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Gli articoli più letti del 2023
26 dic 2023
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Quelli che vi sono piaciuti di più? Chissà.
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Foto IMAGO / Pressefoto Baumann
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Gli articoli più letti non sono necessariamente i più belli, perché il successo non è garanzia di qualità. Ma, proprio per quest’ambiguità, possono dirci qualcosa sull’anno trascorso e sui nostri gusti. Cosa ci ha interessato di più, nell’anno sportivo? L’agenda delle polemiche, come sempre, è stata abbastanza fitta, ma da questa classifica si capisce anche una cosa: vi piacciono le cose strane.

15. Cosa ha fatto di male Jannik Sinner

La polemica della Gazzetta dello Sport è stato uno dei momenti più strani dell’anno. Perché il principale quotidiano sportivo italiano se l’era presa così ferocemente con uno degli sportivi italiani di punta del movimento? Davvero c’entrava quell’assenza in Coppa Davis o c’era di più? C’era di più, chiaramente.

14. Perché dovremmo abolire il calcio di rigore

Nessuno è più radicale di noi sul tema delle polemiche arbitrali. Problemi coi calci di rigore? Beh, aboliamoli.

13. Sta finendo l’era del gioco di Posizione?

Il 2023 è stato l’anno del dibattito tattico su Posizionismo e Relazionismo, culminato nella sfida tra Manchester City e Fluminense nella finale del Mondiale per club. Una partita finita 4-0 per il City, ma chi tifa Relazionismo non perde mai. Scherzo, torniamo seri. Se volete approfondire tutto il tema, che è molto stimolante, forse il più stimolante degli ultimi anni, vi invitiamo a leggere l’articolo di Antonio Gagliardi, ex analista della Nazionale italiana.

12. Atlante delle lamentele degli allenatori

Semplicemente: allenatori italiani che si lamentano in tutte le salse possibili, affinando la lagna a un’arte rinascimentale. Insomma, lamentele, in classifica.

«Si lamentano per tutto: arbitri, calendari, colore dell’erba, consistenza del per pallone, fenomeni atmosferici e divini. A volte hanno ragione, altre volte meno. Secondo il Papa lamentarsi è quasi un peccato, e in effetti siamo vicini al territorio dell’accidia, fra i peccati capitali quello più mesto. Un abbandonarsi alla negatività, all’inerzia, all’abulia. Dante infilava gli accidiosi nella quarta cornice del purgatorio. È bello immaginare gli allenatori italiani correre sulla cornice del purgatorio incitandosi a non perdere tempo in scuse assurde, a concentrarsi su quello che possono controllare, mentre gli angeli della sollecitudine gli ricordano quanto sono riusciti a mettersi in ridicolo».

11. Il miglior marcatore italiano dell’anno

Lo avete capito, se leggete queste pagine e siete aggiornati sullo strano del mondo: è Andrea Compagno della Steaua Bucarest. Non vi faccio spoiler su com’è, oggi, la sua vita, su com’è cambiata da quel 18 gennaio di quando abbiamo scritto l’articolo. Se il suo 2023, insomma, è stato all’altezza del 2022. Non dimentichiamocelo, però.

10. Come funziona la Kings League di Piqué

L’impressione è che ogni anno il tema su come riformare il calcio sia più pressante. Anche se non è ancora del tutto chiaro se questo desiderio venga effettivamente dal fatto che il calcio vada riformato, o se qualcuno vuole prendersi una fetta di denaro da questa industria. Uno di questi è senz’altro Piqué, con le sue idee così oltranziste da infilarsi in una strana soglia tra serio e grottesco.

«Eppure, invece, la vita di Piqué va a gonfie vele perché può fare cose come organizzare un torneo di calcio come fosse un incrocio tra FIFA ‘98 e un film di Terry Gilliam».

9. Tutta la magia di “Quelli che il calcio”

È finita l’epoca della nostalgia calcistica o ci siamo ancora immersi fino al collo? L’impressione è che la nostalgia non sia più un tema ma l’acqua in cui nuotiamo. Cos’è l’acqua?

«C’era un attimo, uno soltanto, in cui il carrozzone di “Quelli che il calcio” improvvisamente si fermava. La ruota panoramica, fatta di volti così diversi tra loro, smetteva di girare. Era il momento in cui, dalla regia, veniva alzato il rumore di fondo di uno dei tanti stadi di giornata. Ricreare quella sospensione infinita dei cambi di campo di Tutto il calcio minuto per minuto anche all’interno di un contesto di puro intrattenimento sembrava una sfida impossibile, eppure veniva vinta domenica dopo domenica, minuto dopo minuto. Solo rumore, l’urlo di un’esultanza di una curva compatta oppure quello sfumato di un settore ospiti da 700 anime: il cuore in gola, immaginando l’epilogo. Prima dell’arrivo della voce del radiocronista, nelle primissime edizioni del programma, o prima dell’indizio in grafica, quando lo show era ormai così consolidato da potersi permettere il lusso di mandare praticamente in tutti gli stadi d’Italia inviati diversi da quelli che siamo abituati a immaginare oggi, bisognava provare a capire chi avesse segnato».

8. Storia dei vocali Whatsapp nel calcio italiano

I vocali su Whatsapp sono le nostre fiabe popolari di oggi, una forma deviata e perversa di fan fiction. Quali sono le caratteristiche di un vocale perfetto? Quali sono i migliori?

7. L’Italia non è un paese per Jankto

Jacub Jankto, uno dei primi giocatori di alto livello a dichiararsi omosessuale, in estate è tornato in Italia, un paese che ha evidenti problemi di omofobia. In questo articolo Daniele Manusia riflette sull’impatto della notizia, anche ai piani istituzionali.

