Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
UFC 236 è diventato un instant classic
18 apr 2019
18 apr 2019
Come sono andate Adesanya-Gastelum e Poirier-Holloway.
(articolo)
16 min
Dark mode
(ON)

La maggior parte dell’interesse per UFC 236 stava nei due match di chiusura, main e co-main, valevoli entrambi per il titolo ad interim: rispettivamente dei Pesi Medi e dei Pesi Leggeri. Le cinture in palio valgono in attesa del ritorno all’attività dei campioni in carica Robert Whittaker e Khabib Nurmagomedov, che l’altra notte sono venuti a conoscenza dei loro prossimi sfidanti.

Oltre allo spettacolo offerto, è il valore dei vincitori - adesso legittimi contendenti alla cintura - a far ben sperare per il futuro di queste categorie. Dustin Poirier viene adesso da 4 vittorie di fila e il modo convincente con cui ha sconfitto Max Holloway (che invece veniva da una striscia di 13 vittorie consecutive!) ci dice che il suo momento di forma continua; Israel Adesanya, da parte sua, ha confermato l’hype che lo segue fin dall’inizio, dando vita a una vera guerra con Kevin Gastelum, uscendone anche lui vincitore in modo più che brillante.

Il match fra Israel Adesanya e Kelvin Gastelum e quello fra Dustin Poirier e Max Holloway sono stati due esempi di sportività, dedizione ed abnegazione. Due manifesti di uno sport ancora raccontato in modo controverso. Entrambi gli incontri sono stati premiati come Fight of the Night di UFC 236, e sono senz’altro fra i migliori match di questo 2019.

Adesanya-Gastelum è stato il match più spettacolare del 2019?

di Gianluca Faelutti

Israel Adesanya e Kelvin Gastelum sono entrati di diritto “nel giro titolato” soltanto da poco, favoriti da una concomitanza di eventi, tra cui l’infortunio di Whittaker che ha reso l’incontro valevole per il titolo ad interim. Sono, rispettivamente, il numero 4 e 5 del ranking: l’ascesa di Adesanya è stata rapida, costruita su cinque vittorie convincenti su altrettanti match targati UFC e culminate con il successo ai danni di un commovente Anderson Silva. Dall’altra parte, la scalata di Gastelum nei Medi ha avuto un’unica battuta d’arresto - quella contro Chris Weidman - ma tra le sue vittime ci sono fighter di alto livello come Jacare Souza, in quella che è stata la sua più recente apparizione nell’ottagono.

Gastelum è un fighter che riesce ad innalzare il livello tecnico appoggiandosi alla sua forza mentale. È un fighter completo, ma a renderso complesso da affrontare è soprattutto la determinazione e la lucidità nelle scelte durante il combattimento.

Adesanya, invece, è talento puro (qui potete leggere un pezzo dedicato a lui). È fluido, aggraziato, rilassato mentre combatte, il suo gioco di gambe è rapido, le mani veloci e soprattutto precise. Colpisce d’incontro con grande tempismo e il suo arsenale di calci non è da sottovalutare, ma la cosa forse più impressionante - per uno che ha il background nella kickboxing - è la sua predisposizione naturale alla lotta.

C’erano tutte le premesse perché questo fosse un gran match, e il risultato ha persino superato queste premesse. A inizio incontro la differenza fisica fra i due era evidente, con il metro e novanta abbondante di Adesanya a dominare il metro e settantacinque di Gastelum. La prima piccola battaglia però l’ha vinta Gastelum. È lui ad avere il miglior impatto sul match: parte aggressivo e sicuro di sé, e forse anche questo atteggiamento contribuisce a rendere Adesanya meno fluido, più contratto del solito.

Dopo un paio di minuti è il gancio destro di Gastelum a piegare le gambe ad Adesanya, facendogli perdere l’equilibrio e rischiando il knockdown; poi Gastelum tenta il colpo risolutore con il gancio sinistro, che va però a vuoto di poco. Gastelum è molto mobile, finta spesso e vanifica con facilità i calci di Adesanya, andando a bersaglio anche con qualche jab. È suo il primo round, un 10-9 che lascia poco spazio all’interpretazione.

La prima parte del secondo round sembra presagire uno sviluppo simile a quello del primo, con Gastelum efficace nello scattare in avanti chiudendo la distanza, che dopo un minuto e mezzo va a segno prima con una combinazione rapida destro, sinistro, poi con un jab molto violento. Gastelum sembra aver trovato la soluzione all’enigma Adesanya (che nel frattempo elude alla perfezione una sua prolungata sfuriata a due braccia con ottime uscite laterali e movimenti di corpo), finchè diventa un pò troppo sicuro e aggressivo.

Mancano poco più di due minuti al termine della ripresa e Adesanya sorprende Gastelum con un gran destro d’incontro che lo manda knockdown: si rialza subito, ma il colpo ha cambiato la trama del combattimento, Adesanya diventa più aggressivo e va a segno con frequenza. Dopo un altro gran destro a un minuto dalla sirena, seguito da spettacolare spinning back elbow, Gastelum cerca disperatamente il takedown: invano, perché è ottimo lo sprawl del suo avversario.

Termina così il secondo round, che va nettamente a favore di Adesanya (un vantaggio che a mio parere si limita al 10-9 vista la buona prima parte di Gastelum, ma che i giudici assegneranno di due punti ad Adesanya, dando molta importanza al knockdown). La forza mentale, come detto, è uno dei punti di forza di Gastelum che infatti nel terzo round reagisce, lavora benissimo con il suo jab fulmineo e riduce la discrepanza che si era creata nella seconda parte del secondo round.

Con il calare del ritmo, sono però il maggior allungo e la maggior precisione di Adesanya ad emergere con una certa evidenza. Se non viene messo sotto pressione ed è più libero di fare il suo gioco, il suo lavoro di demolizione sembra inarrestabile. A un minuto e venti dal termine del round Gastelum trova l’atterramento, ma la predisposizione - e i progressi fatti da quando è in UFC - nelle fasi di lotta di Adesanya è fenomenale e dopo una manciata di secondi si ritrova nuovamente in piedi. Anche il terzo round alla fine è di Adesanya.

Nel quarto round Gastelum capisce che deve cambiare l’inerzia: si fa più mobile, più aggressivo, non smette di avanzare e di mettere pressione alzando il volume di colpi. Sorprende in parte Adesanya, ma ne esalta le qualità elusive fatte di tanti splendidi movimenti di corpo. Dopo tre minuti dall'inizio della quarta ripresa i due scambiano apertamente senza timore, e questo probabilmente è il round più equilibrato perché l’atteggiamento di Gastelum sta dando i suoi frutti in questo momento.

Quando il cronometro segna il quarto minuto Gastelum sorprende ancora Adesanya con un high kick potente, che quest’ultimo finge di assorbire senza grossi problemi, mentre ha invece perso lucidità. È il momento cruciale dell’incontro, Gastelum lo capisce e aggredisce immediatamente prima con un gran sinistro, che va a segno, ma poi cerca inutilmente il takedown, senza cercare risultati più soddisfacenti con lo striking. Di fatto, Gastelum perde l’occasione di finalizzare Adesanya.

Lo spettacolare quarto round ha visto sul finire la crescita di Gastelum, che ha doppiato in questa ripresa il suo avversario per quanto riguarda i colpi significativi (32-17) aggiudicandosi la ripresa con un chiarissimo 10-9. A questo punto i due fighter si sono spartiti equamente i round: il primo e il quarto a Gastelum, il secondo e il terzo ad Adesanya.

Il quinto round è quello decisivo. Il primo a colpire è Gastelum, poi risponde Adesanya con una buona sequenza, ma poi di nuovo Gastelum con un gran diretto sinistro. Ora il match è infuocato: il fighter di origini messicane tenta di nuovo l’atterramento e immediatamente Adesanya reagisce tentando una ghigliottina che lo mette in serie difficoltà, prima che riesca a liberarsi con una fase di scramble che lo porta nella full guard di Adesanya, che a quel punto tenta un’altra sottomissione, elusa nuovamente da Gastelum.

Gli scambi si fanno sempre più selvaggi, ma è Adesanya ad aver conservato una maggiore precisione e probabilmente più cardio, perché la necessità di chiudere costantemente la distanza deve aver portato via molte energie a Gastelum. A metà ripresa un gran diretto destro di Adesanya si stampa sul volto di Gastelum, che non smette di attaccare, ma sempre con minor efficacia.

Un minuto e venti alla fine: Adesanya mette un uno-due preciso, Gastelum non ne ha più e combatte a testa bassa, va a vuoto per l’ennesima volta (solo il 38% dei colpi a segno per lui in questo round) e scatena la furia del suo sfidante che entra con una combinazione pugilistica a due mani di una velocità sbalorditiva, considerando il dispendio che cinque riprese a questi ritmi hanno richiesto.

Una combinazione devastante a questo punto del match: Gastelum crolla al tappeto, Adesanya tenta di chiudere con il ground and pound ma Gastelum resiste e contiene con il grappling. Gastelum tenta un ultimo, disperato, atterramento, ma ancora una volta Adesanya si difende egregiamente. Le ultime energie che Gastelum sembra spremere in questo vano tentativo potrebbero essere per lui compromettenti: una volta difeso il takedown Adesanya riparte alla carica, lo colpisce con il destro, poi con un altro destro dal clinch che manda di nuovo Gastelum knockdown.

Mancano trenta secondi, Adesanya colpisce dal ground and pound con una gomitata, ma il cuore e le capacità da incassatore di Gastelum sono illimitate. Si rialza ancora una volta, per finire ancora knockdown sulla carica di colpi successivi: se il match finisce ai punti è perché Gastelum è un guerriero come ce ne sono pochi, pur in uno sport come questo dove non fa difetto lo spirito di sacrificio.

Si conclude così, con la vittoria ai punti per decisione unanime di Adesanya 48-46 uno dei match più avvincenti e spettacolari del 2019.

Adesanya ha confermato quanto di straordinario aveva manifestato sin qui, e adesso lo attende la super sfida contro Robert Whittaker. Gastelum dal canto esce a testa alta da questa sconfitta, sapendo di essere stato l’unico finora in grado di mettere in serie difficoltà un fighter come Israel Adesanya.

Gastelum ha pagato a caro prezzo la differenza di stazza con Adesanya, ma va detto che ha quasi sempre combattuto nei Medi, dimostrando anzi difficoltà a tagliare peso, cosa che aumenterebbe se scendesse nei Welter. In ogni caso, non dovrebbe essere un match come quello con Adesanya, che è andato anche vicino a vincere, a spingerlo in un’altra categoria. Gastelum sarà presto di ritorno, probabilmente ancora più agguerrito. Nel frattempo, insieme ad Adesanya, ha scritto una delle pagine più belle di questo 2019.

Holloway-Porier: instant classic

di Giovanni Bongiorno

Il main event di UFC 236 è diventato un instant classic. I due protagonisti arrivavano al match nel momento migliore delle rispettive carriere. Per Holloway - già campione dei pesi piuma e che arrivava con 12 vittorie di fila alle spall - quello contro Dustin Poirier era un rematch. Lo statunitense si era già imposto su “Blessed” a UFC 143, nella categoria delle 145 libbre, ed è arrivato al match nella forma migliore che si sia mai vista.

Forte di 4 vittorie consecutive interrotte solo da un NC (che nel rematch sarebbe diventato una vittoria) contro Eddie Alvarez, Poirier aveva battuto anche Anthony Pettis e Justin Gaethje, due degli striker più pericolosi nella categoria delle 155 libbre.

C’era anche altri motivi per considerare Poirier favorito. Era già abituato all’impatto con la divisione e poteva farsi forte di un allungo superiore a quello del suo avversario, 182 cm per Poirier, 175 cm per Holloway.

Le prime battute dell’incontro sembrano confermare questa differenza. Il benvenuto nei leggeri che Poirier ha riservato a Max Holloway è stato davvero brutale. Il primo round è stato al limite dell’annegamento per l’hawaiano, centrato più volte dai colpi precisi del suo avversario, che ha fatto del cambio di livello e della precisione (oltre che dell’indubbia potenza) le chiavi per la vittoria. Holloway è sopravvissuto alla carica non senza riportare danni: già al termine del primo round il suo occhio destro iniziava a chiudersi a causa dei colpi.

Avendo degli stili molto simili - anche se improntati su iniziative diverse - chi partiva in avanzamento solitamente colpiva. A causa però della portata ridotta, Holloway non ha praticamente mai avuto l’occasione di colpire di rimessa. Lo stiff jab di Poirier anticipava spesso i colpi di Holloway, mettendolo in difficoltà e appena provava a rispondere Poirier sfruttava la sua precisione e il suo tempismo per rientrare. Indietreggiando, Poirier faceva due passi per fermarsi all’improvviso sulla lead leg e colpire poi con un diretto esterno alla guardia che ha centrato più volte Holloway.

Andiamo con ordine: nel primo round, determinato nel suo ritmo da Poirier, un overhand destro molto pericoloso raggiunge Holloway al volto passati appena due minuti dall’inizio:

Holloway ha la pelle dura, assorbe il colpo e torna a scambiare, ma la bagarre che segue nei successivi quindici secondi gli dà ancora ragione: Holloway è spalle a parete e non può far altro che subire. Ogni volta che prova a restituire qualche colpo si apre verso Poirier, che non manca mai di approfittarne.

Poirier costringe Holloway a parete e costringe Holloway a subire combinazioni veloci e pesanti. Al gancio in foto, ne seguiranno altri due, uno col mancino, l’altro ancora col destro, forte dell’inerzia e dell’impostazione solida di Poirier.

Holloway non si tirerà indietro e risponderà, non colpo su colpo, ma in chiusura di combinazione. In ogni caso, non si era mai visto il campione dei pesi piuma così in difficoltà, eppure questo round ha dimostrato il talento da incassatore di Holloway, anche in una categoria più pesante.

Quei 7 cm di differenza nell’allungo finiscono però per fare la differenza: Holloway arriva sempre a un centimetro dal suo avversario; Poirier, seppur non sempre con l’impatto migliore, riuscirà quasi in ogni occasione a centrare Holloway, che non riesce a tenergli testa soprattutto in termini di potenza e precisione.

Nelle battute finali del round Holloway piazzerà qualche diretto, assorbito però bene da Poirier.

Max Holloway a 27 anni detiene il record di colpi significativi in UFC. L’impatto con la categoria delle 155 e con Poirier nel suo momento migliore, però, sono state difficili. Holloway ha comunque mostrato il carattere che contraddistingue il campione: al termine della prima ripresa, Daniel Cormier - che commentava in diretta l’evento - è colpito dal fatto che Holloway sia ancora in piedi.

In realtà, nel corso della seconda ripresa Holloway inizia a prendere le misure, complice il calo fisiologico di Poirier e del suo cardio. Poirier si muove bene sulle gambe e nel momento più inaspettato fa partire il suo jab che parte leggermente dal basso. È quasi un jab a 45°, all’americana, col pugno tenuto col pollice verso l’alto per favorire l’apertura della guardia avversaria. Se col jab dritto la potenza è maggiore, quello che contraddistingue Poirier permette di disturbare, aprire la guardia e spezzare tempi e ritmo all’avversario. Ed è esattamente il piano di Poirier.

I colpi di Holloway vanno spesso a segno, ma il gap di potenza fra i due è piuttosto netto. Holloway arriva a bersaglio, ma causa pochi danni. Poirier cambia guardia a seconda delle necessità, facendosi inseguire e mandando a vuoto l’avversario. Il movimento di busto e testa di Poirier è complementare ai suoi colpi: è un pesce in acqua, se riuscisse anche a tenere il ritmo di Holloway, sembra che potrebbe esserci davvero poca storia fra i due.

Poirier prova il suo primo atterramento, ben difeso da Holloway, è però col jab che il primo trova ancora il successo, schiantando il colpo volta per volta sulla faccia del campione dei pesi piuma. Holloway invita Poirier a scambiare, ma è sempre Poirier ad avere la meglio nella bagarre, centrando Max più e più volte, spesso con dei ganci larghi, superando le difese e centrando la testa meno mobile di Max. Holloway barcolla, i colpi di Poirier gli riducono l’occhio destro a una massa informe.

La conta dei colpi è quasi sempre favorevole a Holloway, ma la potenza e l’efficacia sono di Poirier. Dustin anticipa col jab e, mentre Holloway risponde, è già piegato sul busto e lo manda a vuoto.

Al termine del round però è Holloway a tornare alla carica, con combinazioni che variano dal volto alla figura, punendo così finalmente il suo avversario per la pressione messa fino a quel momento, ma non ottenendo grandi risultati: Poirier riesce ad incassare bene e non va mai in seria difficoltà.

In apertura del quarto round, un Poirier intelligente mette a segno un takedown vitale per il recupero delle forze: mentre lui respira e riprende il ritmo, Max è costretto a prendere l’underhook e a tornare in piedi per esprimere il proprio potenziale.

Poirier, quindi riesce a sfruttare e gestire meglio i momenti cruciali dell’incontro. Non è solo una questione di esplosività o forza, ma anche d’esperienza. Nonostante Poirier abbia “solo” sei match in più in carriera, lo scontro stilistico gli dà ragione. Oltre al movimento di busto e testa, in fase di stand-up Poirier riesce ad imporre un footwork multidirezionale, opposto a quello più frontale di Max. I 7 centimetri d’allungo in più diventano un’arma indifendibile quando vengono abbinati a quel footwork tecnico, veloce, ampio tipico di Poirier.

A tre minuti dal termine del quarto round, Holloway assalta ancora con combinazioni veloci Poirier, costringendolo spalle a parete. Jab, diretto, montante al mento.

Poirier va spesso fuori posizione nel corso del quarto, si allunga ma non raggiunge Max, che sembra avere in tasca il round. A pochissimo dal termine della ripresa, Poirier lega in clinch e con una ginocchiata apre una vistosa ferita sulla fronte di Holloway, poi tenta il takedown. Il finale è concitato e si vede un tentativo di sottomissione, una brabo choke, che con un po’ di tempo in più probabilmente sarebbe andata a segno. Ma i round durano cinque minuti.

Poirier ha messo più colpi di Holloway solo nel primo round, in quelli successivi è il campione dei pesi piuma a metterne sempre di più.

Nell’ultima ripresa Max accelera ancora e la sensazione è che possa mettere colpi pericolosi, ma non risolutori. La stanchezza si fa sentire, il volto di Holloway è una maschera di sangue, Poirier invece gestisce bene il momento ed è rilassato: zompetta ancora sulle punte ed evita gli assalti frontali del campione dei pesi piuma.

Qui Poirier si limita a colpire di rimessa: fa avanzare Holloway, al termine delle combinazioni pianta il piede a terra e riparte iper-estendendosi e cercando il mento dell’avversario. Tecnicamente ineccepibile, forse un minimo prevedibile, ma Max è troppo esausto per trovare adesso le contromisure.

La fine del round arriva senza troppi colpi di scena. L’esito è ancora abbastanza incerto: Holloway si è fatto valere, numericamente ha messo più colpi, ma la sensazione è che sia stato Poirier ad aver fatto di più.

Una percezione confermata dai giudici: 49-46 (forse un tantino esagerato) proprio per Dustin Poirier, che corona il suo sogno di diventare campione dei pesi leggeri, sebbene ad interim. Ora il prossimo avversario è Khabib Nurmagomedov.

Considerando le recenti vittorie di Poirier (Eddie Alvarez, Anthony Pettis, Justin Gaethje), tutte arrivate per finalizzazione, l’esame di Max con la divisione superiore a quella in cui è il dominatore incontrastato non è stata delle peggiori. Ha tenuto botta a uno dei fighter più pericolosi e stilisticamente ostici in circolazione. Con i corretti aggiustamenti e la giusta pazienza, non sarà strano rivedere presto, forse molto presto, Max Holloway nel contesto titolato delle 155 libbre.

Ma i nomi che adesso fanno tremare sono tre: Khabib Nurmagomedov e Tony Ferguson ovviamente, ma da adesso anche il campionato ad interim Dustin “The Diamond” Poirier.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura