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Marco De Santis

Il caso del Milan non ha precedenti

Cos'è la Camera Giudicante e che punizioni ha sancito finora.

La notizia del mancato via libera da parte della UEFA alla richiesta di Settlement Agreement presentata dal Milan in seguito alle infrazioni al regolamento del Fair Play Finanziario relative al triennio 2014/17 sta facendo molto discutere, a ragione. Prima di tutto perché è la prima volta che una squadra italiana verrà sottoposta al giudizio della Camera Giudicante dell’Organo di Controllo Finanziario per Club dell’Uefa. E vale la pena approfondire in cosa consiste questo ulteriore grado di giudizio e che sanzioni sono state applicate quando è stato chiamato in causa.

 

Cos’è e cosa fa la Camera Giudicante

Una documentazione esaustiva di compiti e decisioni della Camera Giudicante ce la fornisce il sito ufficiale della UEFA. Come riporta la versione in italiano del sito, la Camera Giudicante viene chiamata in causa dal presidente dell’Organo di Controllo Finanziario per Club (oppure dal responsabile inquirente dello stesso organo o da una delle parti coinvolte nell’oggetto del contendere) ed è composta dallo stesso presidente, dai suoi due vice-presidenti e attualmente da altri due membri. Non è, quindi, un organo terzo rispetto a chi ha preso la decisione di non concedere il Settlement Agreement al Milan.

 

“La camera aggiudicativa – si legge sul sito – può assumere le seguenti decisioni finali: archiviare il caso; accettare o respingere l’iscrizione del club alle competizioni UEFA per Club; imporre misure disciplinari; confermare, annullare o modificare una decisione del Responsabile Inquirente del CFCB”.

 

Le misure disciplinari includono, fra le altre: ammonimento; richiamo formale; multa, deduzione di punti, congelamento delle entrate provenienti dalle competizioni UEFA; divieto di iscrivere nuovi giocatori per le competizioni UEFA; restrizione del numero di giocatori iscrivibili da un club per la partecipazione alle competizioni UEFA, compreso un limite finanziario al tetto dei costi per i benefici ai dipendenti dei giocatori registrati nella lista A allo scopo della partecipazione alle competizioni UEFA; squalifica dalle competizioni in corso e/o esclusione dalle competizioni future; revoca di un titolo o di un premio.”

 


Foto di Fabrice Coffrini / Getty Images

 

Dal 2014 a oggi la Camera Giudicante è stata chiamata in causa 32 volte (coinvolte 23 squadre) e le sue delibere possono essere lette solo nella versione in inglese del sito della UEFA insieme ai 27 Settlement Agreement accordati dall’entrata in vigore del Fair Play Finanziario.

 

Va ricordato a questo punto che i quattro pilastri sui quali si basa il Fair Play Finanziario sono il rispetto del Break-Even triennale (massimo 30 milioni di passivo), l’assenza di debiti scaduti, la necessità di un Patrimonio Netto positivo e la dimostrazione di continuità aziendale (“Going Concern”). E si può notare subito che che nella stragrande maggioranza dei casi la Camera Giudicante ha sentenziato finora su questioni riguardanti debiti scaduti.

 

Che punizioni ha sancito finora?

Sono addirittura 27 le decisioni prese per motivi in qualche modo legati a debiti non pagati verso dipendenti, altre società o istituzioni, e hanno coinvolto 17 squadre: Stella Rossa Belgrado, Ekranas, Cluj due volte, Dnipro tre volte, Astra Giurgiu tre volte, Bursaspor due volte, Botosani, Sporting Braga, Inter Baku due volte, Targu Mures due volte, Pallohonka due volte, Partizan Belgrado, Panathinaikos due volte, Sion, Tirana, Irtysh e Vojvodina.

 

Di queste, le ultime 4 hanno riguardato nel 2018 dei club che avevano ottenuto la licenza UEFA non avendone i requisiti nascondendo la presenza di debiti scaduti: una di queste è stata punita con l’esclusione dalle coppe (che in tutti i casi finora affrontati non è mai stata superiore a un anno, corrispondente alla prima stagione nella quale la squadra condannata si qualifica per Champions League o Europa League), un’altra con l’esclusione con la condizionale e le altre due con multe corrispondenti alla cifra incassata dalla squadra nell’ultima stagione di coppe. La discriminante nelle sentenze è stata l’atteggiamento più o meno collaborativo dei club nel mettere a disposizione della UEFA i documenti inizialmente omessi.

 

Gli altri 23 casi hanno riguardato debiti scaduti slegati dal discorso delle licenze UEFA e hanno portato a 12 condanne di un anno di esclusione dalle coppe, 6 conferme delle condanne precedenti per non aver azzerato i debiti nei termini concessi dalla prima decisione della Camera Giudicante per annullare eventualmente la prima decisione, 2 assoluzioni successive alla prima condanna per aver ripianato i debiti nei tempi richiesti, 2 multe per aver ripianato i debiti precedentemente alla prima sentenza e un’assoluzione per l’accettazione delle causa di forza maggiore (relativa al Dnipro che non era riuscito a fare tutti i pagamenti previsti a causa della difficile situazione politica in Ucraina che aveva rallentano la funzionalità delle banche locali).

 

La UEFA ha concesso la possibilità di azzerare i debiti dopo la prima sentenza di condanna quando le decisioni sono arrivate nel corso della stagione e l’esclusione dalle coppe non era quindi immediatamente applicabile, ma prevista per l’inizio della stagione successiva. Difficile che ciò capiti per il Milan in caso di esclusione dall’Europa League, in quanto la UEFA dovrà prendere una decisione entro il secondo turno preliminare di Europa League (sorteggio 19 giugno, andata 26 luglio) per definire l’italiana che vi parteciperà (attualmente l’Atalanta oppure la Fiorentina se il Milan dovesse essere escluso).

 

Altri casi particolari finiti alla Camera Giudicante

Un caso ha riguardato il rinvio alla Camera Giudicante, senza passare per il Settlement Agreement, di una squadra non in regola con il Break-Even. La Dinamo Mosca nel 2015 è stata colta in violazione del Break-Even triennale dopo l’applicazione del “fair value” (corretto valore di mercato) ad alcune sponsorizzazioni, che ha fatto emergere un passivo triennale di 257 milioni. La UEFA in questo caso ha deciso di negare ai russi il Settlement Agreement accusandoli di aver continuato a spendere molti soldi sul mercato pur essendo a conoscenza della violazione e soprattutto di aver presentato un piano di risanamento basato su ricavi futuri non credibili e su ipotesi di qualificazione certa a ogni edizione successiva di Champions League che invece ovviamente è un evento aleatorio.

 

Osservazioni fatte dalla UEFA anche al Milan in merito al primo dei due tentativi di Voluntary Agreement bocciati nei mesi scorsi. La Camera Giudicante, preso atto della situazione, ha escluso la Dinamo Mosca dalle coppe per una stagione. La Camera Giudicante ha anche preso una decisione su una situazione anomala, ovvero il sospetto che RB Lipsia e Red Bull Salisburgo facessero capo a una stesso proprietario. L’accusa è caduta con conseguente permesso ai due club di partecipare alla stessa competizione UEFA.

 

Infine, 3 sentenze hanno riguardato il mancato rispetto di un Settlement Agreement precedentemente sottoscritto. CSKA Sofia, Galatasaray e Karabukspor sono state per questo escluse dalle coppe per una stagione. Se la scelta era inevitabile per il Galatasaray (debito di 163 milioni nel triennio di monitoraggio invece dei 30 promessi e definizione di un’ulteriore sanzione relativa a un tetto massimo sul monte ingaggi per le due successive stagioni), fa scuola il caso dei bulgari ai quali non sono stati concessi sconti per non aver pagato in tempo una multa di appena 200 mila euro.

 

A queste tre nel corso del mese di giugno si aggiungerà la Roma, che ha mancato di una cifra inferiore ai dieci milioni il limite di deficit richiesto per la stagione 2016/17. Fonti giornalistiche parlano di grande ottimismo nella società giallorossa e speranza che – a differenza dei tre casi precedenti – la Roma possa venire sanzionata solamente con una multa, decisione che dovrebbe essere motivata con il lavoro di risanamento compiuto nel corso degli ultimi anni dalla Roma e dalle tante plusvalenze realizzate nel giugno 2017.

 

Quindi, il Milan?

Alla luce di tutto ciò emerge che la motivazione con la quale il Milan arriva davanti alla Camera Giudicante non ha precedenti, in quanto mai nessuna squadra è stata rimandata a questo grado di giudizio a causa del mancato rispetto del vincolo del “Going Concern” e inoltre i rossoneri sono in infrazione anche per il Break-Even triennale (fra 180 e 200 milioni di deficit a seconda della valutazione dei costi virtuosi).

 

Non risultano invece debiti scaduti e il Patrimonio Netto dovrebbe essere al 30 giugno attorno allo zero grazie all’aumento di capitale richiesto negli ultimi CDA a Yonghong Li (versati a oggi 17,8 milioni su 38,8). Se i rossoneri arriveranno al giorno della sentenza senza aver risolto il problema della continuità aziendale (ottenendo un rifinanziamento con scadenza più lunga che estingua il debito con Elliott) non si può purtroppo escludere l’ipotesi di esclusione dalle coppe, che anzi nella situazione odierna parrebbe la più probabile.

 


Foto di Emilio Andreoli / Stringer

Se così non fosse, e il Milan riuscisse ad ottenere l’ammissione in Europa League, la Camera Giudicante sarà comunque chiamata per la prima volta a decidere una sanzione sostitutiva di un Settlement Agreement (nell’ambito di quanto previsto dall’articolo 29 delle Norme Procedurali consultabile in inglese sul sito della UEFA) ed è presumibile che anche in questo scenario la punizione non sia meno dura di quella proposta all’Inter nel 2015 (con vincoli di bilancio e limitazioni alla rosa ) in una situazione simile ma con una proprietà più stabile.

 

L’ultima domanda da farci è quella riguardante la tempistica delle decisioni. La UEFA è rimasta sul vago nel comunicato ufficiale parlando genericamente di decisione “a tempo debito”. Solitamente le decisioni della Camera Giudicante non sono mai arrivate dopo il 19 giugno tranne nel caso riguardante il Dnipro giudicato il 7 luglio 2014 ma senza che questo incidesse sul calendario UEFA, visto che la prima squadra ucraina sarebbe entrata in gioco in una competizione Uefa il 17 luglio. Dopo la sentenza della Camera Giudicante è possibile appellarsi al TAS (Tribunale Amministrativo di Losanna) entro dieci giorni richiedendo la procedura d’urgenza, ma finora questo ultimo grado di giudizio, utilizzato in appena 3 casi sui 32 analizzati, non è servito a salvare Galatasaray e Karabukspor dall’esclusione dalle coppe e ha cambiato un paragrafo non essenziale della sanzione inflitta al Bursaspor. Insomma, dovremmo scoprire presto il futuro del Milan.

 

 

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Marco De Santis, laureato in Scienze Statistiche ed Economiche, proprietario del blog “Calcio e Altri Elementi”, dedicato ad approfondimenti statistici, economici e regolamentari relativi al calcio e ad altri sport.