«E certo il Ministro rispetta la scelta, ma non il fatto che ne abbia parlato. Quella è ostentazione. Deve forse dire, lui, il Ministro, che è sposato e magari ha dei figli? No, perché lui non è una persona che ostenta».

6. I 10 migliori portieri al mondo oggi

Il ruolo del portiere è strano. L’élite del ruolo è piuttosto impermeabile, ma ogni tanto si inserisce qualcuno di nuovo, e tra i migliori comunque gli stati di forma possono essere estremamente fluttuanti, nutrendo quindi l’isterismo con cui si commentano le prestazioni dei giocatori. Per questo la fotografia che fa Federico Principi di questa classifica risulta particolarmente interessante.

5. Tutto l’assurdo di Sangiovannese-Grosseto

Partita che racchiude gli incredibili livelli di surrealismo che può raggiungere il calcio delle categorie minori, tra campi e porte senza regolamento, arbitri in tilt, proteste. Questa è stata la partita del “porta-gate”.

«Ho iniziato a fare questo mestiere nel 2013 seguendo il Cosenza. In dieci anni di calcio dal vivo ne ho viste tante, dai dodici giocatori in campo di Cosenza-Salernitana del 2020 a un esordio in Serie B perso a tavolino per impraticabilità di campo (Cosenza-Verona, 2018/’19), passando per gol leggendari al 94’ di una semifinale playoff (grazie ancora, Allan Baclet, ti voglio bene). Ma mai nella mia vita mi sono trovato in difficoltà a scrivere un pezzo come dopo Sangiovannese-Grosseto, la partita del “porte-gate“, se così possiamo chiamarlo».

4. Daniele Scardina sta lottando in silenzio

Pochi giorni fa Daniele Scardina è tornato a casa dall’ospedale dieci mesi dopo il suo ricovero, quando scrivevamo questo articolo e lui aveva da poco avuto, nella sua palestra, un’emorragia cerebrale.

«Scardina durante una chiacchierata tra di noi mi aveva detto: «Il talento da solo non basta, se ce l’hai senza altre basi solide ti lascia a piedi. La mia forma di talento è la forza di volontà, la capacità di sacrificarsi e la convinzione di crederci sempre». E poi, soprattutto: «Non mi sono mai arreso nella vita, mai». Di certo non inizierà a farlo adesso».

3. Vita del Bocia

Una leggenda del tifo organizzato, raccontata da Patrizio Bati in prima persona.

«Mio padre, centravanti della primavera dell’Atalanta, aveva vinto il campionato del ’49.

Casa nostra era a pochi passi dallo stadio.

Mia madre mi aveva insegnato ad andare in bicicletta nel viale che costeggia la tribuna.

Gli zii (abbonamento in curva nord) mi portavano – da quand’ero all’asilo – a vedere la partita.

… insomma, ero un predestinato.

Già alle elementari sogno di seguire la mia squadra anche in trasferta. Soffro come un innamorato, costretto a vedere la fidanzata a settimane alterne.

Studente delle medie (quarti di finale di Coppa delle Coppe: Sporting Lisbona – Atalanta) non sopporto più di fare il tifo dal divano del soggiorno.

Esasperato dalla mia insistenza, papà accetta di portarmi al bar delle Brigate Neroazzurre. Ho quattordici anni. Per avere la carta d’identità ce ne vogliono quindici. A Lisbona posso andarci solo con un familiare o con una persona che mi faccia da tutore».

2. Cosa sta succedendo tra gli ultras di Roma e Napoli

Il mondo Ultras è uno dei più misteriosi e impenetrabile, e quando a febbraio un gruppo organizzato della Stella Rossa ha rubato lo storico striscione del gruppo Fedayn era difficile capirci qualcosa. Oggi che la “pezza” dei Fedayn non compare più nella Curva Sud della Roma, proprio in seguito a quell’episodio, vale la pena ripercorrere quei momenti. Dentro un’intervista allo storico degli Ultras Sebestién Louis, che ci spiega i significati del gesto.

1. Vialli se n’è andato con un messaggio

Il 2023 è iniziato con la tragica notizia di Gianluca Vialli. Tutti amavano Vialli e anche noi, con questo articolo di Marco Gaetani, abbiamo cercato di rendere omaggio alla grandezza umana della sua figura. Il suo rapporto con il cancro, e con la morte, è qualcosa che ha lasciato alla riflessione e alla sensibilità pubblica.

«Grazie a questo tipo di approccio, al realismo di chi ha il coraggio di esporsi raccontando i propri momenti difficili ma senza mai dimenticare che il cancro è un ospite fin troppo propenso al ritorno, si è tolto le ultime soddisfazioni di una vita irripetibile. Quando il male glielo ha permesso, si è rimesso i pantaloni della tuta e ha accompagnato l’amico di sempre, Roberto Mancini, nell’avventura dell’Europeo. Per mesi, quando si sentivano al telefono, hanno scelto di non parlare di quello che stava accadendo a Gianluca: troppo forte l’urgenza di non volerci pensare, di trovare un piccolo rifugio dalla complessa routine fatta di tutt’altro. E così come era stato l’angolo di spensieratezza, il Mancio era diventato l’occasione per regalarsi un’esperienza collettiva come ai tempi in cui, con la Sampdoria, erano andati a un passo dal prendersi l’Europa. Alla fine se la sono presa insieme, su quello stesso campo che li aveva respinti 29 anni prima, lasciandosi andare a un abbraccio privo di sovrastrutture: la potenza di due uomini in lacrime, la serenità di sapere che non c’è niente di male nel piangere in mondovisione».

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