Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
A che punto è la Coppa d'Africa
27 gen 2017
27 gen 2017
Dieci domande per continuare a seguire Gabon 2017, ora che è entrata nel vivo.
(di)
(foto)
Dark mode
(ON)



 



Andando in ordine, il Camerun è un primo ostacolo mica da ridere. I “Leoni indomabili” sono una delle squadre migliori del torneo per talento, fisicità, alternative e anche organizzazione. Il Senegal è probabilmente la migliore di tutti, ma cominciare con uno scontro così duro non sarà facile.

 



Paolo Condò, commentando i potenziali sviluppi del tabellone della Coppa, ha sottolineato un aspetto che trascende la suggestione: nella parte bassa, quella del Senegal, si sfideranno i maggiori rappresentanti dell’Africa Nera (mentre in quella alta la fa da padrona il Maghreb). Ad accomunare Senegal, Camerun e Congo soprattutto c’è l’equazione atleticità + gioco sulle fasce. Il Senegal ha dimostrato di avere un

: vedere come riuscirà a scardinare i meccanismi difensivi sulle fasce del Camerun (Oyongo, per esempio, sulla fascia di Mané

soffocando sul nascere le transizioni) servirà a testare quanto in là possa spingersi.

 



Il primo avversario del Senegal è il Senegal stesso. O meglio, la fase difensiva dei “Leoni del Teranga” che, ad oggi, non ha convinto per nulla. Sebbene possa vantare singoli di livello assoluto per il contesto africano (uno su tutti, Koulibaly), il Senegal dovrà fare attenzione alla velocità del Camerun, visti i limiti di organizzazione difensivi palesati in queste prime tre partite. Guardando il bicchiere mezzo pieno, c’è la possibilità che la squadra migliori col passare delle partite. E, in questo caso, il Senegal potrebbe decisamente fare il colpaccio.

 

https://www.youtube.com/watch?v=TMIyz77ngeo

Kara Mbodji è sembrato più a suo agio nell’area avversaria che nella propria.



 



Credo che le insidie siano quelle riservate a chi gioca una grande fase a gironi e poi rischia di perdersi: quante volte lo abbiamo visto?

 

Il Senegal ha giocato il miglior calcio della fase a gironi, facendo un’ottima figura anche con le riserve contro l’Algeria. L’insidia maggiore è forse il tabellone: quarti con il Camerun, semifinali con RD Congo o Ghana. Ouch.

 





 



Il problema maggiore va cercato a monte nella scelta del ct. Dopo l’ottimo lavoro di Halilhodzic nel Mondiale 2014, nessuno ha saputo ricreare la stessa unità di gruppo. L’Algeria è sembrata sfilacciata in questa Coppa d’Africa: eppure che sia una squadra forte lo capisci da Slimani, che ha giocato male, ma ha segnato comunque due gol. Serve un progetto, qualcuno disposto a impegnarsi per anni.

 



Inutile dire che l’Algeria mi ha molto deluso, anche se affidare un gruppo con così tanto talento a un ct conservativo come Leekens non si è rivelata una grande trovata. Il fallimento della spedizione algerina è riassunta in un fotogramma del match perso contro la Tunisia: Brahimi, sostituito, esce visibilmente arrabbiato calciando un secchio d’acqua. Da qui si capiva, o almeno per me è stato così, come Leekens non avesse il polso della situazione.

 


Prenderla bene.



 



Bisogna anche aggiungere che i giocatori, a parte Mahrez nella prima gara, hanno dato la martellata finale: o si nascondevano o giocavano da soli, e come risultato nessuna stella è riuscita a salvare l’Algeria da un’eliminazione bruciante.

 



Mi pare che stiamo mettendo l’accento soltanto sull’apporto deludente delle stelle più attese del torneo, capintesta Ryiad Mahrez che anche con le pantofole e il telecomando della TV in mano ha dato l’impressione di essere troppo al di sopra della media degli avversari, e molto meno di quanto meriti, invece, sulle frustrazioni difensive. Mandi e Cadamuro, due giocatori comunque di livello, hanno ballato più dell’accettabile, per non parlare di Ghoulam, Meftah e soprattutto Belkhiter costantemente bulleggiato da Billiat nell’imbarazzante primo tempo con lo Zimbabwe. L’Algeria di questa AFCON è la dimostrazione che al pari di come funziona per la letteratura secondo la O’Connor, neppure nel calcio due più due (il prestigio e la classe dei singoli, in questo caso) è sempre uguale a quattro.

