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Tommaso Clerici
Daniele Scardina sta lottando in silenzio
25 mar 2023
25 mar 2023
Un pensiero per il pugile italiano da chi lo ha conosciuto.
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Tommaso Clerici
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Warrior of Creativity / Maurizio Pavone
(foto) Warrior of Creativity / Maurizio Pavone
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Arrivo a Rozzano nel tardo pomeriggio. Parcheggio l'auto nel viale su cui affaccia la palestra e che a quell'ora è deserto, ci sono solo cemento e sterpaglie. Mi incammino superando il cortile interno fino all'ingresso della struttura ed entro. Davanti a me c'è un'ampia zona dedicata agli sport da combattimento, con file di sacchi da boxe lungo i lati e il ring in fondo, mentre sulla sinistra si sviluppa l'area della pesistica e della preparazione atletica, altrettanto profonda. Vedo subito Daniele Scardina, con cui ho appuntamento: è sul ring a fare i colpitori con un ragazzo della palestra. È reduce dal match con Giovanni De Carolis concluso con un brutale knockout ai suoi danni che gli ha fatto assaporare per la prima volta la sconfitta, al ventunesimo match in carriera. Quando mi vede mi saluta con un cenno. È passato un mese e mezzo dall'incontro, Daniele non è più a dieta e infatti la sua stazza è notevole – ha sempre tagliato tanto peso per rientrare nei supermedi. Si sta concentrando su brevi combinazioni di colpi potenti. Lo schiocco sordo dei pugni che impattano sulla stoffa che riveste i colpitori rimbomba nella stanza. Daniele colpisce e urla, urla e colpisce, spostandosi sul quadrato, con lo sguardo concentrato. Si tratta di un allenamento blando che Scardina fa per sudare e tenersi attivo: una nuova preparazione per un match è ancora lontana. Ogni tanto si ferma a parlare con il ragazzo che lo sta assistendo per cambiare le sequenze e le angolazioni. Quando ne ha abbastanza scende dal ring, ci abbracciamo e mi chiede come sia andato. Sono lì perché conosco Daniele da tre anni, cioè dalla prima volta che l'ho intervistato. Poi ho avuto modo di frequentarlo meglio e di seguirlo da vicino in uno dei suoi incontri più recenti. Tempo dopo ho raccontato la sua storia nel libro che ho scritto sul mondo del fighting italiano, e sono nella sua palestra proprio per regalargliene una copia (ho dovuto insistere sia per consegnargli il libro – voleva comprarlo – che per andarlo a trovare – gli dispiaceva che mi spostassi fino a Rozzano).

Warrior of Creativity / Maurizio Pavone

Quando glielo consegno, lui legge la dedica, mi ringrazia e propone di farci una foto. A quel punto si sposta vicino a uno dei sacchi da boxe chiedendomi di seguirlo. Cominciamo a parlare mentre lui lo colpisce. Gli chiedo come sta dopo il KO che ha subito da De Carolis, mi rassicura rispondendo che si è sentito bene sin da subito, non ha avuto conseguenze tangibili (a Scardina erano stati prescritti tutti gli esami di rito indicati dopo un knockout). Mi spiega che quella sconfitta si sta rivelando una maestra di vita per lui: «Sto imparando di più dopo aver perso che dalle vittorie. Funziona spesso così: certe cose le capisci solo se ci sbatti contro. Dio mi ha messo davanti a questa sfida per farmi crescere, perché le difficoltà fortificano. Ogni momento di crisi può trasformarsi in un’opportunità se lo si affronta con lo spirito giusto, in un’ottica costruttiva. Anche perché un percorso senza ostacoli è un cammino nel deserto. Sono caduto e mi ha fatto male, malissimo, ma voglio rialzarmi al più presto come ho già fatto diverse volte nella vita. Tante persone mi hanno sostenuto, mi ha fatto molto piacere, significa che mi vogliono bene davvero. Poi ci sono quelli che mi insultano, non vedevano l’ora che perdessi, ma non li considero perché esisteranno sempre. Non so ancora chi affronterò in futuro». «Secondo te chi mi piacerebbe incontrare?» mi chiede subito dopo. Ci penso e gli rispondo: «De Carolis?», nell'ambiente si mormora di un possibile rematch. Lui mi guarda fisso negli occhi con un'espressione fredda, determinata, feroce, non replica ma inizia a colpire il sacco più forte. La ferita è ancora fresca, Scardina smania per rifarsi. È normale che sia così: è un pugile, un atleta professionista, la competizione è il suo pane quotidiano e quella sconfitta l'ha segnato. Alla fine dell'allenamento Daniele scherza con il gestore della palestra, è allegro, scherzoso, sembra spensierato. Si fa una doccia, lo accompagno alla sua auto, mi offre un passaggio. Ci salutiamo con la promessa di rivederci presto. Lo scorso martedì 28 febbraio leggo la notizia poco prima di cena: Scardina ha avuto un'emorragia estesa causata da una lesione delle vene a ponte sulla superficie cerebrale che ha generato un ematoma subdurale. L'episodio drammatico è avvenuto alla fine di un allenamento, in quel momento il pugile è gravissimo. Mi si gela il sangue. In ospedale lo operano e lo stabilizzano, sedandolo. Oggi Daniele è ancora in coma indotto, anche se gli esami sono buoni, lui respira in modo autonomo e il dosaggio dei farmaci sta diminuendo. L'ultimo bollettino medico parla di una “situazione in lieve miglioramento, ma è ancora presto per esprimersi sulla prognosi in termini di velocità e qualità della ripresa”. Il motivo del malore è ancora indefinito. Il professor Mario Inereo Sturla, che si occupa della salute dei pugili con incarichi federali, ha spiegato a Dario Torromeo, che lo ha interpellato sulla causa della lesione: «Difficile rispondere in questo momento. Può anche essere stata causata da un trauma pregresso, […] oppure da un movimento brusco. Può accadere nella boxe, in altri sport, nella vita. […] Per sapere se l'ematoma avrà delle conseguenze dovranno passare dei mesi».

Warrior of Creativity / Maurizio Pavone

Mi vengono in mente alcuni momenti significativi, lampi nella mia memoria che descrivono al meglio Scardina. Ricordo quando l’ho seguito sin dagli spogliatoi in occasione della vittoria del titolo intercontinentale WBO: mi sembrava surreale trovarmi nella strettissima cerchia di persone presenti, ero emozionato e ho fatto di tutto per passare inosservato, non volevo disturbare. Daniele si è accorto di me quando gli stavano bendando le mani, ci eravamo conosciuti velocemente di persona ventiquattro ore prima, mentre era consumato a livello sia fisico che mentale dal taglio del peso. Mi ha salutato con un sorriso e mi ha chiesto come stessi. Penso alle dichiarazioni del suo ultimo avversario, De Carolis, rilasciate a qualche giorno dal loro incontro: «Prima della sfida alcuni mi hanno scritto che Daniele è un pugile costruito, un personaggio più che un atleta. Dopo il match ho capito che il messaggio che è passato è che ha vinto la parte buona del pugilato, ma non è così. Daniele è un ragazzo d’oro. Ha un’immagine che gestisce in un certo modo, la gente pensa di conoscerlo ma non sa chi sia veramente. Credetemi, è davvero una brava persona». Infine lo stesso Scardina durante una chiacchierata tra di noi mi aveva detto: «Il talento da solo non basta, se ce l’hai senza altre basi solide ti lascia a piedi. La mia forma di talento è la forza di volontà, la capacità di sacrificarsi e la convinzione di crederci sempre». E poi, soprattutto: «Non mi sono mai arreso nella vita, mai». Di certo non inizierà a farlo adesso.

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