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Redazione

Guida tattica alla Serie A 2016/17

15 domande sui temi tattici principali della prossima stagione.

1. Vi aspettate una Juventus che controllerà le partite come la scorsa stagione, anche lasciando palla agli avversari in alcuni casi, o pensate che vedremo una squadra più di possesso?

 

Emiliano Battazzi
Mi aspetto una Juve diversa ma non necessariamente di possesso: per vincere in Europa, che è il vero obiettivo della Juve All-Star secondo me, bisogna proseguire su un terreno meno “italiano” dal punto di vista tattico. Meno speculativo, ecco, e più propositivo: per me la Juve potrebbe diventare, ad esempio, molto più aggressiva e dinamica, meno preoccupata di concedere la profondità, senza quel placido dominio della scorsa stagione. Credo che la Juve userà il campionato per rodare il suo livello europeo e scegliere il miglior assetto: furiosa stile Mad Max o dispotica con dominio del pallone, dei ritmi, della profondità. In questo caso sarebbe una prosecuzione della Juve dell’anno scorso, solo in modalità andiamo a comandare.

 

 

Fabio Barcellona
Nei due anni di Allegri la Juve è molto mutata: l’arrivo di Dani Alves, Alex Sandro, Pjanic, Dybala, Khedira, Pjaca, dello stesso Higuain, ha disegnato una rosa molto tecnica e in grado di gestire il possesso del pallone, sacrificando un po’ della fisicità di giocatori come Vidal o lo stesso Pogba. È abbastanza prevedibile che Allegri assecondi le caratteristiche dei propri giocatori, ma è altrettanto prevedibile che, da tecnico anti-dogmatico quale è, non presenterà mai una Juve dai concetti tattici estremi. Secondo me vedremo una Juve che proverà a difendersi maggiormente “riposando” con il pallone tra i piedi e meno arroccata al limite della propria area in fase di non possesso. Il baricentro sarà mediamente più alto, sia per minori capacità di ripartenze lunghe (in questo incideranno le partenze di Morata, Cuadrado e Pogba) sia per la minore fisicità, che consiglia una difesa più avanzata della linea Maginot vista la scorsa stagione. Una Juve con più possesso, manovre più brillanti e manovrate e difesa più aggressiva in zone avanzate del campo.

 

Francesco Lisanti
In ogni caso, non credo che la Juve presserà gli avversari sulla linea di porta, quindi sì, da questo punto di vista “lascerà la palla”, fidandosi come al solito ciecamente della propria difesa. Resta da vedere quello che faranno gli avversari, se e come riusciranno a risalire il campo, quanto coraggio avranno nel prendersi responsabilità creative. Allegri è bravissimo a studiare soluzioni differenti partita dopo partita, ma il crescente numero di squadre mediamente buone intenzionate a controllare il gioco (con Montella al Milan, De Boer all’Inter, Sousa alla Fiorentina…) rappresenterà una sfida interessante.

 

Alfredo Giacobbe
La Juve descritta da Fabio è la Juve che vorrebbero molti tifosi. Credo, invece, che la terza Juventus di Allegri sarà molto più simile alla terza e ultima incarnazione della squadra di Conte: talmente consapevole della propria forza da pretendere di controllare le partite soprattutto senza palla. Una strategia in stile “colpisci e resisti” potrebbe essere confacente ad una squadra che vuole una stagione lunga il più possibile e sa che per averla deve centellinare le forze.

 

Daniele Manusia
Inserirei una possibile evoluzione della Juventus nel contesto di una più generale evoluzione del campionato. Qualcosa mi dice che il trend stagionale in Serie A potrebbe essere un pressing organizzato da parte di più squadre, una maggiore aggressività, cioè, anche se magari con squadre più lunghe. Ormai è chiaro che se si lascia il controllo alla Juventus, anche se senza palla, si finisce col perdere; e lo stesso vale per le altre squadre come Roma e Napoli che dopo anni passati a scontrarsi con le difese schierate hanno cominciato a farci l’abitudine. Se penso a squadre come il Torino di Mihajlovic, l’Atalanta di Gasperini, la Samp di Giampolo, ma anche al Sassuolo di Di Francesco, sono squadre che possono giocare novanta minuti aggressivi anche contro la Juventus, rischiando magari qualcosa in più ma mettendo in discussione il controllo passivo dello scorso anno. In questo contesto, secondo me, Allegri punterà sul controllo tecnico a cui abbiamo già accennato, mandando a vuoto il pressing e cercando di creare più occasioni. Insomma, anche se i due aspetti non sono direttamente legati tra loro, credo che a una Juve più ricca di talento corrisponderà una Juve più spettacolare.

 

 

2. Come pensate che Allegri integrerà i nuovi giocatori la Juventus, tornerà a sperimentare con i moduli?

 

Emiliano
Allegri si divertirà a cambiare ancora, ne sono certo, già dalle amichevoli si è intuito qualcosa. Di sicuro alternerà continuamente difesa a tre e quattro, con Benatia perfetto pendolo interpretativo di una nuova Juve più dinamica e aggressiva. E poi c’è la posizione di Pjanic, che sembra un trequartista da tesi di Allegri (anche se meno dinamico del suo prototipo ideale, e infatti è stato usato anche da regista): e quindi 4-3-1-2 con Higuain e Dybala davanti, che diventa un 2-1 con la Joya che si abbassa o anche con Pjaca e Dybala a piedi invertiti più larghi per lasciare aria al centravanti argentino. A quel punto anche Dani Alves potrebbe sfruttare un meccanismo imparato a memoria, quello di attaccare lo spazio creato dall’accentramento di una finta ala mancina. Insomma, ci sono tanti esperimenti possibili e credo che Allegri sarà contento di provare, cambiare, adattare.

 

Fabio
Allegri ha giocato le prime amichevoli della stagione con la difesa a 4, ma il metodo di costruzione della squadra del tecnico livornese, più propenso alla sperimentazione empirica che alla progettazione teorica e successiva implementazione sul campo, rende i primi esperimenti di 4-3-1-2 più una necessità dovuta alle lunghe vacanze post-europee della BBC che una precisa dichiarazione di intenti. Se davvero Pjanic sarà in grado di fare il trequartista (e non è così ovvio) e non ci sarà bisogno di lui più indietro nel campo a causa di infortuni o carenze qualitative a centrocampo o Pjaca, che Allegri vede come giocatore di raccordo tra zona mediana e attacco, fosse già pronto a un impiego se non stabile, almeno continuativo, non sarebbe comunque certo improbabile vedere la Juve con la difesa a 4 e il centrocampo a 3, alternando davanti un fronte 1-2 o 2-1 con Pjaca e Dybala più bassi di Higuain. Sarebbe importante in Europa avere la capacità di mutare modulo di gioco, come fatto nella fortunata Champions League di 2 stagioni fa, quando la Juventus transitava durante la partita dal 4-3-1-2 al 3-5-2 per rispondere alle varie esigenze tattiche proposte dal match. È nelle corde di Allegri, nella possibilità della rosa e costituirebbe un’arma tattica in più nelle sfide di alto livello europeo.

 

Alfredo
La scommessa più bella da vincere per Max Allegri sarà la trasformazione di Marco Pjaca in una mezzala sinistra di primo livello. Sulla miglior collocazione del ragazzo si sono fatte tante speculazione e la mia è solo l’ennesima. Ma sarei pronto a scommettere che, con la sua ottima conduzione di palla, il gran fisico, la buona tecnica di base e la mobilità intorno al campo, Pjaca rappresenterà in futuro il perfetto Pogba-replacement.

 

 

Flavio Fusi
Allegri ha in mano una squadra altamente flessibile e se volesse potrebbe cambiare sistema di gioco e/o strategia di settimana in settimana. Pjanić sarà probabilmente usato come regista almeno fino al rientro di Marchisio e ciò lascia scoperto il ruolo di trequartista in un eventuale 4-3-1-2, ma ciò non toglie che le opzioni a disposizione sono molteplici. Per fare un esempio concreto, nel secondo tempo contro l’Espanyol, Allegri ha testato una Juve a trazione anteriore, schierando Dybala dietro le punte: con Mandzukić ed Higuaín ad impegnare i difensori avversari e partendo qualche metro più indietro rispetto al solito, la Joya ha fatto realmente quello che voleva, tanto che i difensori spagnoli riuscivano a fermarlo solo commettendo fallo. Poco dopo Pjaca ha sostituito il connazionale è si è visto un 4-3-2-1, con il croato centro-sinistra e Dybala centro-destra.

 

Non dimentichiamoci poi che già la scorsa stagione, partendo dal 3-5-2 , i bianconeri potevano riorganizzarsi in varie formazioni, come ad esempio il 4-3-3, con Cuadrado che avanzava sulla linea degli attaccanti e Barzagli che scivolava terzino, o il 4-4-2 difensivo per avere maggior controllo spaziale del campo in fase difensiva. Pjaca probabilmente non ha ancora la maturità tattica per svolgere un ruolo simile ed è forse questo il motivo per cui Marotta sta cercando di riprendere il colombiano dal Chelsea, ma non è nemmeno detto che uno escluda l’altro. Anche il recupero di Asamoah aumentare ulteriormente la versatilità della rosa. Insomma Allegri ha di che sbizzarrirsi.

 

 

3. Senza un magnete come Higuain, Sarri continuerà con il 4-3-3 o proverà nuove soluzioni?

 

Emiliano
Sarri è un metodico e in questo caso poi il metodo è giusto: non credo si muoverà dal 4-3-3, a meno che non arrivi Saponara o un giocatore tatticamente così evoluto da rendere credibile una modifica duratura. La qualità del lavoro di Sarri è sotto gli occhi di tutti ma la fermezza dei suoi meccanismi tattici ha anche un possibile difetto: l’incapacità di reagire e adattarsi agli accorgimenti degli avversari, o alle caratteristiche dei nuovi giocatori come Milik. Il Napoli, come tutte le squadre, si deve evolvere, e non contare solo sugli strumenti utilizzati nell’anno passato: un certo ristagnamento tattico si era visto anche nel girone di ritorno dello scorso campionato. Con la rosa più ampia (innesti di qualità come Zielinski, Rog e Giaccherini servono eccome), magari Sarri dimostrerà anche più variabilità tattica.

 

Fabio
La presenza di giocatori quali Insigne, Callejon, Mertens, incatena in qualche modo Sarri al 4-3-3 per l’incapacità dei giocatori citati di giocare nel ruolo di punta in un attacco a due o come trequartisti di un rombo senza abbassare il proprio livello di gioco. L’acquisto di Milik, complica ulteriormente le cose: come Gabbiadini, usa praticamente solamente il piede sinistro e si muove cercando sempre la soluzione più agevole per il proprio piede forte. A naso una possibile coabitazione tra i due in una coppia di attaccanti sembra problematica, insomma. Ad oggi il 4-3-3 è l’abito più adatto e probabilmente l’unico veramente possibile per la rosa di Sarri, almeno in attesa della fine del calcio mercato. Gli acquisti di Zielinski e Giaccherini daranno respiro a un centrocampo che alla fine dello scorso campionato boccheggiava, ma non credo vedremo grossi cambiamenti tattici nel Napoli.

 

Francesco
È interessante che, in tema di possibili soluzioni tattiche per il Napoli di Sarri, l’unico vero interrogativo riguardi la disposizione del tridente offensivo. Però anch’io non credo che Sarri possa intervenire radicalmente su difesa e centrocampo, non perché non ne avrebbe le capacità, ma perché svaluterebbe il materiale a disposizione: Hamsik e Jorginho possono coesistere solamente in un centrocampo a tre, di conseguenza va da sé che la linea di difesa debba essere a quattro, e che le alternative valide rimangano il 4-3-1-2 o il 4-3-3, con quest’ultimo modulo preferibile per le ragioni spiegate benissimo sopra. Piuttosto, adesso che il Napoli ha davvero tante alternative valide a centrocampo, Sarri potrà sperimentare diversi approcci adattandosi alle caratteristiche dei giocatori schierati (oltre ad Hamsik e Allan, Zielinski, Giaccherini, Rog…).

 

 

Flavio
Penso che una cosa non escluda l’altra: Sarri può tranquillamente mantenere il 4-3-3 e provare altre soluzioni con i nuovi giocatori acquistati sul mercato. Non solo ora ci sono giocatori in grado di essere all’altezza dei “titolarissimi” (e perché no, una volta inseriti, anche di spodestarli), ma anche di offrire variazioni sul tema del 4-3-3 azzurro che, pur essendo tra i sistemi di gioco più interessanti d’Europa, aveva dimostrato alcuni punti deboli. Penso alle difficoltà palesate contro le marcature a uomo, specie a centrocampo: due giocatori come Zielinski e Rog, capaci di vincere i propri duelli individuali, potrebbero rivelarsi preziosissimi per creare scompiglio negli schieramenti avversari.

 

Daniele
Non sarei così sicuro che Sarri insista sul tridente puro. Come dice Flavio, giocatori nuovi significano anche soluzioni alternative che rendano il 4-3-3 più fluido. In particolare secondo me deve trovare il modo di recuperare le giocate delle due punte che allenava benissimo all’Empoli, magari accentrando uno degli esterni (alternati, uno alla volta vicino alla punta, o in maniera asimmetrica con uno dei due costantemente più vicino alla punta). Soprattutto perché secondo me Milik guadagna a giocare con un compagno vicino, ad alternarsi nel lavoro con il resto della squadra. Anche l’eventuale ritorno al trequartista non è da escludere. È vero che Sarri alla fine della scorsa stagione si è irrigidito diventando prevedibile (e personalmente credo che avrebbe potuto gestire molto meglio la parte finale della corsa) ma è vero anche che all’inizio dell’anno ha avuto la flessibilità di riunciare al 4-3-1-2.

 

 

4. Il calciomercato della Roma non sta chiarendo il progetto tattico di Spalletti, che idea vi siete fatti?

 

Emiliano
In questo momento la Roma è una strana via di mezzo, e forse il progetto tattico è bloccato perché tutto è bloccato in attesa dei preliminari di Champions League, un passaggio talmente importante che in passato molte squadre del nostro campionato sono crollate dopo essere state bocciate. Ancora non si è capito se, dopo la partenza di Pjanic, Spalletti voglia abbracciare l’idea del gegenpressing come miglior playmaker (non sembra), oppure voglia provare a sostituirlo con un miglioramento di alcuni strumenti del gioco di posizione (e quindi la voglia matta di cercare centrali forti nell’inizio azione). Forse sta semplicemente mescolando diversi ingredienti per ottenere una squadra più forte fisicamente, più aggressiva e capace di dominare l’avversario: ma dopo l’addio di Pjanic rimane un problema di riduzione della qualità tecnica complessiva della rosa, che in caso di cessione di Paredes sarebbe ancor più evidente, tanto da far pensare appunto a una strategia spallettiana. L’acquisto di Bruno Peres serve per diversificare ancora le opzioni di gioco della Roma, lavorare a un futuro passaggio al 3-4-2-1, usare l’intensità di Florenzi in zone più alte del campo, e quindi l’idea potrebbe essere davvero quella di una squadra in grado di adottare registri di gioco anche molto diversi.

 

Fabio
Credo che, oltre che bloccato dall’esito dei preliminari di Champions League, il mercato della Roma sia fortemente condizionato dalle limitate risorse economiche a disposizione che hanno dirottato tutti gli sforzi verso la difesa, il reparto che più aveva bisogno di essere integrato e rinforzato. Gli infortuni di Rüdiger e specialmente quello a mercato in corso di Mario Rui, hanno ulteriormente complicato le cose. Strootman sostituisce numericamente Pjanic in mezzo al campo e di certo è un giocatore più spallettiano del bosniaco per la sua verticalità e la sua occupazione del campo. Davanti la scommessa è il recupero di Dzeko, ma non mi sorprenderei di vedere ancora Perotti partire al centro dell’attacco. È necessario attendere la sfida con il Porto e vedere come la dirigenza reagirà al risultato del doppio confronto per avere chiare le ambizioni e la direzione tattica che prenderà la Roma.

 

 


Flavio
Nelle ultime stagioni, il mantra “prima entriamo in Champions, poi investiamo” ha accompagnato i preliminari europei delle squadre italiane, quindi è molto probabile che capiremo qualcosa di più sul progetto Roma una volta saputo l’esito del play-off con il Porto, che potrebbe alzare il livello tecnico della rosa o costringere la dirigenza a fare qualche sacrificio. Questo non vuol dire che Sabatini non abbia fatto mercato, anzi, pur con risorse limitate, c’è da dire che buona parte delle falle della rosa sono state coperte. Il problema è che i nuovi arrivati hanno ruoli più o meno speculari a quello dei giocatori da sostituire, ma hanno caratteristiche diverse, tali da non garantire un’esatta continuità tattica rispetto alla stagione precedente. Ecco perché ci vorrà ancora un po’ di tempo per capire a fondo il progetto Roma.

 

Daniele
Ho l’impressione che il mercato della Roma sia un compromesso tra quello che Sabatini voleva fare e quello che andava fatto anche per risanare un po’ i conti. Magari verrò smentito, ma credo che siano stati presi un po’ di giocatori non adatti a una lotta di primissimo livello, in Italia e tanto meno in Europa, tipo Fazio e Juan Jesus. Ma anche le incognite Vermaelen e Alisson, come l’all-in su un giocatore come Gerson che prima dell’estate sembrava non potesse proprio far parte della squadra, secondo me non sono in linea con un progetto tattico o tecnico di medio-lungo periodo, quanto piuttosto delle mosse magari anche intelligenti ma comunque basate su esigenze molto temporanee. E non parlo neanche delle condizioni contrattuali, tutti quei prestiti con diritto di riscatto che sanno tanto di occasione colta all’ultimo secondo, di smoking in affitto per la festa dei diciotto anni di un compagno di classe. Poi c’è la scommessa su Dzeko, che a mio avviso non ha semplicemente senso. Anche recuperandolo psicologicamente credo che difficilmente può diventare qualcosa di più di un riferimento che tenga bassa la difesa avversaria…

 

All’interno di questo discorso c’è l’acquisto di Bruno Peres, che potrebbe cambiare molto tatticamente, aggiungendo di fatto un playmaker esterno (se Peres utilizzerà la sua tecnica non solo per partire sgommando sulla fascia) che tolga un po’ di responsabilità a De Rossi, che credo possa garantire di più come schermo, anche nel recupero alto, che in impostazione. E il ritorno di Strootman, che come secondo pivote vicino a De Rossi funziona meglio che da mezzala (per via del dinamismo ridotto rispetto allo Strootman pre-infortuni). A fare da tramite tra i due blocchi, difensivo e offensivo, ci dovrebbe essere Nainggolan, che come dinamismo e tecnica di base sono anche d’accordo, ma dalla trequarti in su molto meno (anche se qualche gol lo farà). Non so se è questa la Roma che Spalletti aveva in mente, ma credo che sarà questa la Roma migliore possibile che vedremo.

 

 

5. Cosa aggiunge De Boer al discorso tattico della Serie A?

 

Emiliano
La Serie A guadagna un nuovo sistema di gioco, un nuovo metodo, un calcio proattivo e non reattivo. L’Inter si assicura un progetto di lunga durata, con la necessità di crederci in modo incondizionato: il primo anno in Italia può essere difficilissimo per un allenatore senza esperienza nei 5 grandi campionati europei. Si spera di osservare anche una diversa cultura del lavoro, con l’integrazione continua di giovani del vivaio, una mentalità più aperta verso l’errore: ma i nostri giovani escono male dalla Primavera e De Boer non potrà fare miracoli.

 

Daniele
Concordo con Emiliano: spero soprattutto di vedere un allenatore che non avrà paura a lanciare giovani anche in ruoli fondamentali e in momenti delicati della stagione. Tatticamente si inscrive bene in un contesto non troppo intenso, ma dovrà stare attento a non diventare prevedibile. In questo la Serie A è molto crudele, se un allenatore non aggiusta il proprio gioco, gli avversari gli prendono le misure e gli fanno un bel cappottino per l’inverno…

 

Fabio
Il basso livello attuale del campionato olandese, fa sì che la Eredivisie non sia un test probante per un allenatore. De Boer ha vinto tanto in patria (ma lo scudetto perso all’ultima giornata la passata stagione grida vendetta…), ma in Europa ha fatto male. È difficile immaginare il contributo che potrà fornire all’Inter e alla serie A in generale partendo da queste basi.

 

 

Francesco
Le difficoltà di ambientamento in un campionato nuovo riguardano tanti fattori, dalla preparazione atletica alla gestione della comunicazione, fino allo studio degli avversari, ma se un allenatore è bravo le idee possono emergere fin dalla prima giornata, così come è stato per Paulo Sousa l’anno scorso. Il punto è proprio questo: De Boer è bravo? Il campionato olandese l’ha un po’ nascosto, l’augurio è che almeno sia intelligente nel pianificare il lavoro, che è molto, mentre il tempo è poco.

 

Flavio
Io credo che, nonostante il movimento olandese non stia vivendo il miglior momento della sua storia, De Boer possa portare concetti di un calcio diverso, favorendo un’integrazione di diverse culture calcistiche che è fondamentale per mantenere la competitività a livello internazionale. Pensiamo alla Premier che, rimasta per troppo tempo legata a principi obsoleti, ha subito un’involuzione tattica tale da dovervi porre rimedio con l’arrivo in massa dei migliori allenatori stranieri.

 

 

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