Il mondo delle MMA è in continua evoluzione e da un anno all’altro cambiano molte cose. Come per il 2018, abbiamo scelto i fighter che terremo d’occhio con più attenzione il prossimo anno. Siamo sicuri che ci saranno molte sorprese, rispetto a quello che ci aspettiamo, e se avete l’impressione che ci siamo dimenticati qualcuno scrivetelo pure nei commenti. Buona lettura.
1. Che 2019 sarà per i fighter italiani?
Di Giovanni Bongiorno
Lo scorso anno è stato ricco di alti e bassi per i principali fighter italiani: se era da molto (troppo) tempo che le MMA non erano presenti nelle principali promotion internazionali, con il passare dei mesi sono arrivate alcune delusioni. È stato un anno molto positivo per Carlo Pedersoli Jr., che dopo aver battuto Nicolas Dalby, in Cage Warriors, ha esordito in UFC, ottenendo una split decision contro Brad Scott. È arrivata allora l’opportunità di farsi vedere in un co-main event, contro Alex “Cowboy” Oliveira: è andata male, purtroppo, ma è stato anche l’ennesimo incontro accettato con poco preavviso da Pedersoli Jr.
Sia con Dalby che con Scott ha mostrato le sue abilità in gabbia, l’arsenale di tecniche molto vario e la bellezza stilistica che lo accompagna: Carlo Pedersoli Jr. è un fighter buono per tutte le stagioni, striker raffinato ma concreto e grappler travolgente ed efficace. L’età (25 anni) gioca a suo favore e il 2019 potrebbe essere il definitivo trampolino per la sua carriera.
Una parabola simile, nel 2018, l’ha avuta Mauro Cerilli, che a marzo in Cage Warriors ha abbattuto in appena 15 secondi il super favorito campione dei Massimi-leggeri Karl Moore, riuscendo nella sua prima difesa del titolo dei Pesi Massimi. Una vittoria che gli è valsa una chance per il titolo nella singaporiana ONE Championship, contro un veterano come Brandon Vera. Anche in questo caso il match non è andato come previsto e Cerilli è caduto dopo pochi secondi, rovinando il finale di quello che sarebbe stato un anno da sogno. Nel 2019 starà a lui ottenere nuove possibilità.
Un finale d’anno decisamente meno amaro ce l’ha avuto invece Stefano Paternò, ex campione dei pesi welter Cage Warriors, che sebbene sia stato sconfitto da Ross Houston al termine di cinque riprese per decisione non unanime (e sul filo del rasoio), ha mostrato tutto il suo valore nel corso dell’anno battendo John Maguire e Mehrdad Janzemini. L’obiettivo per il 2019 di Paternò sembra chiaro: riconquistare il titolo Cage Warriors e pensare, con tutta probabilità, all’entrata in UFC.
Nel 2019 dovranno tornare a combattere anche i 3 atleti italiani ormai parte dell’UFC da più anni, a cominciare da Alessio Di Chirico che ha avuto un anno difficile da interpretare. Dopo aver sconfitto Julian Marquez, al termine di un’autentica guerra, ha dovuto fare buon viso (come è sempre suo stile) di fronte all’annullamento del suo incontro con Jared Cannonier (che ha colto l’occasione di combattere con David Branch ed entrare in top 10) e proprio quando aveva trovato la card giusta (quella di Londra) e l’avversario giusto (Tom Breese, forte di una vittoria all’esordio nei Medi contro Dan Kelly) ha dovuto rinunciare per infortunio. La speranza è che Di Chirico torni presto in gabbia e che ricominci il suo cammino verso la cima dei ranking.
Non è stato un buon anno neanche per Marvin Vettori, alle prese con una segnalazione USADA di cui si aspetta ancora di capire l’entità. Lui ha annunciato che ci saranno presto novità ma è stato un peccato fermarsi dopo la prova in crescendo contro Israel Adesanya, dello scorso aprile. Un match in cui, anche se ha perso per decisione non unanime, aveva fatto notare netti miglioramenti in ogni fase del combattimento, contro un fighter che l’UFC sembra voler spedire direttamente al vertice della piramide dei Medi. Vettori, anzi, è l’unico fighter ad aver messo in difficoltà Adesanya, grazie alla propria fisicità, al miglioramento del cardio, alla capacità d’avanzamento e alla qualità da incassatore (tempo fa, proprio in un’intervista qui su l’Ultimo Uomo aveva detto: “La mia mascella è di platino”). L’augurio è che la situazione giuridica si risolva al più presto, e che nel 2019 Marvin torni finalmente alla vittoria.
Anche Mara Romero Borella ha avuto un anno difficile, per via soprattutto di un infortunio al ginocchio. Il 2 febbraio Borella tornerà nell’ottagono contro l’imbattuta Taila Santos: sarà un rientro duro, contro un’atleta forte in ogni area del combattimento, ma ha già dimostrato il suo valore e le sue capacità nel grappling, da sempre suo punto forte.
Infine, merita una menzione d’eccezione l’italiano d’adozione Alen Amedovski. Macedone, ma ormai da anni stabile in Italia, ha messo a segno ben 3 vittorie nel solo 2018 e, dopo alcuni infortuni, gli sono bastato meno di cinque minuti in totale per ottenere tre KO netti su Badr Mamdouh, Will Fleury ed Ibrahim Mane (il primo battuto a Magnum FC 4, gli altri due in Bellator). È dotato di mani pesantissime e di un ottimo senso della distanze, è ancora imbattuto (con un record di 8-0) ed ha sconfitto tutti i suoi avversari per KO o TKO. Amedovski ha 30 anni e chissà che nel 2019 non riesca a fare un importante passo avanti nel panorama internazionale.
2. Daniel Cormier
Di Daniele Manusia
Foto di Steven Ryan / Stringer
Mi fanno male le ossa delle mani mentre lo scrivo, ma il 2019 potrebbe essere l’anno in cui Daniel Cormier darà l’addio alle MMA. Non dico che sarebbe ingiusto e, in fondo, cos’altro potrebbe fare Cormier per arricchire la storia dello sport a cui ha dato dieci anni della sua vita?
Chi, tra i suoi fan, vorrebbe veramente vederlo in gabbia ancora contro Jon Jones? Tutti vorrebbero vederlo vincere con Jon Jones, ovviamente, ma chi tra quelli che hanno imparato a volergli bene per il suo stile unico, per il carattere buffo e familiare, per il coraggio dimostrato ripetutamente, vorrebbe vederlo nuovamente cadere sotto la pioggia di colpi di un atleta più giovane, più dotato fisicamente e forse anche tecnicamente, alla soglia dei 40 anni?
Il 2018 è stato un grandissimo anno per Daniel Cormier. Ha difeso la cintura dei Massimi-Leggeri con Volkan Oezdemir (che veniva da 5 vittorie consecutive), poi ha strappato quella dei Massimi al campione più duraturo della categoria, Stipe Miocic, e infine ha difeso anche quella stoppando la striscia vincente di Derrick Lewis (che veniva da 3 vittorie consecutive, tra cui quella con Francis Ngannou). Il campione più attivo della promotion, il fighter dell’anno per l’UFC e un po’ per tutti.
Quando mancavano pochi giorni, si è liberato della cintura più “leggera”, che ha difeso per tre anni e mezzo ma che non avrebbe più difeso. Ma è sembrato anche un gesto per allontanare da sé, il più possibile, lo spettro di Jon Jones. La sua intenzione è quella di combattere con Lesnar e uscire di scena con un incontro non poi così facile e soprattutto ricchissimo. Certo ci potranno essere sorprese, Cormier potrà decidere per orgoglio di guardare ancora una volta negli occhi, da molto vicino, Jones; oppure potrebbe dare una nuova opportunità a Stipe (per ora scomparso dai radar).
Ma forse, per una volta, possiamo augurarci un 2019 scontato e sereno. Daniel Cormier, più di chiunque altro, se lo merita.
