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Febbre da calciomercato estivo
18 lug 2017
18 lug 2017
Commento live delle trattative più interessanti della sessione estiva.
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Gli acquisti di Leonardo Bonucci e Lucas Biglia hanno garantito il salto di qualità alla difesa e al centrocampo del Milan. Gli sforzi della società rossonera sono ora concentrati sull’attacco, per aggiungere un altro centravanti da affiancare ad André Silva e alzare il livello anche nel reparto avanzato. Gli obiettivi,

pubblicamente dall’amministratore delegato Marco Fassone, sono tre: Andrea Belotti, Álvaro Morata e Pierre-Emerick Aubameyang. Ma chi completerebbe meglio l’attacco del Milan?

 

 



 

Belotti ha vissuto una stagione eccezionale che abbiamo approfondito in diversi aspetti:

,

,

. Dei tre centravanti seguiti dal Milan, Belotti è il più giovane e quello con minore esperienza internazionale, che si limita alle 9 presenze con la maglia dell’Italia. L’attaccante del Torino è di conseguenza quello che offre meno garanzie sul proprio impatto in una squadra che punta a tornare ai vertici del calcio italiano ed europeo: ha definitivamente alzato il proprio livello di rendimento o l’ultima stagione è stata un unicum?

 

Belotti ha espresso le maggiori potenzialità soprattutto giocando da unica punta nel 4-3-3 utilizzato inizialmente da Sinisa Mihajlovic al Toro. Ha così imparato a essere autosufficiente, a caricarsi fisicamente la squadra sulle spalle calamitando i palloni in uscita dalla difesa o

in prima persona. Per i granata il proprio numero 9 è stato un riferimento fondamentale, una scorciatoia per risalire il campo in grado di produrre da solo situazioni vantaggiose pur senza avere la sensibilità tecnica dei centravanti d’élite, quelli, per intenderci, capaci di minacciare la porta avversaria ogni volta che toccano la palla.

 

Belotti si è comunque dimostrato a suo agio anche in sistemi che prevedono due attaccanti. Considerato

, è molto probabile che la complementarità con l’attaccante portoghese rappresenti un criterio decisivo nella scelta della società rossonera. Belotti ha giocato prevalentemente in coppia con Ciro Immobile, sia al Torino che in Nazionale, interiorizzando i

che Ventura chiede alle sue punte. Con André Silva l’attaccante del Toro formerebbe una delle coppie fisicamente più forti della Serie A, un incubo per i difensori avversari nel corpo a corpo. Nessuno dei due ha però le caratteristiche adatte a raccordare il gioco muovendosi tra le linee e la manovra rischierebbe così di svilupparsi in maniera quasi esclusiva sulle fasce.

 



 



 

In un Milan che ha alzato in maniera decisa il proprio tasso tecnico aggiungendo fonti di gioco della qualità di Bonucci (che con Belotti avrebbe un riferimento privilegiato per le sue verticalizzazioni) e Biglia, uno specialista nel definire la manovra come Calhanoglu e due terzini offensivi come Conti e Rodríguez, in grado di garantire un buon numero di cross a partita, le qualità di Belotti verrebbero forse esaltate in misura maggiore giocando da unico centravanti col compito di finalizzare quanto prodotto dai compagni.

 

 



 

A 24 anni Morata ha già vinto più volte tutto ciò che un calciatore spera di vincere. Eppure la sua carriera non può dirsi “piena” come la sua bacheca potrebbe far supporre. A differenza di Belotti, l’attaccante spagnolo si è confrontato in maniera esclusiva con contesti altamente competitivi (Real Madrid e Juventus), ma pur dimostrando un’attitudine innata ad alzare il proprio livello nelle partite e nei momenti decisivi,

.

 

Eppure a livello tecnico e fisico Morata è tra i centravanti più completi del panorama internazionale. È forte e veloce, dà profondità, ma sa anche farsi valere nei corpo a corpo; può segnare in tutti i modi e giocare sia al centro che sulle fasce, da unica punta o in coppia con un altro attaccante. Quando poi prende velocità in campo aperto è in grado di inclinare il campo e trasformare gli avversari in birilli.

 



 



 

Il trasferimento al Milan rappresenterebbe l’incastro perfetto sotto molti punti di vista, sia per Morata, che avrebbe finalmente l’occasione di giocare da titolare in pianta stabile; sia per i rossoneri, che inserirebbero un giocatore di livello assoluto, ma non ancora affermato tra i migliori attaccanti del panorama internazionale, nell’età ideale per svilupparne il pieno potenziale e farlo diventare un punto fermo anche per il futuro.

 

Morata formerebbe con André Silva una coppia fisicamente fuori dal comune, difficilmente arginabile non solo per la loro forza fisica, ma anche per la varietà dei loro movimenti. Anche in questo caso Montella rinuncerebbe a un giocatore in grado di raccordare la manovra tra le linee – alla Juve la presenza di Tévez e Dybala toglieva a Morata questa responsabilità – e punterebbe tutto sui movimenti coordinati dei suoi attaccanti. Ma la capacità che hanno entrambi di occupare il centro tanto quanto le fasce con tagli verso l’esterno renderebbe la partnership tra Morata e André Silva forse anche più pericolosa di quella formata dallo stesso portoghese e Belotti.

 

 



 

Aubameyang è l’attaccante più affermato e, forse, quello che più di tutti condizionerebbe il modo di giocare del Milan. Le caratteristiche tecniche e fisiche del giocatore del Borussia Dortmund, che però se ne priverà

, sono state esaltate dal calcio verticale e veloce della Bundesliga. Nelle due stagioni con Thomas Tuchel in panchina, inoltre, Aubameyang ha completato la trasformazione in finalizzatore cominciata con Klopp dopo l’addio di Lewandowski.

 

Nel BVB di Tuchel, una squadra dalla manovra offensiva molto organizzata, l’influenza di Aubameyang si è sostanzialmente limitata alla finalizzazione del gioco, quasi sempre da dentro l’area, vista la facilità con cui il Dortmund riusciva a risalire il campo e a costruire occasioni da gol. Automaticamente la sua media si è impennata e il gabonese è diventato un attaccante da un gol a partita.

 



 



 

Proprio l’esito di questa trasformazione fa sorgere alcuni dubbi su una sua eventuale convivenza con André Silva, nonostante per caratteristiche Aubameyang non abbia problemi a partire lontano dalla porta. Sarà disposto a coordinarsi con un altro attaccante e a dividere con lui i palloni da girare in rete, rinunciando alle medie eccezionali tenute nelle ultime due stagioni? La risposta a questa domanda, a un livello più generale, sarà indicativa dello spirito con cui Aubameyang tornerebbe a Milano: vorrà essere trattato da stella della squadra (come sembrano suggerire le sue presunte richieste salariali) oppure

quando lo lasciarono andare via prevarrà su tutto il resto?

 

 





 





 



 



 



 





 

Leiva è un buon recuperatore di palloni ma gioca meglio quando può andare sulle linee di passaggio o in pressione sull’uomo, provando il contrasto dopo lo stop avversario.

 



 

Le differenze maggiori tra Leiva e Biglia sorgono in fase di possesso. La tecnica di protezione del pallone e la visione di gioco di Biglia è superiore al brasiliano, e questo potrebbe rappresentare un problema nel contesto della squadra di Inzaghi. Biglia aveva un ruolo fondamentale nella Lazio: la sua precisione tecnica e la sua freddezza garantivano una distribuzione equilibrata ed erano le chiavi dello stile di gioco della squadra. Il centrocampista argentino arrivava a tentare 7 lanci lunghi a gara (tra verticalizzazioni e cambi di gioco) riuscendo almeno 5 volte nell’intento, un numero a cui Lucas Leiva non è mai sembrato in grado di arrivare, né come frequenza né come precisione.

 





 

Per capirci, Lucas Leiva non ha mai superato la media stagionale di un passaggio chiave a partita in carriera, mentre nella scorsa stagione Biglia garantiva alla Lazio 1.9 passaggi chiave a partita, quasi il doppio. Certo, non è detto che la precisione di Leiva non migliori con i ritmi inferiori della Serie A, ma la visione di gioco e la sensibilità tecnica di Biglia rimangono comunque migliori. In estrema sintesi: nella distribuzione nel corto non dovrebbero esserci particolari problemi (anche se bisognerà scordarsi la frequenza dei filtranti centrali taglia linee), ma Inzaghi dovrà comunque ridistribuire le responsabilità tecniche all'interno della squadra, soprattutto in impostazione, perché difficilmente Lucas Leiva riuscirà a sostenere la mole di lavoro e a replicare l'influenza tecnica che aveva Biglia sulla squadra.

 

 




 




 

L’11 Luglio Alfredo Donnarumma è diventato un giocatore dell’Empoli, proprio mentre un altro Donnarumma, Antonio, faceva le visite mediche per diventare il secondo Donnarumma del Milan dopo Gianluigi. La domanda a questo punto è lecita: perché il Milan non ha comprato anche Alfredo?

 



 

Alfredo è nato a Torre Annunziata, fa di cognome Donnaumma, ma non è parente di Gianluigi Donnarumma. Abbiamo controllato. Sì, sembra strano anche a noi, ma non così strano dai.

 



 

Il Milan è la squadra che più velocemente si è mossa sul mercato. Ben prima dell’apertura aveva già in mano cinque giocatori, tra cui André Silva, comprato dal Porto per 38 milioni di euro il 12 Giugno. Purtroppo in quel momento il Milan non sapeva che avrebbe dovuto comprare tutti i Donnarumma tipo missione su GTA. L’acquisto del portoghese chiude quasi definitivamente la porta ad Alfredo.

 



 

Tutti e due possono giocare sia da prima punta mobile che da seconda punta con il compito di fare raccordo tra i reparti. I due profili tendono quindi ad escludersi a vicenda e difficilmente potrebbero convivere sul campo, soprattutto considerando che il Milan è alla ricerca di una prima punta con caratteristiche diverse da quelle di Alfredo.

 

Se André Silva dovesse far male magari se ne potrebbe riparlare a Gennaio.

 

3.



 

Prima di essere acquistato dall’Empoli Alfredo Donnarumma era un giocatore della Salernitana, squadra di Lotito. I rapporti tra i dirigenti del Milan e il presidente in questo momento sono particolarmente tesi per via di Biglia. Forzare ancora la mano per Alfredo avrebbe rischiato di far crollare tutto e purtroppo non vi è traccia di un Donnarumma regista di centrocampo.

 



 

Donnarumma è un cognome bello lungo, quanto avrebbero speso in lettere da cucire sulla magliette ogni anno?

 



 

E non potevano farci capire che avevano preso quello sbagliato.

 



 



 

Come diceva Vasco Rossi.

 



 

Altrimenti sarebbe stato davvero logico, oltre che molto bello, fare il trio di portieri Donnarumma.

 

 






 





 

Prima di tutto va detto che il trasferimento di Kyle Walker al City è una vittoria su tutti i fronti per il Tottenham, che non è scesa di un centesimo dalla valutazione iniziale e vende Walker al momento giusto, cioè poche stagioni prima dell’inizio del suo declino fisico (ha compiuto 27 anni da poco) e dopo aver trovato un degno sostituto la scorsa stagione: Kieran Trippier. Il Manchester City, un anno dopo aver speso

, spende 53 mln di sterline per un terzino, una cifra che supera persino quella

(50 mln) che deteneva il precedente record tra i difensori. Ma l’acquisto di Walker infrange anche il precedente record per un calciatore inglese, che aveva stabilito proprio il City con i

. Insomma, una follia (in senso positivo o no, questo sta a ognuno di voi stabilirlo, in attesa che il tempo parli).

 

Il mercato inglese è inondato ininterrottamente da una quantità di denaro mai vista prima e nei trasferimenti interni la cosa ha assunto la forma di una bolla speculativa che ha reso inutili i discorsi sul “valore” di un giocatore: Kyle Walker sul mercato europeo non varrebbe quanto vale nel mercato della Premier League, in cui se si vuole acquistare un titolare da una concorrente diretta bisogna accettare di andare praticamente con un assegno in bianco (se ancora qualcuno usa gli assegni).

 

Il discorso da fare, quindi, è più sul valore tecnico del giocatore: ovvero se Walker è in grado di far fare il salto di qualità rispetto al precedente titolare nel suo ruolo. Nel caso di Walker la risposta è semplice, ed è positiva, visto che da un anno Guardiola è alla ricerca di un terzino affidabile e che l’unico presente in rosa al momento è il giovane Maffeo, interessante, per carità, ma non ancora in grado di sostenere il peso di un ruolo così delicato in una squadra con le ambizioni del City.

 





 

Kyle Walker è un giocatore del tutto formato e per quanto a Guardiola piaccia lavorare su tutti i giocatori, difficilmente riuscirà a smussare più di tanto i suoi angoli. Walker dovrà essere inserito in formazione pensandolo come un prodotto già finito, senza aspettarsi qualcosa che non sa fare. Voglio dire che con l’acquisto di Kyle Walker possiamo considerare definitivamente abbandonata l’idea di Guardiola di sviluppare la tattica dei falsi terzini anche nel Manchester City. Guardiola, anzi, ha scelto un terzino che più classico, per il calcio britannico, non si potrebbe immaginare: Walker ha un gioco verticale con ritmi alti, è veloce e potente, punta il fondo sempre e può fare da solo tutta la fascia per tutti i 90 minuti.

 

La domanda ancora senza risposta, almeno fino al precampionato, è quale giocatore sceglierà Guardiola da posizionare davanti a Walker, che ha bisogno della fascia destra libera per sovrapporsi (in caso di difesa a 4, ovviamente, ma Walker può fare anche il laterale a tutta fascia in una linea a 5).

 





 

Raheem Sterling, o anche Leroy Sané, instaurerebbero un rapporto classico con Walker: l’ala che taglia e il terzino che sale; ma l’idea più affascinante (e con più margini di sviluppo per il City) sarebbe quella di mettergli davanti Bernardo Silva, per creare un rapporto simile a quello che Walker aveva con Eriksen al Tottenham: con l’inglese che può divertirsi ad arare la fascia e il portoghese libero di muoversi negli spazi di mezzo in conduzione per associarsi lanciandolo in profondità.

 

Il messaggio nascosto (neanche troppo, in fondo) nell’acquisto di Walker, è che dopo un primo anno ricco di scommesse sul mercato, Guardiola sembra voler abbracciare il pragmatismo vene

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