• Preferiti
Daniele Manusia

Innamorati di Benjamin Sesko

Questa volta è stato l'attaccante sloveno del Red Bull Lipsia a rubarci il cuore.

Per qualche ragione durante l’ultima pausa per le Nazionali sui social ha ripreso a girare un video vecchio, quasi esattamente di un anno fa, in cui Benjamin Sesko segna un gol pazzesco. Con la Nazionale slovena, contro quella svedese, un tiro al volo di sinistro che fuori dall’Italia ha ricordato quello di Van Basten nella finale di Euro ‘88 contro l’Unione Sovietica, ma che a noi per ragioni sentimentali, o di prossimità, ricorda invece quello di Totti contro la Sampdoria. 

 

Il gol in questione, è il seguente:

 

Un gol che lo ricorda molto è anche quello di Dzeko, con la maglia della Roma, contro il Chelsea in Champions League. Forse più simile a quello di Van Basten perché scavalca il portiere, comunque. D’altra parte quello di Totti, forte e teso sul secondo palo, era già stato citato da Totò Di Natale nel 2013.

 

Non so perché abbia ricominciato a circolare ma un’ipotesi potrebbe essere semplicemente una scusa come un’altra per continuare a tenere viva la conversazione riguardo Benjamin Sesko. Di cui parliamo ormai da almeno un paio di stagioni, da quando cioè il Salisburgo lo ha portato in prima squadra come rimpiazzo e possibile upgrade degli attaccanti che produceva a ritmo industriale: Erling Haaland ceduto al Dortmund nell’estate del 2020, Patson Daka al Leicester nel 2021, Adeyemi al Dortmund nel 2022. 

 

Sesko a dire il vero non ha ancora avuto vere e proprie stagioni esplosive (Haaland nella sua unica stagione in Austria ha segnato 28 gol in 22 partite, Daka per due anni di seguito ha segnato 27 e 34 gol). In quella passata non si può dire che avesse annullato la competizione con Adamu e Okafor e solo a partire dallo scorso marzo l’allenatore, Matthias Jaissle, lo ha iniziato a tenere in campo per tutti e 90 minuti. Anche se dei tre è quello che ha segnato di più (18 gol in 41 partite: comunque non pochi) e di sicuro quello con il talento più originale, strano, unico.

 

Benjamin Sesko è, semplicemente, un freak. Un attaccante alto un metro e 94 centimetri che gioca meglio con la suola che di testa, un numero dieci mascherato da numero nove vecchia scuola, o se preferite un numero nove con qualità da rifinitore. Ma Sesko è un freak anche perché, quando vuole, è molto rapido e veloce, sia nel gioco di gambe che nell’allungo.

 

Ecco un’azione più recente (di due settimane fa) che racconta del suo talento forse meglio del gol che ha segnato contro la Svezia un anno fa:

 

È il cinquantesimo minuto di Slovenia-Irlanda del Nord, partita valida per la qualificazione al prossimo Europeo, dove la Slovenia al momento è prima a pari punti con la Danimarca. Sesko ha già realizzato un assist, dopo tre minuti (con una palletta sopra la testa del difensore per mandare di piatto in porta il compagno d’attacco, Sporar) e segnato un bel gol di sinistro, girandosi appena dentro l’area di rigore e calciando all’angolino basso con intorno tre avversari. Tra cinque minuti farà anche un secondo assist, con un filtrante facile facile da trequarti di campo per un altro inserimento di Sporar. 

 

Sesko recupera una seconda palla all’altezza dell’area di rigore avversario, vicino allo spigolo a sinistra. La mette giù e la scambia con l’esterno, Mlakar, che gliela ridà in profondità, in direzione della riga di fondo. Un qualsiasi attaccante grande e grosso sarebbe in difficoltà nella gestione di un pallone del genere, con l’uomo alle spalle e poco spazio di manovra. Sesko invece si esalta. Prima fa un doppiopasso di sinistro seguito da una sterzata con l’esterno destro con cui rientra verso l’interno del campo, poi si mette il pallone sotto la suola e con la coda dell’occhio vede l’inserimento di Mlakar alle sue spalle. A quel punto gliela ridà di tacco, facendo camminare la palla parallela alla riga di fondo. Mlakar crossa per Sporar che rompe la traversa da pochi metri. 

 

Non è tanto il tacco, o la suola, quanto la capacità di giocare con i compagni dove praticamente il campo è finito, sfruttando fino all’ultimo centimetro. 

 


Un altro gol recente di Sesko che non sarà come un gol di van Basten o Totti ma è comunque piuttosto impressionante.

 

Benjamin Sesko è cresciuto in un paesino sloveno di duemila abitanti, Radece, figlio del portiere della squadra locale. Un talento precoce: a quanto pare fin da piccolo il suo nome era sulla bocca degli scout locali e con l’under-15 del Krsko – cittadina nell’est della Slovenia vicino al confine con la Croazia dove si è trasferito da solo, da adolescente – ha segnato 59 gol in 23 partite. Poco dopo su di lui sono arrivati gli occhi e le mani del progetto Red Bull, che lo ha portato in Austria quando aveva ancora 16 anni, inizialmente nella seconda squadra di Salisburgo, il Liefering. 

 

Alla sua seconda stagione nella Serie B austriaca ha avuto un momento esplosivo. Non tutta la stagione, ma un momento davvero “alla Haaland”, in cui tra aprile e maggio del 2021 ha segnato 13 gol in 6 partite (con una quadrupletta, una tripletta e due doppiette). Dico “alla Haaland” perché da quando l’anno prima (quindi stagione 2019-20) Haaland aveva segnato 44 gol in 40 partite tra Bundesliga austriaca, fino a gennaio, e Bundesliga tedesca, da gennaio a giugno col Dortmund, quella degli attaccanti che segnano più di un gol a partita era diventata una specie di nuova normalità. Sesko l’anno dopo la sua prima e in parte illusoria esplosione viene ovviamente portato in prima squadra. 

 

Nelle due stagioni a Salisburgo la profezia del nuovo Haaland non si avvera anche se gli resta appiccicata l’etichetta (e il paragone si può leggere ancora oggi in quasi tutti gli articoli), ma Sesko convince comunque la dirigenza Red Bull al punto da farli resistere alle richieste di mercato (Chelsea, United, per fare due nomi, ma anche Paolo Maldini pare fosse un suo ammiratore) e trasferirlo al Lipsia per provare a triplicarne il valore in poche stagioni. 

 

Anche se Sesko non è un attaccante da più gol che partite, o almeno non lo è ancora (se non per dei momenti: lo scorso aprile ha segnato 7 gol in 5 partite, ad esempio) rispetto agli attaccanti più normali ha comunque meno da dimostrare: il suo talento fisico e tecnico è così eccezionale e visibile che anche se non si esprime al massimo ogni volta che è in campo bisognerebbe essere ciechi per non vederlo, e senza un briciolo di cuore per non innamorarsene.

 


Guardando questo video è bene ricordare che Benjamin Sesko all’epoca aveva appena 17 anni.

 

Oggi al Lipsia deve competere con Youssef Poulsen (veterano da dieci anni nella squadra tedesca della Red Bull) e il nuovo acquisto Lois Openda, altro prodigio che viene da una stagione pazzesca al Lens ma che, rispetto a Sesko, ha tre anni in più. Marco Rose non lo ha mai fatto partire titolare né in campionato né in coppa ma, come si dice, il tempo è dalla sua parte. 

 

Il confronto con Haaland si base sostanzialmente su due cose. Le proporzioni vagamente mostruose: anche Sesko quando corre si ingobbisce e mulina le braccia come se stesse nuotando, più morbido comunque nei movimenti rispetto ad Haaland, che sembra dover tagliare coi gomiti le liane di una fitta foresta. La velocità: nella partita contro il Dornbirn, nel 2021, è stato flashato dalla stradale della Bundesliga austriaca mentre andava a più di 36 chilometri orari. 

 

Difficile capire quanto valgano queste misurazioni ma basta guardare il suo gol all’Union Berlin (il primo di una doppietta segnata con un quarto d’ora a disposizione) per rendersi conto della sua facilità nel coprire grandi porzioni di campo, con lunghe falcate da giraffa (d’altra parte, Haaland veniva paragonato a orsi e cavalli non vedo perché io non possa paragonare Sesko a una giraffa). Quando Olmo recupera la palla e fa partire il contropiede dandola a Xavi Simons, Benjamin Sesko è al limite della propria area. Il suo diretto avversario, Kral, ha un paio di metri di vantaggio e forse lo sottovaluta: quando capisce che sta per farsi sverniciare prova ad allungare un braccio ma è troppo tardi, Sesko gli ha preso due metri di vantaggio che gestisce dosando la corsa, per non finire in fuorigioco.

 

Dieci secondi dopo essere partito, Sesko riceve palla nella trequarti e la porta fino al limite dell’area, ma senza precipitarsi per concludere prima del rientro del difensore dell’Union, Knoche, che arriva forte dal suo lato destro. Anzi sembra aspettarlo, con una pettinata di suola al limite dell’area, per poi rientrare sul suo piede forte, il destro, e concludere a giro sul secondo palo. 

 

Due minuti dopo segna il suo secondo gol in campionato con un pallonetto di testa su assist al bacio di Olmo, ma la cosa più bella di quell’azione è la sponda di tacco con cui chiede il triangolo ad Olmo, prima di smarcarsi alle spalle del difensore nel cuore dell’area di rigore.

 

È questa capacità di giocare in spazi grandi come in quelli piccoli, e di allargare gli spazi piccoli per giocarci come fossero grandi, che rende Sesko davvero eccezionale. Secondo il suo agente ed ex calciatore Elvis Basanevic – e io tendo a credere a tutto quello che dice uno sloveno che di nome fa Elvis – rispetto ad Haaland, Sesko “è più un giocatore di squadra, forse persino più tecnico di Haaland, che però ha un’energia più selvaggia, in senso buono”. Sesko ha detto che anche i suoi compagni in Austria lo paragonavano ad Haaland: “Alcuni dicono addirittura che sia meglio di lui!”.

 

Haaland ad esempio ce lo vedo male a fare queste cose, con tutto il rispetto. Azione tratta da un’amichevole con il Liverpool della scorsa estate in cui di numeri Sesko ne ha fatti parecchi (oltre ad aver segnato un gol prendendo Konaté alle spalle in campo aperto).

 

Non c’è dubbio che sia più tecnico di Haaland, si capisce anche solo da come usa la suola, ma non è questo il suo punto di forza – e soprattutto non è la tecnica, intesa come controlli, numeri e dribbling, il forte di Haaland, quanto piuttosto il modo in cui usa tecnicamente il suo strapotere fisico e i suoi riflessi. Anche il livello tecnico di Sesko ogni tanto si abbassa. Può diventare sciatto per dei cali di concentrazione, o macchinoso, sbagliare passaggi elementari, perdere palloni in modo a volte difficile da capire. Nonostante la stazza non ha una grande protezione della palla (forse l’aspetto da migliorare maggiormente in Germania) né un’abilità aerea tale da immaginarlo, oggi, come punto di riferimento di una squadra che lo usi per risalire il campo. E non ha la cattiveria dei veri centravanti, il fiuto in area di rigore di Haaland – la sua fame, più che di gol, di difensori da mangiare vivi.

 

Al tempo stesso non c’è una sola di queste cose che non possa fare, anche se occasionalmente. Sesko viene incontro e crea spazio alle sue spalle, rifinisce, sa mandare in porta i compagni con i filtranti o dialogare con loro con triangoli stretti e tecnici, ma va anche spesso in profondità, sfruttando tutto il campo a disposizione, e davanti al portiere sbaglia raramente. 

 

Insomma è quello che si definisce un attaccante completo, con delle caratteristiche però gonfiate dall’immaginazione di un ragazzino che si crea un giocatore personalizzato per vincere tutto a FIFA in modalità “carriera”. Alto più di un metro e novanta, veloce, che fa i numeri come un brasiliano e tira al volo come Van Basten.

 

Sesko ha compiuto 20 anni da poco e anche se in questa stagione dovesse faticare a prendersi un posto da titolare, o non dovesse proprio riuscirsci, il Lipsia sembra garantirgli comunque il contesto ideale per continuare a crescere e limare le piccole imperfezioni del suo gioco. In un contesto comunque verticale, intenso, è circondato da giocatori tecnici come Dani Olmo, Xavi Simons, Forsberg che gli faranno arrivare palloni di qualità anche se avrà a disposizione non troppi minuti, giocatori che parlano la sua stessa lingua.  

 

Entrando in corsa poi il suo atletismo risalta ancora di più contro difese stanche e provate. Martedì ha segnato il suo primo gol in Champions League ancora una volta con una corsa profonda, partendo da dentro la metà campo, resistendo al tentativo del difensore dello Young Boys, Amenda, di placcarlo a metà campo, finalizzando come al solito aprendo il piatto del piede destro davanti al portiere.

 

Armiamoci di pazienza, quindi, perché se Sesko ripagherà il nostro amore diventando uno dei giocatori più forti al mondo – non solo quindi un buon giocatore, con una buona carriera e qualche trofeo, ma un giocatore da grande squadra, con responsabilità e numeri all’altezza – non sarà comunque nei prossimi mesi. Salvo sorprese, certo, salvo vivere magari un altro momento eccezionale e trasformarlo in una nuova normalità. Ma Sesko è già piuttosto eccezionale di suo, per una volta non è male se il calcio d’élite mostra di avere anche un po’ di pazienza.

 

Tags :

Daniele Manusia, direttore e cofondatore dell'Ultimo Uomo. È nato a Roma (1981) dove vive e lavora. Ha scritto: "Cantona. Come è diventato leggenda" (Add, 2013) e "Daniele De Rossi o dell'amore reciproco" (66th & 2nd, 2020) e "Zlatan Ibrahimovic, una cosa irripetibile" (66th & 2nd, 2021).