• Serie A
Fabio Barcellona

Questa Lazio è il capolavoro difensivo di Sarri

La partita contro la Juventus lo ha confermato.

Nella conferenza stampa prepartita Massimiliano Allegri ha presentato Juventus-Lazio in modo chiaro: la sfida tra le due squadre che sul campo avevano fatto più punti in Serie A, fatta eccezione ovviamente per il Napoli. Questi punti sono arrivati in modo apparentemente simile, ma anche molto diverso. Lazio e Juventus sono anche le due squadre che, assieme al Napoli, hanno la migliore difesa del campionato. I biancocelesti erano reduci addirittura da sei partite senza subire gol. Anche se il modo in cui le due squadre difendono e interpretano le partite sono molto diversi.

 

In campo le formazioni iniziali delle due squadre non hanno offerto sorprese: la Lazio di Sarri si è schierata con il suo consueto 4-3-3 con Ciro Immobile al centro dell’attacco e Felipe Andreson sulla fascia destra. Allegri, influenzato e per questo sostituito in panchina dal vice Landucci, ha riproposto il suo 3-5-1-1, dando un turno di riposo a Danilo sostituito sulla linea dei difensori da Alex Sandro.

 

La Juventus, di nuovo, difende al limite della propria area

Come gli schieramenti e le formazioni, anche l’approccio tattico alla partita è stato prevedibile. La Juventus ha subito messo in chiaro che avrebbe aspettato la Lazio nella propria metà campo, linea difensiva piazzata nei pressi dell’area di rigore. La Lazio, senza il problema di come risalire il campo, ha occupato la metà campo bianconera e dominato il possesso. L’atteggiamento tattico iniziale della Juventus ha mirato a proteggere in modo ossessivo la zona centrale del campo. Vlahovic e Di Maria, la prima linea difensiva contro il palleggio avversario, si sono schierati in linea, ai fianchi del mediano Cataldi, col chiaro intento di toglierlo dal gioco e non permettere alla Lazio di passare dal centro del campo. 

 

Le consegne difensive erano diverse sulle due fasce opposte del campo. Sulla destra, ad avvicinarsi al terzino sinistro avversario Hysaj era Fagioli, con Cuadrado che rimaneva basso su Zaccagni, mentre a sinistra ad opporsi al terzino destro Marusic era Kostic, con Rabiot che restava interno a contrastare fisicamente Milinkovic-Savic. Nei primi 15 minuti di partita la Lazio ha ottenuto il 68% di possesso palla, frutto di un palleggio tutto sommato prudente, ma anche di una transizione difensiva orientata al recupero rapido del pallone. 

 

Quest’anno la Lazio non riaggredisce sempre l’avversario, ma la Juventus l’ha forzata a farlo, visto che recuperava il pallone molto in basso, e risaliva il campo con grande fatica. Nella prima parte di partita la riconquista alta della Lazio è stata molto efficace. Dopo la partita Marco Landucci ha individuato nella poca intensità nei contrasti una delle ragioni del cattivo primo tempo della Juventus. Tuttavia abbassare in maniera così estrema il baricentro difensivo e invitare nella propria metà campo tanti giocatori avversari, costringe i calciatori della Juventus a dover gestire di continuo transizioni offensive complesse, sia per conservare la palla che per proporre un attacco significativo. La squadra finisce esposta alla pressione avversaria e ai propri errori tecnici. Quindi sì: la brutta prestazione dei primi quarantacinque minuti della Juventus è motivata da una certa “mollezza” dei giocatori juventini, ma è altrettanto vero che i tanti contrasti affrontati dalla Juve sono stati figli della pressione della Lazio, favorita dalle scelte difensive dello staff tecnico juventino.

 

Va detto che le scelte difensive di Allegri hanno limitato parecchio la pericolosità della Lazio. La squadra di Sarri ha incontrato più di una difficoltà a penetrare il blocco difensivo avversario. Sulla fascia sinistra però la Lazio è arrivata alla rifinitura con una certa pericolosità. È la catena di sinistra formata da Hysaj, Luis Alberto e Zaccagni ad aver mandato più in crisi la Juventus. Da quel lato Fagioli e Cuadrado erano spesso presi in mezzo nell’inferiorità numerica.

 

Fagioli esce su Hysaj, La Juventus è in inferiorità numerica sulla sua fascia destra difensiva.

 

Con Fagioli in linea di principio orientato su Hysaj, sarebbe forse servito un atteggiamento più aggressivo di Locatelli o del centrale di destra Gatti su Luis Alberto; o, più in generale, un atteggiamento meno prudente della squadra per pareggiare l’inferiorità sulla fascia. Invece sia Locatelli che Gatti hanno preferito difendere la zona centrale, costringendo a un lavoro improbo Fagioli e Cuadrado. Sulla sinistra la Lazio ha trovato ritmo anche grazie alle giocate sopraffine di Luis Alberto, e alla sfida vinta nettamente da Zaccagni su Cuadrado, in difficoltà per tutto il tempo in cui è rimasto in campo. Zaccagni ha tentato 9 dribbling, saltando il proprio uomo per 6 volte. In particolare è riuscito a dribblare Cuadrado 5 volte su 7. Nel primo tempo il lato sinistro è stato il lato forte della manovra laziale e la rete di passaggi tra Hysaj, Luis Alberto e Zaccagni di gran lunga la più densa di tutta la squadra. 

 

Nel primo tempo la Juventus non ha trovato il modo di saltare la pressione della Lazio. I bianconeri hanno alternato la costruzione a 3 a un’impostazione di gioco con una linea a 4 in cui Cuadrado è rimasto basso al fianco di Gatti, mentre, dall’altro lato, Kostic si alzava e Alex Sandro si apriva occupando la posizione di terzino sinistro. Il sistema di copertura degli spazi tipico di Sarri si adattava piuttosto bene a entrambe le situazioni. Quando la Juventus costruiva a 3, a uscire sui difensori laterali sono state le due punte esterne, Zaccagni e Felipe Anderson, avendo cura, con la loro postura e con l’angolo di pressione, di schermare il passaggio verso Cuadrado o Kostic; invece, contro la linea a 4 della Juventus, il centravanti Immobile si è posizionato tra i due centrali schermando Locatelli, mentre sui due centrali sono uscite le due mezzali, con gli esterni disposti a zona in controllo di Cuadrado e Kostic. La compattezza, la precisione dei movimenti e la copertura degli spazi della Lazio hanno impedito alla Juventus di alzarsi nella metà campo avversaria.

 

Nella prima foto la Juventus sta impostando con una linea a 3 e sul braccetto Alex Sandro esce Felipe Anderson, avendo cura di schermare la linea di passaggio verso Kostic. Nella seconda i bianconeri impostano con una linea a 4 e sul centrale Gatti esce la mezzala Luis Alberto, con Zaccagni in copertura sul suo fianco sinistro e Immobile a schermare il mediano Locatelli.

 

Pur non creando troppi pericoli, la Lazio andata in vantaggio al suo terzo tiro verso la porta, sfruttando un copione già visto tante volte in questi anni e in altre edizioni della Lazio, un inserimento aereo sul lato debole di Milinkovic-Savic. 

 

La Juventus pensava di aver subito un’ingiustizia, e questo le ha fornito un incredibile boost di energie nervose. La squadra si è subito riversata nell’area di rigore avversaria e ha ottenuto il pareggio con Rabiot, su un calcio d’angolo attaccato con estrema determinazione.

 

Nel secondo tempo la Juventus è sembrata voler alzare la linea della propria pressione, provando a difendere qualche metro più avanti e in modo più attivo. Dopo sette minuti dalla ripresa del gioco, proprio un tentativo di recupero del pallone nella metà campo avversaria ha generato la transizione offensiva della Lazio che ha portato al gol della vittoria di Zaccagni. Un’azione ricca di gesti tecnici pregevoli: il cross rasoterra di Felipe Anderson che ha tagliato fuori la difesa, e soprattutto il meraviglioso colpo di tacco con cui Luis Alberto ha preparato la conclusione incrociata di Zaccagni.

 

La Juventus passa al 4-3-3

Poco dopo il gol subito lo staff tecnico bianconero ha deciso di rompere ogni indugio e passare dal 3-5-1-1 al 4-3-3 con l’inserimento di Chiesa per Kostic. Le contemporanee sostituzioni di Vlahovic e Locatelli, con Milik e Paredes, hanno così disegnato un tridente offensivo costituito da destra a sinistra da Di Maria, Milik e Chiesa, mentre Cuadrado, presto sostituito da Danilo, e Alex Sandro hanno occupato stabilmente la posizione di terzino nella difesa a 4. Assieme al cambio di modulo di gioco la Juventus ha anche variato l’atteggiamento in fase di recupero del pallone, alzando con decisione la linea della pressione. La partita è cambiata. Pur in maniera disordinata e forse più nervosa che organizzata, la Juventus è riuscita a occupare stabilmente la metà campo avversaria senza soffrire troppo in transizione difensiva: la Lazio non ha più tirato in porta su azione dopo che la Juve si è schierata con il 4-3-3.

 

Il cambio di modulo e di atteggiamento ha avuto un effetto positivo anche sulle prestazioni dei singoli: Di Maria, confusionario e inefficace nei primi 60 minuti di gioco, anche perché oberato di ogni responsabilità sia creativa che di mera costruzione del gioco a tutto campo, ha ritrovato brillantezza giocando in una porzione di campo meno ampia. Si è potuto focalizzare sulla dimensione creativa nell’ultimo terzo di campo. Fagioli ha trovato un contesto tattico a lui più favorevole, più vicino ai compagni, e ha migliorato parecchio la sua prestazione. A sinistra, Federico Chiesa è diventato una spina sul fianco destro della difesa laziale e, più in generale, le catene esterne del 4-3-3 della Juventus hanno prodotto una notevole quantità di gioco. 

 

Di Maria si abbassa nella propria metà campo per impostare la manovra. Non ha compagni vicini, la Juventus svuota il centrocampo, le due mezzali Rabiot e Fagioli sono posizionate staticamente spalle alla porta sulla stessa linea di Vlahovic.

 

La Lazio ha continuato a difendere ordinata, lasciando il possesso palla agli avversari (63% di possesso per la Juventus dopo il gol di Zaccagni), confermando di possedere una fase di non possesso molto organizzata e precisa. Da sottolineare però, ancora una volta, la prestazione di Provedel in occasione dei tanti calci d’angolo battuti dalla Juventus, una delle armi offensive più pericolose in mano ai bianconeri. Il portiere è uscito in modo sempre puntuale e coraggioso. La Juventus ha avuto alcune buone occasioni per riportare in pareggio la partita, ma la Lazio è riuscita a mantenere il vantaggio e a consolidare il piazzamento Champions.

 

La sfida tra Lazio e Juventus ha certificato, qualora ce ne fosse bisogno, l’ottimo lavoro svolto da Sarri con questo gruppo di giocatori. La Lazio è una squadra dalle idee chiare in entrambe le fasi di gioco. In fase di possesso palla la circolazione è sicura e orientata a manovrare sul corto per mantenere la squadra compatta e a creare densità utile a ottenere vantaggi posizionali in zona palla. In fase difensiva il sistema a zona praticamente pura da sempre adottato da Sarri sta trovando in questa edizione della Lazio una delle sue versioni migliori, giocando con un baricentro non alto e brillando per precisione spaziale e puntualità temporale dei movimenti coordinati delle linee difensive.

 

L’ultimo quarto di partita della Juventus, giocato con il 4-3-3, con Chiesa e Di Maria contemporaneamente in campo e abbandonando ogni prudenza difensiva, solleva, e non è certo la prima volta, enormi dubbi sulla scelta strategica di Allegri di giocare con continuità una difesa posizionale molto bassa con il suo 3-5-1-1. Nel finale di stagione il tecnico della Juve dovrà trovare il modo di fare convivere nella stessa squadra Chiesa e Di Maria, due giocatori a cui, condizione fisica permettendo, è davvero impossibile rinunciare. Il 3-5-1-1 è stato adottato da Allegri per supplire all’assenza di terzini ed esaltare le caratteristiche di giocatori importanti quali Kostic e Rabiot. Non è però la migliore soluzione possibile per sfruttare al meglio le capacità di Chiesa e Di Maria e di tanti altri giocatori di qualità che la rosa della Juve possiede.

 

Tags :

Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.