Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Le 5 immagini più spaventose di eFootball
20 ott 2021
20 ott 2021
Piccolo racconto dell'orrore.
(articolo)
7 min
Dark mode
(ON)

Dal 30 settembre eFootball, il simulatore calcistico che raccoglie l’eredità di PES e lancia la sfida a FIFA 22, è disponibile in download. Che la versione free-to-play del prodotto Konami fosse incompleta e legata all’acquisto di contenuti aggiuntivi (sul modello del popolarissimo Fortnite) era cosa nota, ma nessuno si aspettava di trovarsi davanti alla digitalizzazione dei propri incubi.

Gli screenshot circolati in questi giorni compongono una sinistra galleria degli orrori, oggetto di infiniti meme, che hanno spinto qualche utente di Steam a etichettare il gioco come“horror psicologico”. Una definizione che avvicina eFootball a titoli di grande successo come Resident Evil e Silent Hill.

Abbiamo qui raccolto i nostri screenshot preferiti: mettete a letto i bambini.

Misterioso omicidio arbitrale

A Stamford Bridge si gioca Chelsea-Atalanta, valida per l’accesso ai quarti di finale della Champions League 21/22. Dopo l’autorevole 2-0 di Bergamo, la squadra di Gasperini è volata a Londra per completare l’impresa: eliminare i campioni in carica. Dopo appena tredici minuti, però, i Blues sono in vantaggio di due gol. Autore della doppietta è Lukaku, che un gol dopo l’altro sta ripagando i centoquindici milioni di euro sborsati da Abramovič per riportarlo al Chelsea.

Lukaku sta festeggiando il secondo gol insieme a compagni e tifosi, dunque non può accorgersi della tragedia che si consuma alle sue spalle. L’arbitro, l’olandese Johan Jansen, è steso a faccia in giù sull’erba. Il prato stesso sembra risucchiarlo: a guardare la foto, ci si aspetta di vederlo scomparire come accade a Michael Jordan nell’iconica scena di Space Jam. È forse in corso uno sciopero dei giardinieri di Stamford Bridge senza che i media di tutto il mondo ne siano a conoscenza?

L’equipe medica si precipita in campo, ma ormai è troppo tardi. Rapidamente, il corpo è trasportato fuori dal campo e dentro l’ambulanza; giocatori e pubblico pensano a uno svenimento e la partita può riprendere. The show must go on.

Azpilicueta, che è lì a pochi passi, ricorderà in seguito che l’arbitro si era toccato il collo, poco prima di cadere a terra. Avvelenamento da curaro, decreta il medico legale. Il povero Jansen è stato colpito da un piccolissimo ago avvelenato, penetrato proprio alla base del collo.

Si sa, l’arbitro non è una figura molto amata; ma chi poteva odiare Jansen al punto di ucciderlo? Il colpevole è armato e ben nascosto tra quarantamila testimoni. Nessuno è al sicuro.


Lo Szczęsny-abito

Il campionato non è iniziato nel migliore dei modi per Wojciech Szczęsny. Nelle prime sette partite ha concesso dieci gol, e non sembra il solido portiere visto nelle scorse stagioni. Come spiegarsi questo cambiamento? La ragione va cercata all’esterno - nel ritorno alla difesa a quattro, nei delicati equilibri di spogliatoio, nel rapporto con Allegri - oppure all’interno del giocatore? E intendo letteralmente all’interno di Szczęsny.

Mancano pochi minuti alle undici e Wojciech è seduto in riva al lago ad approfittare della breve tregua concessa dalla calura estiva. È la notte di San Lorenzo e, come ogni estate - ritiro permettendo - Szczęsny è a caccia di stelle cadenti. Pochi sono a conoscenza di questa sua passione, trasmessagli dalla nonna materna: non capirebbero, e alcuni - tipo Cuadrado - lo prenderebbero in giro.

Dopo ore di vuota attesa, un lampo illumina il Lago Grande. Wojciech fa appena in tempo a tuffarsi in acqua e schivare l’oggetto infuocato che plana verso di lui a velocità siderale. Quando riemerge, nota il cratere fumante dove prima era parcheggiata la sua macchina. «Una stella! È caduta proprio qui!» esulta tra sé il portiere. Nel prendere il telefono dalla tasca dei jeans, si accorge che è fradicio e inservibile. Si precipita allora verso il centro del cratere, nella speranza di poter raccogliere qualche frammento. L’ultimo ricordo che Wojciech Szczęsny ha del pianeta Terra sono tre occhi gialli che lo fissano curiosi dietro una roccia variopinta.

«Giorno 86: il bio-travestimento continua a ingannare gli umani. Richiesto immediato aggiornamento per il software “parate.exe”. Migliorare stabilità articolare. La copertura è a rischio».


One-Punch Semedo (Portogallo-Argentina, parte I)

Portogallo-Argentina non è una partita come le altre. Il motivo principale è, ovviamente, la presenza di Messi e Cristiano Ronaldo. La natura della loro decennale rivalità, al di là della narrazione che ne è stata fatta, è difficile da afferrare. Ogni loro confronto sul campo è accolto come un incontro di boxe con in palio la cintura G.O.L.D. (Greatest OfLoro Due), ma la questione del “più forte” è destinata a restare in sospeso.

Nélson Semedo non ha mai nascosto la sua ammirazione per il suo ex capitano Lionel Messi. Ed è proprio grazie a Semedo se sappiamo che La Pulce non ha bisogno di allenare uno dei fondamentali di cui è indiscusso maestro: le punizioni. Cosa può avere spinto Semedo a sferrare un pugno in faccia a Messi? Un pugno così potente da far ruotare di trecentosessanta gradi la testa del malcapitato Messi.

Un episodio che troverà posto tra le pagine più tragiche della cronaca calcistica, accanto alla testata di Materazzi a Zidane nella finale del Mondiale 2006 e alla battaglia del Mestalla. Se la situazione non è degenerata in una maxi rissa, lo si deve unicamente al misto di apprensione e straniamento provocato nei presenti dalla torsione innaturale del collo di Messi. Uno schiumante Semedo viene trasportato di peso fuori dal campo; Messi, miracolosamente illeso, si incarica di battere il calcio di punizione.


L'esorcismo di Cristiano Ronaldo (Portogallo-Argentina, parte II)

«All'attimo direi:

sei così bello, fermati!

Gli evi non potranno cancellare

l'orma dei miei giorni terreni.

Presentendo una gioia tanto grande,

io godo ora l'attimo supremo.»

(Goethe, Faust)

Una metafora a cui spesso si ricorre per definire persone straordinariamente longeve e in salute, ma anche atleti o atlete capaci di prolungare indefinitamente le loro brillanti carriere, è quella del patto col Diavolo. Cristiano Ronaldo, che alla soglia dei 37 anni mantiene intatta la propria fame di gol e record, rappresenta il prototipo del calciatore faustiano.

Per provare a spiegare la longevità sportiva di CR7 ne sono state vivisezionate dieta e abitudini; nessuno però si è spinto a considerare la questione da un punto di vista più esoterico. E se Cristiano avesse davvero fatto un patto con il Diavolo? Questa ipotesi aiuterebbe a far luce su ciò che accade nello screenshot rubato da eFootball. La rabbia per l’espulsione di Semedo rende CR7 vulnerabile all’attacco del Maligno, ma il pio Bruno Fernandes scongiura la catastrofe sussurrando all’orecchio del compagno antiche formule latine.

Da Statpaldo a Satanaldo; da CR7 a CR666. I record della carriera di Cristiano sono così tanti che, in alcune categorie, il primato sembra aver preceduto la creazione della stessa classifica. Eppure Ronaldo, insoddisfatto dei propri limiti di uomo mortale, è tormentato dallo spettro della vecchiaia e del ritiro. Sedotto dall’oscuro demone mesopotamico Anotnac durante una crociera promozionale sull’Eufrate, gli consegna la propria anima in cambio della carriera eterna. Come nella migliore tradizione della Master League di PES, il giorno del ritiro di Cristiano un diciottenne col cerchietto e quintali di gel farà la sua comparsa nella rosa del Manchester United, in un ciclo senza fine di esordi e addii.

L’ultima partita di Ronaldo, però, sembra ancora lontana e la maledizione può essere spezzata. La carriera di Cristiano non ha bisogno di un nuovo Ronaldo per entrare nella leggenda, di nessuna magia per essere immortale. Come nell’atto finale del poema di Goethe, quando il Dottor Faust, che in vita ha continuamente aspirato all’infinito, ottiene la salvezza della propria anima nonostante il patto con Mefistofele.


Messi ai confini della realtà (Portogallo-Argentina, parte III)

La teoria psicanalitica definisce perturbante un’opera capace di evocare in noi ciò che sentiamo come più familiare [...], ma che è allo stesso tempo “tenuto nascosto” (rimosso/negato). L’effetto, sullo spettatore, è un senso di profonda inquietudine o terrore. La faccia di Messi è perturbante nel suo essere universalmente riconoscibile e, al tempo stesso, indecifrabile in molte delle sue espressioni.

Gli occhi sono quelli dei cartoni animati dopo una botta in testa; sembra quasi di vedere piccole stelle che gli orbitano intorno. La sua espressione pare anche velata da una certa tristezza, che ultimamente pare abitarlo.

Prima che si possa capire qualcosa, però, il triplice fischio chiude questa amichevole internazionale che lascia aperte non poche questioni - la sanità mentale di Semedo, la salvezza spirituale di Cristiano, l’anatomia di Messi.


Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura