al mondo finivano a giocare all’Avellino, l’Udinese, il Pescara. Oggi arrivano quando le loro carriere dovrebbero essere già finite. Se però quando la Salernitana aveva preso Ribery dalla Fiorentina era sembrato solo un affascinante ultimo capitolo di un calciatore controculturale, l’approdo di Boateng sulla costiera amalfitana sembra solo triste. 

 

Boateng non gioca una partita dal 3 giugno e nella scorsa stagione tra infortuni e brutte prestazioni è sceso in campo appena otto volte con la maglia del Lione. Ma non è neanche questo il problema: Boateng è stato condannato per aver colpito una donna con pugno durante una lite domestica. A ottobre il Bayer Monaco aveva pensato di metterlo sotto contratto ma una protesta dei tifosi, che in Germania hanno più potere che in Italia, li aveva fatti desistere. Ora magari sarà lui a salvare la Salernitana e tutto questo passerà in secondo piano. Ma ne valeva la pena?  

 

Cédric Bakambu al Betis

Il mercato del Real Betis da qualche anno, ormai, sembra muoversi alla ricerca di due tipi di profili. Da una parte, difensori con un passato tra il mediocre e il disastroso in Serie A: Feddal, Victor Ruiz, Pezzella e Luiz Felipe. Dall’altra, la riesumazione di talenti ormai sfioriti, su cui chiunque, ad un certo punto, aveva creduto, ma che chiunque, ormai, aveva dimenticato. È una tradizione nata qualche anno fa, nel 2017, con gli acquisti di Guardado e Boudebouz, e rinnovata poi dai vari Canales, William Carvalho, Fekir e Marc Roca, fino ad arrivare a Isco quest’estate. L’ultimo grande vecchio su cui ha scommesso il Betis è Cedric Bakambu, arrivato per sostituire “il panda” Borja Iglesias, ceduto qualche settimana fa al Bayer Leverkusen.

 

Cedric Bakambu è esploso per poi scomparire nell’oblio già diverso tempo fa. Punto fermo del Villarreal di Marcelino semifinalista nell’Europa League del 2015/16, si era costruito uno status da attaccante di medio-alto livello in Liga: abbastanza da poter essere considerato uno dei più affidabili del campionato, ma non così forte da poter aspirare ad una squadra d’élite. Così, senza troppe prospettive, nel 2018 aveva scelto di trasferirsi in Cina. Sarebbe tornato in Europa solo nel 2022 per vestire la maglia del Marsiglia. Da allora, Bakambu si è distinto soprattutto all’Olympiacos, dove lo scorso anno ha segnato 18 gol in 32 presenze. Quest’estate lo aveva acquistato l’Al-Nassr, ennesimo giocatore di medio livello importato dall’Europa. Tuttavia, dopo un solo mese Bakambu ha deciso di rescindere il contratto per trasferirsi al Galatasaray, dimezzandosi lo stipendio. Ora il Betis ha scelto lui e il “Chimy” Ávila come acquisti last minute per sistemare l’attacco.

 

Jens Petter Hauge al Bodo/Glimt

Il modo in cui il Milan aveva acquistato Jens Petter Hauge era stato molto romantico, un vero e proprio scouting d’altri tempi. L’ala norvegese aveva impressionato la dirigenza rossonera, abituata a lavorare con una fitta rete di scout, proprio a San Siro, durante un preliminare di Europa League in cui il suo Bodø/Glimt aveva messo in difficoltà la squadra di Pioli.



Hauge si era guadagnato l’acquisto da parte dei rossoneri e si era ritagliato anche qualche spazio nella stagione che avrebbe riportato il Milan in Champions League: decisivo in una vittoria a Marassi in casa della Sampdoria e anche al San Paolo contro il Napoli, dove aveva realizzato il gol dell’1-3 finale. In generale, comunque, il Milan era sembrato un palcoscenico troppo grande per lui e così nell’estate del 2021 era stato ceduto all’Eintracht (all’epoca si parlava di un ballottaggio tra lui e Leão su chi dovesse rimanere a San Siro). Dopo un paio di stagioni in Bundesliga, inframezzate da un prestito al Genk, in cui non è riuscito ad imporsi, Hauge ha deciso di tornare al Bodø, nuovamente in prestito. Basterà qualche mese a casa a farlo tornare competitivo per uno dei principali campionati europei?

 

Cher Ndour al Braga

Da qualche anno si sente parlare di Cher Ndour come di uno dei più grandi talenti del calcio italiano. Cresciuto nell’accademia del Benfica, e questo di per sé dovrebbe essere una garanzia sulla sua qualità, nel 2021/22 ha vinto la Youth League proprio con i lusitani e a luglio è stato protagonista con l’Italia Under 19 campione d’Europa. Al di là di due stagioni con la squadra B del Benfica, però, nessuno può dire di averlo visto giocare tra i professionisti. La scelta di trasferirsi al PSG quest’estate è sembrata un po’ azzardata, soprattutto per gli equilibri particolari di cui hanno bisogno i francesi a centrocampo: Ndour è soprattutto una mezzala tecnica, a cui piace toccare parecchio il pallone e, a dispetto della stazza, non è ancora in grado di dare equilibrio, anche perché gli piace accompagnare gli attacchi. Per un allenatore come Luis Enrique, in definitiva, sarebbe stato difficile da inquadrare.

 

Così Ndour ha deciso di tornare in prestito in Portogallo, al Braga, ritrovo, in questi anni, di giocatori tecnici e sottovalutati: Hugo Viana, Rafa Silva, Galeno, e oggi Ricardo Horta e Pizzi. Il contesto, insomma, sembra ideale per valorizzarlo. Per Ndour, comunque, dovrà essere un trampolino di lancio, consapevole che comunque il PSG in questi anni non ha valorizzato molto gli acquisti più giovani.

 

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Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.

Emanuele Mongiardo nasce a Catanzaro nel 1997. Scrive di calcio su "Fuori dagli schemi" e di rap su "Four Domino".