 




 



Se dovessi riassumere in cinque parole la Coppa d’Africa della Tunisia userei queste: come fare di necessità virtù. In Gabon la Tunisia partiva tra lo scetticismo generale, e invece già al primo turno ha collezionato lo scalpo importante dei rivali storici algerini. In tutto questo ha avuto un ruolo fondamentale Kasperczak; il ct polacco ha saputo ottenere il massimo da una rosa non ricchissima di talento, costruendo però un undici efficace intorno agli unici due giocatori di qualità superiore: Msakni e Sliti. Non a caso, sono stati loro ad ottimizzare gli sforzi del gruppo, trascinando la Tunisia ai quarti.

 



Contro il Senegal la Tunisia ha creato una trentina di occasioni, ha tirato in porta il doppio degli avversari ed è capitolata essenzialmente per la botta psicologica 1) di aver subito un calcio di rigore nei primi dieci minuti 2) causato dal suo uomo più rappresentativo, Abdennour. La difesa, nel corso delle successive partite, è cresciuta molto e si è compattata, mentre l’attacco ha affinato il tasso di conversione di tiri in gol (ed è il più prolifico, insieme a quello del Congo RD). Il Burkina-Faso sarà avversario ostico oltre l’immaginabile, ma un posto nelle prime quattro per i tunisini è alla portata.

 



Il tabellone li aiuta un po’. La difesa conta molto (il Burkina Faso ha chiuso il gruppo A primo proprio grazie all’impenetrabilità), ma le Aquile di Cartagine hanno qualche individualità in più. Se Sliti, Khazri e soprattutto Msakni continuassero a giocare così, la semifinale è possibile. Poi si vedrà.

 


Com’è che si ferma questo qua?



 





 



Io ho finito le parole. L’eliminazione della Costa d’Avorio per mano del Marocco non era da escludere, ma le assenze erano tante - Belhanda, Amrabat, Boufal, Tannane - ed era diventata difficile da pronosticare. Non è ovviamente solo merito di Renard, ma la sua capacità di toccare e trasformare tutto in oro è straordinaria. Non credo che vincerà la Coppa, ma già aver riportato il Marocco alla fase a eliminazione diretta dopo 13 anni è un traguardo notevole. Da togliersi il cappello anche per Mendyl, classe ‘97.

 

https://www.youtube.com/watch?v=0TeZ3SL9skM

Originario della Costa d’Avorio, Mendyl ha scelto la nazionalità marocchina. Il destino l’ha subito messo alla prova.



 



Renard in ogni caso è stato bravissimo a fare praticamente l’opposto di Leekens, riuscendo a compattare partita dopo partita un gruppo in difficoltà per le assenze e partito maluccio contro la RDC. Il Marocco è chiaramente cresciuto in convinzione, e la figura di Renard acquista carisma ogni giorno che passa. Per i giocatori considerare l’uomo con la camicia bianca in panchina un predestinato potrebbe rivelarsi decisivo.

 



Renard è

un predestinato e, in Africa, secondo me potrebbe diventare l’erede di Claude Le Roy. Il lavoro che ha fatto sul Marocco è straordinario; anche con il roster decimato Renard è riuscito ugualmente a imbastire una squadra competitiva sfruttando anche un paio di intuizioni personali rivelatisi vincenti (En-Nesyri in mezzo, Alioui davanti). Postilla a margine per le prestazioni di Benatia, ad oggi il miglior difensore della manifestazione.

 



Giustissimo sottolineare la personalità di Benatia, che sembra proprio essere l’unico centro catalizzatore di leadership capace di rifrangere, in campo, l’aura che profonde Renard in panchina. Mi pare un ottimo segnale anche la pacatezza, che non è rassegnazione ma accettazione del proprio ruolo, con la quale El Kaddouri ha accettato la panchina nel match di fatto più importante del girone.

 





 



Nella Guida d’apertura avevo detto che questa Costa d’Avorio sarebbe potuta arrivare in fondo, ma era un’occasione per rifondare. E non rifondi senza qualche scivolone. Dussuyer ha un po’ esagerato nella considerazione delle sue intuizioni, togliendo dalla gara decisiva contro il Marocco quelli che erano stati i più incoraggianti - Seri e Kodjia; forse nella sua testa non era nelle carte l’eliminazione. Questo

invece non era previsto.

