Alla fine della partita tra Roma ed Empoli, il 4 febbraio, i tifosi hanno cominciato a defluire dall’Olimpico, riversandosi nella città. Uno dei percorsi più battuti è quello che porta dallo stadio a Piazza Mancini, passando per il ponte duca d’Aosta. Fra questi tifosi ci sono anche tre membri dei Fedayn, storico gruppo ultrà romanista, fondato nel 1972 da Roberto Rulli e da un gruppo di tifosi romanisti del quartiere Quadraro. Entrano in macchina con una borsa piena di striscioni, quando vengono raggiunti e circondati da 50 persone minacciose. Secondo la ricostruzione di Repubblica, sarebbero 50 tifosi serbi della Stella Rossa, che aggrediscono i tre tifosi e rubano la borsa con gli striscioni, scappando a colpi di manganello.
Come nel codice militare, la difesa della bandiera per gli Ultras è un valore sacro. Il giorno successivo un gruppo di Ultras romanisti sono andati verso l’aeroporto di Fiumicino per riprendere gli striscioni dai tifosi della Stella Rossa, ma le forze dell’ordine hanno impedito il contatto tra i due gruppi. Secondo molti, il furto delle bandiere dei Fedayn è collegato ai recenti scontri tra ultras del Napoli e della Roma sull’autostrada A1, ma più in generale alla rivalità tra i gruppi organizzati delle due squadre. Una rivalità inasprita nel 2014, anno dell’omicidio del tifoso del Napoli Ciro Esposito per mano di Daniele De Santis, ultrà romanista. Come sempre nel mondo Ultras, si sono mosse rivalità e alleanze, e si sono aperti fronti di lotta a livello internazionale. Il furto delle bandiere ai Fedayn, allora, non sarebbe un gesto gratuito ma una sorta di atto di guerra che potrebbe avere delle conseguenze, visto che è stato colpito il cuore della curva sud romanista, il suo gruppo più antico. Si è discusso delle modalità dell’attentato, perché secondo alcuni un agguato come quello degli ultras serbi violerebbe i codici ultras. Un furto senza scontri sarebbe un furto senza onore, si è letto da qualche parte. Gruppi di curve rivali della Roma, come quella dell’Inter o della Ternana, hanno espresso la solidarietà ai Fedayn.
Nella partita di campionato il gruppo Delije della Stella Rossa ha intonato dei cori in italiano, secondo il quotidiano serbo Telegraf sarebbe stato un messaggio rivolto ai romanisti. Il gruppo dei Fedayn del Napoli ha esposto una bandiera serba e cantato i cori «Sai perché hai perso lo striscione? C’è il serbo nell’aiuola!».
Il mondo ultras è estremamente ermetico e difficile da comprendere dall’esterno, è una cultura con i propri codici simbolici, il proprio linguaggio, la propria morale. Per capire di più su questa situazione allora abbiamo intervistato Sébastien Louis, storico e autore del libro Ultras, gli altri protagonisti del calcio. Avevamo già intervistato Sébastien in occasione dell’uscita del suo libro, che resta il testo più interessante e completo sul movimento Ultras italiano. Potete leggere l’intervista qui, mentre potete acquistare il suo libro qui.
Ciao Sébastien, nella cultura Ultras qual è il significato del furto di una bandiera o di uno striscione?
Nei giorni scorsi si è parlato di “furto senza onore” da parte degli ultras della Stella Rossa, e i Fedayn hanno ricevuto la solidarietà di gruppi teoricamente rivali come quelli della Curva Nord dell’Inter o dei gruppi della Ternana. Cosa è successo di irrituale, o che viola i codici della mentalità ultras?
È difficile definire un “furto senza onore” per vari motivi. Bisogna dire che tanti striscioni sono stati rubati in maniera non propria ortodossa, per esempio ci sono stati furti nel magazzino di uno stadio durante la notte. Facciamo un esempio: la Curva Nord dell’Inter dopo uno scontro tra romanisti e bergamaschi aveva fatto uno striscione con scritto «Se volete fare a pugni andate in palestra. Negli scontri l’unica regola è… nessuna regola!». Qualcuno sosteneva che quello era uno scontro vigliacco, ma gli interisti avevano risposto che se volevano fare a botte in maniera cavalleresca e senza lame non era allo stadio che dovevano cercarlo. Insomma, in tanti alludono a questa serie di accordi non scritti che dovrebbero essere rispettati, ma in pochi in realtà li osservano. E allora cosa si intende con “furto senza onore”?
È difficile da dire, molti striscioni rubati nella storia sono stati presi senza assolvere a quel “codice d’onore” che, alla fine, non esiste davvero.
Nel tuo libro racconti il caso del furto di striscioni della Fossa dei Leoni del Milan, a cui è seguito il loro scioglimento. In passato quali sono stati i furti “celebri” di striscioni nella storia del tifo italiano?
La storia del tifo italiano è piena di furti celebri. Un altro fu, per esempio, lo scippo dei tifosi tarantini di uno striscione dei veronesi, durante la stagione 1990/91. Quello striscione fu nascosto e poi restituito ai veronesi quando un semplice spettatore del Taranto indicò alla polizia dove era stato nascosto. Resta però una celebre foto in cui si vede lo striscione delle Brigate Gialloblù che viene tirato giù dagli ultras del Taranto.
Un altro esempio. Durante Juventus-Reggina della stagione 2002/03 venne rubato lo striscione Ragazzi della Maratona, di un gruppo di Ultras del Torino, gemellato con i reggini. Lo striscione fu preso da due ragazzi della Juventus, che riuscirono a sottrarlo dalla balconata senza farsi notare. Fu un furto clamoroso, dopo il quale i Ragazzi della Maratona decisero di sciogliersi.
I Fedayn sono un gruppo storico della Curva Sud, ma hanno vissuto tante fasi diverse. Qual è il loro ruolo oggi nella curva sud?
Il loro ruolo nella Curva Sud è molto particolare. A parte un primissimo momento, sono rimasti sempre in disparte nelle varie fasi del CUCS. Sono entrati ma poi usciti, e poi rimasti sempre indipendenti negli altri momenti della Curva Sud: nascita CUCS-Gam, pro e anti Manfredonia, scioglimento dei CUCS, nascita AS Roma Ultras, e via dicendo. La storia della Curva Sud romanista non è semplice e ha visto diversi gruppi al timone da 25 anni. In tutti questi cambiamenti i Fedayn sono rimasti una bussola, un faro da seguire.
Tutto questo pur essendo un gruppo particolare, di quartiere, molto legato al Quadraro, che ha festeggiato l’anno scorso i cinquant’anni. Un gruppo che ha saputo restare coerente in un oceano di cambiamenti, nella società e nella cultura Ultras. Un gruppo che ha portato rispetto anche agli ultras rivali in situazioni particolari, come poteva essere l’omicidio di Ciro Esposito. I Fedayn non hanno mai guidato la curva, eppure sono un gruppo importantissimo e rispettatissimo nel panorama Ultras italiano.
Credi verosimile il legame tra questo furto degli ultras della Stella Rossa e alcuni ultras del Napoli, con cui esiste un gemellaggio?
La rivalità tra Roma e Napoli è peggiorata in modo brusco dopo l’omicidio di Ciro Esposito. Dopo quella tragedia circolava, tra gli ultras, il motto: “Se si picchia un romanista nessuno viene lasciato solo”. Cosa è cambiato in quel momento nelle rivalità tra gruppi in Europa?
La seconda cosa è che in questi scontri il livello della violenza è stato sotto controllo: gli ultras non sono selvaggi, esiste un rispetto reciproco. In confronto a quegli scontri, almeno se consideriamo il livello simbolico, è stato molto più violento il furto dello striscione – fatto peraltro verso un gruppo, i Fedayn, coerente e che non ha mai fatto cori contro Ciro Esposito e che è stato sempre distante da certi atteggiamenti.
Qualcuno indica la sfida nel basket tra Stella Rossa e Panathinaikos come un altro momento “caldo”, da tenere d’occhio, perché gli ultras del Panathinaikos sono gemellati con quelli della Roma. Ci sono davvero degli assi e delle alleanze in azione?
Insomma, ci sono sempre alleanze di sostegno reciproco in azione, quindi il furto dello striscione si può inquadrare non soltanto nella rivalità tra napoletani e romanisti, ma anche per il fatto che i Fedayn erano legati con i Bad Blue Boys della Dinamo Zagabria. Esiste una geopolitica dei gemellaggi che non è semplice da seguire. Le alleanze cambiano, a volte a 360 gradi – quando finisce un’amicizia può sorgere una rivalità – ma esistono assi in piedi da anni. Per esempio gli Ultras del Venezia con quelli del Rapid Vienna; gli Ultras triestini con quelli dell’Austria Vienna. Per citare due casi.
Dal furto degli striscioni, che effetti e conseguenze prevedi nelle prossime settimane? Esiste il rischio che aumenti il livello di tensione tra gli ultras in Europa? La prossima settimana ricominciano anche le sfide di coppa.
Lo scorso anno i tifosi dell’OM sono stati protagonisti di diversi scontri nelle partite europee, anche con delle mobilitazioni triangolari. In questo momento ci sono diversi incroci pericolosi, anche per motivi storico-economici: col trattato di Schengen e i voli low cost è molto facile seguire la squadra in trasferta a pochi soldi. Condizioni che creano gruppi di Ultras sempre in viaggio nel continente europeo. Non credo che aumenterà il livello di violenza, ma ci saranno molte situazioni difficili da prevedere anche per le forze dell’ordine.
Infine, ci sarebbe anche il profilo della psicoanalisi. Il movimento ultras italiano ha fatto la storia di questa cultura del tifo. Un fenomeno nato in Italia tra il 1967 ed il 1971 e che esiste in tutto il mondo (ci sono ultras dall’Indonesia al Canada, passando per il Marocco, la Palestina, il Giappone e tutto il continente europeo). Nonostante la crisi degli ultras italiani, son sempre considerati come i padri e tra i migliori, se non i migliori ultras. Dunque si può dire che questo furto sia in un certo senso “freudiano”, mi spiego: il famoso psicanalista diceva che i figli per diventare adulti devono “uccidere” in maniera metaforica il padre. Rubare lo striscione ai Fedayn è un modo terribile per uccidere simbolicamente il padre. Gli ultras serbi vogliono dimostrare di essere attualmente i padri del movimento.