Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Daniele Manusia
I peggiori errori sotto porta del 2022
30 dic 2022
30 dic 2022
5 errori che vi faranno riflettere sulla fallibilità dell'uomo.
(di)
Daniele Manusia
(foto)
Visionhaus/Getty Images
(foto) Visionhaus/Getty Images
Dark mode
(ON)

Proviamo a vedere il lato positivo della cosa. Sbagliare un gol sotto porta, a pochi passi, a pochi centimetri o addirittura sulla riga di porta, sarebbe salutare per tutti gli esseri umani. Almeno uno, almeno un errore sotto porta nella vita. Giusto per ricordarsi la propria fallibilità, il fatto che la perfezione non esiste eccetera eccetera. Un errore che non puoi scaricare su chi è sotto di te nella gerarchia aziendale, o sociale, un errore che è tuo, solo tuo, per il resto dei tuoi giorni. E non puoi farci niente, devi conviverci quotidianamente con questa idea che anche te ogni tanto sbagli, che sei capace di errori clamorosi, catastrofici. Errori per cui ti piacerebbe essere una di quelle persone capaci di riderci sopra - ma non lo sei: allora diventalo, no? Se non avete buoni propositi per il 2023: eccovene uno alla portata di tutti.Dunque, dicevamo, sbagliare sotto porta per prendere una distanza, anche minima, dalla cultura della performance in cui viviamo. E dalle apparenze in mezzo a cui viviamo, sentirsi un po’ nudi davanti a tutti può essere salutare. Per confrontarsi non tanto con le proprie debolezze (e occhio che questa è una citazione interna al pezzo stesso che state leggendo, quindi per capirla dovete arrivare per forza di cose fino in fondo) ma con la propria forza interiore. D’altra parte, certe cose sono inevitabili. Non esiste livello atletico e tecnico che possa eliminare la variabile dell’errore sotto porta (se non ci credete esistono addirittura playlist con gli errori di Lionel Messi sotto porta); e non possiamo sapere come, quando, a chi, sta per capitare un errore del genere. Voi, ad esempio, lo reggereste un errore sotto porta?Celebriamo dunque questi momenti rivelatori, i migliori del 2022. Ne ho scelti cinque, ma potenzialmente ce ne sarebbero molti di più. Primo perché, appunto, se sbagliate voi sotto porta e nessuno vi riprende almeno con un iPhone è come la storia dell’albero che cade in una foresta e nessuno lo sente. Secondo poi perché, nonostante la memoria corta dell’internet, capita molto più spesso di quel che si pensi. La porta da calcio può avere un potere perturbante sugli attaccanti e senza dubbio ci sono attaccanti che più di altri subiscono l’influenza malefica di quei quattro pali di alluminio. Forse l’esempio più grande è fornito da un grande attaccante come Edin Dzeko che contro il Bologna qualche mese fa ha segnato un gol splendido, uno dei più belli della sua carriera, in una partita in cui ha masticato almeno tre palle da gol più semplici. Per certi giocatori il “senso del gol” che li porta in posizioni pericolose non è sempre accompagnato da una sufficiente compostezza fisica o, direi, morale, cosa che li porta inevitabilmente a sbagliare per il semplice fatto che calciando - si vede benissimo, possiamo leggergli nel pensiero - non riescono a fare a meno di chiedersi: e se sbagliassi? È successo a Tammy Abraham contro il Verona, ma anche a Lautaro Martinez contro la Francia, in finale di Coppa del Mondo cioè, una partita in cui comunque è stato decisivo (anche calciando addosso a Loris la palla che poi carambola sul piede destro di Messi per il gol del momentaneo 3-2). Ovviamente, dato che è finita bene quella partita, gli errori di Lautaro sono tutto sommato perdonabili: il contesto è sempre importante ma alcuni errori trascendono ogni considerazione più grande.

Cristiano Ronaldo di testa contro la Corea

Qui il contesto si mangia quasi tutto il resto. Sì d’accordo, è un gol mangiato, quello che Ronaldo manda di testa al lato, ma non sarebbe neanche così assurdo - colpisce la palla in torsione, quasi ad altezza delle sue stesse ginocchia, su un tiro ribattuto dal portiere coreano che non gli lascerebbe il tempo di provarci in nessun altro modo - se non si inserisse all’interno della triste parabola che ha portato Ronaldo, in appena quattro mesi, a salutare lo United e ad alienarsi persino Fernando Santos che a Mondiale ha finito per panchinarlo. Quella contro la Corea è stata la sua ultima partita - al momento - da titolare della propria nazionale, in quella successiva contro la Svizzera Gonçalo Ramos che ha giocato al suo posto ha segnato la prima tripletta del Mondiale. Ronaldo è poi entrato a inizio secondo tempo contro il Marocco ma non è riuscito a segnare il gol che avrebbe cambiato tutto, nella partita che ha eliminato a sorpresa una delle nazionali favorite. Prima dell’inizio del torneo Piers Morgan aveva immaginato una finale Portogallo-Argentina, Ronaldo contro Messi, con l’argentino che segnava una doppietta e il portoghese che rispondeva con una tripletta. Non solo non è successo, ma Ronaldo ha dovuto guardare il suo arcirivale sollevare la coppa da protagonista - chissà che anche il fatto che dopo la vittoria si sia parlato solo del paragone tra Messi e Maradona non lo abbia fatto sentire un po’ tagliato fuori. Nei nostri occhi resta l’errore con la Corea, uno dei più terribili di questi ultimi mesi (in cui comunque, va detto, Ronaldo ha sbagliato un gol in quasi ogni partita in cui aveva giocato, soprattutto in Europa League dove ten Hag lo faceva giocare titolare, ma evidentemente Cristiano non pensava fosse una coppa alla sua altezza: peggio per lui). Questo contro la Corea è un errore che va al di là delle questioni puramente calcistiche e che può insegnare molto a tutti, compreso Cristiano Ronaldo. Peccato che quella stessa sera, mentre giaceva addormentato nel suo letto, il suo dottore personale abbia pensato bene di asportarlo dalla sua memoria mentre il resto dell’entourage creava un finto video di highlights senza quell’errore, da mettere sul finto YouTube creato appositamente per i device di Ronaldo (che non si è mai chiesto come mai su YouTube tutte le ricerche portino a suoi video celebratori).

Darwin Nunez contro il Crystal Palace

La prima stagione di Darwin Nunez dovrebbe essere studiata proprio per capire qualcosa di più sullo strano legame che c’è tra un attaccante di razza - più veloce, più potente, più pericoloso di qualsiasi altro giocatore in campo - e l’effetto che può avere su di loro una porta da calcio spalancata a pochi metri di distanza. Pochi giorni fa contro il Manchester City in Carabao Cup e in campionato contro l’Aston Villa, Nunez ha fallito una serie di occasioni che volendo potrebbero stare tutte in questa classifica speciale. Per la caratura del giocatore, soprattutto, per il fatto che quando è arrivato quest’estate per quasi cento milioni è stato subito paragonato ad Haaland e - anche al di là delle aspettative esagerate di un pubblico senz’altro viziato come quello contemporaneo - parliamo potenzialmente di uno dei più forti attaccanti dei prossimi dieci anni. Avrei potuto scegliere uno qualsiasi dei suoi errori in questo scorcio iniziale di stagione (questo con l’Ajax forse è ancora più clamoroso) ma questo con il Crystal Palace forse è il più interessante perché al di là del gesto tecnico sballato, sottolineato dalla sua stessa disperazione, arriva poco prima che Joachim Andersen facesse definitivamente impazzire Nunez che girandosi e dandogli l’inizio di una testata (a quel punto tanto valeva portarla fino alla fine) ha rimediato il suo primo cartellino rosso e le sue prime tre giornate di squalifica in Premier League. Detto ciò, nessuno ci troverebbe niente di strano se a fine stagione Darwin Nunez avesse segnato 25 gol (al momento è a 9 stagionali). Non solo perché gli basterebbe mettere dentro la metà delle occasioni che si crea da solo, ma anche perché sembra un fatto passeggero, una defaillance momentanea, una paura della porta, di tirare, che da un momento all’altro può andarsene così come è arrivata. Contro l’Aston Villa è stato eletto giocatore del match, come a dire che gli errori sotto porta non equivalgono per forza di cose a una prestazione globale negativa. Certo, meglio per lui se questo momento non dura troppo.

Lukaku di petto contro la Croazia

Alla partita da incubo di Romelu Lukaku contro la Croazia ho dedicato un articolo intero. Oggi, con un po’ di prospettiva, continua a sembrarmi incredibile che in un momento così cruciale, in cui sarebbe bastato un gol per qualificare il Belgio agli ottavi di finale, Lukaku abbia avuto quattro palle gol (più quella che gli ha negato Gvardiol con una scivolata semimiracolosa) e che nessuna sia andata dentro. Nessuna era davvero facile, tranne forse quella di testa che però sarebbe stata comunque annullata perché la palla era uscita sul fondo prima del cross di De Bruyne; nessuna erano veramente difficile, però. Certo quando sbaglia Lukaku l’internet, soprattutto l’internet italiano, sembra più divertito e crudele rispetto a quando sbaglia chiunque altro. Perché Lukaku si presenta come un leader, come la persona che risolve i problemi anziché inciamparci dentro e finirci avvolto da capo a piedi, perché è nero e fiero di esserlo in un paese in cui persino le persone che ti vogliono bene ti regalano banane marce per ridere, e perché quando tutto va bene è talmente superiore ai suoi avversari da fare rabbia, da farla sembrare un’ingiustizia. Allora ben ti sta Lukaku, così impari ad essere entrato nelle nostre misere vite.La più incredibile delle occasioni fallite contro la Croazia è l’ultima, quella di petto. Non si capisce neanche se Lukaku ha provato a mettere la palla in porta o a controllarla, ci ha sbattuto contro come se avesse appena girato l’angolo di un supermercato e si fosse trovato quella palla davanti. Adesso, a voler difendere Lukaku, possiamo immaginare che sia stato colto di sorpresa dal liscio di testa di Lovren, a pochi passi, e che si è ritrovato la palla addosso senza potersi davvero coordinare. Al tempo stesso è Lukaku stesso ad arrivare così in quel punto dell’area, con l’aria di sapere quel che va fatto, e volendo avrebbe potuto aspettare un paio di passi più indietro per vedere cosa succedeva. Quindi, se non ci credeva neanche lui, cosa ci è andato a fare alle spalle di Lovren? Ecco un’altra lezione per tutti noi. Lukaku a fine partita ha sfondato una panchina di plexiglass con un pugno, segno che la lezione è stata assorbita (ma attenzione: niente può proteggerlo da errori simili in futuro).

Hansamu Yama tira alle stelle contro il Brunei

Quanto conta un gol sbagliato in una partita che la tua squadra, l’Indonesia in questo caso, alla fine vince 7-0? Quanto deve essere grave l’errore in questione per attirare su di te le attenzioni di mezzo mondo? Su un povero difensore indonesiano tornato in nazionale dopo due-tre anni in cui non era stato convocato e che poco prima di questa partita aveva dichiarato di essere «determinato a dare il massimo delle mie abilità» alla nazionale stessa? Tradirei uno sguardo colonialista, però, se dipingessi Hansamu Yama Pranata come una povera vittima del destino. Proviamo a vederla al contrario: e se fosse colpa sua? Cosa ci faceva lui, difensore centrale, nel cuore dell’area del Brunei? Stava forse cercando la propria gloria, di farsi bello con l’allenatore e i tifosi, proprio sulla pelle di una squadra che avrebbe poi perso 7-0? Ben ti sta Hansamu Yama Pranata, la prossima volta resta al posto tuo in difesa, anche su calcio d’angolo, non ti avvicinare neanche all’area di rigore avversaria.Questo errore di pochi giorni fa (26 dicembre) - che ne ricorda uno antico del giovane Cristiano Ronaldo - è meritevole del secondo posto in questa classifica perché a modo suo, comunque, Hansamu Yama ha trovato un certo tipo di gloria. Quella di un fallimento eccezionale, che desta curiosità (solo su Out Of Context Football siamo oltre le 11 milioni di visualizzazioni) e che spinge a chiedersi cosa passasse per la testa di Hansamu Yama quando il compagno gli ha passato quella palla rasoterra, in orizzontale, a dieci, boh, sette centimetri dalla riga? Forse, sotto sotto, Hansamu Yama voleva tirare alto, perché altrimenti non si spiega. Quanto bisogna prendere male una palla da calcio per alzarla a campanile sul posto, come se volessi fare canestro in un cestino immaginario posizionato a sei metri di altezza in verticale sulla traversa? E se puoi prendere così male una palla come fai a giocare a calcio di mestiere, come fai a mettere un piede davanti all’altro nella tua metà campo difensiva e a fare anche solo un passaggio di un metro senza che ti tremino le gambe?Difficile fare peggio di così, direte voi, eppure qualcuno, proprio quest’anno, ci è riuscito.

