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Champions League Emanuele Atturo 19 settembre 2019 5'

È un orso? È un cavallo? No, è Haaland

Il punto su un fenomeno paranormale del calcio europeo.

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Erling Braut Haaland si sta abbattendo sul calcio europeo come un fenomeno paranormale. In 9 partite stagionali ha segnato 17 gol e all’esordio in Champions League con la maglia del RB Salisburgo, contro il Genk, ha segnato una tripletta: è diventato così l’ottavo giocatore a riuscire a esordire segnando una tripletta nella massima competizione europea, in un parterre di giocatori strani, meteore e un paio di fenomeni: Brahimi, Grafite, Iaquinta, Rooney, Yakubu, Asprilla, Van Basten. 

 

L’unico più giovane di lui a riuscirci è stato Wayne Rooney, che nel 2004, contro il Fenerbahce, tirò fuori tutto il repertorio: un gol di sinistro scattando oltre la difesa, un destro secco e incrociato da fuori e un calcio di punizione a girare sopra la testa degli uomini in barriera. Rooney doveva compiere ancora 19 anni.

 

 

Il più giovane in assoluto a realizzare una tripletta, invece, è stato Raul Gonzalez Blanco, che circa cento giorni dopo aver compiuto 18 anni ha segnato tre gol al Ferencvaros.

 

Haaland 19 anni li ha compiuti il 21 luglio, anche se è così grosso fisicamente che è difficile considerarlo più piccolo di altri in qualcosa, o ricollegarlo a un concetto fragile come quello di “gioventù”. Quando Haaland segna ama esultare aprendo le braccia a croce, le sue gambe si flettono e si ingobbisce un po’ mentre comincia a gridare. La sua bocca si spalanca, ed è una bocca gigantesca, che potrebbe inghiottire alcuni terzini di taglia media.

 

Gli occhi gli si stringono e restano delle fessure scure e strette. Se sono lo specchio dell’anima, come si pensava nel Rinascimento, non c’è niente di gentile nell’anima di Haaland.

 

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Fra le figure della mitologia norrena, quella a cui più somiglia Haaland è il troll: esseri enormi e sproporzionati, che vivevano soli sulle montagne, o in caverne remote e appartate. Odiano la luce del sole, hanno nasi grossi, dita tozze e l’aria triste e incompresa. Sono avidi, materialisti, tendono a mangiare gli uomini. Possono diventare invisibili e predire il futuro. I troll di mare hanno una bocca così grande da poter inghiottire una nave per intero.

 

Quelli raccontati da Tolkien erano giganteschi e dalla forza abominevole, sempre in prima linea nelle battaglie ad assorbire centinaia di frecce come mosche che gli muoiono addosso. Ora guardate questa foto di Haaland e ditemi se vi sembra una libera espressione di gioia dopo un gol o l’assalto di un troll inferocito.

 

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Sarà magari esagerata questa descrizione fantastica di Erling Haaland, ma il suo corpo è la parte fondamentale del suo gioco, ciò che colpisce al primo impatto appena lo si vede giocare. Ciò che lo rende speciale a questi livelli e che sta rendendo così impressionante il suo impatto nel calcio professionistico.

 

Quando riceve palla oltre la difesa per mettersi in moto si ingobbisce e divora il campo con passi lunghi e goffi. Sembra un enorme predatore preistorico. Guardate questo  video in cui mangia cinque metri al difensore che era in vantaggio. La sua corsa è così violenta e scoordinata che quando arriva sulla palla sembra quasi un miracolo che riesca a servire un assist così preciso per il compagno.

 

 

 

Tutto il gioco di Haaland, a dire il vero, sembra tenersi in equilibrio (su un filo sottile) grazie a un miracolo, alla sua capacità di coordinare un corpo così grande per compiere movimenti che non sembrano potergli appartenere. Haaland è un giocatore assurdo, una contraddizione assoluta.

 

Pur essendo un calciatore estremamente fisico, non cerca di limitare quelli che potremmo considerare i suoi difetti – la scarsa elasticità di un corpo di 195 cm, ad esempio – al contrario, il suo gioco è fatto di gesti e situazioni per cui sembra essere troppo grande: scatti continui, conduzioni palla in spazi stretti.

 

Haaland non brilla particolarmente nel gioco spalle alla porta, né nei duelli aerei o nelle protezioni in situazioni statiche; ama invece giocare velocemente, ricevere fronte alla porta e correre come una bestia appena liberata da un periodo di cattività. Più è fermo e meno risulta efficace, più è lanciato in velocità e meno risulta gestibile per le difese avversarie.

 

Sulla trequarti ragiona come un dieci intrappolato in un corpo gigante. Guardate questa rifinitura d’esterno dopo aver portato palla con la suola. 

 

 

 

Dovrebbe essere uno dei fenomeni comuni dello sport contemporaneo: corpi enormi che riescono a muoversi con stupenda grazia ed elasticità. Giannis Antetokoumpo nel basket, Alexander Zverev nel tennis, Pogba e Ibrahimovic nel calcio sono esempi della nuova generazione di sportivi Marvel potentissimi ma eleganti, altissimi ma tecnici.

 

Haaland invece non ha una grande pulizia tecnica, è solo grosso e molto veloce: l’ineleganza del suo corpo è evidente in ogni piccolo movimento, ed è ciò che lo rende imprevedibile. Sembra davvero una specie di scherzo della natura. Nella descrizione di un giornalista norvegese appare proprio così: «È forte come un orso ed è veloce come un cavallo. È un killer, una macchina da gol».

 

Haaland, però, ha anche un incredibile rapidità di pensiero e una visione del calcio iper-dinamica perfetta per il sistema di gioco del Red Bull Salisburgo, fatto di verticalità e transizioni. Quando riceve palla è raro che si limiti a giocare a muro all’indietro, lo fa solo quando proprio non esiste una possibilità per girarsi e caricare la porta in velocità, oppure servire l’ultimo passaggio a qualcuno. Proprio perché vuole portare palla, Haaland ama defilarsi sulla destra da dove può condurre col sinistro.

 

Nella tripletta realizzata martedì ha segnato due gol col destro, il suo piede debole, con un tap-in in area di rigore e un tiro violento sul secondo palo basso, che è il suo modo di tirare in generale, che come potete immaginare non contempla nessuna grazia (Haaland è quel tipo di giocatore che sembra voler menare la palla).

 

Le difese non hanno ancora trovato un modo per fermarlo, anche perché Haaland non ha ancora affrontato avversari di livello. Sarà interessante nel girone di Champions vederlo correre e scontrarsi contro squadre come il Napoli e il Liverpool, sfidare difensori dominanti atleticamente come Van Dijk, Manolas e Koulibaly. Forse in quel momento capiremo qualcosa in più sul suo talento.

 

Nel frattempo, per il campionato austriaco e per il Genk è sembrato semplicemente incontenibile. Quella di martedì è stata la sua quarta tripletta stagione, in cui non ha ancora giocato una partita ufficiale senza segnare. Ai microfoni, dopo la tripletta, non ha superato la prova che in Blade Runner si faceva per scoprire i replicanti. 

 

Erling Håland is good at scoring goals, but interviews? Not really his thing. pic.twitter.com/w6HGDoONi7

— BSN (@BallStreet) September 18, 2019

 

Haaland ha usato una decina di parole per rispondere a cinque domande, non tradendo nessuna traccia di umanità.

 

Un compagno nel post-partita della partita contro il Genk ha dichiarato che lo aveva incontrato in settimana in macchina e quando ha abbassato il finestrino si sentiva l’inno della Champions a tutto volume.

 

Quest’estate al Mondiale Under 20 ha segnato 9 gol (9) all’Honduras, diventando il secondo giocatore di sempre a segnare più gol in una singola partita di un Mondiale Under 20.

 

Haaland ha l’aria di un esperimento genetico creato in laboratorio per distruggere il calcio mondiale.

 

 

Tags : champions league 2019/20erling haalandred bull salisburgo

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988) dove vive e lavora. Laureato in Semiotica, si interessa di cultura pop e sottoculture. È caporedattore de l'Ultimo Uomo e scrive in giro.

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