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Giocatori che tirano troppo
31 mar 2017
31 mar 2017
Coutinho, Insigne, Candreva e altri tiratori ossessivi.
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Tirare verso la porta è l’unico modo per fare gol, che è l’unico modo per vincere le partita, che è l’unica cosa che, il più delle volte, conta nel calcio. Tirare è importante ed è comprensibile che il tiro eserciti di per sé così tanto fascino sulle persone che giocano a calcio, sui dilettanti che tirano in porta anziché scaldarsi prima delle partitelle e si fanno male, come sui professionisti, che però sono pagati anche per distinguere una situazione in cui vale la pena tirare da una in cui bisogna fare semplicemente un’altra cosa.

 

Ma non per tutti i calciatori si tratta di una scelta naturale. Per molti, quello del tiro è un richiamo davvero irresistibile. Il calcio è uno sport troppo complesso, dove gli eventi significativi sono distribuiti nei 90 minuti con la rarità di coralli gialli. Per pescarli, il più delle volte non esistono scorciatoie: per Guardiola un’azione di costruisce in 15 passaggi, e più giocatori vengono coinvolti meglio è. Eppure quanti gol da lontanissimo, da posizioni impossibili, tecnicamente quanto meno improbabili, abbiamo visto decidere partite tesissime. Provarci ne vale sempre la pena, o no?

 

Cedere al richiamo del tiro frettoloso, o impossibile, può essere dovuto a scarsa comprensione del gioco o sopravvalutazione delle propria abilità individuali. O a entrambe le cose. Nei casi peggiori si trasforma in una sorta di capacità negativa, il talento di strozzare il respiro del gioco di squadra, di spezzare la ragnatela di passaggi intermedi che portano al gol come bambini che vogliono tutto e subito. Ed è proprio questo istinto infantile che porta alcuni giocatori a tirare troppo, a non tenersi, che trovo affascinante.

 

Ho guardato i dati di questa stagione: il numero di tiri in porta, il rapporto tra questi e i gol. Oltre al valore di xG dei tiri, che fa capire in che misura le conclusioni sono frutto di scelte sbagliate. Questi qui sotto, sono quei giocatori che quest'anno in Europa hanno davvero tirato troppo. Non di più in assoluto, ma proprio, specificatamente, 



 

 












 

Il mondo interiore di Insigne è principalmente un mondo di tiri a giro sul secondo palo. Insigne tira a giro sul secondo palo molte, molte, volte durante le sue partite: la maggior parte dei tentativi finisce fuori, a lato, ma ogni volta Insigne sembra stupito come fosse la prima volta che un tiro di quel genere non gli entra.

 

È ingiusto ridurre l’Insigne giocatore a questa quantità abnorme di tiri a giro sul secondo palo, nel suo gioco c’è molto altro, scelte davvero creative e interessanti; ma i tiri a giro sul secondo palo sono l’elefante della stanza impossibile da non notare quando si osserva il gioco di Insigne. Come ormai è risaputo, la

del Napoli è quella con maggiori compiti di costruzione, dove si addensano più uomini. Insigne spesso porta palla per risalire il campo, e da sinistra gioca con lo sguardo costantemente rivolto ai 180 gradi alla sua destra.

 

Quando arriva sul vertice sinistro dell’area di solito Ghoulam sfreccia alla sua sinistra mentre Callejon sta volando su un ottovolante puntualissimo sul secondo palo. Per Insigne, a quel punto, il richiamo del tiro a giro sul secondo palo sale dal terreno come il canto delle sirene.

 

La peculiarità di Insigne come tiratore seriale sul secondo palo - che è anche probabilmente uno dei motivi per cui è così attirato dal tiro a giro sul secondo palo - è che riesce ad eseguire questo particolare gesto tecnico piò o meno in qualsiasi situazione, anche con la palla estremamente attaccata al piede, senza neanche spostare il corpo, senza annunciare il minimo segno di voler tirare sul secondo palo. Così, un secondo prima ha la palla attaccata al piede mentre punta l’uomo, un attimo dopo ha già tirato sul secondo palo.


 

E bisogna riconoscere che certe volte Insigne

a tirare sul secondo palo, perché comunque è una cosa che gli viene molto bene.


 

Quella attuale è di gran lunga la miglior stagione realizzativa di Insigne, questo nonostante il volume dei suoi tiri sia rimasto praticamente invariato. Segno che sta migliorando sia nelle scelte che nelle precisione e che il prossimo anno rischiamo di non perderlo da questa classifica :(

 

 






 





L’uomo dei gol impossibili è anche l’uomo dei tentativi impossibili.

