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Daniele Manusia
In caso di pericolo chiamate Josko Gvardiol
08 dic 2022
08 dic 2022
Con la Croazia sta disputando un grande Mondiale.
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Daniele Manusia
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Visionhaus/Getty Images
(foto) Visionhaus/Getty Images
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Qatar 2022 si porta dietro questioni problematiche. In questo articolo abbiamo raccolto inchieste e report che riguardano le morti e le sofferenze ad esso connesse.Della disastrosa prestazione di Lukaku con la Croazia ricordiamo quattro errori non forzati, in cui l’attaccante belga ha sbagliato per mancanza di forma, coordinazione, riflessi, ma c’è stata un’altra grande occasione con cui la storia di quella partita sarebbe potuta cambiare. Un’occasione in cui Lukaku non è riuscito neanche a tirare. È arrivata un minuto e mezzo dopo il novantesimo ed è nata da una deviazione sfortunata di Borna Sosa, che su un cross da sinistra di Castagne perde l’equilibrio e per anticipare Thorgan Hazard sul secondo palo finisce col lasciare la palla rimbalzante nell’area piccola. Il cross aveva sorvolato Lukaku, marcato stretto da Josko Gvardiol, ma la deviazione di Sosa stava finendo proprio sul piede sinistro del centravanti belga che, per carità, non era in serata ma con il suo piede forte, da un paio di metri di distanza, difficilmente avrebbe trovato il modo di sbagliare anche quell’occasione. A quel punto, però, interviene Gvardiol con un riflesso semi-miracoloso: una scivolata con cui prolunga la corsa del pallone verso l’esterno, togliendo con la punta del sinistro la palla dal piedone di Lukaku subito dietro. Uno di quegli interventi che nella partita di un difensore fanno la differenza tra giocare bene (senza commettere errori, cioè) e avere lo stesso impatto di un grande attaccante. Uno di quegli interventi in cui l’arte difensiva non è solo ordinaria burocrazia (marca, stringi, copri, spazza) ma si copre di un manto eroico.

In Atto di Forza Arnold Schwarzenegger scopre che la sua vita è tutta un inganno e dopo essersi unito alla rivolta marziana - perché il film è ambientato su Marte - arriva vicinissimo a innescare il reattore in grado di fornire ossigeno all’intero pianeta. Un’esplosione però crea una voragine che lo sta per risucchiare fuori, Schwarzenegger si aggrappa a un cavo e con uno sforzo sovrumano riesce a mettere la mano nel pulsante gigante, a forma di mano aliena, che innesca finalmente il reattore. Su Marte arriva aria pulita e come per magia il cielo si tinge di azzurro.Scusate se vi ho spoilerato il finale di Atto di Forza, ma l’intervento di Josko Gvardiol al 92esimo della partita con il Belgio è a questo livello di eroismo.

Poco più di un anno fa parlavamo di Gvardiol, allora diciannovenne, nel nostro podcast di tattica e tecnica “Lobanovski”. Dal minuto 29.40.

Josko Gvardiol è uno dei giocatori di cui giustamente si sta parlando di più in questo Mondiale, uno dei migliori difensori insieme a una leggenda come Thiago Silva e a Dayot Upamecano. Con Upamecano si sono sfiorati nel club: Gvardiol è arrivato al Red Bull Lipsia dalla Dinamo Zagabria nel 2021, proprio quando Upamecano è appena passato al Bayern Monaco. Quella stessa estate anche Ibrahima Konaté ha lasciato il Lipsia per andare al Liverpool e dopo poche partite (tra cui le sconfitte per 6-3 con il Manchester City e per 4-1 con il Bayern Monaco in cui non era tra i titolari) Gvardiol è entrato in pianta stabile nella difesa a 3 di Jesse Marsch, rimanendoci poi anche con Domenico Tedesco e, dall’inizio di questa stagione, con Marco Rose (centrale di sinistra in una difesa a 4). Adesso, dopo un anno e mezzo in Bundesliga, sembra già pronto per un passaggio simile a quello compiuto da Upamecano e Konaté, e cioè verso una squadra di primissima fascia. Piace praticamente a tutti ma si parla con insistenza di Chelsea, anche perché pochi giorni fa, con il mercato di gennaio alle porte, Gvardiol non ha smentito rispondendo a domanda diretta che “forse un giorno” giocherà lì (dove ritroverebbe Kovacic). E se davvero è già arrivato a questo momento di svolta, lo ha fatto con paio di anni di anticipo sui suoi predecessori, dato che al momento di lasciare il Lipsia sia Upamecano che Konaté avevano 22 anni. https://www.youtube.com/watch?v=osv7KIPOdoE

Una grande di partita di Gvardiol contro grandi avversari. Da rivedere prima che affronti Richarlyson, Raphina, Vinicius Junior e Neymar nel quarto di finale contro il Brasile.

Josko Gvardiol compierà 21 anni il prossimo gennaio, anche se guardandolo sembra impossibile da credere. Quasi esattamente un anno fa scrivevamo di lui come di un giovane da tenere d’occhio che potenzialmente sarebbe diventato tra i migliori difensori al mondo: “È forte di testa, forte in recupero correndo indietro, forte in anticipo, forte con la palla tra i piedi”. Oggi sembra già rientrare in questa categoria, vicino anche al giocatore a cui ha detto di ispirarsi da ragazzo (dopo Messi, a cui si ispirava da bambino): Virgil van Dijk. E se le qualità sono le stesse, il Mondiale sta facendo la differenza nella percezione di tutti. Ivan Rakitic lo ha indicato come il migliore tra i croati nelle prime tre partite: «Ho sentito grandi cose su di lui, ma penso che quello che sta facendo sia su un altro livello». Josko Gvardiol - detto “Pep” evidentemente da persone con un ironia livello 1 per via dell’assonanza tra il suo cognome e quello del Pep più famoso - è uno dei pochi difensori in grado di mettere d’accordo vecchia e nuova scuola. Quelli che vogliono che i difensori siano degli spazzaneve in grado di spingere una slavina verso l’esterno del campo, duri come la pietra, sempre concentrati in area, asfissianti in marcatura, e quelli che ritengono sia comunque importante, per giocare a calcio, avere una minima confidenza con la palla.L’ex direttore sportivo della Dinamo, Zoran Mamic (prima di essere arrestato per frode fiscale, nel contesto dello scandalo che aveva coinvolto anche Modric e al cui centro c’era il fratello maggiore Zdravko Mamic), diceva che anche se altri difensori hanno le sue qualità «la cosa che lo differenzia dagli altri è il fatto che può anche giocare. Che vuole giocare. Le sue abilità nel playmaking sono incredibili». Direi di più: sembra quasi che Gvardiol voglia vedere fino a dove può giocare, provocando gli avversari, arrivando palla al piede anche fin dentro la trequarti offensiva. Sempre con una calma e una compostezza che ti fa chiedere se abbia davvero l’età che ha.

A proposito di playmaking.

La sua abilità tecnica - nei filtranti, nei lanci, ma anche nei dribbling - oltre a farlo sentire perfettamente a suo agio in una difesa a 3 gli permette di giocare anche come terzino, in caso di bisogno. E in fascia non si limita a fare il regista arretrato ma, con il suo passo da carrarmato veloce e dritto, sale fin dove può. Certo, in un calcio in cui i centrali difensivi tecnici e dominanti fisicamente costano come i centravanti da venti gol a stagione, sarebbe quasi uno spreco farlo giocare come terzino. Se c’era qualche dubbio in proposito, i primissimi tempi in nazionale e al Lipsia, il Mondiale sta togliendo ogni dubbio sulle sue potenzialità soprattutto da difensore centrale una difesa a 4.La chiave tattica è essenziale: Josko Gvardiol è uno dei rarissimi difensori in grado di giocare in una coppia come se giocasse in un terzetto. L’elasticità muscolare, la capacità di leggere l’azione e il senso dell’anticipo gli permettono di essere sempre aggressivo sull’uomo uscendo dalla posizione in avanti. Ma anche: la sua velocità e la tecnica con cui usa il corpo per ridurre la distanza, prendere contatto con l’avversario e intervenire sulla palla (anche scivolando), lo rende incredibilmente efficace anche nei recuperi profondi.

A proposito di “senso dell’anticipo”.

È un difensore molto tecnico anche senza palla, pulito per quanto aggressivo, personalmente trovo fantastico il modo in cui sposta gli avversari senza commettere fallo, semplicemente sfruttando la forza, il peso, forse la materia stessa di cui è fatto che sembra più dura di quella dei suoi avversari. Nella parte finale della partita con il Giappone, che la Croazia ha provato a vincere - ed è riuscita a pareggiare - facendo davvero il minimo indispensabile, Gvardiol si è ritrovato a giocare più di un duello con Asano, l’autore del gol della vittoria nella partita d’esordio con la Germania. In quel caso Asano era sfuggito a Nico Schlotterbeck (altro giovane difensore molto interessante) che poi, dopo averlo recuperato correndo verso la propria porta ed essere arrivato al contatto con le spalle e le braccia, non è riuscito a impedirgli il tiro. Anche contro la Croazia, alla sua prima palla toccata dopo essere entrato in campo intorno all’ora di gioco, Asano ha avuto un’occasione buona: muovendosi alle spalle di Lovren ha recuperato un lancio lungo, lanciandosi immediatamente verso l’area di rigore. Gvardiol non solo non ha perso il duello in velocità ma gli ha sbattuto la porta in faccia, tenendoselo alle spalle. Anche più avanti nella partita Gvardiol non gli ha mai concesso più di un paio di metri di libertà, recuperandoli sempre con aggressività e senza mai perdere di vista la palla.

Nei primi anni 2000 allo Staple Center di Los Angeles partiva la musica di Superman dopo una schiacciata di Shaquille O'Neal. Per Gvardiol, con la mascherina protettiva che indossa dopo essersi rotto il naso due settimane prima dell’inizio del Mondiale, si potrebbe proiettare il bat-segnale nel cielo dopo una delle sue chiusure.

Figlio di un pescatore, Gvardiol ha iniziato a giocare a calcio a sette anni nel NK Tresnjevka, squadra del suo quartiere a Zagabria, giocando spesso sottocategoria (Mamic ricorda che quando già era alla Dinamo da una decina di giorni giocò prima con l’under 16, poi con quella 17, quella 18 e infine con la squadra B). Il che spiega anche perché non sembra soffrire i salti di livello, perché sembra che per lui sia sempre tutto facile. Gvardiol ha sempre saputo che avrebbe fatto il calciatore - ha anche lasciato la scuola a un certo punto per concentrarsi sul calcio - ed è diventato il più giovane esordiente nella storia della nazionale croata. Ma sembra avere anche un carattere piuttosto “normale”: i tifosi della Dinamo Zagabria si stupirono vedendolo alla fermata del tram dopo una partita, ma lui non aveva ancora la patente e quello era il modo in cui tornava sempre a casa.E sembra totalmente a proprio agio anche dopo aver raggiunto l’élite del calcio Mondiale. Anzi, sembra pensare - proprio come noi che lo guardiamo giocare - che adesso viene il bello. Adesso che sta arrivando il momento di confrontarsi, settimana dopo settimana, con i migliori attaccanti al mondo, nel campionato (se sarà la Premier, ma se fosse la Liga cambierebbe poco) e nelle coppe più prestigiose. Questo, se tutto va bene, per i prossimi dieci anni. Come si diceva? Che non esistono più i difensori di una volta? Provate a dirlo a Josko Gvardiol guardandolo negli occhi.

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