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Marco D'Ottavi

Quindi, chi si salva?

Cosa ci dicono le statistiche a riguardo.

Tutte le statistiche presenti nel pezzo sono fornite da Statsbomb. IQ Soccer è lo strumento essenziale per gli analisti, i giornalisti e gli scommettitori professionisti di tutto il mondo.

 

Se gli occhi di molti sono rivolti alla zoppicante corsa per la prossima Champions League, nelle retrovie si combatte per rimanere in Serie A. Salutata la Sampdoria, che ha problemi più grossi dell’eventuale B che l’aspetta, e con la Salernitana che è solo matematicamente ancora a rischio ma praticamente salva, restano ancora in gioco quattro squadre (Lecce, Spezia, Verona e Cremonese) per due sgraditi posti da assegnare nelle prossime tre giornate. Tre giornate che potrebbero anche non bastare a decidere chi retrocede: da quest’anno, infatti, in caso di arrivo a pari punti al terz’ultimo posto tra due e più squadre sarà uno spareggio a risolvere la contesa, rendendo ancora più incerto ed avvincente questo finale (con più di due a pari punti sarebbe la classifica avulsa a decidere “le peggiori due” da mandare allo spareggio). 


Come può finire? Senza avere la sfera di cristallo abbiamo provato a indagare le statistiche per provare a capire qualcosa. Chi ha l’inerzia migliore? La squadra che invece sembra più in crisi? Chi, insomma, può salvarsi e chi invece no.

 

L’impresa disperata della Cremonese 

Per la Cremonese, in realtà, basterebbe guardare i gelidi numeri della classifica, che recita così: Lecce 32, Spezia 30, Verona 30, Cremonese 24. La squadra di Ballardini – come si dice – non ha il destino nelle proprie mani: con due squadre distanti 6 punti, i grigiorossi devono sperare che Spezia e Verona non muovano o quasi la classifica nelle ultime tre giornate, mentre loro dovrebbero fare almeno 7, se non addirittura 9 punti contro Bologna, Lazio e Salernitana. 


Siamo di fronte a una vera e propria impresa, avendo la Cremonese vinto quattro partite in totale in questa Serie A nelle prime 35 giornate. Cosa può far sperare i tifosi? Il fatto che tre di queste vittorie siano arrivate nelle ultime sette giornate, momento in cui i grigiorossi hanno decisamente cambiato passo. Dall’arrivo di Ballardini la Cremonese è diventata una squadra difensivamente meno ingenua e più in grado di fare punti (0.39 con Alvini, 1.00 con Ballardini). Ha rinunciato all’identità messa in piedi con coraggio da Alvini, per diventare una squadra più reattiva, che pensa prima di tutto a difendere la propria porta. Come si vede dai radar, il primo delle ultime sette giornate, il secondo con Alvini, la Cremonese concede più tiri di prima (17 a partita), ma di qualità decisamente più bassa (da 0.11 xg a 0.08 xg, numeri da élite in Europa). Soprattutto subisce meno della metà di tiri in contropiede e meno chiare occasioni da gol. Alvini aveva costruito una squadra a tratti dominante contro avversarie teoricamente superiori, ma a che prezzo?

 

 

 

Forse se il campionato fosse stato lungo ancora una decina di giornate la Cremonese avrebbe potuto recuperare facilmente terreno grazie alla sua tenuta difensiva, ma con sole tre giornate rimaste è difficile affidarsi ai numeri, anche perché la squadra di Ballardini è ancora la peggior dopo la Sampdoria nella differenza tra xg creati (tra le peggiori in Serie A) e concessi e molti degli indicatori statistici la inseriscono nella parte bassa della classifica. 

 

La possibile salvezza della Cremonese, più che dai numeri, può passare allora da una miccia che galvanizzi l’ambiente. La più concreta, forse l’unica, è vincere la prossima partita col Bologna e sperare che Verona e Spezia perdano, per tagliare a soli tre punti il distacco e giocarsi tutto alle ultime due giornate, quando tutto è possibile. 

