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Il meglio del 2015
31 dic 2015
31 dic 2015
Gli avvenimenti sportivi più importanti di quest'anno, da mettere sotto la naftalina della memoria.
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Il fuoriclasse portoghese vince il suo secondo Pallone d’Oro consecutivo, il terzo della sua carriera. Dietro a lui Lionel Messi e Manuel Neuer.

 





 

Dopo 18 stagioni da professionista, a 36 anni lascia il calcio Riquelme, uno dei più grandi numeri 10 della storia del gioco.

 



I Patriots di Tom Brady vincono l’atto conclusivo della stagione NFL ai danni dei Seattle Seahawks per 28 a 24. I vincitori e il suo quarterback saranno perseguitati dell’eco del "Deflategate", lo scandalo scoppiato alla vigilia del Super Bowl per le accuse rivolte dagli Indianapolis Colts di aver sgonfiato i palloni utilizzati nella finale di Conference. Brady, ritenuto direttamente implicato nella vicenda, riceverà solo a maggio una sospensione per quattro partite, poi revocata a settembre.

 



https://www.youtube.com/watch?v=nOZ7SLu63Gk

 

Dopo una lunghissima sfida ai rigori in finale contro il Ghana (terminata 0-0 nei novanta minuti) sono il gol del portiere ivoriano Boubacar Barry e l’errore del collega ghanese Brimah Razak, a consegnare la coppa alla Costa d’Avorio, che torna a vincere dopo 23 anni e le due finali perse del 2006 e del 2012.

 



La piccola Nazionale himalayana sconfigge 2-1 lo Sri Lanka in una gara valida per le qualificazioni ai Mondiali di Russia 2018: in quel momento occupava l’ultimo posto del ranking mondiale FIFA, in 209.esima posizione.

 



Con

sul

che inizia con un eloquente: «I’m retiring», il giocatore dei Los Angeles Lakers dice basta al tentativo di tornare in campo dopo il lungo stop dovuto ai problemi fisici. Due volte MVP, Nash lascia il basket professionistico come uno tra i più importanti giocatori degli ultimi 15 anni.

 



 



Su

scrivo di calcio, di tattiche, di sfide cerebrali tra allenatori. Ma in casa mia il primo sport è sempre stato l’automobilismo, con la classe regina della Formula Uno a farla da padrona. Sono stato cresciuto con il mito di Gilles Villeneuve e dei suoi ruota a ruota. Abbiamo un cane ormai sedicenne che abbiamo chiamato Schumi (facendoci beffe del fatto che, povera bestiola, fosse di sesso femminile!). Se c’è un GP e una partita di calcio di cartello, si guarda il primo e al massimo si registra la seconda.

 

La vittoria di Vettel nel Gran Premio della Malesia è stata inaspettata e prematura. Inaspettata perché è arrivata già alla seconda gara e persino Schumacher aveva dovuto aspettare sei GP prima di aggiudicarsi quello corso su un Circuit de Catalunya inzuppato d’acqua. Prematura perché tutto, dai test invernali al Gran Premio d’Australia disputato 14 giorni prima, aveva fatto pensare a un dominio Mercedes che sarebbe durato per un’intera stagione senza soluzione di continuità.

 

Cosa che in effetti è accaduta: alla fine dell’anno i successi di Vettel sono stati 3 in tutto (come quelli di Schumacher nella sua prima stagione in rosso), inseriti in un contesto nel quale la lotta fratricida tra Hamilton e Rosberg l’ha fatta da padrone. In fondo l’unica cosa buona della stagione 2015 della Ferrari è l’essere stata meno disastrosa della stagione 2014.

 

Eppure c’è un clima, nel team e nella tifoseria, di eccitazione e di fiducia nella competitività del mezzo che ancora deve nascere. Molto sul piano psicologico ha lavorato, secondo me, proprio la vittoria in Malesia: le suggestioni di un giovane tedesco alla guida della Rossa e la genuina emotività sprigionata nel

successivo al primo successo, cullano i sogni dei ferraristi come me verso il prossimo Mondiale.

 

https://www.youtube.com/watch?v=0oo1LER5wlU

 



Nello stesso weekend si festeggiano le 500 presenze in campionato di due tra i giocatori più influenti del nuovo millennio, all’ultima stagione prima dell’addio alle loro squadre di sempre:

festeggia il traguardo nel derby contro l’Espanyol, mentre

contro il West Brom.

 



https://www.youtube.com/watch?v=Ua4XA6ugyu0

 

Dopo aver aspettato 20 anni e 17 giorni, il Torino si aggiudica il derby della Mole battendo la Juve 2-1. Segnano Darmian su assist di Quagliarella e poi Quagliarella su assist di Darmian. Il gol della Juventus è l'ultimo realizzato in Italia, e in Europa, da Andrea Pirlo, ed è anche il suo 27° su calcio di punizione: solo Mihajlovic, con 28, ne ha segnati di più in Serie A.

 



“The fight of the Century” termina alla 12esima ripresa

, vince Mayweather per decisione unanime dei giudici, non così unanime tra gli appassionati. Nei giorni seguenti si viene a sapere che Pacquiao forse era infortunato alla spalla. Si rifarà?

 



Nel bel mezzo della complicata serie contro i Memphis Grizzlies, la stella dei Warriors

, certificando così il nuovo status di superstar.

 



 



https://youtu.be/xW7tYOMU_vM?t=475

 

Nell'ottantesimo minuto della semifinale di andata della Champions League 2014/15, Messi riceve il pallone in uno stato mentale e ambientale propedeutici alla grande giocata. Nell'aria del Camp Nou c'è ancora l'eccitazione per il sinistro da fuori di due minuti prima, col quale Leo ha sbloccato e indirizzato la sfida. Adesso Rakitic lo ha servito in corsa e tra lui e Neuer c'è Boateng, che gli corre accanto. Più dietro, Benatia. Messi la controlla con l'esterno del sinistro e poi, sempre con quella parte del piede, la tocca altre tre volte convergendo. Ogni tocco più in orizzontale del precedente, eppure sempre allo stesso ritmo. Toc-toc-toc-toc. Il quarto tocco, quello maggiormente verso il centro, è preceduto da un movimento dell'anca rapido ma, in quella frenetica compostezza, evidentissimo. Un movimento che sussurra: ecco, preparo il tiro. Ma sta mentendo. Quella finta convince Boateng che è arrivato il momento di girarsi frontalmente e chiudere Messi con il destro; convince Neuer, poco più avanti, ad abbassarsi sulle ginocchia piantando entrambi i piedi a terra, pronto a spingersi in tuffo; convince Benatia a rallentare il passo con il quale sta rientrando per coprire quello spazio che Messi ha annunciato di voler riempire.

 

Leo non solo va dall'altra parte, ma lo fa in controtempo, rompendo con il quinto tocco il ticchettio cadenzato dei primi quattro.

1__2__3__4_5

 

Boateng si annoda su sé stesso e sprofonda, macchiandosi la carriera, ma è solo la vittima principale di un inganno che ha steso tutti. Anche noi, il pubblico a casa, siamo caduti, sobbalzati per la sorpresa, ed è stato stupendo. Era chiaro che sarebbe andato di là, si è detto poi. Ma quella finta era perfetta: una minaccia rimasta vera fino al momento esatto in cui è stata disattesa. Il segreto per fregare tutti è credere alle proprie bugie.

 

Boateng svanito, Neuer impreparato all’uscita, Benatia completamente fuori da una situazione di gioco in cui, teoricamente, avrebbe avuto anche la possibilità di entrare: così Leo è talmente solo da poter rallentare e accelerare di nuovo, giocando ancora coi tempi di esecuzione. Il sesto tocco elude, scavalca, ignora Manuel Neuer, la sua mole, la sua reputazione, la sua intuizione di restare in piedi. Quello è stato anche l'ultimo momento, dicono gli storici, in cui qualcuno ha davvero pensato che Messi non sapesse usare il destro.

 



https://www.youtube.com/watch?v=xKPaEfBNvC8

 

Con questo home run Alex Rodriguez supera Willie Mays raggiungendo il quarto posto della classifica dei migliori battitori di sempre. Sopra di lui rimangono solo Babe Ruth, Hank Aron e Barry Bonds.

 



https://www.youtube.com/watch?v=jvBXSwloKeg

 

Il calciatore dello Zaire che nei Mondiali del 1974 uscì dalla barriera calciando una punizione assegnata al Brasile. Un gesto interpretato ironicamente per diversi anni, finché non si scoprì la sua portata politica.

 



https://www.youtube.com/watch?v=uSzO_W3laak

 

710 partite, 186 gol, una squadra: Steven Gerrard dice addio al Liverpool, la sua squadra del cuore, in uno stadio che canta il suo nome tra le lacrime.

 



Battendo il Crotone per 3-1 nel penultimo turno di campionato il Frosinone è matematicamente promosso in Serie A. Due giornate prima era stato il turno del Carpi capolista. Per entrambe le società è la prima volta in più di un secolo di storia.

 



Con la vittoria per 78-59 contro l’Olympiacos Pireo, il Real Madrid di Pablo Laso vince (proprio a Madrid) il tanto agognato nono titolo di Campione d’Europa.

 



Con un gol di Alessandro Matri nei tempi supplementari, la Juventus

la Lazio per 2-1 e diventa la prima squadra a conquistare dieci Coppe Italia.

 



http://www.dailymotion.com/video/x35ey4k_xavi-crying-while-saying-goodbye-to-barcelona-at-his-farewell_sport

 

Il fuoriclasse catalano annuncia il suo addio al Barcellona in conferenza stampa dopo circa 17 anni dall’esordio in prima squadra. Dalla stagione 2015/16 gioca per l’Al-Sadd, squadra qatariota.

 



 



Juraj Kucka arriva al Genoa nel gennaio 2011 dallo Sparta Praga, dopo aver fatto vedere buone cose con la maglia della sua Nazionale l’estate prima, ai Mondiali in Sudafrica. Già a febbraio ara via dal campo la Sampdoria in un derby da migliore in campo per distacco. Con un po’ di ottimismo lo paragonano a Gerrard per la stazza, la facilità di corsa e il tiro da fuori.

 

Non sono ancora passati sei mesi dal suo arrivo in Italia quando Preziosi lo cede all’Inter in comproprietà, con l’accordo che il ragazzo resti al Genoa ancora un anno, ma forse Kucka con la testa parte già per Milano, perché nella seconda stagione italiana il suo rendimento crolla al punto che l’Inter non lo vuole più e restituisce al Genoa tutto il cartellino. Da quel momento Kucka sembra imbolsito, gioca bene una partita ogni cinque, perde il posto da titolare e poi si infortuna al ginocchio e sta fuori quasi un anno. Quando torna è arrivato Gasperini, che lo prova esterno d’attacco con risultati così così.

 

A maggio 2015 Kucka ha ventott’anni e gliene resta uno di contratto. Dopo quattro stagioni al Genoa non si è ancora capito che giocatore sia, le voci di mercato lo danno sicuro partente in estate per destinazioni più remunerative che sportivamente gratificanti, come Russia e Turchia.

 

Il pomeriggio del 23 maggio mancano 2 minuti alla fine di Genoa - Inter, penultima di campionato, ed Edenilson sta per battere una punizione dalla trequarti, non lontano dalla linea laterale destra. Mi sporgo da una transenna dei distinti con mio fratello per vedere meglio. Le punizioni laterali e i corner sono belle da vedere allo stadio. C’è il brusio dell’attesa, poi il pubblico che tira il fiato mentre il pallone si alza e poi scende verso il centro dell’area, dove fino all’ultima frazione di secondo non puoi sapere chi arriverà prima, un attaccante o un difensore. Quel giorno, tra i giocatori che si fanno strada nell’area di rigore c’è Kucka, che salta alle spalle di Pavoletti e con la fronte schiaccia il pallone nell’angolo basso alla sinistra di Handanovic.

 

Lo stadio ruggisce nella domenica di primavera, nelle case vicine tremano i vetri delle finestre, fin sulle colline. Io e mio fratello ci abbracciamo per festeggiare il gol del 3 a 2 che vale al Genoa la certezza matematica del sesto posto e della qualificazione all’Europa League. Qualificazione platonica, perché secondo la UEFA il Genoa ha i conti troppo in disordine per giocare una coppa europea e già sappiamo che il posto conquistato dal Genoa sul campo andrà alla squadra che segue in classifica. Per crudele ironia della sorte, la Samp.

 

Esco dallo stadio, e attraverso piano le vie della mia città, dove non vivo più. Suoniamo i clacson e sventoliamo le sciarpe, per festeggiare una vittoria puramente simbolica arrivata grazie al gol di una promessa mancata. Mi sento bene, mi sento più giovane di quello che sono, con la sensazione che la primavera sia arrivata solo per me, per noi.

 



A Varsavia, grazie alla vittoria per 3-2 contro il Dnipro, il Siviglia si laurea campione di Europa League per la seconda volta consecutiva, diventando la prima squadra a vincere due edizioni consecutive della competizione e la squadra con più titoli tra Europa League e Coppa UEFA, quattro.

 





 

Quattro giorni dopo esser stato rieletto a presidente della FIFA per la quinta volta consecutiva, Blatter annuncia le sue dimissioni con una conferenza stampa a Zurigo a causa dello scandalo corruzione che ha investito l’organizzazione. Il 20 luglio un’altra sua conferenza stampa verrà interrotta dal comico Simon Brodkin, che gli lancerà addosso delle false banconote.

 



Dopo quarant’anni un club nordamericano torna a calcare i prati cubani: gli ultimi erano stati i Chicago Stings nel 1978. Solo una pioggia torrenziale impedisce a Pelé di dare il simbolico calcio d’inizio allo storico match, che finirà 4-1 per i Cosmos.

 



E a un certo punto, sembrava anche poterla vincere. Contro il Barcellona di Messi-Neymar-Suárez, la squadra di Allegri ancora con Tévez, Pirlo, Vidal,

più di quanto si sia detto dopo.

 



Sir Bradley Wiggins, ritiratosi dal ciclismo su strada al termine della Parigi-Roubaix del 12 aprile, ritorna alla pista in grande stile facendo registrare il nuovo record dell’ora con 54,526 chilometri, battendo di ben 1589 metri il precedente primato del connazionale Alex Dowsett.

 



 



Novak Djokovic perde la terza finale su tre a Parigi venendo sconfitto da Stanislas Wawrinka in quattro set, per la sorpresa di tutto il mondo. Un conto è ripetere il vecchio adagio che Wawrinka in giornata può battere tutti, un conto è che sia riuscito a farlo alla sua prima finale al Roland Garros (e seconda Slam in assoluto), giocando un tennis a diecimila giri dove qualsiasi colpo, anche il più audace e improbabile, entrava in campo. Tennis di volontà di potenza, gioco proattivo a livelli paradossali o più semplicemente, come l’ha definito Atturo,

.

 



 



Se non sapevate che lo sputo del nocciolo di ciliegia è una disciplina sportiva, consolatevi: non lo sapevo neppure io il giorno prima di laurearmi campione italiano della disciplina stessa. Funziona così: c’è uno sputodromo, che assomiglia molto a una pista di pattinaggio con un lungo canale d’entrata, su cui sono segnate le varie metrature. Ogni partecipante si mette all’inizio della pedana e ha due “lanci”, cioè sputi, di noccioli di ciliegia. Chi lancia più lontano vince. Io avevo fiducia nei miei mezzi (come dicono i miei colleghi vincitori di trofei), ma non avevo la minima idea di quali fossero le mie potenzialità. Beh, ho fatto 18 metri, e son bastati a battere tutti gli altri partecipanti. Dopo la gara mi hanno chiesto «hai sputato di bocca, di lingua o di fiato?», e io—che non avevo la minima idea di una tale sofisticazione tecnica—mi sono reso conto di essere un talento naturale (direi più lingua, comunque). Mi hanno dato una coppa gigante, un cesto di ciliegie, e un’enorme boria che si è esaurita soltanto quando ho letto che il record mondiale è detenuto da un americano, capace di sputare a 24 metri. Il campionato si tiene a giugno di ogni anno a Celleno, in provincia di Viterbo: dico se volete venire a sfidare il campione in carica.

 



Miglior record della Lega, uno dei migliori differenziali della storia, l’MVP in carica, il ribaltamento delle convenzioni comuni: il titolo dei Golden State Warriors contro i Cleveland Cavs è stato

?

 



Con la scelta numero 4 i Knicks

il lettone Kristaps Porzingis e regalano a New York la speranza per un futuro migliore.

 



 



La "Roja" non aveva mai conquistato un titolo nella sua storia centenaria, e la faccenda—dal ‘98 in poi, diciamo—aveva assunto i contorni di qualcosa molto simile a un’ingiustizia, specie alla luce del fatto che con Bielsa prima e con Sampaoli il Cile è diventato l’archetipo di squadra divertente e al contempo disciplinata tatticamente, capace a sprazzi di esprimere il miglior calcio del Sudamerica.

 

La Copa giocata in casa era un’occasione troppo irrinunciabile per mancare l’appuntamento con la Storia: la felice coincidenza della contemporanea presenza in campo di uomini come Alexis, Valdivia, Vidal, Aránguiz rendeva il Cile più che favorito: vincitore annunciato. Della tesa e nervosa partita contro l’Argentina, la finalissima di Santiago, resteranno negli occhi solo i pochi rigori trasformati dagli albiceleste e lo sguardo triste di Leo mentre abbandona il campo, l’immagine fuori fuoco sullo sfondo di una coppa che non solleverà.

 



https://www.youtube.com/watch?v=MCG2ycuoOg4&feature=youtu.be&t=35

 

Battendo il Giappone per 5-2, quattro reti nel primo quarto d’ora, la Nazionale femminile degli Stati Uniti si laurea campione del mondo per la terza volta nella sua storia. Il capitano Lloyd, al 16’, segna un gol assurdo da centrocampo.

 



 



La partita è passata storicamente in secondo piano a causa della sconfitta di Federer in finale contro Djokovic. Eppure molti la considerano la miglior partita della carriera dello svizzero, una delle massime espressioni di un atleta in uno sport individuale. Il punteggio di 7-5; 7-5; 6-4 rende solo parzialmente la superiorità dell’uno sull’altro: Federer e Murray non sembravano neanche giocare lo stesso sport.

 

La partita ha rappresentato probabilmente il punto più alto della versione di Federer ammirata quest’anno, quella che ha cercato di tirare il proprio talento tennistico come una corda di violino. Nei momenti migliori di questa stagione lo svizzero ha riorganizzato ex-novo tempo e spazio sul campo da tennis, togliendo continuamente respiro al gioco dell’avversario con continue discese a rete e colpi giocati in anticipo in modo aggressivo. Per tutte queste ragioni la sconfitta di Federer nella successiva finale fa riflettere: se non è riuscito a vincere in quelle condizioni di forma, sul suo terreno preferito, quanto potrà ancora farlo? Avevamo scritto l’analisi della partita

.

 



 



https://www.youtube.com/watch?v=7CWFcvvtrt8

 

La finale di Wimbledon vinta quest’anno da Djokovic contro Federer per 3 set a 1 è stata tante cose. È stata la partita del pareggio di Djokovic su Federer negli scontri diretti (fino a quella vittoria Federer era avanti per 20-19). Ma è stata anche la vittoria con cui Djokovic ha raggiunto Boris Becker, oggi suo allenatore, in quanto a numero di Wimbledon vinti. Non starò qui a descrivervi la partita perché non ne ho la competenza: seguo il tennis solo sporadicamente nonostante ci abbia giocato per 7 anni della mia vita. La cosa che mi ha colpito di quella partita in realtà è che è stato l’unico evento sportivo di quest’anno ad avermi portato a scrivere

: «Come si fa a non amare lo sport». Forse il non sapere tutto ciò che c’era dietro quella partita mi ha fatto apprezzare davvero quello che avevo sotto gli occhi. O forse è stata davvero la più bella manifestazione di sport dell’anno.

 



https://youtu.be/hwQ_st9RlxA?t=31m

 

Dopo 11 in anni in giro per il mondo a rompersi la schiena (Carlitos ha usato un termine molto più colorito), el jugador del pueblo ritorna dalla sua gente: viene accolto da una Bombonera stracolma.

 



A Monaco l'etiope è la

di una gara pazzesca: domina i 1500 metri in 3:50.07 e abbatte il primato delle cinesi, imbattuto dagli anni Novanta.

 





 

L’Electronic Arts annuncia che sulla copertina del popolare videogioco comparirà per la prima volta una calciatrice. Ad affiancare Messi ci sarà Alex Morgan negli Stati Uniti, Christine Sinclair in Canada e Stephanie Catley in Australia.

 



A Wembley torna in scena l’eterna sfida tra Arsène Wenger e José Mourinho: è il Community Shield che vede contrapposte Arsenal e Chelsea. Alla fine a spuntarla sono i biancorossi grazie al gol di Oxlade-Chamberlain. L’Arsenal si aggiudica così il trofeo per la seconda volta consecutiva.

 



 



https://www.youtube.com/watch?v=4NK9fN0OViA

 

Uno dei momenti mediatici dell’anno che più mi hanno colpito. A scandalizzarmi non è stata

Cristiano Ronaldo, ma il contesto che permette a Cristiano Ronaldo

(o uno dei due, tre, fate voi) la faccia tosta di dire che, a lui e ai suoi compagni di squadra, degli scandali della FIFA non gliene frega niente, che nello spogliatoio parlano di donne, scarpe, valigie e tagli di capelli. A parte il sessismo con cui le donne vengono inserite in una lista di oggetti, il punto è che Ronaldo è perfettamente a suo agio nel rispondere male a una domanda seria in diretta sulla CCN spagnola. In molti, quando il video è girato la scorsa estate, hanno interpretato le domande dell’intervistatore come delle provocazioni, e Cristiano Ronaldo reagisce come se domande del genere siano fuori luogo,

.

 

Purtroppo è vero, nessuno chiede queste cose ai calciatori, ma dovrebbe essere questa la cosa che ci scandalizza (se state pensando che è la stessa cosa, che non voleva dire qualcosa di negativo sulla FIFA, ricordatevi che quando si è trattato di attaccare Blatter perché a suo avviso non lo trattava allo stesso modo di Messi,

). Non so se Cristiano Ronaldo è una persona superficiale, se il sistema sta producendo calciatori sempre più ignoranti o se siano i brand e le squadre a esercitare un controllo comunicativo asfissiante, in ogni caso mi sembra che si sia arrivati al paradosso: se la cosa che conta dei calciatori è che facciano il loro lavoro—come si giustifica Cristiano—allora perché vendono scarpe, magliette, cuffie, prodotti per i capelli, abbonamenti telefonici…?

 

A me starebbe anche bene un mondo in cui i calciatori giocano a calcio e hanno una vita separata, mi chiedo solo se farebbe comodo a chi lavora con lo sport. Non si può andare avanti a storie motivazionali di riscatto. Se i calciatori sono una classe sociale a parte (perché le squadre e gli sponsor non sono tenute a fare qualcosa per la loro educazione, in senso largo) e di fatto formano cittadini 35enni disfunzionali, anche se ricchi, per una società normale, allora forse è il caso che comincino a vendersi le cose tra di loro. Che poi magari un giorno sarà così.

 



https://www.youtube.com/watch?v=Q2VFhirVprI

 

Dopo 110 anni di successi, l’incredibile onta della Primera B Nacional, l’equivalente della nostra Serie B, sembrava incancellabile, come ci ricordava il video di

. Invece 4 anni dopo il River Plate torna a vincere la Libertadores, il trofeo più importante, in finale contro i messicani del Tigres appena rinforzati con il centravanti francese André Gignac. Gran parte del merito è dell’allenatore Marcelo "El Muñeco" Gallardo, che ha creato un gruppo solido e finalmente competitivo.

 



Ai Mondiali di Kazan Federica Pellegrini vince l’argento nei 200 stile libero e conquista il sesto podio consecutivo nella specialità, record assoluto dei Mondiali di nuoto.

 



Nella finale degli 800 stile libero dei Mondiali di Kazan, Katie Ledecky

la medaglia d’oro e il record del mondo, il secondo dopo quello nei 1500. Per lei è la quinta medaglia d’oro nel libero, che si aggiunge a quelle già vinte nei 200, 400 e 1500 e a quella della staffetta 4x200. A soli 18 anni è la prima atleta, sia in campo maschile che femminile, a vincere tutte le distanze del libero, escluse le gare veloci.

 





 

Leo Messi segna contro il Siviglia nella Supercoppa europea una punizione simile a quella di Maradona contro la Juventus, una tra le più difficili della storia.

 



 



https://www.youtube.com/watch?v=z5jMhRKOpWw

 

Una di quelle notizie che passano inosservate sotto l’ombrellone e di cui si comprende la portata solo con il passare del tempo. L’Athletic di Ernesto Valverde impedisce al Barça di ripetere il famoso “sextete” dell’epoca Guardiola, diventando l’unica squadra a sconfiggere i catalani in una finale nel 2015.

 

Ci riesce giocando una partita d’andata martellante, con un pressing altissimo nella trequarti avversaria, con la squadra di Luis Enrique che nei primi 13 minuti non arriva mai a giocare un pallone nell’area avversaria. Aduriz segna una tripletta, l’Athletic vince 4-0 contro un Barça che fa turnover dopo la Supercoppa europea. Ma nella partita di ritorno al Camp Nou i baschi legittimano il trofeo pareggiando 1-1. Al ritorno a Bilbao, la squadra viene accolta da una folla impressionante che festeggia la vittoria di un trofeo atteso da ben 31 anni.

 



Il ciclista siciliano chiude male il suo anno più nero, quello che doveva essere della definitiva consacrazione. Il vincitore del Tour 2014

dalla corsa spagnola dopo dolo due tappe, perché si è fatto trainare dall’ammiraglia in seguito a una caduta. Proprio le cadute hanno rovinato la stagione di Nibali, finito a terra anche sulle strade di Francia (sempre alla seconda tappa).

 



https://youtu.be/ADhNNNt3FWo

 

Quattro giorni dopo il titolo sui 100 metri, Bolt raddoppia: il suo impero non crolla. Resta lui l’uomo più veloce al mondo.

 



Il triplista americano si laurea campione del mondo con la misura di 18.21 metri, appena otto centimetri meno del record di Jonathan Edwards che resiste dal 1995.

 



A Reykjavik, contro il Kazakistan, finisce 0-0: l’Islanda festeggia la sua prima storica qualificazione agli Europei di calcio. Tre giorni prima aveva sconfitto l’Olanda determinando di fatto, tra stupore e sbigottimento, l’eliminazione, anche questa storica, degli Oranje dalla fase finale.

 



Nella gara contro la Bulgaria Gianluigi Buffon tocca quota 150 presenze con l’Italia e diventa il giocatore più presente della storia della Nazionale.

 



Mai arrivata a una finale Slam di singolare, Flavia Pennetta vince a New York battendo Roberta Vinci 7-6 6-2,

che riassume la lunga sequenza di fatti altrettanto irripetibili che hanno portato a questa finale tricolore.

 



Il Giro d’Italia l’aveva vinto uno spagnolo, Contador, e secondo era arrivato proprio Fabio Aru, quello

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