 



Parlare delle reazioni di Drogba a questa eliminazione - magari un po’ inattesa ma in fondo preventivabile - è interessante, perché dimostra il vero approccio del panorama calcistico ivoriano

(anche se magari ridurlo al solo DD può sembrare un gesto forte): il suo pensiero più lucido forse è quello in cui sottolinea come nonostante la squadra sia giovane e talentuosa, ci sia bisogno di sostenerla perché

. In apertura del tweet scrive pure: “Scherzi a parte…”. Lo scherzo sarebbe la trollata a Bismarck Biyombo, centro di Charlotte.

 


Trolling tra colossi.



 

Drogba

di tornare per vendicarsi. Nella linea sottile che separa l’interpretazione tra

e

secondo me si annida la vera ricezione del concetto di

degli ivoriani. E sì che hanno dovuto aspettare ventitré anni per vincere una Coppa…

 



Per la Costa d’Avorio, malgrado sia campione in carica, vale un po’ il discorso dell’Algeria. In CAF spesso hanno deluso pur potendo contare su una generazione d’oro, riuscendo a portare a casa il trofeo solo all’ultimo ballo, e dopo una serie infinita di rigori.

 

La rinnovata squadra attuale è stata vittima dello stesso destino: i nomi ci sono, purtroppo non sono risultati incisivi come qualunque spettatore, specie europeo, si sarebbe aspettato. Il futuro però è dalla loro.



Se volessimo trovare una scusa a loro parziale discolpa, si potrebbe dire che - contrariamente all’Algeria - lo zoccolo duro che ha fatto la storia fino a due anni fa non c’è più, e ragazzi come Bailly, Kessié e Seri hanno bisogno di fare esperienza per crescere ulteriormente. Diciamo che il materiale per fare bene in un prossimo futuro c’è, ma forse non è Dussuyer il tecnico ideale per lavorarci su.

 





 



Passano le partite e la squadra di Florent Ibengé sorprende sempre di più. Eppure sono anni che la Repubblica Democratica del Congo cresce in maniera esponenziale, sfruttando in primis l’ascesa di TP Mazembe e Vita Club in campo internazionale. Il tecnico dei Leopardi ha poi trovato un Junior Kabananga decisamente on fire: l’esterno offensivo, attualmente in forza all’Astana, in Gabon non doveva nemmeno esserci, ma oggi è forse il fattore determinante per le fortune di questa nazionale. Non solo, perché oltre Kabananga, là davanti fanno bella mostra due folletti come Mubele e Kebano, vere spine nel fianco delle difese avversarie. Il gruppo mi pare compatto, e tutto può succedere. A Kinshasa saranno pronti per costruire un’eventuale statua ad Ibengé?

 


Inafferrabile Junior.



 



Forse vincerla sarebbe troppo. Anche perché la RD Congo affronterà il solido Ghana ai quarti ed eventualmente il Senegal in semifinale (sorry, Camerun). Ibengé è il miglior coach africano in questo momento, ma è

chiedere troppo. Un altro piazzamento nelle top 4 sarebbe incoraggiante, sia per chi è rimasto a casa (Yannick Bolasie, assente per infortunio, che

è un must) sia in ottica futura (la RD Congo si giocherà un posto al Mondiale con la Tunisia in un gruppo

).

 



Definire la RDC una sorpresa è riduttivo. Ibengé ha costruito una squadra vera, ben allenata, capace di mettere in campo la giusta fisicità e mortifera negli spazi. Sottovalutarla, arrivati a questo punto, potrebbe essere un errore fatale, specie vista la vena di Junior Kabananga. In più parliamo di una squadra in cui il numero 10 si chiama Neeskens, di nome. Bisogna essere calcisticamente aridi per non simpatizzare.

 



Avete già detto tutto, perciò non mi resta che dedicare un pensiero a Vumi Ley Matampi, che non sta facendo rimpiangere il buon Kidiabe, né in termini di pragmatismo né, come dire, di

. La solidità del pacchetto arretrato, nel quale Tisserand si sta distinguendo per concretezza, contribuirà a fare del quarto tra Congo RD e Ghana la gara più equilibrata, forse, insieme a quella tra Senegal e Camerun. E forse stiamo dimenticando che esplosione nell’esplosione, la scalata di Bolingi nelle gerarchie che lo vedono dietro a Mbokani e Bukambu potrebbe essere la

della Coppa.