3. Jon Jones
Di Daniele Manusia
Che dire del 2018 di Jon Jones? Un buon anno, considerando che è finalmente tornato a combattere e si è sbarazzato di Alexander Gustafsson in maniera decisamente più chiara e dominante di quanto avesse fatto nel loro primo incontro (del 2013)? Un anno mediocre, per un fighter di 31 anni che forse, magari, se non ci fossero stati tutti quegli scandali, più persone avrebbero potuto considerare come il migliore di sempre? Un anno buttato, dopo aver buttato anche il 2017 falsando il precedente rientro con Daniel Cormier ed essersi fatto trovare un’altra volta positivo?
Difficile dare un’opinione vicina a una qualche forma di oggettività sul presente e il passato recente di Jon Jones, più facile pensare quale possa essere la versione migliore del futuro. Per lui e per noi. A Jon Jones non sembra interessare la disputa su chi sia il migliore e non sente il bisogno – “l’importante è il percorso, non il singolo incontro” – ma è indubbio che nel 2019 dovrà combattere anche per ripulire la sua legacy. Se è vero che non ha bisogno di un nuovo incontro (terzo? secondo?) con Daniel Cormier per provare il suo valore, è comunque vero che se i due non si affronteranno più resterà una macchia indelebile sul suo curriculum.
Jon Jones vuole mettere le mani anche sulla cintura dei Pesi Massimi, dopo aver raccolto da terra quella dei Massimi-Leggeri e forse il tempismo con cui è rientrato permetterà all’UFC di evitare ogni imbarazzo, regalando a Cormier l’incontro d’addio con Brock Lesnar e preparando la strada di Jones con incontri comunque straordinari con Stipe Miocic o, visto che se ne sta parlando in questi giorni, Cain Velazquez (che deve sì passare sopra un ostacolo bello grosso come Francis Ngannou, ma che poi potrebbe vendicare l’amico Daniel Cormier).
Probabilmente, Jon Jones riuscirà in tutto quello che si proporrà di fare nel 2019. Perché in effetti, se non il migliore di sempre, è forse il migliore oggi tra quelli che pesano quanto lui, e nell’incontro con Gustafsson è apparso affilato e intelligente come sempre, una volta superata la porta d’ingresso dell’ottagono. Ma, a mio modesto parere, ha torto quando dice di non aver bisogno di un nuovo incontro con Cormier per dimostrare la sua superiorità. Non solo perché è una vicenda triste rimasta in sospeso, ma anche perché nel loro secondo incontro Cormier sembrava riuscire a tenergli testa, prima che la sua testa venisse colpita da un calcio. Il dubbio che quell’esplosività fosse “aiutata” da qualche fattore esterno non potrà togliercelo mai nessuno, e forse neanche Cormier potrà mai prepararsi altrettanto bene come ha fatto nel luglio del 2017, ma se la fine di una storia ha un qualche significato, sarebbe importante averne una chiara e definitiva.
Il 2019 potrebbe essere l’anno in cui Jon Jones si prende due troni e due corone, ma che senso ha regnare in un castello pieno di fantasmi di antichi re, che la corte magari ricorda con più affetto? La vera battaglia di Jon Jones sarà quella umana: dovrà diventare un essere umano migliore.
4. Kamaru Usman
Di Gianluca Faelutti
Nel 2018 Kamaru Usman ha proseguito un’ascesa che sembra inarrestabile, e nel percorso ha messo in luce non solo il suo stile ma anche una solidità sorprendente. Usman sembra fare sempre esattamente quanto basta per avere la meglio sul proprio avversario, senza strafare, senza dare spettacolo per il piacere di farlo, e soprattutto senza mai rischiare neanche per un attimo di perdere. Per la sua capacità di controllare i match dal ground game, anzi, ricorda un grandissimo come George St-Pierre.
Usman ha combattuto tre volte in questo 2018. Nel primo incontro ha avuto la meglio su un coriaceo Emil Meek, ma non è stata una prestazione convincente: tanta top position, pochi colpi e qualche grattacapo di troppo nelle rarissime fasi in piedi.
Il secondo è stato contro Demian Maia, un accoppiamento relativamente facile per Kamaru visto che sarebbe stato improbabile vederlo costretto schiena a terra e ancor di più immaginarlo soccombere in piedi. Il terzo e ultimo incontro, però, è stato contro un fighter complesso come Rafael Dos Anjos, e Usman ha dato il meglio di sé: pressione incessante, 12 atterramenti, 49 colpi dal ground game contro un ottimo bjj come quello di RDA, gran lavoro a parete con 33 colpi dal clinch. Una supremazia totale in ogni fase del combattimento, compresa quella in piedi.
Usman si presenta così in questo 2019, giunto alla posizione numero due del ranking dei pesi welter, pronto ad attentare al titolo di Tyron Woodley. L’incontro, se tutto va bene, è previsto per il prossimo 2 marzo (UFC 235), dopo che Dana White ha fatto firmare Usman per un incontro titolato senza chiedere al campione in carica che aveva difeso la cintura appena lo scorso settembre (contro il fenomeno Darren Till). A restare in piedi, nel gioco delle sedie, Colby Covington, che per quanto non abbia fatto nulla per stare simpatico a nessuno era diventato campione ad interim lo scorso giugno.
Nonostante l’ingiusto trattamento dei fighter da parte dell’UFC, Kamaru Usman è un validissimo pretendente al titolo, oltre che un fighter creativo ed estremamente intelligente. Sarà bello vederlo contro Woodley e capire come continuerà la sua strada.
5. Max Holloway
Di Giovanni Bongiorno
Max Holloway non aveva iniziato l’anno nel migliore dei modi. Dopo il rematch del 2 dicembre 2017 contro Jose Aldo, non è più riuscito ad entrare nell’ottagono per via di una serie di infortuni. Prima, il 3 marzo, per un infortunio alla gamba; poi, il 7 aprile, in vista dell’incontro con Khabib Nurmagomedov (in sostituzione di Tony Ferguson), a causa della debilitazione fisica per raggiungere il peso, con conseguente esclusione da parte della commissione medica; infine, il 7 luglio, ha dovuto rinunciare al match contro Brian Ortega a causa dei sintomi di una concussione cerebrale.
La situazione si è fatta via via più delicata, soprattutto per i possibili effetti a lungo termine dell’ultimo infortunio, e Holloway ha passato un periodo estremamente duro che gli ha fatto anche conoscere la depressione. Nonostante ciò, Holloway è riuscito a tornare in grande stile. Nel match dello scorso 8 dicembre, proprio contro Ortega, il fighter hawaiano ha dato una grande prova del suo talento. “Blessed” ha costruito quella che è probabilmente la miglior prestazione della propria carriera, difendendo senza apparenti difficoltà, in un match quasi a senso unico terminato per stop medico al termine del quarto round, la corona dei pesi piuma.
Foto di Vaughn Ridley / Stringer
Adesso è a quota 13 vittorie di fila, con il maggior numero di colpi significativi messo a segno in un singolo match UFC (290), il maggior numero di vittorie nella categoria dei piuma UFC (15) e i bonus Performance e Fight of the Night. Si prepara un grandissimo 2019 per Holloway, se fosse vero, come qualcuno dice, che potrebbe tentare la scalata nei Pesi Leggeri, con il desiderio di vendicare le sconfitte subite in carriera .
Si parla, quindi, di un possibile rematch con Dustin Poirier, oppure di un superfight con Conor McGregor. Un’altra possibilità, è il sempreverde Champ vs Champ contro Khabib Nurmagomedov. Insomma, le possibilità di rendere il 2019 l’anno migliore nella carriera di Max Holloway ci sono tutte. “Blessed” è un fighter in perpetua evoluzione e presenta una versione migliore di sé stesso ogni volta che entra in gabbia. È una delizia per i suoi fan, una croce dei suoi avversari. Non è solo l’uomo da battere nella categoria, ma forse il miglior Peso Piuma della sua generazione.
6. Israel Adesanya
Di Gianluca Faelutti
Rimasi a tal punto folgorato dal suo esordio in UFC, contro il grappler Rob Wilkinson, che decisi di scriverci immediatamente un pezzo. Ma quell’esordio non è stato un fuoco di paglia: nel 2018 Adesanya si è rivelato il fighter più sorprendente dell’anno, l’astro nascente più luminoso e forse inaspettato.
Il background di alto livello nella kickboxing sembrava pronosticare il fatto che Adesanya potesse diventare uno striker d’elite anche nelle MMA, ma pochi potevano immaginare una predisposizione naturale tanto straordinaria per quanto riguarda il grappling, e più precisamente il grappling difensivo. Adesanya ha una capacità nel gestire le distanze, nell’eludere i colpi avversari e nel colpire, anche d’incontro e con precisione, davvero fuori dal comune. Tutte qualità che verrebbero vanificate se Adesanya non avesse anche sviluppato una capacità così sbalorditiva di tenere i match in piedi, una qualità che è diventata sempre più evidente, incontro dopo incontro.
Il suo secondo match (dello scorso aprile) lo ha visto opposto a Marvin Vettori, e Adesanya si è imposto senza strafare, correndo pochi rischi contro un gran wrestler dalle mani pesanti. Adesanya ha iniziato così una scalata vertiginosa del ranking e tre mesi dopo ha combattuto contro un top 10, Brad Tavares.
L’incontro è finito ai punti, ma il dominio di Adesanya è stato assoluto: decisione unanime, con due giudici che lo vedono vincente in tutte cinque le riprese. Tavares ha provato invano ben 12 atterramenti, che Adesanya ha difeso, sfruttando la troppa discrepanza di velocità, e l’enorme differenza di caratura tecnica.
Quindi, Adesanya ha incontrato anche Derek Brunson, un wrestler ancora superiore ai precedenti che, anche lui, ha provato disperatamente a portarlo a terra. Sette tentativi elusi e tante energie sprecate, finché Adesanya ha capito che era arrivato il momento di smettere di preoccuparsi unicamente al grappling difensivo e ha cominciato il suo contrattacco: una serie di ginocchiate al volto e pugni che in una manciata di secondo hanno mandato a dormire Brunson.
Il 2019 comincia con il botto per Adesanya, che il prossimo 10 febbraio affronterà una leggenda come Anderson Silva. Se forse è troppo parlare di una specie di passaggio del testimone da una generazione all’altra, sicuramente non sarà una passeggiata per Adesanya, messo di fronte a uno dei migliori striker della storia dello sport, anche se lontano dal prime fisico. Insomma, il 2019 sembra preparare sfide ancora più difficili per Adesanya, ma se dovessi puntare su un futuro campione dei medi, lo farei su di lui.
7. Anthony Smith
Di Giovanni Bongiorno
Anthony Smith ha avuto un 2018 da ricordare. Dopo aver perso un incontro sanguinoso contro Thiago Santos a 185 libbre, “Lionheart”, fighter dai colpi pesantissimi, aveva deciso di salire di divisione. Una scelta che si è rivelata azzeccata, viste le tre vittorie consecutive e il raggiungimento dell’incontro per il titolo contro Jon Jones.
Smith ha fatto battuto fighter esperti ma ancora pericolosi come Rashad Evans e Shogun Rua, per poi sorprendere il mondo con la rear-naked choke su Volkan Oezdemir. Tre successi per certi versi sorprendenti, che hanno convinto i vertici UFC a sfruttare la sua ascesa e a dargli la possibilità di tentare l’impresa, che al momento sembra molto difficile, di togliere il titolo a Jon Jones. Se volete seguire il suo 2019, quindi, l’appuntamento con lui è a UFC 235, il prossimo 2 marzo, nel main event.
8. Amanda Nunes
Di Giovanni Bongiorno
Nell’ultimo incontro del suo anno, Amanda Nunes ha letteralmente distrutto Cris Cyborg. È stata una vittoria epocale, per certi versi, perché Cyborg sembrava imbattibile e l’UFC le aveva da poco cucito addosso un’intera categoria, quella dei Pesi Piuma. Amanda Nunes aveva già dimostrato a tutte le prime contendenti della sua divisione, Pesi Gallo, di essere la migliore e la UFC ha voluto puntare tutto su un superfight fra le due campionesse. Visto il risultato, nessuno può lamentarsi.
