Con lo scudetto già praticamente assegnato e un solo posto per non retrocedere ancora in bilico, è nella zona per qualificarsi in Europa che si sta concentrando il caos e l’incertezza di questo campionato. Tra la Lazio seconda e la Roma settima ci sono 6 punti e in 6 giornate tutto può succedere, soprattutto perché nessuna di queste squadre sta andando particolarmente forte. Anzi, ogni giornata sembra produrre i risultati migliori per mantenere la classifica bloccata, ingarbugliata, incerta fino alla fine. Da quando alla Juventus sono stati restituiti i punti in classifica, la situazione è esplosa, anche a livello di trash talking, con Allegri che grida all’Inter “tanto arrivate sesti”. Oggi il Corriere dello Sport titola “Orgia Champions” per provare a restituire quest’ammucchiata incomprensibile di squadra, una sopra l’altra. Noi abbiamo provato a interrogare le statistiche come si fa con gli oracoli, per provare a capirci qualcosa.
Qual è la squadra più in forma? Chi ha le carte migliori da giocarsi, da qui a fine campionato?
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L’Inter è la migliore squadra, o almeno quella più in forma
Vale la pena partire dalla squadra più in forma del lotto, e quindi quella che – almeno guardando i numeri – dovrebbe centrare in maniera più logica e diretta la qualificazione in Champions. L’Inter viene da tre vittorie consecutive e da un roboante successo per 6-0 in trasferta contro l’Hellas Verona – che pure era una squadra con obiettivi, persino in discreta forma. Ma anche andando oltre le apparenze, i numeri dell’Inter sono solidi da tutti i punti di vista.
È la squadra della Serie A che produce più npxG, per esempio, e che ne produce di più su azione. Persino più del Napoli futuro campione d’Italia. È anche la squadra che tira di più su azione, e che si costruisce più tiri “puliti”, cioè quei tiri in cui non c’è più nessuno tra attaccante e portiere.
Se prendiamo le ultime 6 giornate di campionato (quindi dal primo aprile in avanti), la distanza fra l’Inter e le altre squadre diventa più radicale. Come vediamo dal grafico, è la squadra che ha prodotto più Expected Goals, nettamente, quasi appartenesse a un altro campionato. In questo contesto spicca il rendimento di Lautaro Martinez, che dopo un digiuno discretamente lungo ha segnato 5 gol nelle ultime 3 partite. È l’attaccante che ha accumulato più xG in Serie A nell’ultimo mese; ma colpisce che il secondo sia Romelu Lukaku, 4 assist e 2 gol da aprile.
Il rendimento degli attaccanti sembra il vero termometro dell’Inter. Dopo la partita con l’Hellas Simone Inzaghi lo ha detto tra le righe: «La cosa importante è fare gol, finalizzare tutto quanto creiamo, oggi ne abbiamo fatti 6, in altre gare non siamo riusciti a segnare, il calcio è questo, le gare vanno sbloccate e vinte, il primo gol ci ha avvantaggiati oggi ma l’approccio era stato giusto». Sembra la solita strategia paracula con cui, sottilmente, gli allenatori scaricano le colpe sui giocatori, ma è indiscutibile che l’Inter ha iniziato a essere più precisa sotto porta, mentre il rendimento complessivo della squadra era buono anche in precedenza. Lautaro Martinez è passato, da aprile, dal 13% al 25% di conversione dei suoi tiri. Per capirci, oggi è ad appena due gol da Victor Osimhen in cima alla classifica marcatori della Serie A. Ecco due grafici, il primo descrive il rendimento di Lautaro da agosto a fine marzo, il secondo dal 1 aprile in avanti.


Anche difensivamente il rendimento dell’Inter sembra essersi affinato. La squadra di Inzaghi, in questo senso, è stata sempre una delle migliori del campionato, e se i numeri nel complesso sono rimasti costanti (comunque notevole, considerati gli smottamenti di rosa durante la stagione nel reparto difensivo), va detto che l’Inter ha abbassato leggermente la pericolosità dei tiri che concede.
La Roma ha esaurito le forze
José Mourinho ci tiene a sottolineare che la qualificazione in Champions non riguarda la Roma: «È per chi ha investito per la lotta Champions, a noi non appartiene. Siamo lì perché i ragazzi fanno un lavoro incredibile da inizio stagione. È il loro obiettivo, noi siamo là perché siamo bravi, anche io. Qualcuno può dire che sono arrogante, ma penso di essere bravo. Anche i ragazzi. Facciamo il possibile e siamo là dove ci sono anche gli altri, che devono starci». Lo ha detto al termine del pareggio per 1-1 in casa col Milan, che forse ha definito in negativo le possibilità della Roma. La squadra aveva sbloccato il risultato a due minuti dalla fine, per poi vedersi pareggiare un minuto dopo per un’imperdonabile distrazione difensiva.
È crudele che potrebbe essere proprio una distrazione difensiva a condannare la Roma, visto che da quel punto di vista resta un’eccellenza del nostro campionato. È la squadra che concede meno xG per novanta minuti in Europa, a pari merito con Manchester City e Napoli; ma se escludiamo le occasioni da palla inattiva e calcoliamo invece soltanto quelle su azione, allora la Roma è per distacco la migliore squadra in Europa. È l’unica squadra italiana che concede più tiri da fuori area che dentro l’area e Antonio Gagliardi in una sua analisi ha sottolineato che non si può ridurre soltanto al blocco basso vicino Rui Patricio. La Roma è una squadra che difende in modo sofisticato, complesso, e che sa alternare momenti di difesa posizionale ad altri in cui pressa più in alto. La Roma però subisce più gol di quello che dovrebbe, visto che pur avendo questi numeri sulle statistiche avanzate, è solo la quarta migliore difesa in Serie A. In parte c’entrerà la precisione degli attaccanti avversari, ma anche il rendimento di Rui Patricio, pur essendo migliorato nel corso della stagione, è lontano dall’élite del campionato. È solo sedicesimo in Serie A per percentuali di parate e in quasi tutte le metriche è al di sotto della media. Per semplificare, Rui Patricio affronta tiri a bassa difficoltà, ma da quelli subisce spesso gol.
Delle prime sette in classifica, la Roma è anche la squadra nettamente col peggior attacco, ha segnato 5 gol meno della Juventus e 15 meno dell’Inter. Anche in quest’aspetto, però, la Roma non sembra aiutata dal rendimento individuale dei suoi giocatori. Già a ottobre la Roma stava vivendo una spaventosa underperformance offensiva; col tempo la situazione è leggermente migliorata, ma a costo però di peggiorare la quantità di occasioni create. Il rendimento offensivo della Roma col tempo è semplicemente crollato, come dimostrano questi due grafici. Il primo fotografa il rendimento di questa stagione nel 2022, l’altro da marzo in avanti. Gli xG per novanta minuti sono passati da 1.52 a 0.96, gli xG per tiro da 0.11 a 0.07: la Roma ha peggiorato la quantità e la qualità delle sue occasioni. Nel frattempo ha ridotto all’osso i propri tiri in porta.


Come sappiamo, la Roma ha pagato il peggioramento della condizione fisica di Dybala, e quando l’argentino non ha giocato, nelle ultime tre partite, sono arrivati appena 2 punti e la miseria di 3 xG creati complessivamente. Con questi numeri offensivi la Roma ha bisogno di essere difensivamente impeccabile, ma come ha detto Mourinho dopo la partita col Monza, è difficile restare concentrati quando si è stanchi. E non abbiamo nemmeno ancora parlato di tutte le assenze, soprattutto quelle in difesa. La Roma sembra la squadra con meno possibilità, sotto tutti i punti vista, da qui a fine stagione. Servirebbe un miracolo.
L’overperformance della Lazio è durata
I numeri della Lazio non hanno niente di eccezionale. Se prendiamo l’intera stagione, è più o meno in linea con la media della Serie A per xG fatti e subiti. In questo grafico la vediamo navigare nell’anonimato di squadre come Bologna, Sassuolo, Udinese.
Allora come è possibile che la Lazio sia seconda in classifica, al momento quella più sicura di un posto in Champions League? La risposta, come sempre, sta nei suoi talenti individuali. Come sempre perché la Lazio è una squadra storicamente in overperformance in Serie A, ma se questa di solito era legata al rendimento strepitoso dei giocatori offensivi (Luis Alberto, Immobile e Milinkovic-Savic), quest’anno la Lazio ha saputo trovare nuovi protagonisti. Felipe Anderson, che ha spesso preso il posto di Immobile quando questo aveva problemi fisici, e Zaccagni, cresciuto in modo esponenziale quest’anno. Entrambi sono tra i primi 7 giocatori in Serie A per overperformance offensiva. Zaccagni è arrivato in doppia cifra per la prima volta in carriera, ed è diventato un giocatore più minimale: che finalizza di più e crea meno gioco. I suoi numeri sui dribbling si sono drasticamente abbassati, ma tira di più in porta, e con più pericolosità.
Anche se i numeri più paradossali riguardano la fase difensiva. La Lazio ha la seconda migliore difesa del campionato (a lungo è stata anche prima), nonostante per xG concessi ogni novanta minuti sia addirittura sotto la media della Serie A. Con un blocco prudente e tanta densità centrale, la Lazio si concentra nel concedere occasioni poco promettenti agli avversari. Quando non ci riesce, poi, c’è Provedel. Tra i portieri con più di mille minuti giocati, è quello che ha salvato più gol sopra la media, quello con la percentuale di parate migliori. Se prendiamo le metriche della Serie A, stiamo parlando del portiere migliore. Provedel è anche il portiere che ha mantenuto più volte la porta inviolata.
Con un calendario tutto sommato abbordabile, e un vantaggio rilevante in classifica, il più per la Lazio sembra fatto.
La Juventus va piano ma va lontano
La Juventus ha mantenuto un rendimento costante lungo la stagione: un rendimento ottimo, di alto livello, anche se non eccellente. La classifica, invece, è eccellente, e solo la recente striscia negativa di risultati ha fatto cadere la Juventus al terzo posto.
Nelle recenti sconfitte della Juventus, però, non si è registrato un significativo peggioramento delle prestazioni. Piuttosto, dopo mesi di overperformance – offensiva e difensiva – ci sono state delle partite in cui la squadra ha raccolto di meno di quanto avrebbe dovuto. Solo nella sconfitta col Napoli la Juventus ha messo insieme meno xG dei suoi avversari. L’unica incognita allora riguarda gli scontri diretti, a cominciare da quello di domenica contro l’Atalanta, una delle squadre più in forma del campionato.
L’Atalanta si è stretta attorno alle sue individualità
È lontano il tempo in cui l’Atalanta era un mostro statistico della Serie A, la squadra che aveva la produzione offensiva del Liverpool, con una tenuta difensiva solida nonostante il sistema estremamente ambizioso. Come sappiamo, Gasperini quest’anno ha plasmato una squadra diversa, che attacca con meno uomini e che è più prudente anche nelle scalate in avanti in pressing. Una squadra in generale meno caotica, e quindi meno entusiasmante, e che per essere pericolosa dipende in maniera più massiccia dalla vena individuale dei suoi giocatori.
Per un periodo anche piuttosto lungo l’Atalanta ha occupato la prima posizione in classifica, e quel periodo ha coinciso con una delle overperformance più clamorose del campionato, quella di Ademola Lookman. Nel momento di massima difficoltà, però, la squadra ha recuperato Duvan Zapata, decisivo nelle due partite contro Roma e Torino. Nella prima è stato il migliore in campo, nella seconda ha siglato il gol vittoria negli ultimi minuti. Un’azione che riassume l’incredibile mix di talento tecnico e atletico che per anni lo ha reso uno dei migliori centravanti della Serie A. Quel tipo di attaccante sembrava smarrito, e invece è tornato proprio nel momento decisivo. «Per l’Europa servono Zapata e Muriel al top» ha sottolineato Gasperini. I numeri offensivi e difensivi dell’Atalanta non sono all’altezza di una qualificazione in Champions, e l’impressione è che la squadra sia davvero aggrappata alle sue migliori individualità. È indietro in classifica, ma ha a disposizione ancora due scontri diretti, contro Juventus e Inter: da quelle partite passano le poche speranze rimaste.
Il Milan ha bisogno di migliorare i propri numeri offensivi
Dal 4 gennaio al 10 febbraio il Milan non ha vinto in campionato. Un crollo di rendimento che conosciamo, uno dei più impressionanti della storia recente in Serie A, in cui la squadra di Pioli sembrava aver smarrito la propria identità. Passando per il salutare minestrone della difesa a tre, un pezzo alla volta, il Milan si è ripreso. Nella vittoria 0-4 contro il Napoli al Maradona è tornato alla difesa a 4 e recuperato l’energia che ha caratterizzato la squadra di Pioli negli ultimi anni. Il Milan ha spesso risolto i problemi di creatività offensiva attraverso l’intensità: è una delle squadre che pressa di più e meglio in Serie A, e soprattutto che usa la fase difensiva per generare occasioni. In un contesto d’alta classifica tatticamente conservativo, il Milan resta tra le squadre più peculiari. Non ha, però, ancora recuperato la forma del 2022. Anche se consideriamo il periodo teoricamente più positivo, quindi da aprile in avanti, il Milan non ha realmente recuperato la fisionomia dello scorso anno.
I rossoneri costruiscono meno occasioni e meno pulite. Pressano peggio e non riescono più a usare il pressing alto per creare occasioni come una volta. Il rendimento difensivo, al contrario, è rimasto abbastanza costante, assicurando al Milan la sua solidità.


L’impressione è che la squadra stia pagando, più delle altre, le fatiche della stagione lunga e delle competizioni europee – con una rosa che, come sappiamo, ha picchi eccezionali ma è forse meno profonda delle concorrenti. Senza quel drammatico calo invernale, forse il Milan avrebbe potuto assorbire i punti mancanti di queste settimane, ma ora l’impressione è che il fiato sia corto.