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Foto di Carmen Mandato/Getty Images
UFC Giovanni Bongiorno 15 febbraio 2022 8'

Israel Adesanya sembra inscalfibile

E invece Tai Tuivasa sembra fatto di ferro.

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Che cosa significa restare in cima per così tanto tempo da dare l’impressione di esserci sempre stati? Forse lo sa Israel Adesanya, a due incontri dal record di vittorie consecutive di Anderson Silva (13) nella divisione dei Pesi Medi UFC. Adesanya era alla sua quarta difesa titolata e, con tutta probabilità, il suo prossimo avversario sarà Jared Cannonier, che poco prima nella notte di sabato ha battuto uno stanco Derek Brunson, che aveva controllato benissimo fino alla parte finale del secondo round, quando è stato centrato da una gomitata, un colpo in rovescio col pugno e una scarica di colpi in ground and pound che gli hanno fatto perdere l’incontro. Cannonier ha chiesto direttamente a Dana White nell’intervista post-match la title shot e dal suo sorriso si è potuto evincere che con tutta probabilità sarà accontentato.

 

UFC 271 è stata la serata del ritorno al combattimento di Robert Whittaker, il secondo miglior peso medio del ranking (così dice la classifica ufficiale, anche se Marvin Vettori potrebbe avere qualcosa da ridire). Le aspettative su questo match erano molto alte e probabilmente non hanno del tutto soddisfatto le attese del pubblico in termini di spettacolo, a causa – o per merito – del reciproco rispetto dell’arsenale degli uomini coinvolti. Whittaker, ex-campione, è un fighter estremamente rapido, dotato di un footwork multidirezionale e di un pugilato secco e preciso. Ma Adesanya era il fighter, tra i due, che fa più cose e le fa meglio. 

 

Inscalfibile Adesanya

Difficilissimo da portare a terra, ancor più difficile mantenercelo, Adesanya concentra grossa parte della sua strategia nell’indurre il proprio avversario in errore. Grazie ad un’incredibile presenza nell’ottagono, che gli consente quasi sempre di essere avvantaggiato in termini di altezza ed allungo, Adesanya controlla il range d’attacco del proprio avversario, riesce a prendere il timing sui suoi attacchi e a rispondere con una controffensiva che porta spesso e volentieri al KO. Whittaker lo aveva sperimentato nel loro primo incontro, avvenuto nell’ottobre 2019 a UFC 243, quando un gancio in uscita dopo una furiosa bagarre lo aveva centrato in pieno volto, mandandolo a dormire. 

 

Per forza di cose il nuovo Robert Whittaker avrebbe dovuto inventarsi qualcos’altro, qualcosa di più. Come prevedibile, l’incontro tra i due è durato più di quello scorso, fermatosi a poco più di un minuto dall’inizio del secondo round, e si è concluso ai punti. Il campione sapeva che Whittaker si sarebbe presentato portando in gabbia ogni singolo miglioramento fatto in due anni e mezzo – e considerando che nei Medi Whittaker ha perso solo contro Adesanya, i miglioramenti avrebbero dovuto essere mirati.

 

La scelta di Adesanya è stata quella di mozzare, come prima cosa, il footwork dello sfidante, cercando di tenerlo a distanza col jab e con gli headkick, che spesso si sono avvicinati al bersaglio, ma sono sempre stati contenuti dal braccio in guardia di Whittaker. Già dal primo round, Adesanya ha cambiato più volte guardia per lavorare sul lato aperto di Whittaker, mettendosi in maniera speculare a lui, e oltre ai calci bassi e alti, in alcune occasioni si sono visti anche dei middle kick circolari che hanno spezzato le azioni dello sfidante.

 

La prestazione di Whittaker, però, è andata in crescendo, prendendo confidenza man mano che passavano le riprese e finendo il match in netto miglioramento. Il primo round è stato in pieno controllo del campione, che ha messo a segno dei leg kick che hanno avuto effetto, e anche una specie di knockdown tramite un diretto sinistro, che ha fatto per un attimo sedere a terra Whittaker, rapido a rialzarsi in piedi.

 

Degli esempi dei leg kick e del diretto sinistro di Adesanya. 

 

All’angolo di Whittaker si è provato subito a trovare una soluzione, che poteva essere quella di accorciare e raddoppiare i colpi per non dar modo ad Adesanya di gestire lo spazio in entrata e il timing in uscita. Lo sfidante è entrato nella seconda ripresa effettivamente più attivo e deciso, ma gli è servito del tempo per abituarsi ai contromovimenti di Adesanya, e ai suoi numerosi e frequenti cambi di guardia.

 

Se c’è stata una cosa che ha aiutato Whittaker a non uscire mai dal match, è stata la costanza nell’utilizzo del jab. Abbassando la testa e spesso doppiando il lead jab, Whittaker è stato capace di centrare più volte Adesanya nel corso dell’incontro, ma la paura di incappare nel counterstriking del campione gli ha impedito di proseguire l’azione e concluderla con l’utilizzo del diretto, praticamente mai visto.

 

Whittaker ha anche provato degli headkick piuttosto telefonati, che sono stati prontamente letti e schivati da parte del campione, padrone di spazio e tempo all’interno della gabbia.

 

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Matrix.

 

Whittaker, come si diceva, ha trovato più volte il successo attaccando col doppio jab e la cosa più curiosa è che è riuscito a raggiungere Adesanya anche dall’esterno, motivo per cui il diretto avrebbe davvero potuto aiutarlo a cambiare l’andamento dell’incontro. I coach all’angolo hanno più volte ripetuto a Whittaker di provare con colpi dritti a raggiungere Adesanya, e in effetti ogni volta che tentava di attaccare verticalmente il campione lo ha trovato spesso scoperto, senza però metterlo mai effettivamente in pericolo.

 

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Whittaker ha trovato il successo quando ha avanzato e non si è lasciato pressare, come in questo caso: sinistro ad incrociare sul mento di Adesanya.

 

Il raddoppio del jab seguito dal devastante diretto è da sempre una delle combinazioni preferite di Whittaker, ma nel loro precedente incontro è stato centrato da Adesanya proprio durante una di queste azioni verticali. Con tutta probabilità è stato proprio questo il motivo per cui Whittaker ha limitato l’esposizione e le azioni continuate, di cui è stato spesso protagonista nel resto dei suoi incontri. Ad ogni modo, è stato sempre Adesanya a combattere in avanzamento, costringendo Whittaker ad indietreggiare per la maggior parte dell’incontro. Dal secondo round, però, Whittaker ha provato a cambiare livello con i takedown. Adesanya non ha concesso il controllo allo sfidante, tornando in piedi e controllando il resto del round. 

 

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Dal terzo round, poi, Whittaker ha provato ad anticipare molte delle azioni di Adesanya, tagliando le distanze e trovando, a tratti, il successo (quasi sempre col jab). Col calo dell’intensità Whittaker ha trovato più volte la via per il mento di Adesanya e ha cominciato un lavoro di pressione che ha pagato i dividendi, sebbene i colpi più potenti parevano comunque quelli del campione. Su un middle kick di Adesanya, Whittaker lo ha poi squilibrato, arrivando ad ottenere l’atterramento prima e la schiena poi, ma la sequenza è durata poco e, tornato a parete, Adesanya ha potuto facilmente liberarsi, controllando ancora la parte finale del round.

 

Negli ultimi due round Whittaker ha trovato più fiducia nell’avanzamento, ma non ha comunque mai creato delle vere situazioni di pericolo per Adesanya, ad eccezione di un’altra azione nel corso del quarto round nella quale è riuscito a salire sulla schiena dell’avversario, in piedi. Whittaker ha inizialmente tentato di mettere i presupposti per la rear-naked choke, ma senza successo; ha così deciso di tornare faccia a faccia con Adesanya. Una decisione rivedibile.

 

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Whittaker tenta la rear-naked choke. 

 

Dopo il quarto round, la sensazione dell’angolo di Whittaker era che i cartellini fossero in favore dell’avversario. Perciò la strategia doveva essere quella di ricercare, in maniera sempre attenta, l’aggressione verticale, completando l’azione con il diretto. Ma Whittaker non ha praticamente mai affondato il diretto, ha invece avuto ragione quando ha preso il tempo ai leg kick di Adesanya e li ha incrociati col gancio esterno, sorprendendolo. 

 

 

Whittaker ha anche provato ad ottenere altri takedown, invano, ma non si è arreso all’avanzamento di Adesanya, presentando la sua controffensiva in avanzamento e tentando sempre di ingaggiare in fase di grappling. Quest’ultima gli ha consentito di controllare il campione, ma non di avere la spinta finale per ottenere la vittoria sui cartellini dei giudici, che si sono espressi unanimemente in favore di Adesanya (due giudici con verdetto di 48-47, uno con verdetto di 49-46).

 

“Sapevo che (Whittaker) avrebbe dato tutto, gli ho portato via tutto nel nostro ultimo incontro, sapevo che sarebbe tornato. […] Sono io il campione, se volete la cintura venite a prenderla!”, ha detto Adesanya alla fine, perché in effetti per diventare campioni non basta fare una buona figura contro di lui, ma bisogna batterlo. E questo al momento sembra una cosa difficile per chiunque.

 

Whittaker, che di certo non è un fighter che recrimina sulle decisioni dei giudici, ha comunque detto che secondo il suo punto di vista aveva fatto abbastanza per vincere, aggiungendo un “it is what it is” (è quel che è), accettando filosoficamente la sconfitta. Adesanya potrebbe tornare a giugno e Jared Cannonier, come detto in apertura, è il contendente più probabile. Per Whittaker, che ha detto che la trilogia con Adesanya è inevitabile – anche se con due sconfitte non sembra affatto certa come cosa – si profila un periodo “nel limbo” delle prime posizioni. Un periodo in cui dovrà difendere il suo posto in cima al ranking degli sfidanti, accontentandosi di rimanere eterno primo contendente.

 

Tai Tuivasa è fatto d’acciaio
Nel co-main event della serata, è bastato un round e mezzo a Tai Tuivasa per dar vita alla prestazione più incredibile della propria carriera. In un turbine d’emozioni, il combattente australiano ha schiantato Derrick Lewis poco dopo aver subito, a sua volta, dei colpi violentissimi che ne hanno sottolineato la durezza. Tuivasa non ha battuto ciglio, nonostante nella prima parte del match sia stato lui a subire più danni. 

 

Oltre ai takedown a segno, Lewis ha colpito Tuivasa con montanti, ganci, diretti violentissimi, fino a costringerlo spalle a parete, ma non è riuscito a spezzare il ventottenne australiano, che dal secondo round ha raccolto le energie e risposto colpo su colpo alle sue offensive. Una volta esaurite le energie e la lucidità necessaria, Lewis è stato raggiunto da una gomitata tra la tempia ed il retro della mandibola, con la testa bloccata contro la rete, ed è caduto faccia in giù, in una posa plastica e drammatica che per fortuna non ha avuto conseguenze gravi. 

 

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Il colpo del KO.

 

Tuivasa ha fatto un salto dalla undicesima alla terza posizione nel ranking dei Pesi Massimi, un giusto premio per la sua serie positiva di cinque vittorie consecutive, tre delle quali premiate Performance of the Night, compresa questa con Lewis. La vittoria certifica la sua entrata tra i grandi di categoria e, simbolicamente, significa anche il passaggio del testimone del trentottenne Lewis alla nuova generazione, che finalmente pare poter produrre dei talenti capaci di rinfrescare la divisione. 

 

Tai Tuivasa, al di là del folclore (dell’abitudine, cioè, di bere birra da una scarpa dopo aver vinto) è davvero fatto d’acciaio e lo ha dimostrato superando la tempesta riservatagli dal “Knockout King” Derrick Lewis, l’uomo che detiene il record di KO della divisione e dell’intera UFC (13) e la cui pesantezza delle mani, quindi, è certificata. Lewis, anzi, era famoso per la sua durezza e per l’abilità di uscire indenne e vittorioso dai barrage di colpi nei quali coinvolge i suoi avversari. A quanto pare, però, c’è sempre qualcuno più duro di te, là fuori da qualche parte.

 

Adesso Tuivasa è entrato nella top 3 e se la scelta della promotion non ricadrà sulla difesa posizionale nel ranking. La possibilità di una chance titolata è davvero concreta, magari per un titolo ad interim, considerando che l’assenza del campione Francis Ngannou potrebbe essere piuttosto lunga.

 

Tags : israel adesanyammaufc

Giovanni Bongiorno scrive di MMA e ne parla nel podcast di MMA Talks.

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