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Adesanya e Volkanovski hanno fatto il vuoto
04 lug 2022
04 lug 2022
I campioni dei pesi Medi e Piuma hanno dominato UFC 276.
(articolo)
11 min
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Si aspettava UFC 276 come una delle card potenzialmente più spettacolari dell’anno, e in effetti ci ha regalato alcuni momenti iconici come il ritiro di Donald “Cowboy” Cerrone, a seguito della sconfitta contro Jim Miller, e il KO da parte di Alex Pereira (che nella kickboxing detiene due vittorie contro Israel Adesanya) ai danni del duro Sean Strickland.

Ciononostante ci sono stati alcuni momenti, dei quali il main event è stato principale protagonista, che hanno annoiato il pubblico desideroso d’azione. In generale, UFC 276 è stato un buonissimo evento, da cui quasi sicuramente è uscito il prossimo sfidante alla corona dei Pesi Medi e da cui, un altro campione, quello dei Pesi Piuma, è uscito da una delle trilogie più eccitanti degli ultimi anni, con la mezza promessa di voler tentare la scalata nella divisione superiore. Insomma una card che magari non verrà ricordata quando si dovrà scegliere i migliori incontri dell’anno, ma che è stata significativa da più di un punto di vista.

Israel Adesanya, campione noioso?

Il match tra Israel Adesanya e Jared Cannonier è stato più deludente della serata in termini emozionali, un incontro prevedibile e senza nessuna sorpresa. Chi ha già visto altri match del campione dei Medi, Adesanya, è chiaro che almeno finora l’unico elemento che pare metterlo in difficoltà è dato dai fighter potenti, che accorciano la distanza e riescono a portare un alto volume di colpi, preferibilmente da angolazioni inusuali. È quello che è successo con Kelvin Gastelum, oggi come oggi l’avversario che lo ha messo maggiormente in difficoltà nella sua scalata in UFC.

Bene, Jared Cannonier non ha fatto nulla per concretizzare una possibile vittoria: ha accettato il range di scambio del campione e, a parte degli sporadici leg kick e dei tentativi velleitari di aggressione, non ha offerto un’offensiva concreta. Inseguendo Adesanya, che ha spesso cambiato guardia, si è esposto al precisissimo jab sinistro del campione, che lo ha raggiunto fino a tumefare il suo occhio destro. Dal canto suo, Cannonier ha provato ad accelerare, ma era chiaro che avesse dei problemi ad imporre ritmo, distanze e colpi ed è stato surclassato in maniera metodica e fissa per l’intera durata delle cinque riprese.

Un’immagine che riassume l’intero match: Adesanya a segno col jab sul volto di Cannonier.

Il famoso colpo da KO non si è visto da nessuna delle due parti e mentre “Izzy” ha gestito e punto dalla distanza in maniera perpetua, Cannonier ha provato a caricare i colpi, finendo per mandare a vuoto i suoi tentativi più potenti. Col braccio destro allungato per decidere la distanza, Adesanya ha colpito con leg kick e jab il suo avversario, gestendolo nell’approccio all’azione e limitandolo totalmente nell’offensiva. Anche quando, nelle ultime battute, Cannonier ha deciso di rischiare, i movimenti di busto e testa di Adesanya hanno fatto sì che lo sfidante andasse ripetutamente a vuoto, senza riuscire mai a raggiungerlo.

L’unico momento in cui Cannonier è parso poter avere i numeri del campione è stato durante il terzo round, quando è riuscito ad accorciare, entrare nella guardia avversaria e legare in clinch sfruttando la parete. Adesanya però, che sa bene come ci si comporta contro i grinder di un certo livello, ha slegato subito e non ha davvero subito alcun danno.

Al termine di cinque riprese davvero noiose, i giudici hanno dato verdetto di 49-46 (in due) e 50-45. Il vero momento clou del match è stato rappresentato dall’entrata di Adesanya in stile Undertaker - con la medesima musica, il caratteristico cappello del becchino della WWE ed un’urna col nome “Jared” sopra. Si può addirittura dire che, nonostante la mancata predisposizione ai microfoni di Cannonier, perfino il pre-match è stato più eccitante del match stesso. A un certo punto della conferenza di presentazione Israel Adesanya ha citato Alonzo di Training Day, il poliziotto corrotto interpretato da Denzel Washington in una prova davvero incredibile che gli valse il premio Oscar come miglior attore protagonista: alludendo al soprannome di Cannonier - “The Killa Gorilla”, il Gorilla assassino - Adesanya ha citato una scena del film nella quale il protagonista dice che “King Kong non è un cazzo in confronto a me!”.

Il match, però, è stato davvero soporifero e dalle prime impressioni pare appunto che fan ed addetti ne siano rimasti delusi. Con la vittoria di Pereira su Strickland, il prossimo match titolato sembra piuttosto chiaro: Adesanya contro Pereira, per vendicare l’onta di quel video in cui Pereira manda KO Adesanya. Certo, le MMA sono uno sport peculiare e Pereira non ha moltissima esperienza, ma di certo un loro eventuale match sembra più interessante di qualsiasi altra proposta, dato che Adesanya ha spazzato via ogni concorrenza nei Pesi Medi.

Volkanovski è su un altro livello rispetto a chiunque altro

Chiunque segua con grande passione le MMA non può non avere una certa forma di simpatia, se non di tifo, per un ex campione del calibro di Max Holloway. Un fighter che dà tutto dentro l’ottagono, il vero emblema di sacrificio ed avanzamento, oltre ad essere un combattente eccezionale, con uno stile unico che ha dato vita ad alcuni dei match più belli di sempre nei Pesi Piuma.

Quando però nella divisione è arrivato Alexander Volkanovski, la musica è cambiata. Dopo due incontri precedenti, entrambi vinti da Volkanovski (il primo nettamente, il secondo con parecchi dubbi), la UFC ha deciso, dopo l’ennesimo incontro dominato dal campione contro il Korean Zombie, di rimettergli davanti Max Holloway, l’unico che pareva in grado di tenergli testa. Ma se il desiderio di UFC era quello di rivedere Holloway con la cintura alla vita per dar vita ad una splendida quadrilogia, si è infranto in maniera devastante contro la dura realtà.

La versione di UFC 276 di Alexander Volkanovski è stata una delle migliori in senso assoluto, considerando la classifica pound for pound, che si sia mai vista. Max Holloway aveva sì perso in passato, ma mai era stato gestito con una tale sicurezza da far sembrare tutto semplice, senza difficoltà, quasi un’inezia. Sin da principio, si è subito palesato un dislivello netto tra i due contendenti: la rapidità nei colpi, nello schivare e nei cambi di livello da parte del campione pareva veramente impareggiabile anche per un fighter agile e rapido come Holloway, che, sia chiaro, non sembrava essere nella peggior versione di se stesso, anzi.

A tratti con le braccia basse lungo i fianchi, sfrontato, sicuro di sé e dei propri mezzi, Volkanovski si è fatto rincorrere e ha colpito Holloway con jab, diretti, overhand ed ogni colpo disponibile dalla medio-corta distanza, per realizzare un capolavoro in termini di in&out e di footwork in generale. Holloway, lo abbiamo detto più volte, è in possesso di un footwork particolare, fatto di piccoli passi che pian piano “mangiano” la distanza fino a condurlo al suo range ideale. Bene, con Volkanovski questo non è mai successo. La rapidità, la gestione delle distanze, ma soprattutto l’abilità incredibile nello sfruttare il proprio allungo, hanno permesso al campione in carica di non subire praticamente alcun danno, e di infliggere invece ad Holloway la lezione più dura dopo quella del secondo match contro Poirier. Al termine dell’incontro, il volto di Holloway era una maschera di sangue, al contrario di quella del campione, pulita e sorridente.

Per comprendere al meglio i vantaggi di Volkanovski, può essere utile ricapitolare alcuni numeri che forse passano inosservati. Holloway è alto un metro e 80, ma il suo allungo, la cosiddetta “reach” copre appena 175 centimetri. Un allungo un po’ breve, se si fa passare il gioco di parole, che costringe Max ad adottare quello stile in perpetuo avanzamento che gli ha regalato tante gioie dalla breve distanza grazie alla rapidità dei suoi pugni ed ai cambi repentini di livello.

Volkanovski, invece, è alto un metro e 68, ma il suo allungo è di ben 180 centimetri. Quindi, nonostante i 12 centimetri di differenza in altezza tra i due, il fighter più basso, il campione, ha un vantaggio di 5 centimetri in allungo. Oltre a ciò, il suo footwork rapido e dalla grande falcata, gli consente di arrivare al suo range preferito con una precisione chirurgica, a tratti impressionante.

Holloway ha comunque offerto una prestazione più che dignitosa, provando a raddoppiare i colpi in uscita, ma invano: le distanze coperte dal footwork del campione gli consentivano di sfuggire ai colpi di rientro di Holloway, andato a segno con un volume di colpi dimezzato rispetto al suo solito.

Terzo round. Uno dei rari momenti in cui Holloway ha centrato Volkanovski, sebbene sulla guardia. I leg kick non hanno funzionato, il cambio di livello del calcio sì, ma comunque il campione è stato rapido nella difesa.

Le chiavi per la vittoria del campione sono state semplici nell’ideazione della strategia, ma sicuramente meno semplici nell’attuazione. Ciononostante, Volkanovski è parso un cyborg: perfetto sotto ogni punto di vista, un fighter di un livello diverso rispetto all’ex campione.

Gli incroci si sono visti raramente, ma quando Holloway provava ad entrare nella guardia di Volkanovski dall’esterno, è stato anticipato dal campione.

Il jab perfetto di Volkanovski. Anche Holloway andrà poi a segno, ovviamente con potenza dimezzata dato l’anticipo.

Quella di Volkanovski è stata una vera e propria masterclass di jab, combinazioni brevi e footwork. Volkanovski non si adatta ai propri avversari, al contrario, li costringe a combattere come vuole lui e fino a questo momento nessuno, nemmeno l’ex Peso Piuma più forte in circolazione, è riuscito a creare pericoli concreti davanti alla sua versione più recente. Al termine di cinque riprese in cui ha gestito e vinto praticamente tutti gli scambi, Volkanovski è stato premiato col favore di tutti e tre i giudici, con verdetto unanime di 50-45.

Nell’intervista post-match, Alexander “il Grande” ha detto di considerare la possibilità di combattere nella divisione superiore, i Pesi Leggeri, per provare a diventare doppio campione. Il dominatore nelle 155 libbre (anche se momentaneamente senza cintura) è Charles Oliveira, uno dei fighter più evoluti ed incredibili degli ultimi anni, e qualora uscisse vincitore anche dal match con Makhachev per la cintura, il supermatch con Volkanovski potrebbe davvero diventare l’occasione per scrivere un pezzetto di storia di questo sport. Per quanto riguarda le sue abilità, dopo ciò che ci ha mostrato, siamo sicuri che il campione dei Pesi Piuma avrebbe comunque le sue chance di vittoria.

E Sean O’Malley?

Nei match precedenti, ci si aspettava molto soprattutto da Sean O’Malley che puntava a mettere fuori combattimento Pedro Munhoz. Dopo un confronto acceso alla cerimonia del peso i due si sono trovati uno di fronte all’altro e O’Malley si è reso conto che in questo gioco ci sono dei livelli. Dopo aver perso di misura il primo round a suon di leg kick, senza offrire una controffensiva adeguata, due incidenti nel secondo round - un colpo basso ed una ditata nell’occhio (entrambi da parte di O’Malley) - hanno costretto il medico a fermare l’incontro.

O’Malley ha mimato il gesto della vittoria e su Twitter ha scherzato sul fatto di essere stato il primo uomo a fermare Pedro Munhoz. I fan però non gli stanno regalando i soliti consensi e pare che l’unica maniera per superare questo scoglio sia una risoluzione totale dei conti contro Munhoz. Ma se vuole avere qualche possibilità, O’Malley farà bene a pensare una strategia per evitare di essere preso a calci sulle gambe per un quarto d’ora.

https://twitter.com/SugaSeanMMA/status/1543433442758602752

Discorso diverso va fatto per Alex Pereira. L’ex campione Glory kickboxing ha messo fuori gioco il pericoloso Sean Strickland in appena un round. Strickland ha tenuto alta l’attenzione durante la press conference, ma non è riuscito a far seguire i fatti alle sue parole. Strickland ha provato a sfidare Pereira sul suo terreno, quello dello striking in piedi, ma si è ritrovato ad abbassare le braccia su una finta e a cadere vittima di un gancio mancino - e poi di due colpi mentre andava giù, colpi che sottolineano precisione chirurgica e pericolosità del fighter brasiliano in piedi - finendo KO.

Il soprannome di Pereira, Poatan, vuol dire proprio mani di pietra. Ma oltre alla grande potenza, ha mostrato una capacità che è comune a pochissimi fighter: quella di far abboccare gli avversari alle sue finte.

Il gancio del KO.

A Pereira sono bastati due minuti e mezzo per mettere KO Strickland, che aveva incontrato la sconfitta per questa modalità solo una volta in carriera e nella divisione inferiore, contro Elizeu Zaleski Dos Santos, nel 2018. Imbattuto nei medi, Strickland era molto fiducioso dei suoi mezzi, ma il fenomeno brasiliano, al suo settimo match nelle MMA (e ancora non in ranking) si è andato a prendere la posizione numero 4, ringraziando il suo avversario per aver accettato il match.

Adesanya ha detto che questo è un sport diverso e che se è stato facile mettere KO “il bifolco” (the hillbilly, così ha chiamato Strickland), con lui la storia sarà diversa. La sfida più esplosiva dell’anno pare aver raggiunto tutti i presupposti per essere organizzata. Israel Adesanya affronterà Alex Pereira per la terza volta nella sua carriera negli sport da combattimento. E stavolta non sarà su un ring, ma nella gabbia ottagonale.

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