Tra il 4 e il 10 ottobre la Nazionale Under-19 impegnata in Svezia si è guadagnata il pass per la seconda fase di qualificazione all’Europeo di categoria, conquistando la testa del gruppo 9 grazie alle vittorie con Moldavia (4-0), Estonia (2-1) e Svezia (3-2).
Prima dell’ultima partita del girone, quella contro i padroni di casa, ho incontrato Alessandro Bastoni, uno dei giocatori del gruppo azzurro con più esperienza ad alto livello. Abbiamo parlato in un hotel di Jönköping, al termine della riunione tecnica, con praticamente tutto il resto dei compagni che lo aspettava a pochi metri di distanza. Superato “questo esame”, come l’ha chiamato lui, Bastoni ha raggiunto i compagni, che appena lo hanno visto alzarsi dalla poltrona, hanno messo in pausa Habibi di Ghali e si sono avviati verso il ristorante per andare a cena.
Ho scritto un breve profilo di Bastoni per la prima volta nove mesi fa, subito dopo la cessione di Caldara alla Juventus. Nel frattempo ha esordito con l’Atalanta (in cui è cresciuto) in Serie A e ha giocato altre quattro gare tra i professionisti attirando le attenzioni dell’Inter, che lo ha acquistato e lasciato in prestito a Bergamo per due anni.
Si tratta probabilmente del difensore italiano più promettente della sua generazione, considerando anche la sua attitudine a costruire il gioco partendo da dietro, dote sempre più importante per un centrale moderno. La nostra conversazione è cominciata proprio parlando di questo tratto caratterizzante del suo gioco.
La prima cosa che colpisce nel vederti giocare è quanto tu non sia un semplice difensore: imposti, lanci, porti palla. Con l’Estonia che pressava con un solo attaccante, tu e Bettella eravate in superiorità numerica e diverse volte ne hai approfittato per spingerti in avanti.
Pensi ti abbia influenzato anche il fatto di aver cominciato la tua carriera da terzino?
Hai citato Sergio Ramos, uno che può essere considerato il prototipo del difensore moderno. Pensi che rispetto al passato sia più semplice o più complicato fare il difensore?
A proposito di bravura in fase offensiva, ancora non hai avuto occasione di segnare il tuo primo gol tra i professionisti, ma nella tua carriera nelle giovanili hai sempre segnato tanto pur essendo un difensore centrale.
In una tua precedente intervista hai detto di ispirarti a Maldini, Thiago Silva ma anche a Toloi. Ma quanto ti hanno aiutato i tuoi compagni dell’Atalanta?
Foto di Emilio Andreoli / Stringer.
Hai anche dichiarato che un’ora e mezzo di allenamento in prima squadra equivale a tre ore di allenamento in Primavera. Com’è stato fare il salto tra i professionisti?
A tal proposito, si parla spesso di abolire il campionato Primavera e di istituire le squadre B. Cosa ne pensi del livello della Primavera?
Pensi sia solo una questione fisico-atletica, o anche tecnica?
Sei cresciuto in uno dei migliori settori giovanili d’Italia e giochi in Nazionale dai tempi dell’Under-15. Quanto è stata importante la maglia azzurra nella tua crescita?
Essendo forse, tra tutti i tuoi compagni di Nazionale, quello più vicino al massimo livello, senti di avere maggiori responsabilità?
Qui con te c’è anche Melegoni, capitano dell’Under-19 e tuo compagno nell’Atalanta, che ha esordito in Serie A nella tua stessa partita.
Dietro a quell’esordio in Serie A ci sono anche molti sacrifici…
Foto di Marco Luzzani / Stringer.
Non è il tuo caso, visto che ormai sei stabilmente in prima squadra e ti appena acquistato l’Inter, ma avendo giocato per 12 anni nello stesso settore giovanile, avrai visto tanti altri calciatori che non ce l’hanno fatta ad “arrivare”. I tuoi ex compagni avevano pensato a un’alternativa al calcio?
Il calcio occupa già gran parte della tua vita e della tua giornata. Quando non giochi o non ti alleni, continui a guardare partite o a leggere di calcio?
Hai un campionato o una squadra che segui con maggiore interesse?
Quando guardi una partita lo fai con un approccio ricreativo, oppure tendi a concentrarti anche su aspetti più analitici?
Si è appena conclusa la riunione tecnica prima di Svezia – Italia. Quanto sei attento alla tattica?
Foto di Getty Images.
È stato difficile inserirsi nel contesto delle marcature a uomo flessibili di Gasperini, determinanti nella brillante stagione dell’Atalanta?
Su quale aspetto Gasperini sta lavorando a livello individuale? Cosa vuole che tu migliori?
Quindi è un lavoro sulla mentalità più che sulla tecnica.
Un altro aspetto che è sempre più oggetto di analisi è quello dei dati. Che tipo di dati ti mostrano gli staff ?