Amanda Nunes adesso è la nuova star, la fighter da battere, la prima donna a detenere la cintura in due divisioni contemporaneamente. Prima della grande vittoria contro Cris Cyborg, aveva scherzato con Raquel Pennington, facendola sembrare semplicemente come una fighter non al suo livello. La domanda adesso è se esista qualcuno che possa contrastare il suo dominio, a parte Valentina Shevchenko che sembra al momento l’unica che può metterla in difficoltà. La fighter russa, però, diventata campionessa dei Pesi Mosca (cioè 10 libbre più in basso della categoria minore dominata da Amanda Nunes) e per incontrarsi la UFC dovrebbe quindi organizzare un altro superfight…
Nunes e Shevchenko hanno combattuto già due volte, e in entrambi i casi è stata la brasiliana a prevalere, anche se in match estremamente equilibrati, specie il secondo, terminato per decisione non unanime (e da molti contestato). Chissà che il 2019 non posso riservarci la terza sfida tra queste due fighter, la massima espressione delle MMA femminili al momento. Ma anche se dovesse esserci un rematch con Cyborg, be’, non saremmo certo noi a lamentarci.
9. Dustin Poirier
Di Gianluca Faelutti
Dustin Poirier è uno dei fighter che più si è evoluto nel tempo: il suo stile pugilistico si è affinato a livelli sublimi e le sue combinazioni di braccia, oggi, sono spettacolari oltre che tremendamente efficaci. Due battaglie epiche hanno caratterizzato quella che per lui è stata l’annata più importante della sua carriera, perché arrivate contro due avversari molto forti come Justin Gaethe e Eddie Alvarez. Due prestazioni gladiatorie, feroci, straordinariamente dominanti che hanno segnato un 2018 fuori dal comune.
Dustin Porier è un fighter che ama la guerra, ma combatte in modo elegante, è sempre molto aggressivo pur senza scomporsi. Ha anche un ottimo wrestling. Insomma, sta diventando un “Diamante” (è il suo soprannome) sempre più puro, anche grazie a una mentalità da grandissimo competitore. Al momento è senza incontro e nel ranking UFC dei Lightweight è subito dietro Conor McGregor (che a sua volta è dietro Tony Ferguson e Khabib Nurmagomedov). E se fosse lui l’outsider della categoria? La risposta, forse, ce la darà il 2019.
10. Yair Rodriguez
Di Gianluca Faelutti
Alla vigilia del match contro Frankie Edgar, del maggio 2017, Yair Rodriguez era considerato un predestinato. La sua sconfitta, netta e per molti inattesa, decretò un ridimensionamento che sembrava irreversibile: Yair da allora è passato dall’essere considerato un astro nascente, allo status di bluff. Considerato da molti (forse anche dall’UFC con cui hanno faticato a rinnovare il contratto) un abbaglio, un fuoco di paglia.
Nel 2018, però, ha messo in scena uno degli incontri più avvincenti in assoluto contro un duro come Chang Sung Jung, lo zombie coreano, dimostrando di essere un fighter vero, non solo capace di prodezze altamente scenografiche, ma anche dotato di una grande determinazione e di una buona tolleranza ai colpi.
La vittoria è arrivata al fotofinish, con Jung che ha tentato un’ultima offensiva (quando il match era ormai destinato a finire ai punti e probabilmente con una sua vittoria di misura), Rodriguez ha inventato un’incredibile gomitata, risolvendo così il match all’ultimo istante e nel modo più imprevedibile possibile. Il KO dell’anno gli ha regalato una vittoria che sa di rilancio e che potrebbe aver donato nuove certezze a un fighter talentuoso e dotato dei calci più imprevedibili e spettacolosi di tutto il roster.
Se Rodriguez riuscirà ad aggiungere ai suoi lampi di genio un affinamento in quelle che sono le sue aree più lacunose (ground game difensivo e limiti di guardia) diventerà un fighter temibile per chiunque. Che il 2019 possa donarci un Rodriguez vincente oltre che spettacolare?