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Federico Principi
I 10 migliori portieri al mondo, oggi
05 lug 2023
05 lug 2023
Una classifica che vi farà discutere.
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Federico Principi
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IMAGO / ANP
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Intervistato da DAZN, André Onana ha detto che «Il migliore di sempre secondo me è Neuer». Per motivare la sua scelta ha usato una spiegazione il più possibile oggettiva, inserendo il portiere tedesco in una prospettiva storica: «ha rivoluzionato la posizione, grazie a lui siamo portieri che oggi giocano bene a calcio. Neuer ha fatto in modo che io pensassi diversamente, ai Mondiali del 2014 ha fatto qualcosa che non si era mai visto prima». Non è raro, quando si parla di scegliere il migliore di sempre, specie negli sport individuali, e possiamo dire che in qualche modo il portiere lo sia, di citare atleti ricordati non solo per i successi, ma anche e forse soprattutto per aver rivoluzionato il metodo con cui veniva interpretato il loro ruolo. Neuer è sceso come un alieno sul mondo dei portieri, dimostrandosi in grado di fare cose sbalorditive e apparentemente irripetibili e che, invece, oggi sono diventate la normalità: portieri che giocano coi piedi, che difendono fuori dalla porta, che sanno partecipare alla manovra. Le evoluzioni avanguardistiche nel ruolo del portiere stanno quindi assumendo sempre più importanza a livello tattico e influenzano il modo in cui giudichiamo il loro operato. Ricordate quanto il Milan ha sofferto in costruzione con Tatarusanu al posto di Maignan? E quanto sia stato importante Provedel per migliorare il gioco di Sarri? Lo stiamo vedendo anche sul mercato: le migliori squadre al mondo disposte a spendere cifre ingenti per avere portieri in grado di parare in maniera eccellente, ma anche di influenzare la manovra in modo più diffuso e profondo. Questo ha spinto qualche critico, più della costruzione dal basso che dei portieri in sé, a dire che oggi "i portieri sanno usare i piedi ma non sanno più parare". Da questo punto di vista l'esempio di Neuer è indicativo di come questa frase non sia vera. Il portiere tedesco è stato, e ancora lo è, tra i migliori anche per quanto riguarda i compiti primari di un portiere, quelli che possiamo chiamare i “riferimenti classici”. Per quanto un portiere possa aiutare la costruzione dal basso o uscire efficacemente di testa da libero, la sua principale funzione resta quella di impedire più gol possibili agli avversari e nessuno lo nega. Non lo negano nemmeno le squadre e gli allenatori che vogliono portieri che partecipano attivamente alla manovra. Lo dimostra Neuer, ma anche gli altri portieri che al momento possiamo considerare i migliori al mondo nel ruolo, portieri di straordinaria efficacia tra i pali. Ho scelto i migliori dieci, a mio avviso, anche per fare un po' di chiarezza su un ruolo per cui, se da una parte è più facile fare una classificazione, dall'altra c'è sempre un po' il rischio di perdere il filo, visto che rispetto agli altri ruoli sono meno sollecitati. 10. Yann Sommer, Bayern Monaco C’è mai stato un portiere esploso più tardi di Sommer? È vero che questo è il ruolo in cui è richiesta in assoluto più esperienza e dove si invecchia meno peggio che negli altri, ma fino all’Europeo del 2021 – quando aveva già 32 anni e mezzo – Sommer non era mai stato considerato come un top nel suo ruolo e per esordire in una grande squadra ha dovuto aspettare i 34 e la chiamata del Bayern Monaco. Non è l’unica sua stranezza: Sommer è alto 183 centimetri, una misura totalmente anacronistica per un portiere moderno, ma lui – come il calabrone e come Ochoa – non lo sa e para tanto e bene lo stesso. ___STEADY_PAYWALL___ Ovviamente l’altezza gli porta qualche svantaggio, come nelle uscite alte, dove non è proprio a suo agio, o nella facilità di allungo del corpo, un aspetto evidenziato dal recente gol subito su punizione da Kramaric contro l’Hoffenheim. Eppure la reattività di Sommer è qualcosa di straordinario: pochi portieri riescono, come lui, a compiere parate difficili, ravvicinate e spesso anche in sequenza, aspetto che sottintende anche una certa concentrazione, che poi è il motivo per cui si è affermato così tardi. In carriera ha parato 25 rigori su 99: più di 1 ogni 4.

