
Sono diversi anni che l’asticella dei tornei delle nazionali di basket è sempre più alta. La crescita continua del livello medio delle squadre e l’emergere di giovani di talento ha reso ogni competizione in giro per il mondo sempre più interessante. Basti pensare all’apice della scorsa estate, la spettacolare Olimpiade di Parigi in cui gli Stati Uniti hanno dovuto sudare ben più di sette camicie per confermare la medaglia d’oro vinta consecutivamente dall’edizione di Pechino 2008. Primo specchio di questa crescita sono, indubbiamente, le nazionali europee e viene da pensare a come non sia un caso che sul nostro continente sia cresciuto anche l’interesse della NBA.
Non parliamo soltanto di un movimento capitanato da tre stelle assolute (due degli ultimi quattro MVP della NBA come Giannis Antetokounmpo e Nikola Jokić oltre a un certo Luka Dončić), dato che l’Europa ha espresso 16 scelte al primo giro negli ultimi tre Draft, quelli tenuti dal momento in cui, nel settembre 2022 a Berlino la Spagna ha conquistato l’insalatiera che rappresenta il trofeo di EuroBasket. Quello della squadra di Scariolo fu un trionfo sorprendente, perché arrivato nel pieno di una ricostruzione, e non ripetuto come livello dei risultati - e di gioco - né al Mondiale 2023 né a Parigi 2024.
Nell’ultimo Europeo abbiamo assistito a sorprese, delusioni, upset, conferme ad altissimo livello tanto da potere catalogare, senza troppi timori di smentite, l’edizione 2022 come la migliore di sempre. Quella che terrà attaccati alla TV gli appassionati dal 27 agosto al 14 settembre si preannuncia come un torneo capace quantomeno di eguagliare - se non superare - i picchi raggiunti tre anni fa. È pertanto necessario, per avvicinarci alla prima palla a due, analizzare in profondità i quattro gironi e le 24 squadre che cercheranno, nelle prossime settimane, di conquistare una medaglia europea, partendo dalla nostra Nazionale.
COME ARRIVA L’ITALIA?
In un raggruppamento complicato (Grecia, Spagna, Georgia, Bosnia, Cipro) per il livello tecnico e fisico di avversarie certamente non prive di incognite, dove può arrivare una squadra a cui è sempre mancato, negli ultimi anni, il centesimo per fare l’euro? Il tutto in un torneo che precede mesi in cui andranno gettate le basi per la corsa al Mondiale - complicata, dal momento che dovremo metterci alle spalle almeno una tra Serbia, Lituania e Turchia per ottenere il pass per il Qatar - e Olimpiade, e nel mezzo di un’estate ricca come non mai di soddisfazioni per il movimento cestistico azzurro, tra lo splendido bronzo europeo della nazionale femminile e le tante medaglie conquistate dalle nostre nazionali giovanili a livello continentale.
A Limassol ci presenteremo con poche novità rispetto alle ultime estati, ma alquanto significative. Prima di tutto potremo nuovamente contare, rispetto allo sfortunato Preolimpico in Portorico, su un Simone Fontecchio a caccia di riscatto e rivincite, dopo una stagione NBA con poco spazio a Detroit. L’oggi giocatore dei Miami Heat è giunto in grande spolvero al ritiro in Trentino e con tanta voglia di azzurro, tanto da unirsi al gruppo con tre giorni d’anticipo rispetto alla data in cui gli era effettivamente possibile iniziare l’attività agonistica con i compagni. Fontecchio è stato sapientemente gestito dallo staff azzurro, ma ha già mostrato lampi importanti nelle amichevoli di preparazione al torneo continentale, senza lasciarsi condizionare dalle percentuali di tiro e cercando continuamente di essere aggressivo e proattivo in campo. Da non sottovalutare la “serenità” data dall’avere le spalle coperte da un giocatore come Gabriele Procida, che dal prossimo anno vestirà la maglia del Real Madrid dopo essere stato il terzo italiano a vincere il Rising Star di Eurolega.
I lampi del miglior Fontecchio nell’amichevole azzurra contro la Lettonia a Trieste.
Detto che la pubblicazione di questo articolo precede l’annuncio dei 12 azzurri definitivi, con l’Italia che è volata a Cipro con 13 elementi e l’esterno di Trapani Riccardo Rossato indicato dai media come l’ultimo taglio in pectore (è già avvenuto in altri tornei che la Nazionale si prendesse fino all’ultimo momento utile per sciogliere le riserve, per esempio quando Ricci e Sacchetti furono gli ultimi tagli prima del Mondiale in Cina), altra novità rilevante è la presenza nel gruppo azzurro di Darius Thompson, a cui è andato lo slot da naturalizzato originariamente pensato per Donte DiVincenzo. Il play di Valencia, italiano grazie al matrimonio con una donna conosciuta durante il biennio a Brindisi tra il 2019 e il 2021, si è unito al gruppo azzurro dopo i dieci giorni in Trentino ed è entrato nei meccanismi della squadra in punta di piedi, con pazienza e la volontà di coinvolgere i compagni prima di se stesso. Un’istantanea particolarmente bella è stata quella osservata al termine della gara d’esordio a Bologna contro l’Argentina, quando una volta defluito il pubblico del Paladozza Thompson è rientrato in campo chiamando a sé la moglie e le figlie per regalarsi una foto tutti insieme, un ricordo di quella serata. Reduce da due annate complicate all’Efes - ma parzialmente rinvigorite nella parentesi a Istanbul di Luca Banchi - il nativo del Tennessee ha caratteristiche tecniche che lo possono rendere giocatore assai prezioso per lo scacchiere di Pozzecco.
Eccellente handler nei pick&roll, Thompson spicca per lettura delle situazioni su entrambe le metà campo, e in assetti con Pajola come compagno di regia può rappresentare un’arma tattica offensiva come difensiva di difficile lettura per buona parte delle potenziali avversarie all’Europeo. Non è il realizzatore (e ipotetico trascinatore offensivo) che poteva essere DiVincenzo, ma può fornire un contributo importante sia nel costruire che nell’innescare le bocche da fuoco di una squadra che può essere molto perimetrale e sa come giocare sui tagli backdoor. A questo riguardo sarà da verificare la pesante assenza di Stefano Tonut, assente tra i dodici di Limassol a causa di problemi fisici che ne hanno condizionato tutto l’avvicinamento a EuroBasket: l’MVP della Serie A 2021 si è rivelato assai prezioso sotto questo punto di vista nel periodo che ha visto gli azzurri protagonisti a Olimpiadi, Europei e Mondiali, tra l’era Sacchetti e quella Pozzecco.
Il miglior Darius Thompson ammirato finora, quello del 2022/23 al Baskonia, fu capace di convertirsi in vero e proprio uomo mercato dell’estate del basket europeo.
Sarà il primo torneo internazionale anche per due giocatori che il prossimo anno saranno compagni di squadra alla Virtus Bologna, e la cui storia simboleggia quello che è il periodo storico del basket azzurro. Da un lato Saliou Niang, giovane atleta polivalente reduce da un’annata da sogno con Trento valsa anche le sirene della NBA, tra la scelta a fine secondo giro dei Cleveland Cavaliers e una buona Summer League a Las Vegas; dall’altro Nicola Akele, ultimo nome alla lista di quei late bloomer capaci di scoprirsi importanti a un punto avanzato della carriera. Il nativo di Treviso è reduce da un finale di stagione clamoroso con le Vu Nere, e nei Playoff è assurto al vero e proprio ruolo di X Factor della squadra capace di conquistare il suo 17° Tricolore. Proprio la Virtus è la più rappresentata in questa Italbasket, con quattro giocatori su dodici che al termine del torneo torneranno sotto le Due Torri.
Oltre a Niang e Akele, infatti, ci sono due punti di riferimento importanti di questa squadra - e grandi protagonisti della cavalcata verso lo Scudetto - come Alessandro Pajola e Momo Diouf. Il primo, che della Virtus è il nuovo capitano dopo l’addio di Marco Belinelli, è difensore di altissimo rango a livello continentale ed è reduce dalla migliore stagione al tiro della carriera. Il secondo, invece, viene dalla sua breakout season dove - una volta tornato in Italia dopo l’esperienza in Spagna al Breogan - ha dimostrato di essere un validissimo lungo di Eurolega e una prima risposta a una ricerca che la nostra pallacanestro sta operando da tantissimi anni. L’impatto di Diouf nelle amichevoli preparatorie a EuroBasket è stato esaltante, e poter contare sulla possibilità di schierare uno tra Melli e Gallinari insieme a un centro di ruolo accresce la fisicità della squadra senza far necessariamente perdere in dinamismo e mobilità, considerate le caratteristiche di Diouf.
Diouf ha impressionato soprattutto nel “derby personale” di Trento contro il Senegal.
Già, il reparto lunghi. Oltre a Diouf, Gallinari - al primo Europeo dal 2015 e all’ultimo torneo in carriera con la Nazionale, direttamente dopo il titolo vinto a Portorico con i Vaqueros de Bayamon - e al campione d’Europa Melli, ci saranno anche il già citato Akele e Giampaolo Ricci, presenza costante nell’ultimo quadriennio azzurro e giocatore capace di rispondere presente ogni qualvolta viene chiamato in causa. Cinque elementi che dovranno rendere ad alto livello sin da subito, dal momento che le maggiori insidie del nostro raggruppamento sono dettate proprio dalla fisicità degli avversari sotto canestro. La squadra di Pozzecco è abituata a trovare soluzioni per limitare i deficit a rimbalzo - situazione che questa squadra potrebbe anche subire di meno, per caratteristiche - potendo invece produrre una maggiore dinamicità e versatilità sui due lati del campo, contando anche come in azzurro alcuni giocatori (primo fra tutti capitan Melli) sanno leggere sapientemente le situazioni e capire quando è il momento necessario per prendersi maggiori responsabilità offensive. Non è da sottovalutare nemmeno come l’Italia sia squadra in grado di non dare, all’avversaria, punti di riferimento difensivi riuscendo a cambiare efficacemente i matchup e sapendo giocare sulle linee di passaggio.
Difensivamente una chiave potrà giocare anche la fisicità dei nostri esterni, soprattutto in una squadra che tende a giocare meglio in transizione piuttosto che a difesa schierata. E in questo senso Pozzecco può contare su delle frecce interessanti nel suo arco. Detto di Fontecchio, Thompson e Pajola un passaggio va speso su Matteo Spagnolo, forse la nota più lieta della preparazione azzurra. Arrivato in grande spolvero fisico e atletico al ritiro in Trentino, il play pugliese è atteso da una stagione fondamentale ai fini della sua carriera con l’approdo al Baskonia, dove ritroverà quel Paolo Galbiati avuto già al suo primo anno da professionista a Cremona. Più aggressivo nell’attaccare il ferro e propositivo in fase di costruzione, Spagnolo si è fatto apprezzare anche per l’atteggiamento mostrato difensivamente, andando oltre i limiti dettati da capacità e istinti. A giudicare le amichevoli di preparazione questo lavoro l’ha portato anche a scalare gerarchie e minuti in rotazione - a scapito di un Marco Spissu comunque sempre troppo sottovalutato a livello internazionale - e la freschezza del classe 2003 può accrescere quello che è il livello potenziale di questa squadra.
La bella prova di Spagnolo contro l’Argentina a Bologna.
Ma qual è, questo livello? È un dato di fatto che l’Italia nell’ultimo decennio abbondante sia pressoché sempre arrivata - l’unica eccezione è il Mondiale 2019 - tra le prime otto di ogni torneo (Europeo, Mondiale, Olimpiade) a cui ha partecipato, e allo stesso tempo è chiaro come non siano risultati tutti uguali. L’ultimo Europeo rappresenta con ogni probabilità la “migliore occasione” avuta finora, il finale in volata perso con la Francia a Berlino che, se vinto, avrebbe regalato il biglietto per una semifinale contro la Polonia. Quella squadra fu capace, con l’impresa sulla Serbia e quella sfiorata contro i transalpini, di riscattare nel migliore dei modi l’unico mezzo passo falso compiuto nel girone del Forum di Assago, il secondo tempo contro l’Ucraina che per un gioco di incastri condannò l’Italia al quarto posto nel raggruppamento e all’abbinamento con i serbi.
L’anno successivo ci si mise anche una discreta dose di sfortuna, perché la nuova impresa sulla Serbia al Mondiale aveva permesso all’Italia di vincere la sua fase a gironi ed evitare l’incrocio teorico con gli Stati Uniti. Che poi finirono ugualmente sul cammino azzurro a causa della inopinata sconfitta con la Lituania, sfoderando proprio contro la squadra di Pozzecco l’unica prestazione realmente convincente del loro Mondiale. Sono i risultati nei tornei, quindi, a dirci che l’Italia ha raggiunto certi livelli per merito e che non essere mai riusciti ad andare oltre non è solo demerito, in un contesto internazionale ricco di squadre di talento e superiori a noi per caratteristiche tecniche e fisiche. Noi possiamo sopperire a tutto ciò con un’identità ben precisa e una compattezza di gruppo davvero difficile da eguagliare a livello di basket per nazionali, ovvero di squadre che passano insieme 40-50 giorni nel corso di un’estate per poi separare i rispettivi cammini con l’attività dei club.
L’Italia è squadra vera nel senso proprio del termine, ed è un gruppo talmente compatto dall’aver sempre saputo inserire nel migliore dei modi ogni nuova aggiunta nel corso degli anni. Più volte, dall’ambiente azzurro, si è fatto riferimento a “passare il girone” come primo obiettivo da raggiungere. Può sembrare un modo di abbassare le aspettative - e le pressioni - ma è più verosimilmente una volontà di spostare il focus: più volte negli ultimi anni abbiamo visto, e anche vissuto sulla nostra pelle, gli effetti di una formula che lascia molto spazio a variabili difficili da prevedere (come per esempio la differenza canestri). Questa squadra ha però la possibilità di fare un grande girone, piazzandosi “bene” e contribuendo a costruire nel migliore dei modi il suo futuro una volta arrivata a Riga, che resta comunque il primo imprescindibile obiettivo, da raggiungere con un’identità chiara e con la voglia di superarsi.
Poi c’è il discorso relativo ad Achille Polonara e alla sua malattia. Il 13° uomo di questa Nazionale, colui per cui giocheranno tutti gli azzurri oltre il risultato sportivo: dalla maglia dei riscaldamenti con “Achille 33” a Marco Spissu che abbandona il numero 0 per vestire il 33 dell’amico. A Limassol ed eventualmente a Riga giocheranno tutti per Polonara, e in primavera abbiamo visto come è andata a finire all’altra squadra che ha giocato per lui.
QUELLO A CIPRO È DAVVERO IL “GRUPPO DELLA MORTE”?
Andiamo allora a vedere cosa aspetta l’Italia nel girone. Sin dal sorteggio effettuato a fine marzo, il gruppo che si svolgerà in una sede inedita come Limassol è stato ribattezzato all’unanimità come Group of Death. A cominciare dalla squadra scelta da Cipro - unica esordiente dell’intero torneo - come “partner”, ovvero la vicina Grecia, passando poi per la Spagna campione in carica, l’Italia e due solide realtà della media nobiltà continentale come Bosnia e Georgia. Le prime palle a due nell’isola mediterranea si alzeranno giovedì 28 agosto (come per il gruppo che ha sede a Katowice, in Polonia), pertanto vale la pena capire quanto tale dicitura sia calzante per un girone che catalizzerà l’attenzione di tutti i tifosi italiani.
Per iniziare a parlare del Gruppo C è impossibile non partire dalla favorita numero 1, e non soltanto perché è la squadra di una delle tre stelle citate in apertura di questo articolo. La Grecia arriva a Limassol come una delle principali candidate alla medaglia d’oro, risultato che darebbe gloria e legittimità a una generazione mai arrivata realmente vicina al bottino grosso e anzi protagonista spesso di performance deludenti (o quantomeno sotto le aspettative) nei diversi tornei. Un gruppo dall’età media alta, che tolto l’indiscutibile Giannis è ricco di incognite, a partire da un amalgama tutta da verificare tra i protagonisti della rivalità nazionale più discussa, affascinante e a tratti stucchevole del basket europeo.
Viene veramente difficile immaginare un duello degli ultimi anni tra Panathinaikos e Olympiacos che non abbia dato adito a polemiche, discussioni, tensioni extra campo in grado di oscurare quella che sul campo (che sia di OAKA o del Pireo) è una sfida sempre affascinante e ricca di indicazioni tecniche e tattiche. Una tendenza indubbiamente acuita dal ritorno ad alti livelli dei “Greens”, campioni d’Europa nel 2024, e in generale dall’arrivo sulla panchina ateniese di Ergin Ataman.
Uno dei momenti peggiori della rivalità ateniese: le schermaglie tra Fournier e Nunn.
Tra Panathinaikos e Olympiacos non sono mancati nemmeno gli intrighi di mercato - primo fra tutti il passaggio da una sponda all’altra di Kostas Sloukas, ancora oggi perno nevralgico della nazionale greca in cabina di regia - e sembra quasi strano pensare al più famoso “doppio ex” come l’unico allenatore potenzialmente capace di fare coesistere ego ingombranti e atleti di indubbio livello ma spesso protagonisti, durante la stagione col club, di schermaglie e tensioni. È un fatto, però, che Vassilis Spanoulis sia stato il timoniere dell’unico risultato atteso e regolarmente raggiunto da questa generazione di giocatori, ovvero la qualificazione all’Olimpiade di Parigi, ottenuta attraverso un Preolimpico alla portata ma comunque difficile da vincere lo scorso anno al Pireo. Spanoulis, ancora “giovane” come allenatore - e reduce dalla prima esperienza assoluta in Eurolega, col Monaco con cui è stato finalista europeo da subentrato - è riuscito dove non aveva potuto, per esempio, un coach dal pedigree indiscutibile come Dimitris Itoudis.
A V-Span e all’intera nazionale greca si chiede ora di fare il passo in più, quello soltanto avvicinato la scorsa estate a Parigi con la sconfitta nei quarti del torneo Olimpico contro quella Germania che già aveva fermato la corsa ellenica a EuroBasket 2022, dopo sei vittorie nelle prime sei partite disputate. E per farlo, questo passo, non si può fare a meno di Giannis Antetokounmpo. L’avvicinamento a EuroBasket del due volte MVP oltreoceano non è stato certamente dei più semplici, nonostante il lungo periodo di inattività conseguente all’uscita anticipata dei Milwaukee Bucks dai Playoff NBA. Giannis ha saltato le prime quattro amichevoli di preparazione della squadra (giocando solo due volte, per 36 minuti totali), nonostante queste si siano svolte all’interno dei 28 giorni precedenti all’inizio di un torneo FIBA, ovvero il periodo in cui è concessa l’attività agonistica ai giocatori NBA secondo un accordo tra le parti. Non tutti hanno iniziato a lavorare dal giorno uno - Dončić, per esempio, si è unito al training camp sloveno soltanto dopo aver firmato il rinnovo pluriennale coi Lakers - ma Antetokounmpo è l’unico ad avere iniziato così tardi a giocare, nonostante l’assenza di infortuni o problemi fisici. Una situazione che ha fatto discutere in Grecia come fuori dal paese, e che ci ha privato di un test amichevole con la Serbia di Jokić.
Al Preolimpico dello scorso anno abbiamo visto la versione più completa di FIBA Giannis, che a Limassol potrà contare anche sui fratelli Kostas e Thanasis.
Un ritardo dovuto anche al fatto che l’esplicito consenso di Milwaukee all’utilizzo del giocatore è reso necessario dall’assicurazione contratta dalla federazione greca, che non copre integralmente lo stipendio da oltre 54 milioni di dollari che Antetokounmpo percepirà nel 2025/26. Una burocrazia che ha complicato l’avvicinamento al torneo di una squadra che lo scorso anno è riuscita a fare qualcosa mancata nei precedenti impegni internazionali, soprattutto i Mondiali 2019 e 2023 (Giannis assente in quest’ultimo): trovare una sintesi tra le diverse anime del gruppo, una coerenza tattica e una coesione di squadra indispensabile in una competizione che si gioca su premesse completamente diverse dalla normale stagione agonistica. Considerando anche la già citata età media alta e un ricambio generazionale che stenta ad arrivare, per la Grecia siamo molto vicini al now or never.
Chi non ha questi problemi, perché negli ultimi decenni ha vinto tanto e bene, è indubbiamente la Spagna campione in carica. Che però di complicazioni ne ha, e di differenti. In quello che sarà l’ultimo torneo di Sergio Scariolo - prossimo allenatore del Real Madrid - e con l’incertezza ancora vigente sul suo successore, gli spagnoli si presentano a Limassol nel pieno di un complicato ricambio generazionale. Non tanto per il talento delle nuove leve, comunque da verificare soprattutto al più alto livello di Eurolega, quanto per le conseguenze dell’assenza di una “generazione di mezzo” capace quantomeno di avvicinarsi ai fasti dei campionissimi nati negli anni ’80. La maggiore incognita di questa Spagna risiede sicuramente nella cabina di regia, dove l’allenatore bresciano dovrà fare affidamento su due giovanissimi, al primo torneo con la nazionale maggiore: Sergio de Larrea di Valencia e Mario Saint-Supéry, prossima guida di Gonzaga. Giocatori dal talento acerbo offensivamente ma tutti da verificare difensivamente, anche a questo livello.
Saint-Supéry arriva in NCAA sulla scia di un’ottima stagione a Manresa, tra ACB e Basketball Champions League.
L’uomo di punta sarebbe (soprattutto dopo il ricco rinnovo di contratto con i Memphis Grizzlies) Santi Aldama, ma il suo avvicinamento a EuroBasket è stato fortemente condizionato da problemi fisici. Presenti anche i fratelli Hernangómez, reduci però da stagioni complicate dopo il trionfo di Berlino, con tante responsabilità offensive che potrebbero toccare a due “veterani” come Dario Brizuela e Xabi López-Arostegui. Giocatori di talento e grandi capacità offensive, mai troppo compiuti a livello di Eurolega e a cui manca ancora l’acuto a livello di nazionale: questo Europeo potrebbe essere “la volta buona”. Occhi anche a un elemento “potenziale sorpresa” apparso in grande condizione come Josep Puerto di Valencia, al primo torneo con la Senior dopo due argenti tra le giovanili. Mancherà tantissimo la leadership e l’esperienza di Lorenzo Brown (la storia dello scorso Europeo, tra la naturalizzazione e l’impatto in campo), inizialmente convocato per l’estate continentale per poi rinunciare alla chiamata con l’ottica di preservare il fisico alla vigilia della prima stagione con l’Olimpia Milano.
Grecia e Spagna - oltre all’Italia - partono avvantaggiate sulle due squadre che effettivamente rendono il Gruppo C un raggruppamento complicato e dal ridottissimo margine d’errore per le big. La prima è la Georgia, alla sesta partecipazione consecutiva a un Europeo ma a 10 anni dall’ultima volta in cui vi fu un passaggio del turno. La squadra guidata da Aleksandar Džikić viene da una preparazione senza vittorie (6 sconfitte su 6 amichevoli) e presenta poche novità rispetto alla compagine che come appassionati italiani conosciamo bene, per i frequenti incroci a livello di amichevoli e qualificazioni ai tornei internazionali. Una è sicuramente quella legata al naturalizzato, che sarà Kamar Baldwin: play di talento e rango che dopo stagioni in crescendo tra Trento e Baskonia sarà chiamato a sostituire il capocannoniere di Eurolega - Carsen Edwards - al Bayern Monaco nella prossima stagione. Sarà fondamentale l’intesa tra Baldwin e il totem Toko Shengelia, reduce dallo Scudetto vinto da MVP con la Virtus Bologna e credibilmente all’ultimo grande torneo con la sua amatissima nazionale. Al passo d’addio sembra essere anche un giocatore di grandissima esperienza come Giorgi Shermadini, mentre a due solidi elementi NBA come Bitadze e Mamukelashvili si chiede uno step successivo anche perché tante delle speranze georgiane di fare bene a Limassol passano dal vantaggio fisico contro le concorrenti.
L’apoteosi del triennio bolognese di Shengelia: lo Scudetto da MVP indiscusso.
Il tema del vantaggio fisico può riguardare anche la Bosnia, il cui primo punto da attenzionare riguarda le condizioni di Jusuf Nurkić. Talmente complesse da essere messe in discussione, nell’avvicinamento al girone cipriota, persino dal CT Bećiragić. La Bosnia ha iniziato presto la sua preparazione, sostenendo anche due test amichevoli - entrambi persi - a Nanchino contro la Cina e mostrando una condizione generalmente difficile. Sarebbe riduttivo definire questa come una squadra Nurkić-dipendente, ma i tanti pezzi pesanti persi nella strada per Limassol non aiutano ad allontanare la definizione.
Per un Amar Alibegović in grande spolvero dopo un’eccellente stagione a Trapani, i bosniaci non potranno contare sull’altra vera seconda stella in Džanan Musa, assente per non meglio specificate ragioni di salute. Altre due indisponibilità tutt’altre che secondarie sono quelle del secondo giocatore NBA che gravita attorno a questo gruppo - Luka Garza - e di Xavier Castañeda, originariamente il prescelto per guidare la cabina di regia. Al suo posto il naturalizzato John Roberson, 36enne play di lungo corso in Europa e nell’ultima stagione in Egitto. Poco da dire sul Cipro padrone di casa, alla prima partecipazione assoluta in un torneo internazionale e reduce da appena 6 vittorie (in 42 partite) negli ultimi quattro cicli di qualificazioni disputati. Una squadra, quella cipriota, pieni di “profeti in casa” con l’unica eccezione rappresentata dal naturalizzato Darral Willis, lungo journeyman che vanta 13 partite in doppia cifra di media nel 2021 a Brescia e che nella prossima stagione giocherà a Taiwan.
GRUPPO A: LA PRESSIONE DI SERBIA E LETTONIA
Passiamo ora al girone A, quello ospitato a Riga, che poi sarà anche teatro della fase finale del torneo, secondo un format ormai consolidato e giunto al suo decimo anniversario. La capitale lettone ospiterà quella che è pacifico identificare come la favorita numero uno: la Serbia. Dopo anni di argenti (tra il 2014 e il 2024 ne sono arrivati quattro, considerando Olimpiadi, Europei e Mondiali) la Nazionale serba arriva in Lettonia per conquistare la prima medaglia d’oro maschile da nazione “unica”, dal definitivo scioglimento della vecchia Jugoslavia. Per conquistare un risultato più volte sfiorato negli ultimi anni, l’idea è quella di operare all’insegna della continuità. La base di partenza è quella del dodici olimpico, della squadra capace di conquistare la medaglia di bronzo a Parigi - e di fare tremare gli USA in semifinale. Non è stato convocato nemmeno nella lista iniziale il solo Plavšić, e in un secondo momento è stato escluso anche Davidovac: al loro posto Tristan Vukčević e il rientrante Stefan Jović. Per il resto ci sono tutti, a partire da quel Nikola Jokić che in Francia ha parzialmente cancellato le delusioni rappresentate dal Mondiale 2019 e dall’ultimo europeo.
A EuroBasket 2022 Jokić fu nella sua migliore versione, ma ciò non bastò per superare l’Italia e contendere il trono europeo.
L’eterno Svetislav Pešić, già capace di vincere l’oro europeo due volte da allenatore (1993 e 2001) insegue anche lui l’ennesimo riconoscimento di una carriera leggendaria, da Hall of Famer, alla guida di una squadra che sembra giocare a memoria una volta superati i problemi di amalgama e affinità tattica ravvisati pure nel felice Mondiale filippino di due anni fa. La Serbia è indubbiamente la squadra più profonda delle 24 di EuroBasket 2025, e alcune incognite del passato - prima tra tutte l’adattamento in area FIBA di Jokić - sembrano ormai superate. Se si giocasse su serie, anche al meglio delle tre partite, sarebbe una squadra pressoché imbattibile.
In gara secca è potenzialmente vulnerabile soprattutto nella gestione offensiva degli esterni: Micić in Nazionale non ha mai raggiunto - anche a causa di problemi fisici - i livelli dello splendido giocatore ammirato a lungo in Eurolega (e pronto a ritornarci con l’Hapoel Tel Aviv), Stefan Jović è veterano rodato ma in piena parabola discendente e il neo milanese Gudurić è un ottimo giocatore, la cui gestione nei finali di partita non è però sempre impeccabile. Il futuro da questo punto di vista appare roseo con l’inserimento del neo campione NBA Nikola Topić (che non sarà a EuroBasket), ma il presente ci dice di una squadra decisa a giocarsi la medaglia con l’ultimo canto di una generazione comunque vincente, a prescindere dall’esito del 14 settembre.
E poi c’è Aleksa Avramović, coltellino svizzero sempre in grado di rispondere presente quando chiamato in causa. Ma l’ultima stagione in un campionato poco competitivo come quello russo - nel 2025/26 sarà di nuovo in Eurolega, con Dubai - può essere un’incognita.
La tanta pressione sulla Serbia non è la stessa che attende la Lettonia padrona di casa, ma non ci andiamo nemmeno troppo lontani. Assente nell’ultima edizione, la squadra guidata (per l’ultima volta, avendo già annunciato l’addio a fine Europeo) da Luca Banchi torna a giocare in casa dopo il Preolimpico della scorsa estate, perso in finale contro l’ostico Brasile. Una delusione che ha un po’ annebbiato il ricordo della favolosa squadra ammirata al Mondiale, giunta a uno storico quinto posto avendo avuto anche il tiro per vincere ai quarti di finale contro la Germania poi campione.
Rispetto agli ultimi due tornei per nazionali Banchi potrà contare sulla stella assoluta di questa generazione lettone, ovvero Kristaps Porziņģis. Il lungo di Atlanta torna a disputare un torneo per Nazionali dall’Europeo 2017, quello dell’indimenticabile sfida ai quarti contro la Slovenia poi campione, e completa per soluzioni e profondità una squadra molto esperta - tanti gli over 30, a partire dai fratelli Bertāns - le cui fortune dipenderanno soprattutto dalla regia di Artūrs Žagars, pienamente recuperato dalla rottura del legamento crociato poco dopo l’eccellente Mondiale 2023 e fresco di triplete col Fenerbahce. L’attesa sulla Lettonia è considerevole, e il fattore casalingo può essere allo stesso tempo delizia e croce per una squadra di alto livello che però ha dimostrato di rendere meglio quando sgombra di tensioni e pressioni.
Žagars torna in un torneo internazionale dopo l’incredibile prova da 17 assist al Mondiale di Manila.
Più giovane, ma certamente non priva di incognite e pressioni, la Turchia di Ergin Ataman. Continuamente contraddistinta da discussioni politiche ed extra-cestistiche legate soprattutto alla gestione dei giocatori naturalizzati, la nazionale turca si presenta a Riga con tutti i suoi migliori giocatori. In quello che sarà credibilmente l’ultimo grande torneo di Shane Larkin - almeno ad alte attese sul rendimento - la Turchia va a caccia soprattutto di redenzione, e di un risultato che non arriva dall’argento al Mondiale casalingo del 2010. Da allora soltanto in un caso - Mondiale 2014 - la squadra ha raggiunto i quarti di una competizione internazionale e negli ultimi Europei non si è mai spinta oltre gli ottavi.
I riflettori sono tutti su Alperen Şengün, reduce dalla migliore stagione NBA in carriera e atteso da un’altra annata ad altissimo livello dopo l’arrivo a Houston di Kevin Durant. Şengün è soltanto al secondo torneo per nazionali senior in carriera, e il buon livello individuale raggiunto nel 2022 ha avuto conseguenze positive sulla squadra. Accanto a lui, in un reparto lunghi ben fornito ma dall’amalgama da testare, l’ex NBA - e oggi protagonista del Panathinaikos - Yurtseven insieme all’eterno Sertaç Şanlı e a un giocatore emergente come Adem Bona dei Philadelphia 76ers. Come per Serbia e Lettonia, però, anche la Turchia andrà dove la porteranno i suoi esterni: in questo caso il nome da fare, complice anche l’assenza di Biberovic, è quello di Şehmus Hazer, che al Bahçeşehir si è rimesso in carreggiata dopo annate di alti e bassi - soprattutto in Eurolega - col Fenerbahce. Giocatore interessante ma anche abbastanza incompiuto, a lui si chiederanno risposte importanti difensivamente e offensivamente, alla luce dell’autonomia più limitata di Larkin.
Rispetto al giocatore ammirato tre anni fa all’Europeo, Şengün arriva a Riga con lo status da All Star NBA candidandosi a essere uno dei migliori del torneo.
Candidata numero uno al quarto posto, l’ultimo a garantire l’accesso alla fase a eliminazione diretta, è una Repubblica Ceca ormai distante dai fasti del triennio 2019-2021 valso un ottimo Mondiale (sesto posto finale) e la sorprendente qualificazione all’Olimpiade di Tokyo. I cechi dovranno però fare i conti con due assenze pesantissime, quelle di Jan Veselý e Tomáš Satoranský: le responsabilità dell’attacco ricadranno sull’erede del secondo a livello NBA, Vít Krejčí degli Atlanta Hawks. Da sottolineare come agli ordini del CT Ocampo (guida anche di Manresa) vi sia un gruppo per lo più composto da giocatori militanti in patria: oltre a Krejčí giocano all'estero l'ex "italiano" Kyzlink (in Cina), l'esterno Bálint oltre ai lunghi Zidek e Peterka. Tanta responsabilità anche per capitan Hruban, verosimilmente all'ultimo torneo con la nazionale maggiore. Ad approfittare delle incognite ceche potrebbe essere l’Estonia, a caccia di uno storico passaggio del turno: nel dopoguerra, soltanto nel 1993 la nazionale baltica ha raggiunto la fase a eliminazione diretta di un Europeo.
Gli estoni - che nel loro roster annoverano diverse conoscenze della nostra Serie A, tra attuali ed ex - tre anni fa al Forum sfiorarono un clamoroso passaggio del turno (-1 con l’Ucraina e -3 con la Croazia) e sicuramente a Riga saranno sostenuti da diversi connazionali anche alla luce della “partnership” con la Lettonia: nelle ultime edizioni è consuetudine, per le nazioni ospitanti, scegliere una federazione straniera (tra quelle qualificate) per ragioni commerciali e di marketing, e la scelta lettone è appunto ricaduta sull’Estonia. A completare il raggruppamento una delle cenerentole del torneo, il Portogallo. Qualificatasi per la prima volta dal 2011 (e quarta in assoluto) ai danni dell’Ucraina, una squadra già contenta di esserci proverà a dire la sua, spingendosi sulle spalle del lungo dei Celtics Neemias Queta e del naturalizzato Travante Williams, visto nell’ultimo anno in Romania all’Oradea. La vittoria in amichevole contro la Spagna a inizio agosto sta lì a sottolineare come comunque questo Portogallo non è da sottovalutare in un girone che comunque si presenta con una netta spaccatura tra le migliori tre e le restanti compagini.
GRUPPO B:LA GERMANIA RIPARTE DA TAMPERE
La squadra da battere nel Gruppo B, quello che si svolgerà nella splendida Tampere, è sicuramente la Germania campione del mondo in carica e reduce da un amaro quarto posto olimpico a Parigi. La grande novità tedesca è in panchina: dopo l’addio di Gordon Herbert, protagonista del triennio 2021-2024 che ha visto anche il bronzo all’ultimo Europeo in casa, la scelta è ricaduta su Álex Mumbrú. Un altro allenatore straniero, con un pedigree eccellente da giocatore - oltre 100 presenze con la Spagna, con quattro medaglie tra cui l’oro Mondiale 2006 e quello Europeo nel 2009 - ma tutt’altro che brillante, finora, in panchina. Quattro anni a Bilbao (con una promozione in ACB e una partecipazione ai Playoff) e due a Valencia con più delusioni che soddisfazioni significano che quella in terra teutonica è la prima esperienza in assoluto (anche considerando la carriera da giocatore) lontano dalla Spagna.
Mumbrú potrà comunque avvalersi di un elemento in continuità tecnica come il vice allenatore Klaus Perwas, già nello staff di Herbert nel dorato periodo precedente oltre a essere uno storico assistente di Francoforte. In termini di organico sono tanti i punti in comune con le squadre di Berlino, Manila e Parigi. Spiccano alcune indisponibilità “forzate” come Nick Weiler-Babb, David Krämer e soprattutto Moritz Wagner, oltre alle assenze di due solidi elementi NBA come Kleber e soprattutto Hartenstein, mai davvero nel giro di questo ciclo tedesco.Per il resto, tutti a bordo con un’età media tendenzialmente più alta - ma con diversi elementi, a partire da Franz Wagner, che hanno ancora i loro migliori anni davanti - e le chiavi in mano affidate a Dennis Schröder.
Le chiavi in mano all’MVP dell’ultimo Mondiale.
È in area FIBA che il nativo di Braunschweig, e odierno capitano tedesco, ha trovato quella legittimità tecnica necessaria per costruirsi una credibilità sempre più crescente al di là dell’oceano. Numeri di alto livello Schröder li aveva collezionati anche prima degli exploit del triennio con Herbert (con cui aveva un grandissimo rapporto, anche a livello umano), ma la capacità di essere decisivo ai livelli più alti contro avversarie importanti ne ha aumentato la considerazione generale anche come leader tecnico e tattico. Oltre alle tante conferme rispetto alla squadra capace di laurearsi campione del mondo - e di sfiorare una medaglia olimpica - la grande novità nei dodici di Mumbrú è l'ala Tristan da Silva, alla prima manifestazione con la nazionale maggiore dopo una sola esperienza con l'Under 20 e soprattutto una positiva stagione da rookie con gli Orlando Magic, al fianco di Franz Wagner.
Al centro dell’attenzione del pubblico di Tampere, oltre ai sopracitati tedeschi, ci sarà sicuramente la Finlandia padrona di casa. Dopo avere sfiorato una storica semifinale nell’ultima edizione (il 7° posto finale rappresenta comunque il miglior risultato dall’edizione 1967) i finnici tornano a ospitare un raggruppamento dell’Europeo dopo otto anni. Un ricordo, quello del 2017, sicuramente agrodolce: a una prima fase esaltante a Helsinki, con gli scalpi di Francia e Grecia e un solo ko contro la Slovenia poi campione (e imbattuta), seguì il brusco risveglio di Istanbul con la sconfitta agli Ottavi per mano dell’Italia allora guidata da Ettore Messina.
La settimana da Dio a Helsinki di Markkanen nel 2017.
Di quel gruppo sono rimasti soltanto in due, perché oltre a Markkanen c’è anche l’esperto tiratore Sasu Salin, vero e proprio giocatore di culto della media nobiltà europea giunto al tramonto di una brillante carriera. C’è comunque vita oltre alla stella dei Jazz, per fortuna di un Lassi Tuovi chiamato a far meglio delle agrodolci esperienze al Mondiale 2023 e al Preolimpico 2024: il primo nome in questo senso è quello dell’ex Treviso Jantunen, che dopo due brillanti annate a Parigi (a fine Europeo inizierà l’avventura col Fenerbahçe campione d’Europa) sarà chiamato a responsabilità importanti al fianco di Markkanen o nei minuti in cui questo sarà in panchina a riposare. Sotto canestro da citare anche la presenza di Olivier Nkamhoua, protagonista nell’ultima stagione in Germania a Chemnitz e prossimo a unirsi - a fine torneo - alla Pallacanestro Varese. In cabina regia grande fiducia al classe 2004 Miro Little, al quarto torneo con la nazionale maggiore nonostante i 21 anni compiuti lo scorso maggio, atteso anche dalla sua terza annata in NCAA (in tre squadre diverse). Alle sue spalle la solidità e l’esperienza del play di origine kosovara Edon Maxhuni, visto in questa stagione anche in LBA a Scafati.
La Finlandia andrà comunque dove la porterà Lauri Markkanen, che ha iniziato l’estate con 121 punti segnati in tre partite amichevoli con Belgio e Polonia (di cui 48 - massimo in carriera - in una sola), ed è chiamato a dire la sua in un gruppo in cui può aspirare a essere il migliore giocatore. Anche perché a Tampere sarà protagonista una Lituania priva di un elemento importantissimo come Domantas Sabonis, assente anche al Mondiale 2023 e presente - ma tutt’altro che brillante - al Preolimpico 2024 di San Juan. All’assenza del giocatore dei Kings corrisponderà la presenza di Jonas Valančiūnas, protagonista di un intrigo di mercato a luglio tra un possibile ritorno in Europa al Panathinaikos e la conferma NBA ai Denver Nuggets, dove sarà il backup di Nikola Jokić. Per lui è credibile immaginare EuroBasket 2025 come l’ultimo torneo per nazionali ad alti livelli, in cui dare un contributo importante.
Un totem sempre presente, al di là dei risultati della Lituania.
Alle sue spalle cresce bene Ąžuolas Tubelis, pronto alla prima annata di Eurolega con lo Zalgiris, in attesa anche di vedere per la prima volta i due giovani nuovi volti NBA - Matas Buzelis dei Bulls e Kasparas Jakučionis di Miami - con la nazionale maggiore. Per il resto siamo in presenza della “solita” Lituania degli ultimi anni: una squadra sempre temibile, con una rotazione ricca di giocatori di Eurolega, ma che dà sempre la sensazione di “qualcosa che manca”. Sarà un Europeo molto importante per Rokas Jokubaitis, reduce dalla sua migliore stagione a livello individuale nella massima competizione europea ma in un contesto decisamente complicato quanto a risultati di squadra come quello del Maccabi Tel Aviv. Il play classe 2000, che a fine EuroBasket sarà al timone del Bayern Monaco, è atteso al salto di qualità anche in Nazionale e l’assenza di Sabonis - con il contemporaneo invecchiare di Valančiūnas - può facilitare una maggiore assunzione di responsabilità in campo. A gestire tutto questo ci sarà un allenatore di comprovata esperienza come Rimas Kurtinaitis, per la prima volta alla guida della squadra del suo paese dopo una lunga e decorata carriera in giro per il mondo.
Dietro Germania, Finlandia e Lituania la maggiore indiziata al quarto posto sembra essere il Montenegro, in quello che sarà l’ultimo torneo in nazionale di Nikola Vučević. Il centro dei Bulls è sempre stato riferimento solido nelle competizioni FIBA per la sua squadra, mai riuscita davvero a elevarsi oltre un grado di media nobiltà nonostante un track record immacolato nelle partecipazioni a Europei e Mondiali negli ultimi 10 anni, cioè dal varo della riforma FIBA sulle qualificazioni ai tornei internazionali. Qualcosa da non sottovalutare, se si pensa ad altre nazionali blasonate - Croazia e Slovenia, per fare due esempi nella stessa regione - che non possono vantare altrettanto. In tre di questi quattro tornei (l’unica eccezione è il Mondiale 2019) il Montenegro ha sempre superato la prima fase, e per eguagliare tale risultato chiederà tanto, oltre a Vučević, anche a Kyle Allman, 27enne combo guard protagonista nelle ultime due stagioni in Turchia con la maglia del Beşiktaş dopo esperienze importanti anche in Grecia, Lettonia e Francia. Allman avrà tanti palloni da gestire anche per l’assenza di Nikola Ivanović, finalista dell’ultima Serie A con la maglia di Brescia.
Pronte ad approfittare di un passo falso del Montenegro (come delle altre tre del girone) le outsider del Gruppo B, ovvero Gran Bretagna e Svezia. I britannici arrivano a Tampere con una rosa ricca di conoscenze della nostra LBA ma un’assenza importante, quella del neo milanese Quinn Ellis reduce dalla storica Coppa Italia vinta con Trento. A secco di vittorie in campo continentale dal 2013, per una squadra che ancora non ha recepito i miglioramenti internazionali di un movimento capace di esprimere una realtà credibile a livello continentale come i London Lions, il primo obiettivo è fare una bella figura. Non sarà facile, però, contro una Svezia che torna all’Europeo dopo dodici anni d’assenza. E lo fa con una squadra mediamente giovane, con il punto di riferimento nel suo alfiere NBA, Pelle Larsson dei Miami Heat.
Tutto in mano al giovane degli Heat, finora grande protagonista estivo tra Summer League e amichevoli pre Europeo.
GRUPPO D: LA FRANCIA DELLE NOVITÀ E IL RIGENERATO LUKA
La Polonia, nel rinnovato impianto di Katowice, sarà la casa del Gruppo D, quello che incrocerà agli ottavi di finale col girone degli azzurri. E a guidare la fila di questo raggruppamento c’è la squadra che completa l’ideale podio delle favorite, insieme a Serbia e Germania. Quella che si presenterà a EuroBasket, però, sarà una Francia molto diversa non solo dalla versione che tre anni fa conquistò - con un cammino abbastanza peculiare - la medaglia d’argento ma anche da quella che è pur sempre la nazionale due volte vice campione olimpica in carica.
Un anno zero, quello francese, contraddistinto da tante assenze, altrettante novità e, se vogliamo, pressioni decisamente minori rispetto alle altre front runner del torneo. Prima tra tutte le 24 ad annunciare il roster ufficiale per l’Europeo, quella di Katowice sarà la prima Francia d.C., dopo (Vincent) Collet, storico commissario tecnico che ha lasciato la guida della squadra successivamente all’Olimpiade di Parigi dopo 15 anni e otto medaglie vinte tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei. A succedergli è stato scelto Frédéric Fauthoux, allenatore anche di Bourg (con cui è stato finalista dell’Eurocup 2024) e già nazionale francese da giocatore con l’apice del bronzo europeo 2005. Un cambiamento importante che vedrà il suo primo test proprio tra Katowice e Riga, dopo le prime esperienze nelle qualificazioni allo stesso europeo.
A saltare immediatamente all’occhio, guardando il roster francese, sono le tante novità: soltanto un quarto della squadra che sarà in campo in Polonia ha giocato l’Olimpiade casalinga della scorsa estate. I nomi sono quelli di Yabusele, Cordinier e Coulibaly: due veterani - ma non i più “vecchi” del roster di EuroBasket, titolo che spetta ai trentenni Jaiteh (che mancava in nazionale dall’edizione 2015) e Luwawu-Cabarrot - e uno degli emergenti più interessanti. A tornare rispetto al Mondiale 2023 sono Sylvain Francisco (protagonista lo scorso anno con lo Zalgiris Kaunas di Trinchieri) ed Élie Okobo, mentre per Luwawu-Cabarrot e Maledon sarà il primo torneo internazionale dallo scorso Europeo, concluso in finale. A completare il roster tre novità: il 26enne lungo del Maccabi Hoard, Nadir Hifi - vincitore del Rising Star di Eurolega in questa stagione - e soprattutto le prime due scelte assolute del Draft 2024, Zaccharie Risacher e Alex Sarr.
Per Risacher sarà il primo torneo con la nazionale maggiore, oltre che l’occasione per quantomeno eguagliare il padre Stéphane, argento a Sydney 2000.
Una squadra profonda, con tanto talento e meno tonnellaggio di quanto potrebbe avere sotto canestro: solo Jaiteh e Sarr sono lunghi di stazza. Un gruppo interamente nuovo da puntellare con le assenze più rilevanti (su tutte quella di Victor Wembanyama) per puntare con decisione alla doppietta Mondiale 2027-Olimpiadi 2028, dove “vendicare” le sconfitte maturate nelle precedenti edizioni dei due tornei. La voglia di fare bene è chiaramente tanta, ma la pressione rispetto alle altre è indubbiamente minore: la sensazione generale è che la Francia sia nel migliore girone possibile per vivere una specie di rodaggio, così da arrivare a pieni giri alla fase a eliminazione diretta di Riga dove - c’è da giurarci - nessuno vorrà trovarla sulla propria strada.
La rivale principale dei blues sarà sicuramente la Slovenia, guidata dalla grande attrazione del raggruppamento di Katowice. Gli occhi del mondo cestistico saranno sulla Polonia perché è qui che ci saranno le prime uscite ufficiali del rinnovato Luka Dončić: il dimagrimento della stella dei Lakers è stata una delle storie dell’estate, e la curiosità nel vedere lo sloveno in grande forma è indubbiamente tanta. Nell’avvicinamento all’Europeo si sono visti grandi momenti di splendore da parte sua, confermando la motivazione extra che lo alimenta ogni qual volta si ritrova a indossare la maglia della sua nazionale. Avvicinamento, però, che non è stato dei più semplici.
Nell’ultimo Europeo Dončić ha prodotto una delle prestazioni più incredibili mai viste in una competizione FIBA.
Solo una vittoria - di 12 contro la Gran Bretagna - in sei amichevoli che annoverano le nette sconfitte contro Germania, Lituania, Lettonia e soprattutto Serbia. Nonostante Dončić e i suoi highlights, in una situazione generale di estrema tensione. Dai contrasti tra il CT Sekulić (alla guida della squadra dal 2020 dopo essere stato il vice di Kokoskov nel vittorioso Europeo 2017) e i fratelli Dragić, sia il ritirato Goran che Zoran, autoesclusosi dalla nazionale a metà agosto, alle dolorose assenze di Vlatko Čančar e Josh Nebo che hanno portato a numerose schermaglie tra Dončić, Sekulić e l’Olimpia Milano, club che nella prossima stagione punterà parecchio sui due giocatori in recupero da infortuni importanti accusati negli ultimi mesi. Non è assurdo sostenere che questa Slovenia sia la più povera di talento - e di conseguenza Dončić-dipendente - dell’ultimo decennio.
A parte Luka, i principali punti di riferimento sono tutti giocatori over-30 nella fase calante delle proprie carriere, e dopo gli ottimi impatti di Randolph, Tobey e del sopracitato Nebo il vessillo del “lungo naturalizzato” sarà portato da Alen Omić, visto a Milano per un semestre non indimenticabile nel 2019 e attualmente senza squadra per il 2025/26. Più volte nel corso degli anni abbiamo visto come il completo dominio mentale e tecnico che Dončić è in grado di esercitare a questi livelli può portare a “vincere una partita da solo”, ma negli ultimi tornei internazionali - dal ko nel 2022 ai Quarti con la Polonia alle sconfitte rimediate al Mondiale 2023 e al Preolimpico 2024 - si è potuto osservare anche come la coperta da questo punto di vista sia molto corta, e davvero nessuna partita può essere data per scontata.
Una sconfitta perfetta per spiegare il meglio e il peggio di questa Slovenia.
Le possibili difficoltà della Slovenia potrebbero essere la fortuna di una squadra che arriva a Katowice a fari (sportivamente) abbastanza spenti, sulla scia di anni di ottimi risultati a livello giovanile. Sarebbe ipocrita negare quanto sia difficile, in questo periodo, parlare di Israele e della sua presenza in tornei internazionali, per lo più di riferimento per il continente europeo. Oltre a creare questioni mediatiche e di sicurezza tutt’altro che minime, la guerra tra Israele e Hamas ha avuto effetti anche sul regolare svolgimento delle competizioni sportive: il campionato nazionale (la Winner League) che nel 2024/25 è stato cancellato senza assegnare un titolo, la squadra di riferimento (il Maccabi Tel Aviv) ha vissuto la seconda stagione consecutiva in trasferta costante non riuscendo ad avvicinare gli ottimi risultati dell’annata precedente in Eurolega, posizionandosi anzi nel fondo della classifica per tutte le 34 giornate.
L’altra faccia della medaglia è stato l’emergere dell’altra squadra di Tel Aviv, l’Hapoel, capace di vincere l’Eurocup e pertanto di conquistare la partecipazione alla prossima Eurolega per meriti sportivi. Un titolo che ha portato il club a investire pesantemente sul mercato - su tutti spicca l’arrivo di Vasilije Micić - ma che ha creato anche una situazione complessa, dal momento che ben due squadre su 20 presentano notevoli difficoltà di gestione logistica: al momento della stesura di questo articolo non è ufficiale dove Maccabi e Hapoel giocheranno le rispettive gare interne di Eurolega. In questo caos, la nazionale svetta come eccezione. Una squadra che presenta un buon mix tra giovani e veterani, che si poggia sul talento di Deni Avdija - unico, tra i dodici, a non aver giocato per una squadra israeliana nella scorsa stagione - e che è guidata in panchina dall’architetto del doppio oro europeo Under 20 del 2018 e 2019, ovvero Ariel Beit-Halahmy. Oltre ad Avdija, reduce dalla migliore annata in carriera nella NBA, fiducia totale in cabina di regia a Yam Madar - i due sono compagni di squadra dai tempi dell’Under - in cerca di riscatto dopo esperienze in Eurolega in chiaroscuro tra Partizan, Fenerbahce e Bayern (lasciato nel corso della scorsa annata per tornare all’Hapoel Tel Aviv).
Madar è un giocatore di talento che cerca, a livello senior, di eguagliare i picchi raggiunti con le under.
Se in cabina di regia si potrà contare anche sull’esperienza e la solidità del naturalizzato Khadeen Carrington, la coperta appare più corta sotto canestro e non solo per una questione di stazza. Tanto verrà chiesto a Roman Sorkin, giocatore in ascesa a livello di Eurolega ma ancora non altrettanto protagonista a livello di nazionale. Oltre Israele, cercherà di insidiare la Slovenia anche la Polonia padrona di casa e (sorprendente) semifinalista uscente. Dall’apice raggiunto nel 2022, però, le cose non sono andate per il meglio per la squadra di Igor Miličić, noto agli appassionati italiani per aver guidato Napoli alla vittoria della Coppa Italia 2024.
Prima la dolorosa rinuncia a Jeremy Sochan, fermato da problemi fisici riacutizzatisi dopo la non indimenticabile apparizione nella Trentino Basket Cup a inizio mese, poi un avvicinamento contraddistinto da risultati tutt’altro che scintillanti nelle amichevoli preparatorie (tre vittorie contro Islanda, Svezia e Georgia ma mai oltre i cinque punti di margine). Il tutto in un gruppo che negli ultimi tre anni non è mai andato neanche lontanamente vicino a eguagliare i risultati dello scorso europeo, mancando la qualificazione al Mondiale 2023 e deludendo fortemente nel Preolimpico di Valencia lo scorso anno. Fiducia totale a capitan Ponitka, faro di una squadra che sotto canestro si affiderà al centro di Malaga Balcerowski e avrà come variabile impazzita, a livello di produzione offensiva, il naturalizzato Jordan Loyd, giunto in gruppo a preparazione iniziata.
A Berlino tre anni fa Ponitka è diventato il terzo giocatore nella storia del torneo capace di registrare una tripla doppia in una singola partita.
La fortuna della Polonia, sicuramente la più vulnerabile delle tre squadre ospitanti “competitive”, è la presenza nel girone D di due outsider che dovrebbero indubbiamente superare i propri limiti per centrare una storica qualificazione agli ottavi. Tra le due a partire sulla carta avvantaggiato è il Belgio, comunque apparso in grossa difficoltà nelle amichevoli di preparazione. Il ricambio generazionale stenta ad arrivare, ma i belgi hanno superato il primo girone in tre degli ultimi quattro europei e vantano un nucleo di giocatori con buona esperienza a livello europeo (spicca l’ex Virtus Bologna, Ismaël Bako) oltre a una continuità non indifferente a livello di guida tecnica: il CT Dario Gjergja è uno dei più longevi tra le 24 squadre di EuroBasket, essendo alla guida del Belgio dal 2018.
A fare meglio di lui, e di tutti quanto a longevità consecutiva, è Craig Pedersen alla guida dell’Islanda. L’edizione 2025 marca infatti l’undicesimo anno consecutivo alla guida della nazionale islandese per l’allenatore canadese (superato solo dai 13 anni complessivi di Sergio Scariolo con la Spagna), protagonista delle tre storiche qualificazioni europee. L’obiettivo numero uno per una squadra che come italiani conosciamo bene, avendola incrociata numerose volte negli ultimi anni - e dall’Islanda partirà a novembre la nostra corsa verso il Mondiale 2027 - è quello di ottenere la prima storica vittoria in un Europeo, soltanto sfiorata nelle partecipazioni del 2015 e del 2017. Dopo avere avuto il tiro qualificazione per un pass al Mondiale 2023, gli islandesi puntano forte sulle armi principali del loro roster, a partire dalla presenza sotto canestro di Hlinason e dalla pericolosità sugli esterni dei due più esperti a livello di basket europeo, ovvero l’ex Fortitudo e Pesaro Jón Axel Guðmundsson e soprattutto Martin Hermannsson dell’ALBA Berlino. Una squadra comunque tenace che venderà cara la pelle a caccia di un risultato che avrebbe portata storica.
Noi italiani conosciamo bene Hlinason, peraltro.
GLI APPUNTAMENTI DA NON PERDERE E COME VEDERE IL TORNEO
Dopo aver dato uno sguardo a tutte e 24 le squadre, quindi, come si comporrà la corsa al trono europeo? I quattro gironi da sei squadre, che si svolgeranno tra il 27 agosto e il 4 settembre, produrranno un tabellone a eliminazione diretta con ottavi, quarti, semifinali e finale. Gli incroci sono già predefiniti, al di là degli abbinamenti tra gironi dovuti da ragioni prevalentemente logistiche (e di viaggio): agli ottavi il Gruppo A di Riga incontrerà il B di Tampere, mentre il C di Limassol che se la vedrà col D di Katowice per permettere alle squadre impegnate a Cipro e in Polonia la stessa quantità di riposo e tempo di viaggio per raggiungere la capitale lettone. Gli incroci nel primo turno a eliminazione diretta vedranno le prime incontrare le quarte e le seconde incrociare le terze, poi dai quarti di finale in poi il bracket esistente permette di farsi un’idea generale di un potenziale cammino, ma non del tutto “realistica” viste le diverse variabili che potranno emergere nella fase a girone.
La prima palla a due sarà a Tampere, alle 12.30 italiane di mercoledì 27, tra Gran Bretagna e Lituania col match clou della giornata inaugurale che sarà sicuramente la sfida (17.00) tra Lettonia e Turchia, utile per saggiare lo stato dell’opera di due squadre - quelle di Banchi e Ataman - candidate al ruolo di outsider di lusso in questo torneo. Giovedì 28 sarà l’apertura dei gironi di scena a Cipro e in Polonia, e qui la partita da vedere è senza dubbio la sfida tra Grecia e Italia alle 20.30. Due squadre che si ritroveranno sei giorni dopo l’amichevole a OAKA nel Trofeo dell’Acropoli, e che si sono peraltro già incrociate nel girone di Milano nel 2022. Uno scontro diretto che potrebbe aprire scenari importanti, sia per la squadra di Spanoulis che per quella di Pozzecco non solo in ottica passaggio del turno ma anche posizionamento nel girone. Da recuperare anche Slovenia-Polonia, soprattutto in quanto rivincita di quel doloroso quarto 2022 per Doncic e compagni.
Nel primo weekend di gara uno sguardo lo consigliamo sul derby baltico Estonia-Lettonia (venerdì 29 alle 17.00), e soprattutto su un sabato 30 davvero denso di appuntamenti poiché sarà l’unico giorno con tutte e 24 le squadre in campo. Partenza a ora di pranzo (12.30) con Lituania-Germania, poi dopo l’impegno dell’Italia con la Georgia (14.00) si annunciano imperdibili pure Lettonia-Serbia e Francia-Slovenia alle 17.00. Potrebbe avere implicazioni importanti di classifica - pure per un eventuale ottavo di finale azzurro - anche Polonia-Israele alle 20.30.
Domenica 31 l’Italia giocherà di sera (20.30) contro la Bosnia, quindi prima si può puntare su Georgia-Grecia (14.15) e Israele-Francia (17.00). Per aprire settembre occhi su Finlandia-Lituania (lunedì 1, 19.30) e Italia-Spagna (martedì 2, 20.30), antipasti delle ultime giornate che si svolgeranno tra mercoledì 3 e giovedì 4. Nel primo caso il consiglio è tra Finlandia-Germania (19.30) e Turchia-Serbia (20.15), nel secondo - oltre a Italia-Cipro alle 17.15 - ci si può dividere tra Israele-Slovenia alle 17.00 e, soprattutto, Spagna-Grecia alle 20.30. La copertura del torneo sarà totale: Dazn trasmetterà tutte le partite, Sky (e Now) una selezione delle migliori con sempre un occhio di riguardo sull’Italia di Pozzecco. Gli azzurri - ed è questa la novità rispetto al passato - saranno di scena anche in chiaro sui canali Rai, replicando la copertura già avvenuta nel corso dell’Europeo femminile. Una circostanza che ha portato bene e la speranza è che questa possa ripetersi, in quello che si candida a essere il migliore EuroBasket di sempre.