#Totti40
40 momenti per celebrare i 40 anni del capitano della Roma.
- I duetti con Cassano – 2001-2006
di Dario Saltari
Alla domanda “Qual è il più forte giocatore con cui hai giocato?”, Totti ha sempre dato la stessa risposta: Antonio Cassano. Il capitano della Roma è sempre stato molto evasivo nel giudizio dei suoi colleghi. Certo, ci sono le belle parole per Messi, Maradona e, ovviamente, Giannini, ma mi sembra che quelli siano per lui più che altro totem astratti, senza una consistenza reale. Con Cassano, invece, è stato diverso. Con lui il confronto è stato diretto e duraturo: il fantasista barese era un giocatore con una capacità di prevedere il gioco quasi equivalente ma con delle caratteristiche che a lui mancavano, come il dribbling nello stretto e la capacità di saltare l’avversario da fermo.
Quando hanno condiviso lo stesso campo e la stessa maglietta, i due si sono completati alla perfezione, e guardandoli giocare insieme si è avuta l’impressione che la frase “dialogare nello stretto” avesse davvero senso. Personalmente, non ho più rivisto due persone capirsi così profondamente giocando a calcio.
- Totti vicino al Real Madrid – 2004
«Se fossi andato al Real Madrid avrei vinto tre Champions League, due Palloni d’oro e molte altre cose. Avrei avuto più possibilità, senza dubbio. Ma preferisco quello che ho fatto anche se ho il rimpianto di non aver vinto due o tre scudetti in più. Nel 2004 ero in partenza, destinazione Real. Volevo una grande squadra per vincere e, in quel periodo, i dirigenti non potevano darmi tutto quello che chiedevo. Ma alla fine, per fortuna, il cuore ha deciso di restare a Roma. L’amore che ti regala Roma nessun’altra città riesce a dartelo».
Le frasi fake messe in bocca a Florentino Perez (che pure ha confermato la sua intenzione di acquistare Totti quell’anno, mettendolo insieme a Vieira e Ronaldinho tra i suoi più grandi rimpianti) sono il ringraziamento più bello che i tifosi della Roma hanno fatto al loro capitano per questa scelta, il più grande what if di tutta la sua carriera. La mia preferita: «Ho speso molti soldi nella mia vita per costruire una squadra forte come il Real Madrid, ma il mio desiderio è sempre stato quello di comprare Francesco Totti. Sfortunatamente è impossibile, perché lui è sempre voluto rimanere nella sua squadra e nella sua città».
- Segno del “4 gol e a casa” a Tudor – 2003-2004
Totti è impulsivo e alle persone impulsive spesso le cose tornano indietro, come questa vendetta di Lichtsteiner qualche anno dopo (ma le copie sono sempre peggio degli originali).
- Anche i brutti momenti vanno ricordati: lo Sputo a Poulsen… – Euro 2004
Nella macrocategoria “gesti impulsivi di Totti che hanno finito per ritorcerglisi contro” lo sputo a Poulsen a Euro 2004 è forse uno degli zenit. In questo servizio della tv danese il montaggio insiste sui capelli scomposti, le scarpe slacciate, la mimica tutta italiana mettendola a contrasto il faccione indifeso e pieno di efelidi di Poulsen. Gli varrà un soprannome tutto sommato dal suono simpatico, “Snotti” (in danese “sputare” si dice “spytte”), e tre giornate di squalifica.
- Esultanza con la telecamera al derby – 2003-2004
di Fabrizio Gabrielli
Il 21 Aprile del 2004 si recupera il Derby che era stato sospeso per questioni di ordine pubblico. Forse anche per “sdrammatizzare” l’aria cupa che aleggia su questa partita, di cui il Capitano si porta dentro tutte le ferite, nel momento in cui Totti realizza su rigore il gol del pareggio decide di ergersi a protagonista di una boutade scanzonata, sbarazzina, semplice nella sua ingenuità.
Dalle immagini del video non si capisce da subito cosa abbia intenzione di fare, sembra solo voler scavalcare i cartelloni pubblicitari per lasciarsi avvolgere dalla Curva Sud. È nello stacco delle immagini, invece, in quei dieci secondi di ubriachezza emotiva che poi non ricordi mai con precisione, che deve essergli balenata l’idea: corre verso un operatore e gli ruba il posto dietro la telecamera. Inquadra la sua Curva, in un gesto d’amore frutto della pulsione con cui scattiamo una foto alla nostra ragazza un giorno che ci sembra particolarmente bella.
È la versione old school dell’esultanza con selfie di dieci anni più tardi: la qualità dell’inquadratura e il device hanno tra loro lo stesso rapporto che corre tra l’Akai 950 e Maschine. Come nel caso del selfie, l’immagine vista dall’esterno è dieci volte meglio del risultato finale.
- “Er Cucchiaio”, the dark side – 2004-2005
A tre giorni dal suo ventottesimo compleanno, in una infrasettimanale casalinga contro il Lecce, Totti si fa parare un rigore calciato “a cucchiaio” da Sicignano. Una delle principali lezioni che ci regala l’epica è che l’hybris è una materia scivolosa, ti stende sotto i piedi una patina sdrucciolevole che prima o poi finirà per vederti al tappeto. Se il poema di Totti e dei Panenka l’avesse scritta Eschilo, l’anticlimax sarebbe stato tutto racchiuso nei versi in cui si racconta della facilità con cui Sicignano afferra la sfera e la rinvia, senza curarsi di Totti che stizzito lo spintona.
- Matrimonio in diretta tv – 19 giugno 2005
di Dario Saltari
Totti ha una dimensione pubblica e popolare che è irripetibile e unica, nonostante tutti i più grandi calciatori siano per forza di cose anche figure pubbliche. Una dimensione che è diventata nel tempo sempre più grande e complessa, attirandogli, molto più dei suoi gesti in campo, tutto quell’amore e quell’odio che lo circonda oggi.
È difficile dire quanto sia stato un piano studiato, perché Totti non sembra avere la complessità per congegnare un’immagine pubblica costruita ad arte, ma il matrimonio del 2005 nella chiesa dell’Aracoeli a Roma, in diretta nazionale su Sky (i cui diritti TV saranno poi donati in beneficenza), con Ilary Blasi, ha rappresentato l’apice di questo processo: il popolo che li aspetta sotto la statua solenne di Marco Aurelio; le bandiere della Roma che sventolano; la coppia che ride di fronte al prete; i vestiti un po’ cafoni; lei che si sventola con l’opuscolo delle preghiere; la discesa dalla scalinata del Campidoglio aggrappati a quelle che sembrano guardie del corpo, con quella che sembrava la città intera riunita ai loro piedi.
- Cucchiaio contro l’Inter – 2005-2006
di Francesco Lisanti (dal pezzo #Totti300)
Nel momento in cui la gravità consuma la velocità impressa alla traiettoria, modificandone la direzione e adagiando con la delicatezza necessaria il pallone nella rete, ho pensato a quanto Francesco Totti sia stato fortunato. Ovviamente in quanto calciatore, e singolarmente in quanto genio, ma lo è stato anche e in misura particolarmente speciale in quanto calciatore genio.
Per provare a restituire un senso delle proporzioni, il 26 ottobre 2005 Totti segna a Milano il BEST GOAL EVER, definizione che dà il titolo al video e sulla cui credibilità dibattono nei commenti utenti geolocalizzati in regioni estremamente opposte del globo. In gran breve, uno di quei gol lì.
È un gol assurdo in ogni frame che ne ricompone il gesto, dall’istante in cui controlla il pallone, che improvvisamente rallenta come piegato al suo volere, all’uso delle spalle con cui convince Cambiasso che sarebbe andato verso l’interno, salvo virare sull’esterno, fino alla forza muscolare con cui salta sulla scivolata di Ze María atterrando esattamente nella zona del pallone, e proseguendo la corsa senza perdere velocità né controllo.
A quel punto inizia a puntare Materazzi, convergendo progressivamente verso il centro, e solo un taglio meraviglioso di Mancini gli permette di creare quella distanza dal difensore tale da fargli vedere la porta. Julio César è fuori dai pali, ma come poteva saperlo avendo abbassato la testa tre secondi prima? Dove ha trovato le energie per la perfezione balistica dopo 30/40 metri percorsi correndo, saltando e spezzando continuamente il ritmo e la direzione? I secondi successivi gol sono belli almeno quanto i secondi precedenti.
Totti corre a braccia aperte verso il settore romanista, guardandosi intorno, certo di trovarsi in un bagno di folla entro pochissimo. È quello che succede, i panchinari arrivano per primi, poi i dieci titolari. Gli saltano addosso, ne sono attratti, si sentono testimoni. Quel pallonetto è una freccia di Cupido, i sorrisi sono incredibilmente spontanei, una ragazza salta istericamente davanti alla telecamera, De Rossi lo abbraccia una seconda volta per essere sicuro, per essere parte. Nel momento in cui ha fissato il piede perno nel terreno, Totti poteva prevedere il gol. Nel momento in cui ha segnato, poteva prevedere la reazione.
Ho pensato al complesso rapporto tra il talento e il riconoscimento, al tempo che passa tra la composizione e la pubblicazione, e poi tra la pubblicazione e i riscontri, al motivo nostalgico per cui chissà se Van Gogh è morto sapendo di essere Van Gogh, se Kafka è morto sapendo di essere Kafka. Totti invece sa tutto, il prima, il durante, il dopo, e per questo sarebbe paradossale inquadrare la sua carriera in un’ottica nostalgica. L’unico approccio intellettualmente onesto sarebbe saltargli addosso, per esserne parte.
- L’infortunio – 18 febbraio 2006
Se riguardo alla temporalità della carriera di Totti viene subito in mente la sua longevità, più raramente si tiene conto che la sua “vecchiaia” calcistica è iniziata molto presto. Quando Totti si è infortunato contro l’Empoli aveva 30 anni: i suoi anni migliori erano già alle spalle ma quell’infortunio lo ha costretto a fare i conti molto presto con la sua mortalità calcistica. Prima dell’infortunio esisteva un giocatore in grado di camminare sulle acque; dopo l’infortunio uno che ha dovuto cucire il proprio stile di gioco attorno a un’atleticità ridotta, come un sordo costretto ad acuire gli altri sensi per compensare la propria mancanza.
Dopo il fallo Vanigli è andato in zona mista per scusarsi di fronte ai microfoni: «Ho combinato un disastro. Cercherò di contattare Totti il prima possibile» poi però qualcuno lo informa che Totti è già sotto i ferri e allora il difensore scoppia a piangere e a tremare, al punto che devono portarlo via. Dal punto di vista narrativo, il fallo di Vanigli ha subito assunto la consistenza di un atto vile di un popolano invidioso. Nei suoi confronti Totti è stato ambiguo: gli ha prima concesso l’assoluzione papale, poi lo ha usato come esempio della sua pietà nella lettera in cui ha accusato Balotelli, e infine, proprio lo scorso anno, con un tempismo spiazzante, è tornato sull’episodio definendo Vanigli di fatto il peggior difensore mai affrontato: «Quando mi chiamò per scusarsi mi arrabbiai. Un infortunio può capitare, ma io mi feci male dopo sette minuti e fino a quel momento mi aveva sempre irritato, senza darmi tregua».
- Rigore v Australia – 26 giugno 2006
Totti è arrivato a giocare i Mondiali con una placca di ferro dentro il piede, appena quattro mesi dopo l’infortunio subito in Roma-Empoli (la sua riabilitazione è stata documentata da un video che il disincanto di Totti spoglia da tutta la retorica da Rambo). Qualcosa che andrebbe sempre considerato quando si mette in discussione l’attaccamento di Totti alla Nazionale. Il contributo di Totti in quel Mondiale, sebbene effettivamente ridotto e in generale “minore”, è stato anche sottovalutato. Come si vede bene da questo video, a parte i 4 assist, a parte i tanti passaggi “tottiani” oltre la difesa, il suo gioco lungo è stato fondamentale per una squadra che spesso aveva tantissimi metri di campo da risalire. Eppure il rigore contro l’Australia è non solo il momento più iconico di quel mondiale di Totti, ma spesso anche l’unico con cui viene ricordato.
È stato il primo momento importante di Totti associabile a un’idea di staticità, e ce ne saranno tanti altri in futuro. Anche a pensarci così a posteriori, Totti non aveva niente da guadagnare a tirare quel calcio di rigore.
- Il gol alla Samp – 2006-2007
Forse il più bel gol di Totti in assoluto, di sicuro il più difficile. La coordinazione perfetta, con il braccio destro perfettamente perpendicolare al busto, il sinistro a cercare l’equilibrio, l’impatto col pallone di collo pieno, e ciononostante l’effetto prima ad uscire e poi a rientrare, per evitare alla perfezione l’allungo del portiere, l’angolo strettissimo in cui far passare la sfera. Non so se la gif di Case Jernigan gli renda onore, sicuramente è un bel tentativo.
- Momenti non bellissimi: la spinta a Vito Scala – 2006-2007
Totti prende una gomitata da Galante, reagisce in maniera ingenua, “rosica” ma in maniera innocua, Galante accentua e Totti viene espulso. Potrebbe finire così, ma a bordo campo Vito Scala, massaggiatore e confidente del Capitano, con quell’intimità asfissiante tipica delle migliori famiglie romane attira su di sé il nervosismo di Totti. La spinta è minima, ma Totti è un atleta e Vito Scala no. Totti si ferma per un secondo e valuta i danni, sembra quasi aspettare che Vito Scala si rialzi prima di continuare a camminare verso gli spogliatoi. Mentre escono Vito Scala lo tiene per la maglia, un gesto puramente simbolico che è una riaffermazione di intimità, e nell’intimità a volte ci sta anche farsi male a vicenda.
- La Scarpa d’oro – 2006-2007
Totti vince la Scarpa a poco più di un anno dal suo rovinoso infortunio alla caviglia, al secondo anno con Spalletti, quello in cui l’allenatore di Certaldo capisce le sue potenzialità da falso nove. La vince mettendosi alle spalle Van Nistelrooy, Milito, Kanouté, Ronaldinho, Drogba e Forlan. Le successive nove edizioni verranno vinte sette volte da uno tra Cristiano Ronaldo e Messi. Un’altra epoca.
- Il calcio a Balotelli – 2009-2010
Forse il momento più basso della sua carriera, in un momento in cui la Roma tutta era annegata per l’ennesima volta nella frustrazione di non essere riuscita a vincere pur toccando l’apice delle proprie potenzialità. Sul calcio di Totti a Balotelli (forse anticipato da insulti razzisti) intervenì addirittura Napolitano, allora presidente della Repubblica, che piazzò il capitano tra i teppisti da stadio: «È un fatto che rientra proprio in questo panorama, ed è una cosa inconsulta», dove il panorama era il “tifo selvaggio” e le “violenze intollerabili”.
Totti cercò di districarsi dalla vicenda con una lettera al Corriere dello Sport in cui Balotelli non viene mai chiamato per nome (“lui”), come se fosse una nemesi innominabile. E forse lo era davvero, allora, se le prove portate alla giuria sono la sua esultanza irriverente verso i tifosi romanisti, in un Inter-Roma del 2009, e la linguaccia a Panucci.
- L’abbraccio di Trigoria per l’anniversario dei 20 anni dall’esordio – 2012-2013
Nonostante abbia passato gran parte della sua esistenza galleggiando nella celebrazione più totale e assoluta, Totti sembra sempre impacciato quando si ritrova immerso in prima persona in situazioni di questo tipo. In questo caso, ad esempio, gli addetti di Trigoria gli fanno una festa a sorpresa per il ventesimo anniversario del suo esordio e lui non sa bene cosa dire o fare. “Mo’ che devo fà io?” dice prima di riuscire a ricavare una frase adatta al contesto: “In 20 anni alla Roma è la cosa più bella successa a Trigoria”. La timidezza estrema lascia trasparire solo una piccola parte dell’emozione del momento.