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Redazione

Guida tattica alla Serie A 2016/17

15 domande sui temi tattici principali della prossima stagione.

 

11. Quale neopromossa vi piace di più?

 

Emiliano
Per mercato direi il Cagliari: giocatori di grande esperienza come Bruno Alves, Padoin e Borriello, un Isla da rilanciare (e niente di meglio di provarci in un’isola, appunto, nomen omen), e un giovane da provare come Vasco Oliveira. Come proposta di gioco non mi entusiasma, preferisco di gran lunga il Pescara di Oddo, a cui manca ancora qualcosa, ma non tantissimo (intanto ha preso uno dei migliori portieri del campionato, Bizzarri).

 

 

Fabio
Sono curioso di vedere il Pescara di Oddo in Serie A. Al piano di sotto ha mostrato spesso un calcio brillante e propositivo, non strettamente legato a un modulo e sempre alla ricerca del risultato attraverso l’imposizione del proprio gioco. Di contro però il cammino degli abruzzesi non è stato immune da pause e cali di tensione ed in Serie A difficilmente il Pescara avrebbe modo di recuperare il tempo perduto. Penso che Oddo non abbandonerà i propri principi e anche nel massimo campionato vedremo sprazzi di calcio brillante: più ampi e continui saranno questi sprazzi, maggiori saranno le la possibilità di salvezza del Pescara.

 

Il Crotone è un’incognita e mi pare poco attrezzato per il campionato, mentre l’investimento del Cagliari per giocatori dal passato glorioso e dal presente incerto, mi pare un azzardo che il presidente Giulini potrebbe pagare a caro prezzo.

 

Alfredo
Il Cagliari dei vecchi mestieranti per il momento vince la salvezza d’agosto e, oltre a quelli citati, credo che Joao Pedro abbia talento a sufficienza per fare la differenza nelle zone basse della classifica. Il Crotone ha dalla sua una dirigenza illuminata che ha pescato bene dalle squadre primavera della Serie A per anni. La speranza è che, come loro, anche Nicola si riveli all’altezza della categoria, memore della sua unica precedente esperienza, quella disastrosa a Livorno nel campionato 2013/14.

 

Flavio
Direi il Pescara, soprattutto se avrà la forza di non snaturarsi e cercare di imporre il proprio calcio anche in Serie A. Insieme al Crotone, che però ha cambiato guida tecnica, gli abruzzesi sono stati la squadra più interessante della scorsa edizione della Serie B, un po’ come fu l’Empoli di Sarri, la cui prima stagione in A dovrebbe essere d’esempio alla squadra di Oddo.

 

 

12. Il Sassuolo secondo voi ha le potenzialità per inserirsi di nuovo nella lotta all’Europa?

 

Emiliano
Il Sassuolo ha tutte le potenzialità per farcela, ma ci sono anche alcuni fattori negativi da tenere in considerazione. La squadra ha bisogno di rinforzarsi dopo la cessione di due cardini come Vrsaljko e Sansone; in caso di qualificazione ai gironi di Europa League, servirà anche aumentare l’ampiezza della rosa, e vedere poi come Di Francesco riuscirà a gestire un impegno che assorbe moltissime energie. Il Sassuolo è giustamente salito di un livello nella scala del calcio, ma oltre agli onori aumentano anche le difficoltà: deve sperare di nuovo in una serie di debacle delle squadre più attrezzate e stavolta stare attento anche a mantenere la rotta del proprio campionato.

 

Fabio
Il Sassuolo dovrà fare i conti con una serie di ostacoli che incontrerà nella riconferma delle posizioni dell’anno passato. Innanzitutto la stagione è cominciata prestissimo a causa della partecipazione alle qualificazioni alla fase a gironi di Europa League e in genere un inizio così prematuro presenta in qualche maniera il conto indipendentemente dal successo del proprio cammino estivo. Alla squadra di Di Francesco servivano un centravanti e un’integrazione della rosa in ogni reparto, ma ad oggi la campagna acquisti non appare entusiasmante e Matri non è proprio il profilo di attaccante ideale per il Sassuolo. In aggiunta la stessa società ha ammesso che la cessione di Sansone al Villareal non era nei suoi piani e così gli attaccanti da cercare sono due e la ricerca del sostituto dell’esterno sinistro comincia solo adesso. Ancora, l’Europa League, in caso di qualificazione, tende a logorare le squadre meno attrezzate in termine di abitudine alla partecipazione contemporanea a più competizioni. Insomma bisogna osservare con attenzione la fine della campagna acquisti, ma, in ogni caso, dovrà essere molto bravo Eusebio Di Francesco a gestire un anno molto più complesso di quello passato.

 

 

Flavio
Il Sassuolo è una delle più belle realtà del nostro campionato, chiamata quest’anno a dimostrare di aver fatto un definitivo salto di qualità nelle gerarchie del calcio italiano. La squadra è ormai consolidata dal punto di vista tattico e senza acquisti di rilievo (a meno che non seguano all’eventuale qualificazione nel tabellone di EL) è chiaro che si cercherà di puntare sulla maturazione dei tanti giovani a disposizione di Di Francesco: penso al discontinuo Berardi, ma anche a Duncan e Politano, che senza Sansone troverà sicuramente più spazio. In questo senso, anche gli arrivi di giocatori come Sensi e Lirola ben si integrano con il progetto del presidente Squinzi. Certo, non è facile conciliare le due competizioni se non si è abituati, ma se nella prossima stagione i neroverdi fallissero la qualificazione all’Europa non sarebbe certo un bagno di sangue. Comunque vada sarà una stagione importantissima per il club, che potrà farsi conoscere in Europa e iniziare a calcare palcoscenici internazionali.

 

Daniele
Vorrei aggiungere una postilla sulle squadre che secondo me diventeranno concorrenti del Sassuolo per l’Europa e di cui non abbiamo ancora parlato. Va considerata la competizione di squadre come il Torino, con Mihajlovic che almeno a giudicare dalle amichevoli estive ha già dato un’identità forte di gioco e sembra avere una squadra persino migliore di quella che aveva al Milan per le sue idee. Anche la Lazio secondo me farà un’annata migliore di quella passata, e vanno considerate anche Milan, Atalanta, Sampdoria e Genoa. Poi, certo, a parlare prima si rischia sempre di sbagliare, e magari sarà una stagione in cui le squadre di media classifica gareggeranno a perdere punti senza senso, ma ad oggi credo che la competitività si sia alzata e che se il Sassuolo non farà un nuovo salto in avanti ci sarà la fila per prendere il suo posto.

 

 

13. A Gasperini servirà tempo per creare il proprio sistema all’Atalanta o vi aspettate meccanismi precisi sin da subito?

 

Fabio
Più che altro dovrà dimostrare di riuscire a riprodurre il suo calcio e i suoi successi fuori da Genova e dal Genoa. Fino ad adesso le esperienze con l’Inter e a Palermo sono state fallimentari ed è bello immaginare che uno dei più originali allenatori italiani possa esprimersi bene anche al di fuori del Genoa, che nonostante i continui stravolgimenti di rosa operati dalla società ad ogni sessione di mercato, è stata fino ad adesso l’unica comfort zone di Gasperini.

 

Francesco
La campagna acquisti dell’Atalanta ne ha sfibrato il centrocampo (via De Roon, via Cigarini), ma ha restituito altri uomini cruciali in altre zone del campo, in pieno stile Gasperini. È arrivato Zukanovic, il giocatore ideale per mantenere elasticità tra la difesa a tre e la difesa a quattro, è arrivato Paloschi, classico numero nove all’italiana che si inserirà nella scia dei Borriello e dei Pavoletti fioriti sotto il Gasp, e i giocatori più forti si concentrano sulle fasce, presidiate dal Papu Gómez e da Marco d’Alessandro, compagni in campo
e nel canto. Ho fiducia soprattutto perché a Milano e a Palermo, Gasperini ha faticato molto a imporsi sulle ostilità ambientali e sulle rose non perfettamente funzionali, dimostrando evidenti limiti di personalità al netto della riconosciuta maestria tattica. A Bergamo non dovrebbe verificarsi nulla di tutto questo.

 

Alfredo
Poco male per le partenze in mezzo al campo, perché il Gasp ha sempre fatto della fluidità sulle catene laterali la sua forza. E sugli esterni la sua Atalanta ha il giocatore più forte in rosa (Gomez), un onesto mestierante della fascia (Dramé), ottimi innesti dal mercato (Zukanovic e Cabezas). Il centrocampista centrale ideale di Gasperini si fa notare più per le qualità senza palla: grande energia, forza nell’interdizione, capacità d’inserimento senza palla. In quest’ottica attendo la definitiva esplosione di Jasmin Kurtic… sarebbe ora!

 

 

Flavio
Negli ultimi anni il Genoa è stato smontato e rimontato davanti ai suoi occhi ad ogni sessione di mercato, ma in qualche modo Gasperini è sempre riuscito a imporre il proprio calcio. Certo a volte ci ha messo più tempo, altre meno, ma penso che Gasp sia un allenatore maturo, in grado di insegnare calcio anche lontano da Pegli. L’Atalanta ha di per sé una rosa che ben si adatta al “suo” sistema di gioco, il 3-4-3, e Gasperini mi sembra l’uomo giusto anche per valorizzare i talenti prodotti dal vivaio della Dea: penso a D’Alessandro e a Conti, ma anche al 19enne ivoriano Kessié, vera e propria rivelazione dell’estate, che probabilmente vedremo in mediana già alla prima giornata.

 

 

14. Giampaolo ad Empoli aveva ripreso con mestiere il lavoro fatto da Sarri, alla Samp farà qualcosa di nuovo o proseguirà col 4-3-1-2?

 

Fabio
L’anno scorso, nella fase centrale della stagione, dopo un’iniziale fase di apprendimento e prima di un certo appagamento finale imputabile probabilmente alla salvezza raggiunta con ampio anticipo, l’Empoli di Giampaolo ha mostrato un calcio spettacolare ed efficace, basato in eguale misura sulla tecnica dei propri calciatori e sui principi di gioco allenati dal tecnico. Un giusto premio per un allenatore da sempre considerato nell’ambiente uno dei più bravi e preparati, ma che sembrava nella fase ampiamente discendente della propria carriera. A Genova sta lavorando sul 4-3-1-2 con Ricky Alvarez come trequartista, ma Giampaolo, seppur fedelissimo ai propri principi, non è necessariamente legato a un modulo di gioco: se non dovesse funzionare sarebbe pronto a cambiare e a cercare nuove soluzioni per la propria squadra.

 

 

Francesco
Anche la Samp quest’anno mi sembra costruita in maniera molto intelligente, tanta tecnica individuale in ogni reparto
 e tanti tanti giovani di grande prospettiva che possono ripetere il salto in una grande dei vari Paredes, Mario Rui, Zielinski, Tonelli (vedi Torreira, Linetty, Bruno Fernandes, Schick, forse Praet). Giampaolo fin dalle prime amichevoli ha dato a tutti un senso tattico e grande fiducia, e in questo sicuramente è bravissimo, tant’è che ci ricordiamo del suo Empoli soprattutto per la naturalezza e la sicurezza con cui i giocatori rischiavano giocate generalmente poco prudenti.

 

Flavio
L’intelligenza di Giampaolo aveva fatto sì che dopo i primi traballanti esperimenti estivi, il tecnico si appoggiasse al 4-3-1-2, modulo dell’Empoli di Sarri, rinunciando al 3-5-2 impiegato anche a Cremona. La Samp sembra costruita per il rombo, ma ci sono talmente tanti giocatori a disposizione che non è detto che sperimenti soluzioni diverse. Sinceramente non vedo l’ora di vedere come Giampaolo gestirà i giocatori a sua disposizione ed in particolare, sono curioso di vedere Bruno Fernandes sotto la sua guida. In B a Novara, era una mezzala devastante, chissà che con il nuovo tecnico blucerchiato non riesca finalmente ad imporsi anche in Serie A.

 

Daniele
Nell’amichevole con il Barcellona si è vista una Samp con un 4-3-1-2 a difesa del campo centrale, già molto coordinato e con una buona proposta in fase di possesso. Indipendentemente da uomini e modulo spero che Giampaolo porterà a Genova la stessa ambizione tattica dell’Empoli dello scorso anno. Dopodiché ognuno scelga il suo giocatore preferito, io per il secondo anno di seguito prendo Muriel, aggiungo Bruno Fernandes e Cigarini che sarà stranissimo vedere nella stessa squadra, e punto un paio di fiches anche su Schick (ma mi dispiace molto aver salutato Fernando…).

 

 

15. Sarri, Spalletti, De Boer, Montella, Paulo Sousa: quasi tutte le migliori squadre hanno un tecnico con idee di calcio piuttosto offensive. Il mito di una Serie A “catenacciara” può essere definitivamente smentito o ci sarà comunque una maggiore attenzione alle fasi difensive?

 

Emiliano
Quello della Serie A catenacciara rimane un mito necessario alla facile catalogazione: la Serie A è probabilmente il campionato più “reattivo” tra i 5 grandi europei, e per questo anche il più sofisticato tatticamente, da un certo punto di vista. Finalmente aumenta la proposta di gioco offensiva, è vero, ma direi soprattutto che aumenta la proposta creativa, con squadre che vogliono imporre la loro visione del mondo e non adattarsi a quella del rivale. La riduzione del tasso di speculazione del nostro campionato, oltre all’arrivo di nuove visioni del calcio, aliene a quelle classiche italiane, è un bel segno: oltre alle grandi squadre, ci sono anche Gasperini, Donadoni, Oddo, Martusciello, Juric, Giampaolo, Di Francesco pronti a giocarsi un campionato credendo in idee e sistemi di calcio ben definiti. Un calcio in cui conta affermare il proprio stile di gioco, piuttosto che bloccare quello dell’avversario, è anche una significativa garanzia di spettacolarità: I want to believe.

 

 

Daniele V. Morrone
Mi accodo alla chiusura di Emiliano perché anche per me la cosa che aiuta di più a pensare ad una Serie A non più basata principalmente a visioni reattive del calcio non siano tanto le squadre più quotate, quanto quelle medie e piccole, che per la maggior parte quest’anno proporranno un calcio proattivo. Penso a Pescara, Genoa, Atalanta, Sampdoria, Crotone, Bologna e Empoli. Non ricordo un’annata in cui si contano sulle dita di una mano le squadre speculative rispetto ad una schiacciante maggioranza in senso opposto. La cosa migliore poi è che non esiste un modo solo di essere proattivo e questo significa che avremo squadre di possesso e squadre di transizione, squadre più rigide tatticamente e squadre più creative. Insomma diversità tattica, sempre all’interno di un discorso propositivo. Pur rimanendo fermamente convinto della necessità di tornare almeno alle 18 squadre, per la prima volta sono veramente contento di avere tante squadre in Serie A.

 

Fabio
Insieme alla Liga, la Serie A è il campionato di gran lunga più interessante tra i top 5 europei, in attesa della nuova Premier League e dei suoi nuovi allenatori. Presenta una gran varietà di moduli di gioco, interpretazioni e principi tattici. È vero che storicamente è stato un campionato in cui l’estrema attenzione tattica si è focalizzata principalmente sul sabotaggio delle altrui possibilità offensive e, in generale, sulla propria fase di non possesso, ma già da tempo la fase propositiva del gioco ha acquisito un’importanza paragonabile a quella puramente reattiva. Paradossalmente potrebbe essere stato il progressivo depauperamento tecnico avuto dalla Serie A dopo i fasti degli anni ‘80 e ‘90 a favorire un maggiore lavoro su sistemi di gioco globali, capaci sia di creare che di difendere. In quest’ottica il campionato italiano, ingenerosamente classificato come catenacciaro, è invece un torneo in cui la fase di non possesso è sempre estremamente curata, e nessuno può certo sostenere che ciò sia qualcosa di negativo. Accanto al tradizionale focus sulla fase difensiva e, aggiungo, a quello sullo studio delle caratteristiche degli avversari per colpirne i punti deboli in ogni fase di gioco, la volontà di imporre il proprio stile di calcio è sempre più presente nella maggior parte dei tecnici della Serie A, con idee originali e spesso molto diverse tra loro. Proprio la diversità delle proposte tattiche rende il campionato italiano uno dei più interessanti da vedere per chi ama un calcio organizzato.

 

Daniele
Resta il problema di un campionato troppo legato ai risultati (e, aggiungo, ai risultati più recenti). Che giudica squadre, tecnici e giocatori in base al punteggio finale, anche quando hanno giocato bene e magari hanno avuto solo qualche episodio a sfavore. Sembra che tutte le squadre debbano puntare a vincere il campionato o a fare punti sempre e comunque, e questo scoraggia gli allenatori con situazioni societarie più fragili. Negli ultimi anni qualcosa è cambiato, forse perché le società hanno capito l’importanza di avere una squadra con un’idea di gioco coerente che facilita anche il mercato (che è sempre più difficile fare considerato il parallelo indebolimento economico in Europa). Ci sono eccezioni, tipo Zamparini e Berlusconi ma sembrano ruderi del passato.

 

Quando alla competenza dei tecnici si assoceranno strategie societarie, di mercato ma anche di marketing, allora credo che vedremo le squadre italiane nuovamente competitive con quelle spagnole, tedesche e inglesi (tolte le più potenti, ovviamente). Quando poi anche il pubblico smetterà di esaltare/distruggere calciatori e allenatori alla prima occasione possibile, per partito preso, o per posizionarsi sui social network (è interessante come un meccanismo puramente capitalista sia diventato parte del linguaggio comune, vampirizzando quella parte di pubblico che vorrebbe fare da voce libera trasformandola in un insieme eterogeneo di brand personali), o per ragioni di fantacalcio, allora magari sarà più divertente anche parlare il lunedì mattina al bar. Che poi è la ragione per cui guardiamo calcio, no?

 

 

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