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→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
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I nostri pezzi preferiti del 2022
27 dic 2022
27 dic 2022
Magari ve li siete persi.
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Mark Leech/Getty Images
(foto) Mark Leech/Getty Images
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Mancano pochi giorni alla fine dell'anno ed è naturale guardarsi indietro, anche per noi. Nel 2022 abbiamo fatto scelte importanti decidendo di diventare indipendenti e voi ci avete seguito con entusiasmo, e l'unico modo che conosciamo per ringraziarvi è fare del nostro meglio. Che per noi significa in primo luogo scrivere dei pezzi che valgano la pena di essere letti. Visto che l'economia del click, se così possiamo chiamarla, segue dinamiche spesso legate alla strettissima attualità, spesso pezzi più di ampio respiro vengono cannibalizzati dal ciclo infernale delle notizie. Le feste natalizie sono un momento di pausa in cui è possibile recuperarli, d'altra parte pensiamo ancora che leggere sia uno dei modi migliori di passare il tempo. Di seguito abbiamo raccolto quelli che a noi sono piaciuti di più: per la loro scrittura, per le storie che contenevano o solo perché erano andati a stuzzicare le nostre manie. Buona lettura e ancora buone feste. Il Maradona delle MalvinasMartyn Clarke è stato il primo calciatore delle Falkland a giocare in Argentina e la sua storia è incredibile. Un esempio di come le storie degli esseri umani possano andare oltre i disegni politici degli Stati, senza cui però la storia di Clarke per ovvi motivi non avrebbe il significato che ha oggi. “Com’è crescere in un posto dove non c’è niente, un posto dimenticato da Dio e odiato dagli argentini?” si chiede Marco D’Ottavi “Non deve essere tanto diverso che crescere in una qualunque provincia inglese”.Kyrgios-Tsitsipas e il teatro morale del tennisKyrgios-Tsitsipas a Wimbledon forse non è stata la più bella partita di tennis di quest’anno ma di sicuro è stata la più drammatica. L’uomo che secondo quasi tutti avrebbe il talento per rientrare tra i big three contro quello che non è mai riuscito a scalfire il loro dominio, entrambi animati da demoni tutti loro. Soprattutto due tennisti che nella loro storia hanno dimostrato di sopportarsi poco. Ci sono un sacco di cose incredibili in questa partita: i servizi dal basso di Kyrgios, Tsitsipas che tira una pallettata verso una tribuna, una serie assurda di punti bellissimi. Nel momento in cui ha vinto, abbiamo definitivamente iniziato a credere al fatto che Kyrgios potesse finalmente reggere il confronto con le aspettative che lo circondano da sempre. Ma, come scrive Emanuele Atturo, guardare Kyrgios è uno spettacolo che va oltre il tennis: “È questo che ci attrae e che ci repelle di Nick Kyrgios, al di là del suo oltraggioso talento, del suo tennis estroso e spettacolare. La sua capacità di generare tensione morale, di interrogarci di continuo sui limiti del concetto di giustizia – nel teatro sportivo che sempre lo riproduce”.La gravità della bandierinaForse non ci avevate mai pensato, ma proteggere palla vicino alla bandierina è un’arte. Questa riflessione di Daniele Manusia parte da un’azione di questo tipo durata addirittura due minuti in una partita di inizio anno del Maccabi Haifa, che vi ripropongo qui sotto:

“Gli angoli del campo da calcio sono così poco considerati che alcuni allenatori li eliminano negli allenamenti, per spingere i propri giocatori, come cavalli coi paraocchi, a convergere verso la porta. Ma il calcio d’angolo, con la sua complessità di linee curve e dritte e bandierina più o meno bella, continua ad attrarre i migliori come una forza oscura: ci scivolano per esultare, spaccano la bandierina con un calcio quando sono arrabbiati, e quando devono dimostrare la loro onnipotenza, è lì che vanno”.La gioventù spregiudicata dei Memphis GrizzliesNon si può raccontare compiutamente la storia del 2022 in NBA senza parlare dei Memphis Grizzlies. Una squadra che unisce in parti uguali talento, arroganza, atletismo, sfrontatezza, trash talking ed errori madornali, in un mix irresistibile per chiunque li guardi oltre qualsiasi canone estetico. I Grizzlies, grazie soprattutto al loro leader Ja Morant, sono “entertaining” nel più puro senso del termine: intrattengono perché è impossibile che una loro partita sia noiosa, e anche quando una gara procede su canoni standard sono capaci di accenderla in un attimo, sia nel bene che soprattutto nel male. Perché prima o poi l’inverno arriverà anche per loro, ma quanto ci hanno fatto divertire nel frattempo?Brasile 1982: la squadra più bella di semprePer molti uomini, specie della mia generazione, lo sport rappresenta la madaleine che rievoca ricordi dell'infanzia, in particolare quelli con il proprio padre. Questo pezzo di Emanuele Atturo sul Brasile del 1982 rievoca la bellezza della squadra che partecipò al Mondiale spagnolo del 1982 e che fu eliminata dall'Italia di Paolo Rossi quando sembrava che nessuno avrebbe potuto fermare la classe di Zico, Socrates, Falcao, Toninho Cerezo, Junior e tanti altri campioni. Nel pezzo si parla del secolare rapporto tra la volontà del calcio brasiliano di preservare la propria peculiarità, fatta di fantasia, tecnica e libertà posizionale, e di contro la pulsione ad abbracciare modelli di calcio europei ritenuti più efficaci e vincenti. Si racconta di fuoriclasse indimenticabili, di Fernando Diniz e del suo tentativo, con la Fluminense, di giocare un calcio moderno, ma intimamente connesso alla tradizione brasiliana e lontano da quello europeo, della convinzione di Gianni Brera che il calcio italiano potesse essere, antropologicamente, solo un calcio di rimessa.Ma il pezzo racconta anche dell'estate del 1982, della mia curiosità per scoprire in TV calciatori di cui avevo solo letto o visto le figurine, e su cui fantasticavo. E mi parla delle partite viste in balcone con mio padre su una TV in bianco e nero, del suo tifo - e di riflesso del mio - da operaio comunista, per l'URSS contro il Brasile. La nostra maniera di stare assieme. Scriviamo di sport per scrivere di vita. E questo pezzo mi ha parlato di un pezzo della mia.Cosa è rimasto del calcio di stradaIl calcio varzea è l’incontro tra l'emarginazione delle zone disagiate del Brasile e l'essenza primigenia del calcio. È un calcio in strada ma senza strada, senza asfalto, con il fango e i grovigli (anche metaforici) della foresta pluviale. Il calcio varzea è il Far West, «e i giocatori sono degli emarginati. Giocano di rabbia. Giocano per sopravvivere. Giocano come se la loro vita dipendesse da quelle partite». Partendo da Ney Silva, e dal suo lavoro di documentazione che restituisce carattere culturale al calcio varzea, Dario Saltari ci riporta in un mondo — e in uno stadio della nostra vita — in cui calcio era qualsiasi cosa avesse a che fare con un oggetto rotolante, i nostri piedi, la nostra fantasia immaginativa.La difesa è un’arte minimalistaL’arte difensiva, nel calcio, mi ha sempre affascinato, e credo per due ragioni personali. La prima è che volevo sentirmi diverso, come tutti i dodicenni, allora aspettavo i quattro-cinque minuti necessari a caricare su Youtube la compilation delle migliori scivolate di Mascherano mentre i miei compagni di classe si inviavano via infrarossi i trick di Ronaldinho; la seconda è che coi piedi non me la cavavo, allora stavo dietro. Dopo il salvataggio di Kim Min-Jae all’ultimo minuto di Milan-Napoli, scavando nei ricordi, Daniele Manusia ha dato una consistenza artistica al gesto difensivo che mi avrebbe riempito il petto a dodici anni e che mi ha emozionato ancora oggi. «L’arte offensiva, l’attacco, è un’arte massimalista, che richiede freak con i superpoteri: Mbappé che trasforma il terreno sotto ai piedi dei difensori in un mare agitato, li fa sentire come poveri marinai alla deriva in un mare in tempesta, finché quei poveracci si sporgono dai cartelli pubblicitari a bordo campo per vomitare; Haaland che va a prendere la palla di caviglia a due metri di altezza con una specie di mossa da wrestling, sgraziato ed efficace come un attaccante fabbricato dal diavolo in persona. La difesa invece è un’arte minimalista».

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Max Verstappen è cambiatoIl 2022 in Formula 1 è stato, ancora una volta, l’anno di Max Verstappen. Dopo un inizio di stagione complicato, il pilota olandese ha vinto per la seconda volta il titolo iridato, favorito da un connubio perfetto con vettura e muretto, ma anche dai tragicomici errori della Ferrari. Rispetto al 2021, Verstappen ha dimostrato una maturità da campione affermato, affrontando anche i momenti complicati con una calma che difficilmente gli avremmo riconosciuto in passato. Alfredo Giacobbe ne ripercorre la crescita e prova a fornire un punto di vista interessante sul suo carattere, attraverso il confronto con il padre. Jos Verstappen sin dai primi passi ha cercato di trasformare suo figlio in un futuro campione del mondo, proiettando su di lui tutte le speranze frustrate della sua carriera. Nell’articolo si racconta di quando abbandonò Max quindicenne in una stazione di servizio dopo un errore decisivo nel Mondiale per kart. L’addestramento spartano ricevuto già dall’infanzia, la necessità di affermarsi in un mondo difficile come quello delle corse e di confrontarsi con un pilota dal carattere di ferro come Hamilton, ci hanno restituito un’immagine rude di Verstappen, il villain perfetto degli ultimi anni di Formula 1. Dietro la maschera da heel del wrestling, però, si nasconde quello che, dice Giacobbe, in fondo si sente solo un ragazzo, meno ossessionato dei colleghi dalla Formula 1, e che per questo potrebbe lasciare il circus prima di quanto si pensi.La sostituzione più assurda della storiaIl calcio è fatto anche di piccoli momenti tanto trascurabili quanto irripetibili. Storielle che per chi tiene conto dei record, delle vittorie e dei Grandi Personaggi, sono davvero di poco conto. Storielle che non hanno neppure il romanticismo classico che siamo abituati a cercare nel calcio, ma che hanno un romanticismo diverso, quello delle cose marginali su cui nessuno sofferma lo sguardo. Tipo quella volta in cui Stuart Pearce da allenatore del City ha messo David James, portiere, in attacco “per fare casino”. Una mossa resa ancora più spregiudicata dalla premeditazione: Pearce aveva addirittura fatto stampare una maglia di movimento col numero 1 e il nome di James. Insomma, una storia folle e quasi geniale, che la penna come di Roberto Scarcella fa rivivere al di là del semplice aneddoto. Facendovi sperare che James, in quegli ultimi minuti di partita, la butti dentro la palla. Se non lo avete letto, non vi dico come va a finire però.Capire il tennis, capire il gioco: intervista a Andrey RublevAndrey Rublev è uno degli atleti più sensibili in circolazione al momento, e questa intervista realizzata da Tiziana Scalabrin restituisce l’aura delicata che circonda il personaggio. Un’intervista in cui Rublev dice esplicitamente di non sentirsi un top player, nonostante al momento della sua realizzazione fosse ottavo nella classifica ATP, e che ci lascia dichiarazioni come questa: “In realtà tutti hanno paura. Per quanto dicono di non averne, tutti hanno paura di qualcosa”.I fratelli Klitschko sono al fronteLo scorso febbraio la Russia ha invaso l’Ucraina e molti sportivi si sono ritrovati al fronte. I fratelli Klitschko, già pugili e poi politici ucraini, sono diventate figure di riferimento per il popolo ucraino che voleva resistere all’invasore. Facendo anche esplodere le contraddizioni del combattimento sportivo, contemporaneamente metafora e antidoto della guerra stessa. «Se l’immaginario bellico è spesso utilizzato per descrivere ciò che accade sul ring – accade anche con altri sport, ma col pugilato è certamente una metafora più immediata – è ovvio che non c’è niente in comune tra le due cose. Nel recente saggio “Sangue nell’ottagono. Antropologia delle arti marziali miste” il sociologo Alessandro Dal Lago approfondisce proprio i legami tra gli sport da combattimento (in particolare le MMA), la violenza e la guerra. Sempre Dal Lago nel 2019 diceva in un’intervista a Ultimo Uomo che “Una cultura fondamentalmente militare come quella contemporanea – soprattutto americana, ma anche europea – in qualche modo promuove, o facilita, questo tipo di sport. […] Io parlerei di una sorta di approfondimento di stili che hanno a che fare con una cultura della guerra”. Sulla copertina del libro “Gladiatori” di Antonio Franchini viene ripresa una scritta dipinta sul muro di una palestra di boxe: “Odio la guerra. Detesto gli eserciti. Amo combattere”, mentre il regista Claude Lelouch diceva: «La boxe è il più crudele degli sport, ma è anche quello più simile alla vita».Sudare la magliaPerché alcuni atleti sudano tanto ed altri poco? «Insomma sudare tanto o non sudare come due diversi modi di comunicare la propria grandezza, non per forza uno giusto e uno sbagliato, perché l’impegno è implicito: non esiste ricompensa senza impegno nello sport. C’è qualcosa nel sudore che rimane appiccicato non solo sulle maglie degli atleti, ma anche nel ricordo di chi guarda», scrive Marco D’Ottavi.

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Il "Pajaro" Caniggia, gioia incarnataNell’anno del trionfo argentino, Fabrizio Gabrielli ha onorato la memoria calcistica di uno dei più iconici argentini passati in Serie A. Che però, al tempo stesso, è uno dei meno celebrati oggi. Se lo avete visto giocare, coi suoi capelli lunghi biondi, di certo non lo avete dimenticato, Claudio Paul Caniggia: «È nato a Henderson, panorama che più che in Argentina sembra di essere in Maine, a metà strada tra Buenos Aires e la Cordigliera delle Ande. Gioca a pallone, come tutti i ragazzini che crescono in contesti rurali, tra roveti e agnelli al pascolo, in potreros sui quali la sfera rimbalza un po’ come le pare. In quegli spazi sterminati si sviluppa un’inconsapevole predisposizione alla corsa. Claudio correva i cento, i duecento, i quattrocento metri. Fa salto in lungo. Ma non ha una corsa armoniosa, «mi dicevano che correvo rappreso, che mi ingobbivo ma io lo facevo per prendere velocità, e per non farmi acchiappare dagli avversari». Ne sarebbero rimaste reminiscenze nel suo stile di gioco successivo».L’ultima finale di Wimbledon prima della fine del mondoUn racconto di Alfredo Giacobbe, che è una storia vera e tragica in cui la finale di Wimbledon del 1992 tra Sampras e Courier è l’elemento che tiene insieme amicizia, memoria e perdita. I migliori animali veggenti dei MondialiAnimali che predicono i risultati delle partite di calcio? Cosa volete di più dalla vita?

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