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40 giovani da seguire nel 2018
11 gen 2018
11 gen 2018
Abbiamo messo insieme i giovani talenti che più ci interesserà seguire nell'anno appena cominciato.
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Berge è un centrocampista "freak", di quelli con una grande fisicità con allo stesso tempo una tecnica di passaggio e nella conduzione del pallone fuori dal comune. Berg è incredibilmente preciso nella distribuzione della palla, sia nel corto che nel lungo. Oggi gioca nel Genk, dove è arrivato lo scorso gennaio direttamente dalla Norvegia.

 

In Belgio gli basta una giravolta per liberarsi dell’avversario, che non fa in tempo a trovare il pallone in anticipo nè a recuperarlo, perché ovviamente non è possibile spostarlo con il fisico. Per questo quando Berge irrompe in conduzione è uno spettacolo da guardare: la struttura fisica lo porta quasi a scoraggiare gli avversari prima ancora di provare il contrasto. Un tronco di sequoia che cade da una vallata è meno pericoloso agli occhi di chi se lo vede arrivare in corsa.

 



 

Berge è già titolare nella nazionale norvegese, dallo scorso giugno, dopo aver esordito a marzo a 18 anni. A 19 anni ha mostrato margini enormi, ma per tanti versi non se ne possono conoscere ancora i limiti, almeno fino a quando non giocherà in un contesto più competitivo del campionato belga. Berge si sviluppare in direzioni diverse a seconda di dove finirà: ad esempio, dovesse andare in Liga potrebbe diventare un totem a cui appoggiarsi davanti alla difesa, in grado di resistere alla pressione avversaria e far circolare il pallone; dovesse andare in Premier League potrebbe diventare un bombardiere “box to box” da far arrivare in attacco dalle retrovie e dominare il centro del campo. Berge è un enorme blocco di marmo norvegese alto 195 cm da poter scolpire come si vuole. Speriamo finisca tra le mani di un grande artista.

 

 





 



 



 

 



 

Jiddou è una mezzala creativa ed elegante che gioca con la 10 sulle spalle; ama accorciare sempre verso il pallone per toccarne il più possibile e cucire il gioco della squadra. Ha una visione di gioco notevole. Appena controlla il pallone alza la testa per vedere se può servire il movimento di un compagno venti o trenta metri in avanti; se non vede movimenti cerca lo scambio palla a terra con i compagni vicini, cercando di entrare in percussione fra le linee avversarie. Con un tiro da fuori -

sotto l’incrocio dei pali - ha segnato uno dei più bei gol del torneo. È un giocatore verticale ma non ha neanche 18 anni e col tempo potrebbe imparare a gestire i tempi di gioco in maniera più complessa.

 



 





 



 







 



 



 





 



 





 





 



 

E invece finora Orsolini ha giocato molto poco, guadagnandosi la prima presenza da titolare in Coppa Italia contro il Sassuolo e accumulando per il resto qualche manciata di minuti dalla panchina, sia in Serie A che in Europa League. La rinascita di Ilicic e l’affermazione di Cristante, che in più di un’occasione ha completato il tridente offensivo, hanno drasticamente ridotto le possibilità di entrare stabilmente nelle rotazioni. È ovvio che in questo momento Ilicic e Cristante offrano maggiori garanzie a Gasperini, anche perché l’ingresso in squadra di Orsolini cambierebbe, e molto, gli equilibri nel tridente. Orsolini è un esterno mancino che ama partire da destra, ha uno stile poco associativo e più “da attaccante” rispetto a Ilicic e Cristante: il suo gioco è ancora incentrato in gran parte sull’uno contro uno e sulla ricerca della porta avversaria, con e senza palla, un aspetto affinato nel Mondiale Under-20, in cui ha spesso segnato tagliando dal lato debole. In teoria questa sua caratteristica si completerebbe bene con la creatività di Gómez sulla fascia sinistra, ma non è ancora un argomento sufficiente per convincere Gasperini a concedergli maggiore spazio.

 

Le poche presenze accumulate finora hanno alimentato le voci di mercato, ma di recente il suo procuratore ha dichiarato che non lascerà l’Atalanta, almeno nella sessione invernale del calciomercato. Orsolini ha ancora un anno e mezzo per imporsi con i bergamaschi (l’accordo stabilito con la Juve in estate prevede infatti un prestito biennale): con un po’ di pazienza e di fiducia in Gasperini potrà tornare a generare l’hype che aveva portato tutte le grandi squadre italiane a interessarsi a lui un anno fa.

 





 



 

 

Dopo un anno in panchina, passato a stimolare più che altro l'ironia dei tifosi per il prezzo speso dalla Roma che minuti giocati, Gerson è finalmente riuscito a rientrare nelle rotazioni dei titolari della Roma di Di Francesco, guadagnandosi anche una settimana di gloria dopo la

. Nonostante sia indubbiamente cresciuto molto, però, il brasiliano non ha ancora fugato del tutto i dubbi su suo talento. Gerson ha dimostrato di avere alcune caratteristiche al di sopra alla media - la difesa del pallone spalle alla porta, il primo controllo, il fisico potente ed elastico - ma non è ancora del tutto chiaro dove potrebbe diventare davvero un giocatore eccezionale, in che posizione esattamente, in che contesto, con quali compiti. Gerson è troppo statico senza palla per pensarsi come mezzala, sia di possesso che di inserimento, troppo lento per essere un’ala davvero dominante. Nel 2018 forse scopriremo se esiste un ruolo in cui Gerson può affermarsi davvero, sempre che esista, in ogni caso toccherà a lui continuare a crescere e sfruttare le occasioni che gli verranno date.

 







 



 



 



 

Fisico, forza, senso dell’anticipo, rapidità e precisione nei passaggi: Upamecano dispone già di tutte le caratteristiche del difensore moderno ed è destinato a crescere ancora.

 





 

La crescita di Barella in questa stagione è stata talmente

che chiedersi adesso se riuscirà a confermarsi anche il prossimo anno sembra quasi superfluo. Il mediano del Cagliari è, insieme a Chiesa e Donnarumma, il prospetto italiano

degli ultimi anni e potrebbe passare in una grande squadra già nelle prossime sessioni di mercato. Con la sua capacità di mantenere alto il proprio rendimento contro qualsiasi avversario, è già possibile immaginarselo nel centrocampo delle migliori squadre italiane, nonostante sia solo alla sua primissima stagione da titolare in Serie A. Barella, per forza di cose, ha un talento ancora molto grezzo ma la facilità con cui ha adattato le sue qualità alla massima serie, riuscendo anzi a distinguersi dalla media, fa pensare che abbia qualcosa in più degli altri. E allora la domanda diventa se Barella è già pronto per questo salto oppure no: questo, sì, il 2018 potrebbe dircelo.

 

 

 







 



 



 



 



 



 





 




 

Dopo un’ottima stagione al Bastia, Saint-Maximin è stato ritenuto ancora troppo acerbo dal Monaco, che lo ha spedito ancora in prestito al Nizza per un’altra stagione di apprendistato. Saint-Maximin è un giocatore con una capacità quasi unica di disordinare le difese avversarie. Non si parla di talento assoluto, nemmeno di sensibilità tecnica, ma sa creare pericoli con la propria esplosività sui primi passi, con i cambi di passo, con la corsa in spazi aperti. Se si esce al di fuori di questa capacità, però, diventa difficile definire il suo talento: Saint-Maximin ha un tiro potente ma non particolarmente pulito, un primo controllo tutt’altro che eccellente, una consapevolezza tattica appena abbozzata, un istinto realizzativo ancora scarso. Se l’ala francese avesse davvero dei margini di miglioramento in questi aspetti del suo gioco, allora potrebbe diventare uno dei talenti offensivi più devastanti della sua generazione. Chissà che il 2018 non possa darci risposte in questo senso.

 

 





 



 





 

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