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Marco D'Ottavi
Diario dell'Europeo di Cristiano Ronaldo
21 giu 2021
21 giu 2021
Euro 2020 è iniziato da 10 giorni e a Ronaldo è già successo di tutto.
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Marco D'Ottavi
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Provate a immaginare la scena: Cristiano Ronaldo torna a casa dopo la sconfitta per 3-0 con il Milan, lo scorso 9 maggio: è stato il peggiore in campo, zoppica leggermente mentre sale le scale della sua villa, è stanco nelle membra e frustrato nella testa. Lo sguardo è triste, la compagna lo guarda a distanza preoccupata. Entra in camera e si avvicina al calendario a muro, soleva il foglio di maggio con la mano destra e con lo sguardo fissa giugno. Dal giorno 11 inizia una sfilza di grandi X rosse che occupano tutte le caselle, fino a scavallare su luglio e fermarsi al giorno 11, dove sempre in rosso compare la scritta "GOAT?", con un punto di domanda alla fine.Cristiano Ronaldo sorride. Ok, magari non è andata proprio così, come in una commedia americana. Magari Ronaldo nella sua casa torinese non ha delle scale, sicuramente non un calendario: le persone ricche non usano il calendario. Ma il senso rimane: da quanto tempo Ronaldo sta pensando all’Europeo?Da quanto organizza la sua routine, calibra i suoi sforzi, tara il suo allenamento per l’evento dell’estate?L’ipotesi serpeggiava carbonara tra i tifosi della Juventus da mesi, mentre lo vedevano muoversi sempre meno a suo agio lungo le trequarti avversarie: si sta tenendo per l’Europeo, pensavano rancorosi. Ma come dargli torto? (a Ronaldo, non ai tifosi) (anche ai tifosi dai).Possiamo non accettarlo, ma questo è l’Europeo di Cristiano Ronaldo, anche più della solita solfa secondo cui tutti i grandi tornei sono i tornei di Cristiano Ronaldo. Dovesse vincerlo sarebbe il secondo di seguito, mentre Messi dall’altra parte del mondo, con la maglia della Nazionale è ancora alla ricerca del primo titolo. Chi sarebbe il più grande allora? Già solo partecipando è diventato l’unico a poter contare cinque partecipazioni, due vittorie su cinque non sarebbe male. Da Euro 2004 dove si è rivelato al mondo a Euro 2020+1: come lui nessuno mai. Ci è arrivato tirato a lucido, 36 anni e non sentirli: «Arrivo a Euro2020 tanto motivato quanto lo ero al mio primo Europeo nel 2004» ha detto parlando con la rivista della Federcalcio portoghese, e come facciamo a non credergli? Ronaldo è una macchina fatta per frantumare record e dopo quelli della Champions League e quelli di Coppe vinte in paesi sparsi, tocca a quelli dell’Europeo. È bastata la prima partita con l’Ungheria per diventare il calciatore con più gare giocate (22), vinte (12), gol segnati (11). Quand'è che questi record diventeranno parole vuote? Per Ronaldo mai. https://twitter.com/TeamCRonaldo/status/1405544017702494217 C’è però un rovescio della medaglia in questa eterna corsa verso la grandezza: nessuno come lui riesce a farci capire il senso di urgenza mentre insegue la storia. Quando riguardano Cristiano Ronaldo, le cose perdono di materialità per diventare come macchie di Rorschach. Tu le guardi e ci vedi quello che vuoi.Stai dalla sua parte? E allora ti sembrerà Rambo, l’eroe solitario che sfoggiando i muscoli e una fascia rossa combatte contro tutti. Stai dall’altra parte? E allora ti sembrerà un cattivo egocentrico, che mette il suo benessere e le sue statistiche davanti a tutto. Il fatto è che Ronaldo non è uno o l’altro. Prendete la conferenza stampa prima della partita con l’Ungheria. Ronaldo raccoglie due bottiglie di Coca-Cola davanti a lui e le sposta lontano alla sua sinistra, come per toglierle dall’inquadratura. Poi prende l’acqua e se l'avvicina. Il gesto è accompagnato da una comunicazione robotica: «Agua», alzando la bottiglia trasparente, e poi «Coca Cola» seguito da una smorfia schifata. https://youtu.be/wrdtwNOnMhQ Il suo salutismo non è una novità, ma non lo è neanche la vicinanza ai grandi marchi. Secondo il GuardianRonaldo potrebbe essere la causa del deprezzamento delle azioni di Coca Cola dell’1,6%, per un valore stimato di circa 4 miliardi di dollari. Martedì l’azienda si è sentita in dovere di rispondere alle due singole parole dette da Ronaldo con un comunicato: «Ognuno ha il diritto alle proprie preferenze in termine di gusti ed esigenze». Ed è curioso come un brand che a livello comunicativo vive prendendo posizioni nette sia stato costretto dal centravanti del Portogallo a dover ammettere che se volete potete non bere Coca-Cola, nessuno si farà male. Possiamo considerare questo episodio come un sintomo di cosa c’è di sbagliato nel capitalismo, oppure la dichiarazione ingenua di un uomo ormai più grande di se stesso. Chi altro può creare due realtà più lontane tra loro ma che in qualche modo si toccano?Ronaldo, il calciatore che più di tutti ha sempre usato il suo megafono per dei prodotti piuttosto che per delle idee - che si arrabbiava quando gli chiedevano di parlare di qualcosa diverso dalle "borse" - potrebbe aver affossato un prodotto esaltando un’idea.Le bevande zuccherate sono il male? Sì, se ce lo dice Cristiano Ronaldo. Così è iniziato il suo Europeo, e chissà come finirà. Ovviamente l’episodio non è rimasto fermo. Pogba ha fatto lo stesso con una birra Heineken, ma il gesto potrebbe essere spiegato con la sua fede, e l’eco è stata minima. Locatelli ha ripetuto la mossa di Ronaldo, ma perché era impallato dalle bottiglie, non certo perché secondo lui dovremmo bere solo acqua. Cherchesov, allenatore della Russia, ha usato una bottiglia di Coca-Cola per aprirne un’altra e poi se n’è bevuta mezza in un sorso, come a dire al portoghese, “guarda qui che fanno i veri uomini”. Lukaku, sempre in conferenza stampa, ha invitato l’azienda a chiamare Roc Nation, l’agenzia di Jay-Z che cura anche gli interessi del centravanti, per lavorare insieme. La stessa cosa ha fatto Yarmolenko. Il capitolo meme non lo apro neanche, perché servirebbe una rivista apposita per discuterne. Poi è arrivato il campo. All’esordio contro l’Ungheria Ronaldo ha eseguito alla perfezione la sua parte. Per ottantasette minuti è sembrato un’anima in pena, mentre il Portogallo provava a scavare come una goccia cinese l’organizzazione degli avversari. Dopo appena quattro minuti ha rivolto la sua ira verso Diogo Jota, colpevole di non avergli dato il più facile degli assist. Cristiano Ronaldo che faceva Cristiano Ronaldo, mentre intanto sugli spalti il pubblico ungherese, per la prima volta al 100% in uno stadio, lo beccava.Pensateci un attimo: dopo un anno e mezzo di stadi vuoti, il primo stadio pieno era lì per fischiare lui.A chi altro sarebbe potuto toccare l’onore?

Ma forse il pubblico era lì anche per vivere l’esperienza Cristiano Ronaldo, praticamente un pacchetto, così diversa dall’esperienza Federer che raccontava David Foster Wallace ma non per questo meno affascinante. Alla fine è arrivata: fiaccata dall’ingresso del portoghese più improbabile, Rafa Silva, e ferita da un gol fortunoso di Rafa Guerrero all’84’, l’Ungheria ha prima concesso un rigore, che il numero 7 si è incaricato di trasformare come se fosse una bottiglietta d’acqua nel deserto e poi nel recupero ha raddoppiato i suoi gol andando a chiudere con convinzione una bella azione corale. Dopo quel gol nessuno poteva essere più contento di lui. La gioia di Ronaldo per essere un gol più vicino all’immortalità si è propagata nell’aria come elettricità. Quando ha saltato girandosi con le braccia aperte per la sua ormai iconica esultanza, tutto lo stadio, che prima lo fischiava, ha gridato SIUUUUU, anche loro comprati dal fenomeno.Fuori dallo stadio, però, qualcuno ha visto la cosa in maniera diversa. Esiste tutta una sottocultura che odia l’ultimo Cristiano Ronaldo, quello capace di sparire da una partita ma comunque di finirla con 1, 2 o 3 gol. In una realtà in cui tutto si distorce, un’osservazione è diventata un meme. All’inizio era Tapinaldo, a dire che i suoi gol sono tutti facili, tap-in da pochi passi; poi è diventato Penaldo, per tutti i rigori che segna. Ora l'ultima evoluzione, letta in una chat in cui con gli autori di Ultimo Uomo parliamo di calcio e vita (e quindi di Cristiano Ronaldo principalmente), è Statpaldo mutuato da stat padding, che in inglese sta a indicare un’azione che migliora le statistiche di un singolo. Solitamente viene usata per sport dove le possibilità di modificare i propri numeri sono molte (basket, e-games, cricket), per arrivarci nel calcio ci vuole grande fiducia nell’importanza dei numeri.

Come una macchina, Ronaldo ha massimizzato l’occasione. Prima di quella alla Germania, ci arriviamo, le sue ultime reti con la maglia del Portogallo sono state con Israele, Lussemburgo e Andorra (in un 7-0), senza contare i sette gol in due partite segnati alla Lituania, classic Statpaldo.Eppure è sempre lui ad aver segnato la tripletta alla Spagna nel 2018 o quella alla Svizzera in semifinale di Nations League, poi vinta.Qual è il vero Cristiano Ronaldo? Chi lo sa. https://twitter.com/ESPNFutbolArg/status/1405214465277243399 Se lo deve essere chiesto anche un addetto alla sicurezza della Puskas Arena, che lo ha inseguito per controllare se il suo pass fosse in regola. Possiamo pensare che sia stato ingannato dalla mascherina, ma come è possibile non riconoscere Cristiano Ronaldo? Dovrebbe bastare anche il suo inconfondibile pomo d’adamo, come ci ha ricordato la UEFA qualche ora dopo, con uno di quegli strani quiz che servono solo a scatenare le fazioni opposte nei commenti. https://twitter.com/EURO2020/status/1406179899577077762 Il fatto è che, anche in una partita brutta che ridimensiona le possibilità di vittoria del Portogallo come quella persa 4-2 con la Germania, a Ronaldo succedono cose su cose che non necessariamente hanno a che fare con la partita. Il gol, ad esempio, lo avvicina ancora di più a tutta una serie di altri record che non sto qui a indicare perché sembrerebbe un comunicato stampa fatto dallo stesso Ronaldo. Un gol arrivato con un appoggio da due passi a porta vuota. Tapinaldo, è stato il grido dell’internet che lo odia (anche se tecnicamente non è un tap-in); mentre l’altra parte ha fatto notare come era stato lui a iniziare l’azione liberando di testa su calcio d’angolo.Ronaldo che a 36 anni brucia il campo come a 26. In quel momento è diventato anche il primo calciatore a segnare 10 gol a Neuer, un altro record strano che non avremmo notato se non era lui a realizzarlo. Dall’altra parte, però, mentre lui viveva la sua partita di record e vuoti, la Germania si toglieva la patina di polvere della prima uscita e schiacciava il Portogallo nella sua area di rigore segnando 4 gol. Un giocatore diverso da Ronaldo, in grado di aiutare la fase difensiva avrebbe aiutato di più la squadra? Difficile dirlo. Il numero 7 però ha contribuito con un gol e un assist. In un torneo in cui passano 4 migliori terze su 6 e la differenza reti conta, è più di una statistica personale. Ma le cose che lo coinvolgono, potevate immaginarlo, non si fermano ai numeri. A un certo punto ha fatto un piccolo sombrero su Rudiger e poi ha indicato il pallone, prima di passarlo a Bruno Fernandes con un tacco no look.Anche qui, per qualcuno è stato l’attimo in cui il dio del calcio è sceso sulla terra, per qualcuno altro invece la conferma che l’ego del portoghese è più del normale svolgimento di una partita. https://twitter.com/georgeokoth24/status/1406533390967390212 Ma il karma, dicono, valga per tutti. Nei minuti finali, con la squadra sotto di due gol ormai sconfitta, Ronaldo si è trovato a gestire il possesso sull’esterno. Sulla pressione di Kimmich e Muller, ha provato uno dei suoi trick vintage, di quando era un'ala dribblomane, ma il pallone è finito sul fondo.Davanti a lui c’era uno spicchio di tifosi tedeschi che è scoppiato in un boato.Ronaldo se l’è guardati con lo sguardo di chi, è sicuro, avrà un’altra occasione per vendicarsi. Anzi, a pensarci, in questo momento tutto quello che fa sembra una continua ricerca della vendetta contro qualcuno. Una lista di nemici a cui dovrà aggiungere anche Robin Gosens. L’esterno dell’Atalanta, che se ci pensate è il tipo di giocatore esattamente all’opposto di Ronaldo, ha giocato una di quelle partite da raccontare ai nipoti. Arrivando dal lato debole è stato un rebus irrisolvibile per una squadra forte come il Portogallo allo stesso modo in cui lo è spesso quando è agli ordini di Gasperini. Dopo la partita si è sentito in dovere di dirci che questa volta non aveva chiesto la maglietta al portoghese. «Mi sono goduto la vittoria» ha detto, come a sottolineare che invece Ronaldo non se l’era potuta godere per colpa sua. Questo perché quando si erano incontrati la prima volta in campionato, Gosens la maglia gliel’aveva chiesta eccome. Lo ha scritto nella sua biografia (Gosens, non Ronaldo) dal titolo Vale la pena sognare: «Gli ho chiesto: 'Cristiano, posso avere la tua maglietta? Non mi ha nemmeno guardato, ha detto solo: 'No!'». Gosens lo ha raccontato come un momento imbarazzante, in cui si era sentito “piccolo”. Anche i compagni dell’Atalanta lo avevano preso in giro, regalandogli una maglia di Ronaldo come si fa con i bambini al compleanno. La Gazzetta dello Sport lo ha tirato in ballo anche dopo la partita dell'Italia col Galles: nella pagella per Bernardeschi ha scritto "colpisce il palo su punizione: con CR7 non può". Chi altro potrebbe essere tirato in ballo in maniera così subdola (forse, a pensarci bene, solo Messi subisce lo stesso tipo di allusioni)? Come Atlante, Ronaldo ha sulle spalle il peso di tutto quello che lo circonda, ma al contrario di Atlante è tutto voluto e soprattutto niente di eroico. Mercoledì si giocherà il passaggio del turno con la Francia, non la più facile delle sfide. Al Portogallo servirà la versione di Statpaldo più scintillante. Servirà anche a noi. Dopotutto che Europeo sarebbe senza Ronaldo?

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