Bayern Monaco-Borussia Mönchengladbach dello scorso agosto: la partita che ha convinto Oliver Kahn a portarlo in Baviera a gennaio per sostituire Neuer?

La scelta del Bayern di puntare su di lui piuttosto che su un portiere di prospettiva per sostituire Neuer infortunato - era stato fatto anche il nome di Vicario – è stata fatta proprio per avere un portiere pronto subito a contribuire alle vittorie. Le sue prestazioni con il Bayern, però, ci fanno chiedere se, forse, non ci siamo accorti troppo tardi di lui, se, magari, questa occasione di farsi vedere pronto non l’avrebbe meritata prima. 9. Emiliano “Dibu” Martínez, Aston Villa Magari pensate che abbia scelto di piazzare in classifica Emiliano Martinez sull’onda lunga del Mondiale e della leggendaria parata su Kolo Muani. Se lo avete fatto, probabilmente, non avete visto le recenti partite dell’Aston Villa. Nel periodo migliore dell'Aston Villa ha compiuto una serie di parate decisive, riuscendo a incassare solo 3 gol su una striscia di 9 partite.

Come potenziale assoluto, probabilmente, è dietro ad altri portieri più giovani e futuribili, ma la solidità delle prestazioni che sta mettendo in fila in questi mesi, e ovviamente il leggendario Mondiale, ne stanno esaltando al massimo la reattività e il carisma. Il "Dibu" non è solo un portiere di riflessi, ma è anche uno capace di usare il linguaggio del corpo e la propria voce sia per dare sicurezza alla difesa, sia per entrare nella testa degli attaccanti. L’abbiamo visto più volte sfociare nella provocazione e nel trash talking più becero per mettere in difficoltà gli avversari. Soprattutto, però, il “Dibu” fa sentire la sua presenza in campo come pochissimi altri portieri al mondo e ci ricorda, forse più di ogni altro, quanto psicologico sia di per sé questo ruolo e il suo influsso sui compagni. Martínez è il portiere che esce più spesso in Premier – esattamente 2 uscite per ogni 90 minuti giocati in campionato – e lo fa con un’aggressività e una disinvoltura che inevitabilmente rasserenano i suoi difensori e condizionano gli avversari. Di Martínez forse stiamo già vedendo il picco massimo della carriera, forse addirittura si può dire che stia overperformando, ma – a suo modo – è un esempio per i giovani sul fatto che, per fare la differenza in porta, non siano strettamente necessarie doti tecniche o fisiche fuori dal comune, ma che la mente ricopra un ruolo fondamentale. 8. Manuel Neuer, Bayern Monaco Qualcuno, esagerando forse, ha paventato che il brutto infortunio subito da Neuer mentre era sugli sci a gennaio abbia posto fine alla sua leggendaria carriera. Per il momento, però, è difficile non inserirlo tra i 10 migliori portieri al mondo. Non fosse altro perché già una volta, dopo l’infortunio che lo ha tenuto fuori per tutta la stagione 2017/18, ha dimostrato di poter tornare su livelli altissimi di rendimento. Anche per questo è da considerare più forte del suo compagno di reparto e che, se non cambierà nulla nel mercato, sarà lui il titolare del Bayern Monaco nella prossima stagione. Neuer non è più certo quello dei giorni migliori, e senza alcun dubbio è il portiere con più incognite in questa lista. Non solo quelle inerenti al suo prossimo recupero fisico, ma anche quelle legate a qualche errore di troppo che in questi anni è costato sia al Bayern che alla Nazionale. Eppure forse non c’è ancora nessun portiere influente come lui nel gioco, che sia dal punto di vista tattico ma anche nel chiudere lo specchio della porta al tiratore, forzandone la conclusione. Nonostante qualche alto e basso, la sensazione che resta è sempre quella che, quando decide di alzare il livello, è ancora il muro di qualche stagione fa o comunque non ci va molto lontano. 7. Aaron Ramsdale, Arsenal Se Neuer è il totem di questa classifica, Aaron Ramsdale possiamo definirla la sorpresa dell’anno, un titolo platonico ereditato da Mike Maignan. Alla sua seconda stagione da titolare all’Arsenal, dopo aver fatto vedere già tanto di buono alla prima, Ramsdale è stato uno dei motivi per cui la squadra di Arteta ha lottato quasi fino all’ultimo col City per la vittoria della Premier League, pur avendo una rosa sulla carta meno forte. La sua ascesa rappresenta bene l’importanza della gavetta per un portiere, una tendenza che in Italia è spesso al centro della crescita dei giovani nel ruolo (la maggioranza dei portieri italiani che stanno uscendo ora è passato per la B o la C). Ramsdale, addirittura, è partito dalla quarta divisione inglese, per poi risalire la corrente fino a essere promosso titolare di un club storico della Premier League. Essendo piuttosto leggero e non molto alto per il ruolo – non raggiunge né il metro e 90 di statura, né gli 80 kg di peso – Ramsdale punta tutto sulla naturalezza della sua reattività. In campionato Ramsdale ferma 2,16 tiri per ogni 90 minuti sui 3,13 che gli arrivano nello specchio, e lo fa con un’agilità che sembra provenire da un videogioco, senza alcun rallentamento.

A vederlo giocare, l’occhio cade inevitabilmente sulla velocità con la quale va a terra nelle parate basse, mentre le controindicazioni delle sue misure sono piuttosto prevedibili: può migliorare sulla capacità di coprire completamente la porta con il corpo, senza quindi essere sempre costretto a balzi felini fuori dal normale, e può diventare ancora più aggressivo e sicuro sulle uscite alte. Al netto di questi piccoli miglioramenti possibili, Ramsdale è oggi uno dei portieri più affidabili al mondo, con un repertorio solido, capace di commettere pochissimi errori e con una leadership e un carisma anche inaspettati che lo hanno portato a rendere ancora meglio quando la squadra si è trovata sotto pressione. 6. Jan Oblak, Atlético Madrid A causa del calo dell’Atletico Madrid, che sembra nella fase discendente del suo ciclo con Simeone, di Oblak si è parlato poco negli ultimi tempi come se fosse passato di moda. Lui che si è costruito la sua fama con parate sempre più eccezionali e ripetute in quelle eterne sfide di Champions in cui l’Atletico difendeva costantemente a pochi passi dalla sua linea di porta. Dopotutto sono passati sette anni da quando gli spagnoli raggiunsero la finale anche grazie ai miracoli del proprio portiere e ultimamente non l’abbiamo visto all’opera nelle sfide più importanti dell’anno, quando tra marzo e fine maggio si decide la stagione. Eppure Oblak è ancora tra i miglior al mondo nel suo ruolo. Nonostante non sia più giovanissimo, ha compiuto 30 anni a gennaio, non sembra invecchiato di un giorno. Tra i pali è sempre perfettamente pronto, elastico e reattivo nei riflessi, sia a livello visivo che dal punto di vista della condizione atletica. In questi anni non ha aggiornato molto il proprio stile, forse anche a causa del contesto tattico del calcio di Simeone, ma rappresenta bene l’evoluzione moderna del “portiere classico” (l’ultima è Donnarumma). Anche quest’anno in Liga i suoi numeri sono vicini alla perfezione: 2,07 sui 2,74 tiri subiti nello specchio per novanta minuti. Tuttavia, nelle ultime partite della stagione, qualche improvvisa incertezza, lo ha portato a essere meno costante rispetto alle stagioni migliori della sua carriera.

Prendere due gol (primo e terzo) sul proprio palo in un derby, non è proprio l’ideale.

In ogni caso sembra avere il talento e l’età giusta per ripartire dalla prossima stagione e dimostrare di essere ancora uno dei migliori portieri al mondo tra i pali, un incubo per gli attaccanti avversari. 5. Gianluigi Donnarumma, PSG Gianluigi Donnarumma è l’unico italiano inserito in classifica, a rappresentare quella che, storicamente, è la scuola più florida e affidabile per questo ruolo. Sappiamo quanto sia stato precoce Donnarumma, capace di affermarsi come titolare in Serie A prima ancora di diventare maggiorenne e sappiamo anche di che cosa e capace, basta ricordarsi dell’Europeo 2020. Eppure non è ancora arrivato nell’Olimpo del ruolo perché, seppure il ruolo del portiere si sta evolvendo, la continuità e la capacità di sbagliare poco rivestono ancora un’importanza capitale.

Del portiere del PSG e dei 10 migliori portieri italiani abbiamo parlato nel podcast di tattica de L'Ultimo Uomo "Lobanovski".

Donnarumma invece nel suo rendimento – che comunque resta di livello elevatissimo – sembra aver patito il passaggio dal Milan al Paris Saint Germain. Non solo, o almeno non tanto, per una questione ambientale o di pressioni, in una società e in uno spogliatoio che inevitabilmente lo coccolano meno rispetto ai rossoneri, quanto piuttosto sotto l’aspetto di vista tecnico. Rispetto agli ultimi anni al Milan, le sua incertezze sembrano aumentate invece di diminuire, come sarebbe normale per un portiere che è entrato nell’età migliore della carriera. La perdita di Nelson Dida come preparatore in questo senso ha rappresentato un brutto colpo per la sua crescita. Non è un caso, allora, che la miglior stagione di Donnarumma, finora, resta senza dubbio quella 2020/21, non casualmente la prima con il brasiliano ad allenarlo. Lo stesso Maignan, poco tempo dopo la conquista dello Scudetto, ha sottolineato l’importanza di Dida nella propria crescita tecnica al primo anno al Milan e, del resto, più volte nei suoi errori Donnarumma è sembrato aver un po’ sporcato la propria tecnica al PSG. Mario Ielpo, altro ex portiere rossonero, di recente ha sottolineato come «uno dei motivi per i quali Donnarumma sbaglia è che spesso non sta con i piedi ben piantati a terra nel momento giusto».

Parliamo degli errori, è vero, ma questa secondo me è forse la miglior parata del 2023 in tutta Europa finora. E poco dopo ne fa un’altra ravvicinata a terra non scontata per uno con le sue misure.

Ciò nonostante Donnarumma resta uno dei migliori al mondo in questo momento, anche mettendo da parte il potenziale che è da numero uno assoluto. A volte si ha l’impressione che certi interventi esplosivi in allungo sia capace di farli solamente lui, o al massimo solo lui e Courtois. Eppure sulle palle alte qualcosa ancora gli manca, e gli errori non vengono solo da lì, per cui per tornare stabilmente al top assoluto – dove è stato solo per qualche mese nel 2021 – c’è da compiere un salto di qualità. 4. Marc André ter Stegen, Barcellona Ter Stegen ha ormai definitivamente raccolto il testimone da Neuer come massimo esponente della scuola tedesca, quello più capace nel massimizzare l’efficacia di uno stile completamente diverso da quello italiano. Se da noi per portieri si insiste sul concetto di proattività nelle sfide con gli attaccanti, quindi di avere un atteggiamento sempre “offensivo” nei confronti del pallone, in Germania – ma anche in Argentina – molto spesso i portieri imparano invece le posture “a croce” con il petto alto, tipiche del calcio a 5, con un obiettivo leggermente diverso: coprire più porta possibile sperando, in molti casi, di essere semplicemente colpito dal tiro. https://www.youtube.com/watch?v=AEViR-acTW0

Le migliori parate della stagione di ter Stegen. La prima è proprio una di queste, con il petto alto.

Chiaramente il portiere del Barcellona è molto più di un grande esponente delle uscite a croce. Da tempo ormai, e in questa stagione è diventato ancora più evidente, ter Stegen ha raggiunto una continuità di rendimento da assoluto fenomeno. Non è più solamente un portiere moderno con piedi e visione da centrocampista, ma è anche uno dei migliori al mondo nel difendere la porta giornata dopo giornata. I numeri in Liga sono impressionanti: ha parato 2,05 dei 2,38 tiri nello specchio ricevuti ogni 90 minuti, subendo appena 11 gol in 31 partite. Se la difesa del Barcellona ha avuto un rendimento storico, il merito è molto del suo portiere. Le statistiche, per quanto riguardo i portieri non sono ancora totalmente affidabili, sembrano dare ragione a Xavi, che, in maniera aziendalista, definisce ter Stegen «il miglior portiere del mondo». Resta però qualche incertezza in più in Europa che è costata molto, come quella sul gol di Çalhanoğlu a San Siro o quelle su Antony e Rashford nella sfida di Europa League persa con il Manchester United. Indecisioni che mi spingono a metterlo ai piedi del podio, seppure ter Stegen sia stato autore di una stagione probabilmente migliore di chi lo precede in questa classifica. 3. Alisson, Liverpool Anche per Alisson è stata una stagione con qualche piccola incertezza – quella più vistosa all’andata degli ottavi di Champions contro il Real – che non ne scalfisce però la consistenza. Portiere completo, forse il migliore al mondo nel far ripartire al volo il gioco sia con le mani che con i piedi, ha certamente beneficiato dell’apprendistato alla Roma che lo ha migliorato tecnicamente al punto da renderlo perfino poco appariscente in alcuni interventi in realtà complicati per merito di una capacità di posizionamento che sembra quasi magica. Alisson è fortissimo nell’attaccare l’uscita bassa – fondamentale appannaggio di Handanovic in passato – e sembra stranamente molto più sicuro nella presa sulle conclusioni anche ravvicinate piuttosto che sui cross alti. Ma soprattutto è rimasto estremamente costante come forse nessun altro da ormai sei stagioni, in un periodo storico dove, come sostiene Mario Ielpo «tutti i portieri hanno una discontinuità che prima non c’era, spesso sono chiamati a stare fuori dai pali e dopo non è sempre facile riprendere le misure». Non è reduce dalla miglior stagione della carriera, ma in un Liverpool che è naufragato ci ha messo più di una pezza. Inoltre la sua capacità di rimanere costantemente su altissimi livelli ha agevolato, e agevolerà, il lavoro di Klopp nel mantenere il club al vertice del calcio pur in un periodo di transizione. 2. Mike Maignan, Milan Arriviamo a quelli che considero i due portieri più forti del mondo decisamente staccati, almeno attualmente, da tutto il resto del pianeta. Su Maignan è stato detto tanto negli ultimi mesi e anche per lui vale il discorso della cura-Dida: arrivato dal Lille con un ottimo rendimento alle spalle, ma anche con alcune incertezze, nel giro di poche settimane lavorando col preparatore dei portieri del Milan si è trasformato in un portiere da più di 100 milioni di euro. L’attenzione mondiale su Maignan si è ulteriormente amplificata ora, viste le sue prestazioni decisive in Champions League e anche nelle ultime partite con la Francia, dove è diventato titolare dopo il Mondiale. La cosa più impressionante del suo rendimento, tuttavia, non sono solamente le grandi parate che è stato in grado di tirare fuori praticamente in tutti i momenti decisivi in rossonero, ma soprattutto che, nonostante il suo stile super-aggressivo, in ormai due stagioni abbia commesso praticamente un solo errore, quello in uscita sul gol del pareggio della Salernitana di Bonazzoli un anno fa. Compagni di squadra e addetti ai lavori si sperticano di lodi sul suo carisma, e allora per tracciare ancora meglio la sua personalità affidiamoci alle sue stesse parole dello scorso maggio: «La mia parata preferita dello Scudetto è stata quella su Luperto a San Siro», ha detto, «da settimane con Dida discutevamo su quel tipo di intervento, e non la pensavamo allo stesso modo (probabilmente su quale piede dovesse spingere a terra, nda). Poi però ho applicato quello che mi ha chiesto e sono riuscito a deviarla: è una sorta di sintesi del nostro lavoro».

Le migliori 15 parate-Scudetto di Maignan secondo la Lega Serie A. A mio avviso manca questa.

1. Thibaut Courtois, Real Madrid Al momento è difficile dire con certezza, almeno per me, chi sia effettivamente più forte tra Maignan e Courtois. Tra i pali, soprattutto per un certo tipo di parate dove serve l’allungo del corpo, Courtois è probabilmente superiore, anche se di poco; in tutto il resto del gioco però, anche con i piedi, Maignan è più influente. Il francese - e lo possono testimoniare gli episodi con Çalhanoğlu, Immobile e Dia – è migliore nelle uscite fuori area e anche per quanto riguarda la capacità di fronteggiare un rigore (14 parati su 43). Perché allora Courtois è al primo posto? Per il belga vale sicuramente una storia più lunga e redditizia nelle migliori squadre al mondo sempre ad altissimi livelli, pur essendo non così più vecchio (tre anni in più) e poi pesa la Champions League del 2021/22 vinta da assoluto protagonista, forse la singola miglior prestazione di un portiere in questo torneo. O, forse, perché le abilità tra i pali contano ancora più di quelle da portiere-libero. In ogni caso anche Courtois così come Maignan, se si eccettua l’episodio grottesco dell’andata degli ottavi di Champions contro il Liverpool, continua praticamente a non sbagliare mai. Ma per essere ancora più democristiani – o forse più realisti – potremmo semplicemente dire che la scelta su chi sia più forte non sia univoca, ma piuttosto in relazione alle esigenze della squadra. Maignan è perfetto per il Milan perché aggiunge quel carisma che mediamente manca nello spogliatoio rossonero e perché compensa diverse lacune della squadra nella costruzione dal basso. Courtois è perfetto per il Real perché, in una squadra che abbonda di talento ed esperienza in ogni reparto, serve un portiere che semplicemente pari. E probabilmente nessuno sa farlo meglio di lui. Esclusi eccellenti Ogni classifica, per necessità, è fatta prima di tutto di esclusioni. Ci sono però alcuni portieri che vale la pena citare, o perché avrebbero potuto far parte di questa classifica, o perché, al contrario, stanno lavorando per entrarci. Ederson, Manchester City Nei fondamentali classici non sta rendendo esattamente come i migliori al mondo e tende a qualche errore in posizionamento e in uscita (come quello in Champions contro il Lipsia). Le capacità in impostazione, al momento, non bastano per farlo stare tra i primi 10 al mondo. Wojciech Szczęsny, Juventus Il migliore al mondo nel parare i rigori, insieme al “Dibu” Martínez, Sommer e Maignan. Dopo la crisi del 2021 si è ripreso alla grande ed è tornato ad essere molto solido, anche se forse gli manca quel pizzico di esplosività in più per essere senza discussioni nella nostra top 10. David de Gea, Manchester United Per quanto mi riguarda è ancora il miglior portiere spagnolo, nonostante sia fuori dal giro della Nazionale, ed è ancora capace di paratone che sono solo per pochissimi. A volte però non sembra completamente lucido e incappa in errori piuttosto gravi per uno del suo talento. Nick Pope, Newcastle Ha steccato un po’ con la Nazionale (forse anche sul gol di Raspadori a San Siro), spesso fa belle parate e pochi errori ma, almeno per quanto mi riguarda, non ha uno sviluppo da primi dieci nel suo ruolo. Guglielmo Vicario, Empoli A tratti sembra invincibile, poteva starci tra i primi dieci, ma manca ancora la controprova in un contesto con più responsabilità e in una piazza più importante, che forse avremo l'anno prossimo al Tottenham. Reattivissimo sui riflessi da vicino, forse può migliorare in allungo sui tiri da lontano. André Onana, Inter Molto esplosivo e carismatico, con grandi potenzialità ancora non completamente espresse. Un po’ disordinato tecnicamente, questo lo fa essere ancora troppo tendente a frequenti piccoli errori. Yassine Bounou, Siviglia Discorso non troppo diverso da quello di Onana: autore di interventi strepitosi ma ancora incline a qualche errore di troppo, e non sempre è ben piazzato per coprire la porta nel migliore dei modi. Kepa Arrizabalaga, Chelsea Molto agile per riflessi ma troppo incerto sui palloni alti, non dà abbastanza sicurezza alla difesa. Keylor Navas, Nottingham Forest È ancora un buonissimo portiere ma, alla stessa maniera di Samir Handanovic, sembra semplicemente in fase discendente. Diogo Costa, Porto Transfermarkt lo dà come terzo portiere dal valore di mercato più alto al mondo, 45 milioni di euro. Capisco che sia un ’99, ma possiamo dirlo? Molto sopravvalutato.

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