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Redazione

A che punto è la Coppa d’Africa

Dieci domande per continuare a seguire Gabon 2017, ora che è entrata nel vivo.

  1. Dobbiamo cominciare a convincerci che intorno a Hervé Renard ci sia un’aura miracolosa?

 

Gabriele

Io ho finito le parole. L’eliminazione della Costa d’Avorio per mano del Marocco non era da escludere, ma le assenze erano tante – Belhanda, Amrabat, Boufal, Tannane – ed era diventata difficile da pronosticare. Non è ovviamente solo merito di Renard, ma la sua capacità di toccare e trasformare tutto in oro è straordinaria. Non credo che vincerà la Coppa, ma già aver riportato il Marocco alla fase a eliminazione diretta dopo 13 anni è un traguardo notevole. Da togliersi il cappello anche per Mendyl, classe ‘97.

 

Originario della Costa d’Avorio, Mendyl ha scelto la nazionalità marocchina. Il destino l’ha subito messo alla prova.

 

Giulio

Renard in ogni caso è stato bravissimo a fare praticamente l’opposto di Leekens, riuscendo a compattare partita dopo partita un gruppo in difficoltà per le assenze e partito maluccio contro la RDC. Il Marocco è chiaramente cresciuto in convinzione, e la figura di Renard acquista carisma ogni giorno che passa. Per i giocatori considerare l’uomo con la camicia bianca in panchina un predestinato potrebbe rivelarsi decisivo.

 

Andrea

Renard è già un predestinato e, in Africa, secondo me potrebbe diventare l’erede di Claude Le Roy. Il lavoro che ha fatto sul Marocco è straordinario; anche con il roster decimato Renard è riuscito ugualmente a imbastire una squadra competitiva sfruttando anche un paio di intuizioni personali rivelatisi vincenti (En-Nesyri in mezzo, Alioui davanti). Postilla a margine per le prestazioni di Benatia, ad oggi il miglior difensore della manifestazione.

 

Fabrizio

Giustissimo sottolineare la personalità di Benatia, che sembra proprio essere l’unico centro catalizzatore di leadership capace di rifrangere, in campo, l’aura che profonde Renard in panchina. Mi pare un ottimo segnale anche la pacatezza, che non è rassegnazione ma accettazione del proprio ruolo, con la quale El Kaddouri ha accettato la panchina nel match di fatto più importante del girone.

 

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