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Daniele Manusia

Metta un dito qui sotto chi vuole ancora Balotelli in Nazionale

Ad ogni nuovo video di Mario è inevitabile riaccendere una piccola speranza.

Esci da questo corpo, Mario Balotelli. Esci dai miei pensieri, smettila di torturami. 

 

Non era finita questa storia? Avevamo trovato la conclusione perfetta, la scena su cui mandare finalmente i titoli di coda di una serie tv che aveva perso il suo senso già da qualche stagione. Sto parlando di quella rissa in Svizzera, durante una festa di carnevale, in cui, stando a quanto hanno riportato i giornali un anno fa, Balotelli era vestito da personaggio della Casa di Carta – travestimento perfetto per lui, un po’ banale e populista, nel senso in cui tutti i populisti sentono di essere vittime di qualcosa di più grande – e dopo aver litigato con uno che lo aveva riconosciuto e voleva fotografarlo, è finito col colpire con un pugno il Direttore Sportivo del suo club del momento, il Sion. La settimana dopo quello è andato in tribuna con un occhio nero e i tifosi hanno bruciato la maglia di Balotelli. Sarebbe stato un finale perfetto. 

 

E invece siamo, sono, ancora qui a parlare di Balotelli. E lo faccio volentieri, con uno strano piacere autolesionista che è una miscela di malinconia e folle speranza, come se non riuscissi io per primo a dichiarare chiusa questa storia. Come se rinunciando a Balotelli, al discorso su Balotelli, dovessi rinunciare a una parte di me. È stato terribile, è vero, ho odiato quasi ogni singola volta in cui abbiamo dovuto parlare di Mario Balotelli come argomento di interesse nazionale – a posteriori odio anche le volte in cui ne abbiamo parlato per ragioni positive, la doppietta a Neuer, l’assist al Kun, che non hanno fatto che aumentare l’estensione della bruciatura, esporre ancora più pelle alle fiamme che bruciavano.

 

La ragione stavolta è piccola, microscopica, infantile in senso buono. Ieri Balotelli ha pubblicato un video in collaborazione con un allenatore-influencer. Uno di quei giochini tecnici a cui i grandi e piccoli calciatori si sottopongono per ragioni d’immagine o perché, boh, si annoiano? In questo caso Balotelli, con alle spalle due piccole porticine, doveva deviare in rete, in una delle due reti, cioè, un passaggio frontale, con un portiere – l’influencer – subito dietro di lui che provava a deviare il tiro.

 

Il video è questo:

 

 

Mario Balotelli in questo giochino è fenomenale. Oppure il gioco è più semplice di quello che sembra a me, e allora è solo il modo in cui lui gioca che mi colpisce. Che mi ricorda qualcosa, anche se non ricordo cosa. Che mi dà speranza, anche se non so in cosa.

 

Il primo passaggio Balotelli lo devia con il tacco destro sul palo più lontano della porticina dietro alla sua spalla sinistra. Il secondo lo manda all’angolino di quella opposta con un delizioso esterno, sempre di destro, che fa cambiare direzione al pallone quando tocca il terreno un attimo prima di entrare nella porticina. No, come non detto. Riguardandolo non è neanche un tocco di esterno quanto di punta. Una punta delicata e precisa come un esterno. Quanta qualità Mario. Quanta qualità.

 

Il terzo, il quarto, il quinto e il sesto, Balotelli li mette dentro incrociando e sorprendendo l’influencer dietro di lui. Va detto – non sono scemo – che l’influencer sembra un po’ enfatizzare la brillantezza di Balotelli, che però c’è, esiste, è lì davanti ai nostri occhi e chi lo avrebbe detto. Il terzo pallone Balotelli lo mette dentro con una specie di finta. Il quinto con un velo perché i passaggi che gli fanno sono delle bombe e insomma, Mario, quanta qualità, che bel rapporto che continui ad avere con il pallone.

 

Il settimo lo sbaglia e si lamenta con quello che gli sta passando il pallone. Ma lo fa ridendo, con quel sorriso sincero che a Balotelli è venuto nel tempo, che non aveva quando era giovane, anche se è un sorriso più “giovane” di quanto non sia Balotelli oggi, a 34 anni. Il paradosso di Balotelli – e di chi da giovane era come lui, perseguitato, assediato, con una sete inestinguibile e l’impressione di svegliarsi ogni mattina nel deserto – è che da giovane era serissimo, e cupo, mentre col tempo sembra essere ringiovanito.

 

Nonostante tutto. Il Sion è retrocesso, poi, alla fine dello scorso anno, il suo contratto è stato rescisso ed è tornato in Turchia, all’Adana Demirspor dove era un anno prima. Poi a novembre si è operato al ginocchio ed è sparito fino a febbraio. A febbraio è tornato a giocare e ha segnato altri 4 gol, per un totale di 6 stagionali. Se ne è parlato, poco, soprattutto rispetto a quanto se ne parlava un tempo, per un’intervista in cui diceva di non guardare le partite dell’Italia perché soffre troppo, vorrebbe giocarci ancora lui, perché nessuno ha la sua qualità, e di fatto si offriva a Spalletti. 

 

«Mi andrebbe anche non essere titolare», aveva detto a ottobre scorso. Grazie Mario, che generosità Mario. Che spirito di appartenenza, che amore per il colore azzurro. Gli avevamo riso in faccia, ovviamente. Così come abbiamo riso in faccia a Cassano quando ha detto, lo scorso settembre, che Balotelli era ancora il nostro attaccante più forte. Abbiamo riso anche quando le stesse cose, più o meno, le ha dette Nainggolan, perché insomma: sono tutti ex-calciatori o quasi e, nelle nostre teste, anche Balotelli è un ex-calciatore. O quasi.

 

Eppure eccoci qui ad ammettere, dopo aver visto lo stupido video di un influencer, che una parte di noi – magari una parte scema e infantile, ma comunque una parte di noi – lo vorrebbe davvero Mario Balotelli in Nazionale. Potrei parlare solo per me, mettervela come cosa privata, ma se lo scrivo è perché sono sicuro di non essere il solo. Siate sinceri, almeno con voi stessi, e provate a immaginare come vi sentireste se Mario Balotelli fosse nella prossima lista di Spalletti. Certo, anche “non titolare”, ci mancherebbe. Ma siete sicuri che non lo vorreste lì in panchina, a ridere e scherzare e minacciare silenziosamente col suo talento la difesa avversaria?

 

Cosa c’è in Balotelli che ha fatto di lui un argomento così divisivo, che lo ha fatto finire sulla copertina del Times ma anche sotto le macerie delle polemiche che lui stesso, non senza autolesionismo, creava ad arte, come se lui per primo non volesse pensare solo al proprio talento, a quanto cazzo era forte quando giocava a calcio per giocare a calcio. 

 

Riflettere su questo video sciocco mi ha fatto capire in cosa speravo quando speravo in Mario Balotelli. Speravo che il suo talento fosse più forte di tutto. Del razzismo, uno dei co-protagonisti della sua storia. Di se stesso, dei suoi auto-sabotaggi. Perché no, persino della sua pigrizia, della sua ottusità, del suo non saper ascoltare e approfittare del contesto professionale che aveva intorno. Balotelli non aveva neanche bisogno di migliorarsi, doveva solo essere se stesso. Forse per questo oggi che non può più migliorare, ma solo essere se stesso, una parte di me spera di nuovo nel suo talento. È stata troppo grande la folgorazione che ci ha lasciato, Mario Balotelli.

 

Non ci aspettiamo più niente da lui. Sarebbe perfettamente nel suo personaggio se fosse proprio adesso che Balotelli cominciasse a darci qualcosa senza chiedere niente in cambio. Un gol di Balotelli in un momento importante dell’Europeo. Anche questo, a pensarci bene, sarebbe un bel finale.  

 

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Daniele Manusia, direttore e cofondatore dell'Ultimo Uomo. È nato a Roma (1981) dove vive e lavora. Ha scritto: "Cantona. Come è diventato leggenda" (Add, 2013) e "Daniele De Rossi o dell'amore reciproco" (66th & 2nd, 2020) e "Zlatan Ibrahimovic, una cosa irripetibile" (66th & 2nd, 2021).