 

32 tiri da fuori area di Quagliarella, quest’anno, sono fruttati 0 gol. Segno che mentre la gamba non frusta più come una volta, le scelte rimangono ambiziose. Nonostante, va detto, quest’anno Quagliarella sta giocando in modo encomiabile in funzione della squadra, il suo istinto al tiro incredibile ogni tanto torna fuori. Il dato sugli xG è eloquente in tal senso: 7.5 xG da 83 tiri sono pochissimi per un attaccante, significa che Quagliarella, in media, ha poco più di 0,1 xG per tiro in porta.

 


Il fascino di Quagliarella è legato al fatto che sembra decidere di tirare nel momento stesso in cui la conclusione in porta diventa un’opzione complicata, da provare pescando nella riserva infinita della propria tecnica di tiro. Qui, ad esempio, decide di calciare fuori equilibrio, da posizione angolatissima, mentre la palla scorre all’indietro.

 

La tecnica di tiro di Quagliarella è fuori dal mondo: per la capacità di coordinarsi in spazi ristretti e di dare forza e precisione assolute alla palla. È difficile da dire, ma saper tirare così bene in carriera potrebbe averne peggiorato le scelte, facendolo impigrire sull’idea della propria onnipotenza balistica.

 

 












Antonio Candreva è uno di quei giocatori che nel basket verrebbero definiti da “big numbers”. Cioè giocatori che creano un grande volume di gioco dal punto di vista statistico: è il giocatore che crossa di più in Europa, e anche con i tiri non scherza.

 

Candreva gioca sempre a duecento all’ora cercando di tenere i pensieri più lontani possibili. Il suo calcio è un codice binario che non prevede variazioni: corsa lungolinea+cross o corsa lungolinea+tiro. Uno stile di gioco ben rappresentato graficamente dalla sua shoot map, dove vediamo uno stillicidio di pallini sul centro-destra, da dove lo specchio della porta da colpire è piuttosto risicato.

 

La frenesia di Candreva trova una sua giustificazione all’interno del calcio ad alti ritmi e ad ampi volumi di gioco pensato da Stefano Pioli - discorso che vale anche per altri giocatori presenti in questa classifica, come Coutinho e Eriksen.

 

Nella grande entropia che è in grado di scatenare, Candreva riesce spesso a generare qualcosa di interessante per la propria squadra

 

 












Qualche giorno fa è uscito su

un primo, ruvido, recap della stagione di Pogba. I numeri sono davvero scoraggianti e parlano di un’involuzione su tutti i fronti che ha abbassato il livello statistico di Pogba a quello della sua prima stagione alla Juventus.

 

La shooting map in alto è una grossa rappresentazione di molte cose che non vanno nel gioco di Paul Pogba oggi, che sente troppo spesso l’esigenza si ergersi a protagonista, anche giocando in una posizione che gli richiederebbe di sacrificarsi di più per i compagni. Ecco un esempio di

molto complicata.

 

Anche la fortuna non lo sta aiutando: quest’anno ha colpito 5 pali e ha segnato 4 gol. Ma è anche un segnale che c’è anche qualcosa che non va nella posizione di Pogba, il cui istinto al tiro - più che represso - andrebbe forse valorizzato, avvicinandolo a zone più sensibili.


 


Perché in ogni caso Pogba possiede un tiro strabiliante con ogni singola parte dei suoi piedi, destro e sinistro. Questa consapevolezza lo porta a voler ricercare il “tirone” come la carta magica in diversi punti delle sue partite, ma bisognerebbe invece far diventare il tiro di Pogba un fattore sistematico.

 











 

Il caso di Cristiano Ronaldo è interessante perché si porta dietro due macrotemi del suo genere letterario. Quello dell’egocentrismo e quello del declino fisico e della sua accettazione.

 

Negli ultimi anni, ma in particolare in quest’ultimo, Ronaldo ha abbassato le proprie statistiche, specie quelle più legate alla brillantezza fisica, come i dribbling. Ma il dramma di Cristiano Ronaldo sta proprio nel tentare di fare le stesse cose di una volta senza averne le capacità fisiche.

 

Dare la palla a CR7 equivale ancora a lanciarla nella bocca di un mostro capriccioso, che può restituirtela bucata o trasformata in oro a seconda dell’umore. Sempre più negli ultimi tempi però questa voracità non corrisponde a una reale capacità di essere determinante con ogni pallone. Una cosa che lo porta a infrangere record malinconici: agli ultimi Europei, a un certo punto del torneo, era arrivato a provare

. Il tipo di cose che ti rende il king assoluto di classifiche come questa.

 

In realtà Ronaldo quest’anno ha leggermente abbassato il volume dei propri tiri, che però rimangono su proporzioni mostruose: dai 7.3 di qualche stagione fa ai 5.8 di oggi, passando per i 6.2 della scorsa stagione. Numeri che lo issano, quest’anno, a un totale abominevole di 118 tiri: 9 tiri per ogni gol. 15 dei 19 gol stagionali di Ronaldo sono arrivati da dentro l’area, e la sproporzione più lampante diventa quella tra i tentativi e le realizzazioni da fuori: da 38 tiri da fuori sono arrivati appena 2 gol.

 

Per metterla in modo brutale: Ronaldo ha il 5% di possibilità di segnare da fuori area a ogni suo tentativo, eppure continua a provarci con lo stoicismo delle signore anziane che continuano col punto croce anche con la mano malferma, per tenere viva una vecchia abitudine.

 

Il Real Madrid sembra un complesso sistema messo in piedi per far tirare CR7, che nel suo portfolio ha ogni sfumatura del concetto del

Accentrandosi dalla fascia provando a tirare da

; abbassando la testa

; aspettando che i propri compagni si operino nelle loro danze

.

 

Certe palle servono a Cristiano solo per saziare la propria sete di protagonismo. Come quando preferisce un tiro di sinistro da posizione implausibile al cross verso un compagno sulla riga di porta.

 

Cristiano Ronaldo è il Pantagruel del tiro in porta. Ma questo suo egocentrismo, in qualche modo, finisce sempre per pagare. La sua ossessione per il gol in ogni sua forma, come la droga, dà e toglie. E anche quest’anno di fronte a quest’abnormità di tentativi sono comunque arrivati 22 gol, molto spesso decisivi. Un maestoso inno alla voracità di un uomo.

 

 












Il Pescara quest’anno è una delle peggiori espressioni offensive del calcio europeo, nonostante possa vantare uno dei giocatori che tira di più verso la porta del calcio Europeo. Gianluca Caprari è una bella metafora di questo Pescara ambizioso e velleitario.

 

Caprari è senza dubbio il giocatore di questa lista che tira peggio. Le sue ambizioni e la sua tecnica di tiro non combaciano manco in minima parte, ed è davvero triste. Caprari sarebbe anche un giocatore associativo, che ama dialogare in spazi stretti e arrivare al tiro solo quando questo è ben costruito. Quest’anno però i riferimenti attorno a lui sono via via svaniti, e Caprari si è ritrovato a doversi sobbarcare tutto il carico realizzavo del Pescara.

 

La shooting map è lì a testimoniare che non è andata benissimo. 6 xG da 82 tiri, per un attaccante, sono davvero una miseria.



 










 

Dove ci sono esterni a piede invertito proliferano tiri forzati come l’ortica. Per i giocatori rapidi e tecnici è una tentazione troppo forte cedere alla pigrizia di giocare sul binario immaginario che corre dall’esterno al limite dell’area brillando come un tappeto dorato steso verso il gol.

 

Il sistema del Sassuolo favorisce strutturalmente questa pigrizia. Quando l’esterno alto porta palla al suo lato arriva la sovrapposizione del terzino che gli porta via un uomo, mentre la punta centrale taglia diagonalmente per sgombrare lo specchio della porta a sipario. A quel punto il tiro diventa quasi

.


 

Questo sistema esalta Politano, che possiede tutte le caratteristiche del tiratore seriale: fiducia su entrambi i piedi e su tutte le zone del piede, ambizione a far gol da qualsiasi posizione, corsa a testa bassa.

 

La fiducia di Politano nel suo piede destro ha qualcosa di misterioso. Come potete immaginare, non ha segnato molti gol in carriera col proprio piede debole: 2. Eppure è ammirevole il modo in cui

In quest’azione due splendide rinunce: al tiro col proprio piede forte e

.

 

si nota molto bene il suo istinto a mettersi in proprio: era più facile un tiro a incrociare in mezzo alle gambe di due difensori o servire la sovrapposizione semplice del terzino che entrava dentro l’area?

 

Qui invece si nota un momento in cui Politano si dimentica di chi è di dove si trova: spegne il cervello e

. In un sistema di gioco meccanico come quello del Sassuolo i giocatori sono inseriti dentro binari di gioco pre-confezionati. Non riflettono molto e non provano giocate articolate, quindi a volte tirare accentrandosi, per un esterno del Sassuolo, è semplicemente lo sbocco naturale prodotto dal sistema, la cosa da fare.

 











 

Il numero e la difficoltà delle conclusioni di Christian Eriksen quest’anno sono mostruosi. Fa specie per un giocatore che ha nelle scelte e nelle letture di gioco un proprio punto di forza. Per dire, è il giocatore della Premier League che non gioca in attacco che tira di più verso la porta; il terzo in assoluto. 6.4 xG ricavati da 100 tiri sono uno dei valori più bassi di questa stagione.

 

Dando per scontata la grande razionalità di Eriksen in campo, dobbiamo pensare che la sua tendenza a tirare molto è alimentata dal gioco frenetico del Tottenham di Pochettino. Una squadra verticale, che punta su transizioni che portano al tiro velocemente. E bisogna dire che Eriksen possiede una tecnica di tiro strabiliante.Un bel manifesto della raffinatezza tecnica di Eriksen, che esegue un primo controllo perfetto e

soprattutto attraverso l’astuzia del tempismo.

 

Il sistema del Tottenham quasi richiede ad Eriksen di tirare troppo, perché Kane da unica punta apre molti spazi su cui devono inserirsi il fantasista danese e Dele Alli. Quando arriva sulla trequarti non ha tanti movimenti offensivi da assecondare e tirare verso la porta diventa l’unica soluzione plausibile. In

quando arriva al limite dell’area avrebbe da servire l’inserimento di Wanyama facile alla sua destra, e invece prova il tiro.


 

Oltre a questioni strutturali c’è anche la grande fiducia nei propri mezzi di Eriksen, che lo porta

, soprattutto nella ricerca di soluzioni sempre estremamente varie e articolate, figlie di un’idea di calcio sofisticata ma a volte poco pragmatica. Dal centro-destra Eriksen cerca spesso dei tiri a giri sul secondo palo

, peraltro con

: come se tirare dal lato che assicura più specchio della porta (quindi il sinistro, dal centro-destra) sia la cosa più logica, per uno con una visione così razionale del gioco. Il danese ha già segnato 5 dei suoi 6 gol col sinistro.

 

Insomma, Eriksen tira tanto, ma è il sistema che lo porta a forzare. Il che lo rende un buon esempio di chi non ha ancora oltrepassato il confine tra tirare

e tirare

.













 

La mania del tiro di Coutinho è così imbarazzante e nota che i tifosi del Liverpool lo hanno soprannominato “

”. Come altri giocatori di questa lista, Coutinho è, per certi versi, vittima del proprio talento al tiro. Dell’idea che se è possibile fare gol così con

naturalezza:

 

Perché non provarci sempre?

 

Un’idea

anche da Jurgen Klopp: «Se io tirassi come tira lui ci proverei ogni volta». Un ragionamento semplice, ma che rispecchia abbastanza bene l’idea di calcio di Klopp, fondata su ottenere efficacia da grandi numeri.

 

Questa è in effetti una questione problematica. In un mondo perfetto Coutinho avrebbe incorporato l’algoritmo per capire qual è il numero più efficiente di conclusioni verso la porta, limitando al minimo l’entropia dei propri tentativi. Ma rimane la questione universale che appartiene alla maggior parte di questi giocatori: se non tirassero così tanto sarebbero così influenti e determinanti? Il volume di tentativi non aumenta, per inerzia, la produzione?















Se questa è probabilmente la peggior stagione di Ilicic da quando è in Italia è soprattutto per l’inusuale scarsa precisione tecnica, sia nelle rifiniture che nelle conclusioni. Quest’anno Ilicic ha colpito 5 legni, tra pali e traverse e di fronte a questa poca fortuna è sembrato incaponirsi ancora più del solito. Esclusi gli attaccanti, è il giocatore di Serie A a tirare di più per 90 minuti.

 

Lo scorso anno Ilicic provava un tiro in meno ogni 90 minuti ma segnava molto di più: se nella scorsa stagione aveva bisogno di 5 tiri e mezzo per segnare un gol, quest’anno siamo a 25 tiri per gol. Numeri che rendono ancora più grigia e malinconica l’aria di Ilicic.

 



C’è da dire che la Fiorentina di Paulo Sousa ha un problema cronico di attacco della profondità e Ilicic ha spesso nel tiro in porta l’unica soluzione percorribile. I numeri di Ilicic sono peggiorati insieme alle prestazioni della squadra, quindi, e il suo percorso a Firenze sembra essere arrivato alle battute finali.

 

 

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