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Alfredo Giacobbe

Fiorentina e Inter senza controllo

Le squadre di Pioli e Spalletti condividono la stessa filosofia verticale, ma la Fiorentina ieri…

È cominciato ieri il girone di ritorno del campionato di Serie A e come sempre il giro di boa rappresenta l’occasione migliore per valutare se le squadre hanno raggiunto una fisionomia chiara. Al Franchi si sono affrontate due squadre che, per certi versi, sono molto simili: sia la Fiorentina che l’Inter preferiscono attaccare in campo largo, i primi sono spinti in questo intento dalla filosofia verticale del suo allenatore, i secondi lo fanno soprattutto per cavalcare le caratteristiche dei propri giocatori migliori.

 

Due squadre che cedono volentieri il controllo all’avversaria, non riuscendo a gestire propriamente né il pallone né gli spazi. Messe l’una contro l’altra, Fiorentina e Inter si sono rimbalzate vicendevolmente l’onere di fare la partita, esponendo in tal guisa i loro pregi e i loro difetti. La sensazione che ha restituito la partita, terminata con il risultato di 1-1, è che la Fiorentina abbia mostrato un gioco forse persino più organizzato dell’Inter, e sicuramente più coerente ai propri principi guida.

 

Quando la palla scotta

Seppur impacciate nel costruire l’azione dalla difesa, Fiorentina e Inter necessitano di questo fondamentale per attrarre gli avversari in avanti, allo scopo poi di creare spazi da aggredire successivamente. Dall’altra parte, entrambe le squadre cercavano di mettere pressione alla costruzione avversaria nel tentativo di recuperare palla il più vicino possibile alla porta avversaria.

 

Il meccanismo di pressing pensato da Stefano Pioli ha permesso alla Fiorentina di riconquistare il possesso in zone pericolose molte volte, ma inizialmente ha mostrato qualche stortura. In particolare nelle intenzioni del 4-3-3 viola, Simeone doveva cercare di orientare la giocata del centrale difensivo interista verso una delle due fasce e, sul cammino del pallone, Thereau (a sinistra) e Chiesa (a destra) sarebbero dovuti uscire aggressivamente sul terzino, mentre Veretout e Benassi restavano di guardia sui mediani avversari. In realtà, però, almeno inizialmente, la posizione più centrale di Thereau (sia in fase di difesa statica, quando la Fiorentina si abbassava regolandosi secondo il 4-4-2, sia in fase di possesso, per lasciare la corsia libera a Biraghi) ha lasciato spazio a Cancelo, costringendo Veretout a dover scegliere di volta in volta l’uomo da seguire. Il centrocampista francese restava centralmente per coprire Vecino, lasciando libero Cancelo di salire palla al piede; oppure finiva per liberare il mediano uruguagliano.

 

Così, appena iniziata la partita, l’Inter sembrava capace di creare delle difficoltà sul fianco sinistro degli avversari, grazie ai movimenti ad allargarsi o a venire incontro di Joao Mario che permettevano a Cancelo di sovrapporsi internamente o esternamente, con Veretout che non aveva il passo adatto per correre dietro al portoghese. Pian piano, però, la Fiorentina ha trovato le misure: Pioli ha cercato anche qualche cambio tattico (si è visto talvolta Badelj salire a prendere Vecino ai limiti dell’area, quando Veretout era costretto ad allargarsi; oppure Biraghi occasionalmente ha mollato Joao Mario per aggredire Cancelo più in alto) ma soprattutto la Fiorentina ha trovato efficacia alzando coraggiosamente la linea difensiva: in questo modo ha compattato le linee, compresso gli spazi, chiuso le linee di passaggio.

 

I difensori e i centrocampisti interisti, privi di appoggi, hanno cominciato ad assumersi più rischi, esponendo i propri tentativi di passaggio agli intercetti avversari (8 sugli 11 totali sono arrivati prima del gol di Icardi); hanno cominciato a portare palla soprattutto centralmente finendo per perdere il pallone e per concedere una ripartenza in campo aperto (i viola hanno recuperato 48 palloni in partita, 16 dei quali pericolosamente nella metà campo avversaria).

 

 

È curioso notare come il gol interista, che ha cambiato gli equilibri della partita, sia venuto proprio da una di queste situazioni che, da un lato la Fiorentina sembrava controllare senza ambasce, e che dall’altro l’Inter pareva incapace di gestire. Cancelo, lasciato libero di ricevere da Thereau, si è appoggiato su Joao Mario e poi è salito in una percussione che ha costretto Veretout al fallo da ammonizione. Sul successivo calcio di punizione, Icardi ha trovato l’anticipo vincente e ha battuto Sportiello in due mosse.

 

Eppure, in tutta la partita, l’Inter ha speso il 73% del tempo in cui ha avuto la palla nella propria metà campo, un dato che dà la dimensione delle difficoltà dei nerazzurri nel risalire il campo e nel fare gioco intorno all’area di rigore avversaria.

 

La Fiorentina più a proprio agio

Per converso, il pressing dell’Inter sulla costruzione viola non ha funzionato benissimo, mettendo in luce alcuni problemi della squadra di Spalletti. Il giro palla della Fiorentina, scolastico ma ben eseguito, era quasi sempre sufficiente a liberare un uomo alle spalle del centrocampo nerazzurro. Anche l’Inter in fase di non possesso si muoveva secondo il 4-4-2, con Borja Valero sulla linea di Icardi a negare il passaggio in avanti a Pezzella e Astori e, alle loro spalle, uno dei mediani si alzava per coprire il movimento incontro di uno tra Badelj o Veretout; oppure era una delle ali che si alzava a contrastare il terzino opposto. Ma erano movimenti eseguiti sempre con colpevole ritardo e la Fiorentina riusciva spesso a servire senza problemi uno degli uomini del tridente offensivo davanti alla difesa nerazzurra.

 

Stefano Pioli sta assecondando molto le caratteristiche dei suoi giocatori, e la Fiorentina attacca in maniera differente a seconda degli interpreti: a sinistra, la tendenza naturale di Thereau ad accentrarsi, con o senza palla, crea spazi per l’agonismo del terzino Biraghi, mentre Veretout resta più basso e più largo sia per offrire copertura al compagno che si è sganciato in avanti, sia per avere il tempo di alzare la testa e servire un uomo con un servizio in diagonale verso il centro. A destra invece è Benassi ad allargarsi, per offrire a Chiesa la possibilità di accentrarsi, con Laurini che limita le sue discese.

 

La caratteristica più spiccata di questa squadra è il senso dell’urgenza: la Fiorentina deve riconquistare in fretta il pallone, deve cercare presto la profondità, deve mettere immediatamente il cross. Anche a costo di disordinarsi in difesa, di sfiancare i propri attaccanti in rincorse continue, di sprecare frettolosamente una buona occasione.

 

Qui sotto vediamo riassunto in pochi secondi di gioco un compendio delle caratteristiche della Fiorentina, con cui ha costruito l’occasione più ghiotta del primo tempo, con Thereau che non è riuscito ad approfittare della scivolone di Ranocchia all’ingresso dell’area di rigore.

 

Nel tentativo continuo di coprire il pallone con un uomo in uscita dalla linea dei centrocampisti, la Fiorentina si disordina concedendo una pericolosa ricezione tra le linee di Borja Valero, su cui arriva in ritardo Badelj. more
I viola riconquistano comunque palla e si appoggiano a Simeone col lancio lungo. L’argentino controlla e dà la palla indietro a Benassi, che subito lancia Chiesa in avanti nello spazio. Seguirà la palla orizontale per Thereau al limite dell’area e la caduta di Ranocchia.more

 

Alla coerenza della Fiorentina, l’Inter non ha saputo rispondere né con l’organizzazione né con l’improvvisazione. Quando i viola si sono compattati, le discese palla al piede di Cancelo e Vecino si sono rivelate addirittura fonte di pericoli difensivi. Date le difficoltà nell’impostazione (Gagliardini e Ranocchia sono sembrati molto a disagio), Borja Valero è stato costretto ad abbassare il proprio raggio d’azione, esponendo un problema ormai strutturale in questa squadra: l’isolamento in avanti di Mauro Icardi.

 

Ancora una volta l’Inter non è riuscita né a raggiungere con la palla, né a supportare con gli uomini, il suo centravanti. Joao Mario si è andato via via spegnendo, fino ad essere sostituito con Dalbert (contestualmente Santon è passato a destra e Cancelo è salito di una linea).

 

La pass-map dell’Inter fino alla sostituzione di Joao Mario.

 

Le fatiche di Spalletti

Per capire quanto è precario l’equilibrio tattico interista, basti pensare al cambio tattico effettuato da Spalletti ad inizio secondo tempo: ha invertito la posizione di Gagliardini e Vecino, forse con lo scopo di proteggere meglio Ranocchia dai movimenti incontro, sfiancanti, del “Cholito” Simeone. Lo spostamento di Vecino ha però immediatamente tolto un riferimento a Cancelo, il giocatore più coinvolto nella manovra nerazzurra, e l’Inter ha faticato ancor di più nel risalire il campo.

 

Finché ha avuto dal suo lato Santon, terzino a piede invertito, l’Inter non è mai riuscita a servire Perisic lungo linea sulla corsa, o quanto meno non ha saputo creare le condizioni per isolarlo in uno contro uno. Solo dopo il gol del momentaneo vantaggio, con la Fiorentina che ha iniziato a lasciare spazi e con Dalbert più bravo a portare via un uomo, Perisic è entrato in partita.

 

L’Inter avrebbe addirittura potuto chiuderla, la partita, se Borja Valero avesse messo in rete di testa il bel cross dell’ala croata. La squadra di Spalletti, però, è sembrata in debito d’ossigeno, non riuscendo più a colmare le pecche nella propria struttura con l’atletismo. Il pressing degli attaccanti non veniva più assecondato dalle linee di centrocampo e di difesa, che non riuscivano a salire compatti: una volta saltati gli avanti nerazzurri, i giocatori della Fiorentina trovavano praterie. Il centrocampo interista è stato spesso bucato con una linea di passaggio tra il mediano e l’ala, che metteva in scacco il terzino, spesso attaccato in superiorità numerica. Soprattutto, l’Inter ha faticato terribilmente negli scivolamenti laterali, permettendo alla Fiorentina di trovare il cross o il cambio gioco verso l’esterno opposto. I viola hanno messo in area 36 cross, 16 più dell’Inter, ed è curioso notare che queste sono proprie le due squadre che hanno tentato più traversoni tra tutte quelle in Serie A.

 

La Fiorentina è arrivata al pareggio, più che meritato, dopo 40 minuti di forcing offensivo. Il possesso palla in questo periodo, che fino al gol di Icardi era stato a favore dell’Inter per 58% a 42%, è stato ad appannaggio dei viola per 70% a 30%.

 

 

L’equilibrio rotto dal gol ha fatto sì che la partita cambiasse completamente. La linea di difesa della Fiorentina è salita oltre il centrocampo, per fare gioco e per anticipare sulle seconde palle in uscita dal blocco basso interista. Con l’Inter preoccupata esclusivamente nella copertura centrale del campo, la Fiorentina ha insistito nel gioco sulle fasce, aiutata dei cambi di Pioli che hanno portato Babacar e Gil Dias nella linea degli attaccanti di un 4-2-4. Eysseric ha controllato con freddezza un pallone sporco arrivato a centroarea, sull’ennesimo traversone proveniente da destra che ha trovato libero Chiesa sul lato sinistro, e Simeone non ha sbagliato sotto porta.

 

In definitiva, Fiorentina e Inter si sono guardate allo specchio nella prima partita del girone di ritorno. Sono entrambe figlie di due progetti tecnici nuovi, i cui allenatori stanno facendo continui compromessi tra l’idea di gioco che hanno in testa e il materiale umano che hanno a disposizione, e che giocoforza devono assecondare per ottenere risultati nell’immediato. Non è un mistero che Spalletti sia a corto di uomini e che anche solo una variazione al suo undici tipo crea degli scompensi difficili da compensare, e i prossimi 15 giorni di riposo gli faranno senz’altro bene. Anche la Fiorentina potrà sfruttare il periodo di riposo per affinare certi meccanismi e alla ripresa, con grande probabilità, vedremo due squadre maggiormente evolute.

 

 

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Alfredo Giacobbe è nato a Napoli, dove vive, scrive e lavora. Ha contribuito all'antologia "Rivali" (Einaudi, 2022) e ha scritto "Michael Schumacher, l'uomo dietro la visiera" (66thand2nd, 2023).