 

https://www.youtube.com/watch?v=ged67Q0lzZw

Come mai non è ancora a spaccare porte della Jupiler League?



 





 



Io parto dal presupposto che ormai possa succedere davvero di tutto. Per questo credo che il Ghana possa ragionevolmente sperare di arrivare in fondo, anche se nella partita contro l’Egitto la squadra ha fatto un passo indietro dal punto di vista del gioco. Perdere Asamoah è senza dubbio una brutta botta, soprattutto psicologica, però Grant ha una rosa ricca da cui pescare a piene mani. Una rosa in cui la qualità non manca. Piuttosto mi aspetterei un upgrade di prestazione dai due fratelli Ayew, ai quali ho visto prendersi poche responsabilità in queste prime uscite.

 



Il Ghana è noioso. Vedere le loro partite è barboso, Grant ha una dinamicità nel decision-making monolitica, non segnano, non tirano (nelle ultime due partite quattro conclusioni nello specchio

, e un gol). Forse per questo arriveranno in finale. Si chiama relapolitik.

 



Il Ghana è sembrato solido, ma poco entusiasmante in gruppo che ha visto il minor numero di gol. Avram Grant forse ha paura di perdere con un’altra beffa l’AFCON e il gruppo non è più talentuoso di due anni fa. Lo stesso Gyan - complimenti per il record di

della Coppa d’Africa - viene da una stagione tremenda a Shanghai. Se venissero eliminati dalla RD Congo non mi stupirei. Però - qui lo dico, qui lo nego - il pattern è familiare: gruppo meno talentuoso, sotto traccia, stelle offuscate. Praticamente sembra la Costa d’Avorio di due anni fa.

 



A livello di gioco, per l’ottica di noi europei, il Ghana in Africa è una garanzia. Pur avendo perso i grandi protagonisti del recente passato le Black Stars hanno un’idea ben precisa di palleggio e puntano sempre sulla qualità. Il loro problema è la scarsa incisività in attacco: ad oggi soli 2 gol segnati nel torneo, uno su rigore. Per andare avanti nella fase ad eliminazione insomma servirà o un cambiamento come dice Andrea o risultati ben precisi da squadra in missione.

 





 



L’Egitto è in primo luogo una squadra solida. Già tornare alla fase ad eliminazione per una nazionale assente dalla Coppa dal 2010 è una bella soddisfazione, negli scontri diretti serviranno i tocchi di classe. Non è un caso che Salah proprio ora si sia dimostrato capace di giocate individuali di un certo livello. Ramadan Sobhy dalla panchina potrebbe essere una buona arma per sbloccare i risultati.

 



Dovremmo chiederci se l’Egitto, oggi, sia

Salah, o in che percentuale dipenda dal romanista. A giudicare dalla decisività di ogni giocata di “Momo”, molto; nelle intenzioni di Cuper, probabilmente, anche, pur senza raggiungere lo status dell’esclusività. Ci sarebbe da capire se El-Neny, Trezeguet e Sobhi abbiano la voglia, lo spessore e il carisma di trasformare quella che oggi sembra una one-man-band in una squadra, come hanno i crismi per fare. Secondo me sarà la delusione per eccellenza dei quarti.

 



Non credo che l’eventuale vittoria dell’Egitto sia sulle spalle di Salah. Anzi, mi sembra ben altro: l’Egitto è l’unica squadra che non ha preso neanche un gol nella fase a gironi. Uno 0-0 e due vittorie per 1-0 con invenzioni di Salah (assist a Said contro l’Uganda, gol su punizione contro il Ghana). Mi sembra che Héctor Cúper abbia un piano ben preciso in testa: prima di tutto difendere, il resto può arrivare dopo. Se funzionerà… beh, l’Egitto ne ha vinte sette di Coppe d’Africa, ci sarebbe da chiederlo anche a Mido e Hossam Hassan (che oggi fanno i

).

 


Esempio di difesa granitica: Jordan Ayew entra in area e non c’è un filo d’erba.



 



Passare il turno era il primo obiettivo e lo hanno centrato. Il tecnico argentino ha detto più volte che l’Egitto ha il dovere di giocare per vincere la Coppa d’Africa, ma credo sia un traguardo decisamente troppo ambizioso. Almeno per ora. A meno che Salah davvero non si trasformi per diventare il trascinatore di cui i Faraoni hanno bisogno. Il romanista ha giocato a sprazzi e la manovra offensiva ne ha risentito. Le prestazioni della squadra sono legate a quelle di Salah con un doppio filo: se il numero 10 cominciasse a girare, allora l’Egitto potrebbe ancora dire la sua.

 





 



C’è un proverbio burkinabé che mi piace molto che dice: «Se un bambino si lava le mani, allora può sedersi alla stessa tavola del re». Credo mi piaccia perché fonde due elementi di

, la figura del bambino e la trasparenza di lavarsi le mani. Duarte ha fatto con la sua squadra questo: l’ha messa nelle condizioni di

, trovare la sua connotazione più forte nell’aiuto mutuo, tipo Nakoulma che fa da chioccia a un Bertrand Traoré in crescita esponenziale o Bancé che non fa rimpiangere Pitroipa (un altro proverbio di quelle parti dice «se io faccio le trecce a te e tu le fai a me questo non richiederà compenso»). Sono pronti per sedersi coi re? Stai a vedere.

 



Il Burkina Faso è un ottimo collettivo ma per strada ha perso due frecce affilatissime (Zongo e soprattutto Pitroipa) che avrebbero fatto molto comodo in una sfida secca. Contro la Tunisia non sarà facile, ma a mio parere gli uomini di Paulo Duarte hanno le capacità per potersi giocare il passaggio alle semifinali.

 


Se fossero più concreti magari...



 



Il Burkina Faso mi ricorda la Danimarca alle ultime Olimpiadi. Una squadra arrivata ai quarti sfruttando la caratura di un girone poco competitivo e la vittoria al momento giusto. Ci sono dei giocatori interessanti - su tutti Bertrand Traoré - ma un pronostico oltre i quarti mi sembra difficile.

 



Del Burkina Faso apprezzo l’atteggiamento. Sanno di avere dei limiti e in campo danno tutto, mantenendo però un concetto di squadra. I risultati li hanno premiati, per arrivare alle semifinali occorrerà qualche guizzo degli uomini di maggiore qualità. Con la Tunisia sarà un quarto di sicuro combattuto.

 





 



Mi piacciono i pronostici ma in Coppa d’Africa sono tempo sprecato. La squadra migliore è il Senegal ed è dal lato peggiore del tabellone, la tradizione dice Egitto, ma non offre tutte le garanzie necessarie. Ci sarà anche in questa edizione una squadra trascinata dal destino? Magari Renard già lo sa.

 

Segnalo un fattore che potrebbe influire: i campi di gioco. Già non partivano proprio come tavole da biliardo i primi giorni, sono arrivati a un passo dallo stato di emergenza a fine gironi. Non è facile giocare quando il pallone è imprevedibile.

 



Ci troviamo di fronte a quattro sfide molto equilibrate. Penso che Senegal e Repubblica Democratica del Congo partano favorite su Camerun e Ghana, mentre tra tunisini e burkinabè sarà la classica partita da segno triplo. Il Marocco, in questo momento, ha qualcosa in più dell’Egitto, anche se i “Faraoni” vanno molto a strappi e, qualora trovassero la serata giusta, potrebbero mettere in difficoltà la squadra di Renard. Per la vittoria finale tifo Camerun ed Egitto, ma penso che alla fine la spunterà il Senegal.

 



La vera finale sarà la semifinale del 2 Febbraio, quella nella parte bassa del tabellone, comunque vada. Nella parte alta del tabellone, invece, si gioca un mini-torneo di consolazione nel quale la consolazione, tutt’altro che magra, sarà provare a spuntarla contro una tra Congo RD e Senegal. Mi piacerebbe una finale Burkina-Faso contro Congo RD, sto imparando anche qualche rudimentale passo di Fimbu.

 

https://www.youtube.com/watch?v=ARj05bi6awI

 



Storicamente la Coppa d’Africa è la competizione che stravolge i pronostici. Il pensiero di una semifinale Msakni vs. Renard (remake della finale del 2004, vinta dalla Tunisia) e dall’altra i ragazzi di Ibengé contro il Senegal. Sarei felicissimo.

 

Di certo c’è che scegliere una favorita



 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura