I due O. J. Simpson
Cosa ricorderemo di uno dei più grandi giocatori della storia.
I’m absolutely, 100%, not guilty
Nella fase istruttoria Rob Shapiro prova subito ad invalidare il secondo guanto, quello ritrovato dentro il perimetro delle mura Simpson dal detective Furhman. Le circostanze erano infatti sospette. Con quale diritto i tre detective erano piombati dentro le mura delle proprietà? Piccolissime tracce di sangue sulla Bronco erano davvero bastate ad allarmarli sul pericolo di vita di Simpson? E perché queste preoccupazioni non erano state condivise in alcun modo con Kato Kaelin – un ospite della dimora di O.J. – prima persona incontrata dai detective all’interno della casa.
Mentre la difesa allestiva un dream team di avvocati capitanati da Johnnie Cochran, il pubblico ministero, Marcia Clark, a capo dell’accusa, stava costruendo il suo personale quadro di O.J. Simpson, ovvero quello di una persona violenta che abusava in modo cronico di Nicole. A corredo di questa ipotesi vennero presentate varie prove tra cui registrazioni del 911 in cui Nicole denunciava O.J. di maltrattamenti. La più grave risale alla notte di capodanno del 1989 in cui, dopo essere stata brutalmente picchiata, Nicole aveva confessato ad un poliziotto accorso sulla scena :
“He’s gonna kill me!”
“Who is gonna kill you?”
“O.J.!”
Il quadro presentato era abbastanza chiaro: per l’accusa O.J. si era reso colpevole di una escalation di violenza e soprusi, documentati e restati impuniti a causa della sua celebrità, che era inevitabilmente sfociata al culmine con un brutale omicidio. Un percorso fatto di briciole di pane e così logico da sembrare inattaccabile.
Le prove a disposizione, composte dal DNA Simpson ritrovato sulla scena del crimine, di due guanti dello stesso paio ritrovati (uno sulla scena del crimine e l’altro in casa Simpson) e di una ricostruzione temporale a prova di orologeria, sembravano un facile home-run dell’accusa. Ma il castello era costruito su basi tutt’altro che solide.
Per prima cosa gli uomini della difesa provarono a screditare la linea narrativa difensiva. Alan Dershowitz affermò che in un processo per omicidio le prove come i maltrattamenti e le percosse non potevano essere usati come prova indiziaria. Infatti secondo il penalista ogni anno in America 4 milioni di donne venivano picchiate da mariti e conviventi e che di queste però solamente 1500 venivano successivamente uccise, ovvero solo lo 0.04%. Era ovviamente un dato tendenzioso – se infatti si considera solamente il dato delle “donne picchiate dai compagni e successivamente uccise” nel 90% dei casi è il marito il colpevole – ma questa tecnica della “fallacia dell’accusatore” ha dimostrato da subito la qualità dello staff di Simpson, e che il campo della percezione sulla giuria avrebbe deciso l’incontro.
A questo punto agli uomini della difesa non rimaneva che smontare la catena di prove ed è quello che provarono a fare nei successivi mesi.
Circle the wagons
La stagione 1968 per i Buffalo Bills si era appena conclusa con un terribile 1-12-1 e con la prima scelta assoluta non ci pensarono due volte a scegliere l’Heisman Trophy uscente. O.J. sognava di restare in California ma i 49ers sceglievano solamente alla chiamata numero 7 – con la quale poi selezionarono il tight end pro bowler Ted Kwalick. L’impatto per “The Juice” in NFL non fu esattamente devastante. Nelle prime 3 stagioni non superò le 750 yard e i Bills non raccolsero che appena 7 vittorie in quel triennio.
Ma, come aveva già dimostrato al college, O.J. ha i suoi tempi. È il 1972, l’anno della perfect season dei rivali Dolphins, e O.J. sale in cattedra, diventando leader NFL per yard corse con 1251. Il primo di 4 titoli in 5 anni che lo consacreranno alla storia. Se i Bills continuano a mancare viaggi in postseason, appena 1 apparizione nei 9 anni trascorsi da Simpsons a Buffalo, O.J., da parte sua, non si fermerà più.
Nel 1973 diventa il primo giocatore a rompere il muro delle 2.000 yard corse, e ancora unico ad averlo fatto in appena 14 partite. Se a questo aggiungiamo che i due QB Joe Ferguson e Dennis Shaw chiusero la stagione con appena 1200 yard complessive (!) riusciamo a contestualizzare meglio quella che è per certi versi la miglior stagione per un running back di sempre.
Le difese negli anni ’70 erano ben attrezzate e sapevano cosa aspettarsi dai propri avversari, considerato che il 60% di tutte le azioni offensive della lega erano una corsa e in particolar modo che il 75% delle giocate offensive dei Bills quell’anno erano un gioco di corsa. Ma niente di tutto questo è bastato a fermare il #32 dal correre 143 yard ogni domenica. Nel 1976, all’età di 29 anni, ruppe per l’ultima volta il muro delle 1000 yard e fu per l’ultima volta rushing leader NFL alla fine dell’anno. Ma all’interno dell’ennesima stagione negativa per i suoi Bills (2-12 con 10 sconfitte consecutive) O.J. risplende un’ultima volta nel seguitissimo appuntamento del Thanksgiving Day Game. I Bills vengono ospitati dei Lions e il QB scelto al terzo giro Gary Marangi stava vivendo l’ennesima difficile giornata, completando appena 4 dei 21 tentativi per 29 misere yard – e, per descrivere il contesto tecnico in cui si muoveva Simpson, il 35.3% di completi con cui Marangi chiuderà la stagione sarà il peggior dato di tutti i tempi per un QB.
Nella assoluta sterilità offensiva di una squadra allo sbando è “The Juice” a caricarsi, per l’ennesima volta, i Bills sulle spalle. Se cercate sul dizionario la definizione “trance agonistica” probabilmente troverete una foto di O.J. che corre sulla difesa dei Lions quel 25 novembre ‘76. I difensori non riuscivano nemmeno a toccarlo e quando lo facevano fermarlo era, letteralmente, impossibile. Tutto il meglio del repertorio di “The Juice” concentrato in 60 minuti. I Bills perdono la partita, ma O.J. riesce a stabilire il record di yard corse in una singola partita, 273. O.J. a un certo punto rubò totalmente la scena ai padroni di casa quando, dopo aver battuto il muro delle 260 yard, tutto lo stadio di Detroit cominciò a inneggiare il suo nome. Persino i tifosi avversari volevano vedere quante yard sarebbe riuscito a correre ancora O.J.
Dopo 9 stagioni ai Bills O.J. corona il suo sogno di giocare per i colori della sua città. Ma dopo aver regalato i suoi migliori anni a Buffalo, chiude la carriera ai 49ers senza riuscire a lasciare il segno. O.J. è però riuscito a riscrivere la storia della NFL, chiudendo con 11,236 yard in carriera e il secondo posto all time – in questo momento è scivolato al 21esimo posto – dietro al leggendario Jim Brown. O.J. è forse il giocatore simbolo degli anni ’70, eppure difficile ricordarsi di lui come uno dei più grandi giocatori della storia.
One in a 7 billion
Le prove del DNA sembrano schiaccianti. Il DNA di O.J. è stato rinvenuto sulla scena del crimine, sulla Ford Bronco e anche sui entrambi i guanti insanguinati. La possibilità che quel DNA appartenesse a un’altra persona era di 1 su 7 miliardi, a fronte di una popolazione negli USA nel 1994 di 263 milioni e di una mondiale di meno di 6 miliardi. Praticamente bisognava cercare nello spazio.
Ma era circa un decennio che la prova del DNA veniva utilizzata nelle aule di tribunale come prova indiziaria, un lasso di tempo poco maturo. Il DNA, senza considerare le semplificazioni moderne, è una prova molto complessa da manipolare a livello comunicativo e non era ancora entrata nell’immaginario collettivo come una prova determinante. A questo va aggiunto che l’accusa, così sicura delle prove che aveva a sua disposizione, non ha provato a semplificare o a caricare a livello comunicativo questa prova a una giuria composta dalla gran parte da persone poco scolarizzate. Un giurato ad esempio arrivò ad affermare che non provava nulla, ci potevano essere persone con lo stesso gruppo sanguigno, evidenziando tutti i limiti di comprensione del DNA.
Un muro di televisori in un centro commerciale della Florida sintonizzato sulla diretta del processo.
Un errore di sottovalutazione che non è invece stato commesso dalla difesa. Gli avvocati hanno subito individuato una strategia comunicativa efficace e diretta, e poi hanno individuato ben presto l’anello debole di una catena di prove che sembrava non potersi spezzare: le persone. Fu fin troppo facile infatti insinuare e dimostrare come i campioni di sangue non furono raccolti nella maniera appropriata. Perché alcune tracce rinvenute nel vialetto di casa Simpson furono raccolte 3 settimane dopo l’omicidio? Perché il detective Vannatter invece di depositare le prove di sangue il giorno dell’omicidio le portò con sé a casa e le depositò solo il giorno dopo? C’era stata una manomissione, volontaria o meno, di questi campioni?
Settimane di prove schiaccianti erano state cancellate dalla testa dei giurati con una serie di ragionevoli dubbi.
The naked gun
A differenza di molti colleghi, Simpson ha sempre coltivato altri interessi al di fuori del football. Già nel 1974, nel prime della sua carriera, esordì al cinema con una piccola parte nel film cult L’Inferno di Cristallo, al fianco ad attori del calibro di Paul Newman e Steve McQueen. E prima della fine della sua carriera recitò in altri 4 film, cominciando a covare un’idea di carriera attoriale dopo il football. Ma O.J. non ha mai sopravvalutato le suo doti davanti la cinepresa: «Ovviamente, non sono Dustin Hoffman. Devo interpretare il tipo atletico, così come Woody Allen deve interpretare il tipo “strambo”. Non importa quante lezioni di recitazione ho preso, il pubblico non mi vedrà mai come un Otello».
Nonostante fosse il prototipo dell’attore/ex atleta, un Terry Crews ante litteram, O.J. aveva sempre dimostrato un grande carisma che, unito ai suoi successi sportivi, gli aveva fruttato buone sponsorizzazioni durante la carriera: Royal Crown Cola, Schick, Foster Grant, e Wilson Sporting Goo. Lo spot più famoso, quello che secondo alcuni gli permise il salto di notorietà da star sportiva a celebrità, è quello girato per Hertz nel 1975. La società di autonoleggio aveva in mente uno spot che comunicasse la velocità del servizio: chi meglio dell’uomo più veloce del pianeta con una palla in mano?
Lo spot ha aumentato del 56% la quantità di persone che riteneva Hertz la migliore società di noleggio auto e del 20% il posizionamento nella testa dei consumatori. O.J., da parte sua, dimostrò di essere “televisivo”, carismatico e alla mano.
Una volta appese le scarpe al chiodo, O.J. si è buttato anima e corpo sulla carriera cinematografica, arrivando a recitare in 9 film. È stata la trilogia di The Naked Gun (arrivata in Italia come Una Pallottola Spuntata) a lanciarlo nell’Olimpo, si fa per dire, di Hollywood. “The Juice” si rivela una buona spalla comica per Leslie Nielsen, riuscendo a non prendersi sul serio e ad entrare ancora di più nei cuori del pubblico a stelle e strisce.
All’inizio degli anni ’90, a più di dieci anni dal ritiro, la sua popolarità è ancora all’apice.