- Ok: l’Algeria allora è davvero il Belgio d’Africa. Cosa è successo alle “fennecs”?
Gabriele
Il problema maggiore va cercato a monte nella scelta del ct. Dopo l’ottimo lavoro di Halilhodzic nel Mondiale 2014, nessuno ha saputo ricreare la stessa unità di gruppo. L’Algeria è sembrata sfilacciata in questa Coppa d’Africa: eppure che sia una squadra forte lo capisci da Slimani, che ha giocato male, ma ha segnato comunque due gol. Serve un progetto, qualcuno disposto a impegnarsi per anni.
Andrea
Inutile dire che l’Algeria mi ha molto deluso, anche se affidare un gruppo con così tanto talento a un ct conservativo come Leekens non si è rivelata una grande trovata. Il fallimento della spedizione algerina è riassunta in un fotogramma del match perso contro la Tunisia: Brahimi, sostituito, esce visibilmente arrabbiato calciando un secchio d’acqua. Da qui si capiva, o almeno per me è stato così, come Leekens non avesse il polso della situazione.
Prenderla bene.
Giulio
Bisogna anche aggiungere che i giocatori, a parte Mahrez nella prima gara, hanno dato la martellata finale: o si nascondevano o giocavano da soli, e come risultato nessuna stella è riuscita a salvare l’Algeria da un’eliminazione bruciante.
Fabrizio
Mi pare che stiamo mettendo l’accento soltanto sull’apporto deludente delle stelle più attese del torneo, capintesta Ryiad Mahrez che anche con le pantofole e il telecomando della TV in mano ha dato l’impressione di essere troppo al di sopra della media degli avversari, e molto meno di quanto meriti, invece, sulle frustrazioni difensive. Mandi e Cadamuro, due giocatori comunque di livello, hanno ballato più dell’accettabile, per non parlare di Ghoulam, Meftah e soprattutto Belkhiter costantemente bulleggiato da Billiat nell’imbarazzante primo tempo con lo Zimbabwe. L’Algeria di questa AFCON è la dimostrazione che al pari di come funziona per la letteratura secondo la O’Connor, neppure nel calcio due più due (il prestigio e la classe dei singoli, in questo caso) è sempre uguale a quattro.