 

La rincorsa del Verona

Anche il Verona come la Cremonese è squadra di rincorsa, ma con ben più possibilità di successo. A metà novembre, quando la Serie A è andata in pausa per il Mondiale, aveva racimolato appena 5 punti in 15 giornate e sembrava poter battere alcuni record negativi nella storia della Serie A. Dal ritorno dalla pausa, invece, ha cambiato decisamente passo con 25 punti in 20 partite. 


C’è da dire che non è cambiato poi moltissimo nelle prestazioni della squadra. Ma se nella prima parte di stagione il Verona era in estrema underperformance soprattutto dal punto di vista difensivo con 1.98 gol subiti a partita (ultima difesa della Serie A) su 1.38 xG concessi (quattro squadre facevano peggio), ora i numeri si sono assestati. Prendendo i dati a partire da gennaio, il Verona concede 1.09 xg e 1.15 gol ogni 90’, numeri che sarebbero da tranquilla salvezza.


Per migliorare radicalmente è bastato che salissero di livello le prestazioni di alcuni giocatori in fase difensiva, su tutti Lorenzo Montipò, passato da una percentuale di parate del 66% prima della pausa a una del 74%. Non è l’unico però: per una squadra che non ha trovato dai suoi attaccanti un numero sufficiente di gol (Djuric 1, Henry 2, Gaich 1, Piccoli 0) è stato importante trovare qui e lì momenti di grande forma di alcuni giocatori. Simone Verdi, per esempio, invisibile fino a marzo si è risvegliato con quattro gol tra marzo e aprile che hanno portato punti decisivi in partite complicate, ma anche Cyril Ngonge, uno dei pochi innesti positivi dal mercato, con 3 gol segnati in poco più di 400 minuti giocati. 

 

La fase offensiva della squadra di Zaffaroni e Bocchetti rimane però molto problematica: nell’ultimo mese ha creato appena 0.62 xg a partita, segnando 0.7 gol numeri migliori solo di quelli della Sampdoria. Un trend negativo che se confermato renderebbe difficile vincere almeno due delle prossime tre partite (di cui, inoltre, due in trasferta) per tenere dietro Cremonese e, soprattutto, Spezia.

 

 

Insomma, la situazione del Verona sembra abbastanza critica, anche perché il suo calendario non è banale: Atalanta e Milan in trasferta e la lista degli infortunati piuttosto lunga. La sua corsa è sullo Spezia e l’obiettivo è di vincere almeno in casa con l’Empoli. L’anno scorso 33 punti avrebbe voluto dire salvezza, quest’anno non è detto: il Verona può comunque sperare di arrivare almeno allo spareggio.

 

Lo Spezia e lo scontro diretto con il Lecce

L’andamento dello Spezia è un buon esempio di quanto possa essere difficile da prevedere la lotta salvezza. La squadra di Semplici sembrava essere stata definitivamente risucchiata da uno degli ultimi tre posti dopo un girone di ritorno disastroso (nove sconfitte, sei pareggi, una vittoria) ma poi è arrivata un’inattesa vittoria per 2-0 contro il Milan all’ultima giornata. La classica boccata d’ossigeno, la meno sperata.

 

Ora può giocarsi le sue carte nello scontro diretto con il Lecce, distante due punti. In caso di vittoria riuscirebbe a mettere addirittura due squadre tra sé e la retrocessione a due giornate dalla fine, avrebbe quindi un piede e mezzo in Serie A. Il problema per lo Spezia è, però, che questa specie di spareggio con il Lecce dovrà disputarlo fuori casa, dove le sue statistiche già non eccellenti calano ulteriormente (ultima vittoria fuori casa l’11 novembre). Sempre dopo la Sampdoria, lo Spezia è la peggiore della Serie A nel differenziale tra gol segnati e subiti fuori casa e la peggiore dopo la Salernitana negli xG concessi. Dove al contrario il Lecce, quando gioca in casa, concede pochissimo ai suoi avversari (0.80 xg, il settimo miglior dato del campionato).

 

I dati di xg creati e concessi in Serie A, prima fuori casa poi in casa. 

 

Certo, una partita del genere si porta dietro tutta una serie di fattori che è difficile ridurre a dei numeri, ma lo Spezia dovrà inventarsi qualcosa se vuole segnare al Lecce. Da aprile la fase offensiva della squadra di Semplici è notevolmente migliorata (da 0.86 a 1.26 xg per 90’, meglio anche di Roma, Milan, Lazio e Atalanta), ma la capacità di concretizzare è rimasta piuttosto bassa (0.88 gol per 90’). Se Nzola converte il 18% dei suoi tiri, per gli altri giocatori offensivi il dato è quasi drammatico: Verde, Shomurodov e Gyasi si fermano al 6%. Non è un caso che l’attaccante angolano abbia segnato 10 gol più di chiunque altro in stagione. 

 

Insomma, lo Spezia è migliorato nella capacità di creare occasioni da gol, ma in queste ultime giornate deve trovare qualcuno in grado di convertirle, oltre al solito Nzola. Contro il Milan è toccato a Wiśniewski ed Esposito, entrambi al primo gol in carriera in Serie A, contro il Lecce c’è qualcuno pronto a issarsi a eroe salvezza?

 

Il Lecce non segna più

Un cuscinetto di due punti è oro per il Lecce, che però domenica rischia di perderlo contro lo Spezia. Della fase difensiva della squadra di Baroni abbiamo già scritto e, seppur è calata leggermente rispetto alla prima parte di stagione in cui era una delle migliori della Serie A, rimane da lotta per l’Europa (il Lecce concede 0.80 NpxG, solo sei squadre fanno meglio). 

 

Un vecchio adagio dice che per salvarsi bisogna prima di tutto avere una difesa affidabile, e a lungo è sembrato che per il Lecce potesse bastare. Da fine febbraio, però, l’attacco – che già non brillava – ha smarrito definitivamente la via del gol. Prima delle due reti segnate alla Lazio, i giallorossi avevano segnato appena 4 gol in 11 partite. Per tutta la stagione il Lecce ha avuto problemi creativi: la squadra di Baroni tira poco (10.80 per ‘90) e soprattutto ha grandi difficoltà a costruire occasioni di alta qualità: 1.40 tiri puliti ogni ‘90, quelli fatti da un giocatore che ha solo il portiere davanti a sé. Il peggior dato della Serie A. Se fino alla 24° giornata era riuscita a sfruttare al meglio le sue occasioni (1.04 gol ogni 90’ da 0.71 xg), nelle ultime 11 questo numero si è più che dimezzato, nonostante la produzione offensiva sia leggermente salita (0,5 gol ogni 90’ da 0.84 xg). 

 

Il rapporto tra xg creati e gol fatti, prima dalla 24° alla 35° giornata, poi nelle prime 24. 

 

È difficile spiegare come, all’improvviso, una squadra dimezzi in maniera netta la sua capacità di segnare. In parte può essere spiegata con la scarsa forma di alcuni giocatori come Strefezza (8 gol stagionali, ma solo 1 nelle ultime 14 giornate), l’imprecisione di altri (Banda, 1 gol da 2.7 xG) e in generale un attacco un po’ spuntato. Contro la Lazio è uscito fuori quasi dal nulla Oudin: dopo una stagione da zero gol in 1000 minuti, ne ha segnati due nel giro di un battito di mani che hanno permesso al Lecce di uscire con un punto d’oro dall’Olimpico. 

 

Come per lo Spezia, per il Lecce sarà fondamentale trovare il coniglio dal cilindro da qualcuno dei suoi giocatori offensivi in queste ultime tre partite, soprattutto nella prossima. Un jolly da giocarsi in casa, contro una squadra che fatica in trasferta, non capita tutti i giorni. Con una vittoria la squadra di Baroni metterebbe tra sé e la retrocessione cinque punti a due partite dal termine, ma anche un pareggio sarebbe un buon risultato per il Lecce. Avere più risultati è sempre un vantaggio per una squadra, ma certo che una sconfitta porterebbe il Lecce per la prima volta davvero vicino alla retrocessione da inizio stagione, una pressione a cui gli uomini di Baroni potrebbero non essere pronti.

 

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Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.