Il vincitore è William Akio che toglie la palla da dentro la porta

L’errore dell’anno è quello di William Akio, attaccante del Valour FC (campionato canadese) che, per ragioni sconosciute a tutti compreso lo stesso William Akio, toglie dalla riga di porta una palla che sta entrando senza che lui faccia niente, difendendo quindi la porta avversaria e togliendo un gol fatto al suo compagno di squadra Alessandro Riggi (canadese le cui origini non è necessario specificare). Diciamolo meglio: c’è un cross rasoterra per Alessandro Riggi all’altezza dell’area piccola, Riggi calcia di punta anticipando un difensore ma il portiere para, la palla resta lì alle sue spalle (il portiere steso a terra sembra una persona stanca che cerca di spegnere la sveglia sul comodino senza trovarla) e mentre Riggi rotola dentro la porta, cadendo, riesce in qualche modo a toccarla di nuovo mandandola, piano piano, verso la rete. A quel punto arriva Akio, che aveva seguito l’azione partendo da destra, e si allunga un attimo prima che la palla varchi del tutto la linea calciandola verso il fallo laterale. Riggi aveva iniziato a esultare ma si ferma subito, tutti guardano l’arbitro che guarda il guardalinee che non fa nulla, Akio indica la riga di porta come a dire che la palla era già dentro mentre i suoi compagni gli chiedono “Why? Why?” come farebbero dopo aver trovato il proprio fratello in lacrime al centro del salotto, con un coltello insanguinato in mano, dopo che ha sterminato il resto della famiglia.Che poi in realtà una ragione ci sarebbe, solo che non è basta a spiegare l’assurdità del gesto di Akio che, ha detto poi, voleva festeggiare calciando via la palla un gol già fatto. Anche per arrivare a quella conclusione parziale e per niente chiara ci è voluto tempo. Come un pittore di fronte al proprio capolavoro si può sentire agito dallo spirito dell’arte, più che dalla sua volontà e dal suo talento, ed è chiamato a interpretazioni complicate che lo posizionano, rispetto alla sua opera, alla stessa distanza dei critici, Akio ha guardato e riguardato quello che aveva fatto in cerca di senso. Lì per lì, a caldo, ha detto: «Ho davvero solo sbagliato un gol a porta vuota. Non c’è niente più di questo». Aggiungendo una piccola lezione motivazionale (quella che citavo all’inizio del pezzo): «A volte la prova consiste non nel mostrare le nostre debolezze, ma nello scoprire la nostra forza». Poco tempo dopo, però, sul suo canale YouTube, William Akio ha analizzato il suo errore più in profondità. «È accaduto tutto così velocemente», ha iniziato raccontando, come il testimone di un attentato terroristico, «Riggi riesce a toccare la palla che supera il portiere. Sta strisciando dentro e a quel punto è come se se la cose andassero al rallentatore». Akio pensa che il gol è già avvenuto: «Volevo correre, spazzare la palla per festeggiare con i miei compagni e alzare Riggi che era caduto nella rete».Non basta, Akio se ne rende conto. «Ho avuto un piccolo black-out. La palla ha toccato la parte esterna del piede ed è andata fuori mentre io stavo cercando di sbatterla in rete con l’interno del mio piede. È molto imbarazzante, davvero. Non posso farci niente, a parte riderci sopra». Si può prendere davvero così male una palla? E anche se fosse, Akio non ha solo sbagliato la direzione del tiro, ma anche il tempo dell’intervento, anticipando il movimento quasi proprio per colpire la palla prima che entri del tutto. Qui siamo in zona Choupo-Moting (o se preferite Ilija Sivonjic) è davvero difficile non pensare che l’abbia fatto apposta. Eppure non è possibile neanche che l’abbia fatto apposta, non avrebbe senso, semplicemente. Lo spirito però è quello giusto. William Akio ci ha riso davvero sopra, ne ha parlato pubblicamente, apertamente, con la consapevolezza forse che non sarebbe stato sufficiente ma che in fin dei conti non c’era niente di cui vergognarsi veramente, nessuno si era fatto male. Già si deve sorbire le prese per il culo di mezzo mondo, ci manca solo che si debba anche vergognare. «Imparerò di certo la lezione. Di sicuro non farò mai più un errore del genere. Mi restano da giocare ancora centinaia di partite, se dio lo vorrà. Ne trarrò il massimo. Non lascerò che questo piccolo errore mi definisca come giocatore». Akio, nato in un centro per rifugiati di Nairobi da genitori che fuggivano la guerra civile nel Sudan del Sud, poco tempo dopo questo errore ha lasciato il Valour per andare a giocare in Scozia, nel Ross County. Il Valour era nato nel 2018, negli anni in cui è stato organizzato per la prima volta il campionato canadese (2019), e Akio con i suoi 10 gol in due stagione ne è diventato il secondo miglior marcatore di sempre. In Scozia sta faticando a trovare minuti (si è anche infortunato al ginocchio quest’estate) ma insomma, possiamo dire che William Akio è passato oltre…… e però… però non riesco a non immaginare Akio nel suo letto di Dingwall, dove ha sede il Ross County, che si rigira tra le coperte, tormentato ancora dai dubbi, da quell’errore inspiegabile. E se ci fosse una ragione che mi sfugge, inconscia, latente, per rubare il gol a Raggi o, anzi, per toglierglielo del tutto? E se l’avessi fatto apposta?

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura