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Dario Saltari

Momo Salah sta passando come un tornado sulla Premier League

L'egiziano al momento è capocannoniere del campionato inglese, su cui sta avendo un impatto devastante.

A inizio dicembre, Mohamed Salah è il capocannoniere della Premier League: ha segnato 17 gol e realizzato 4 assist in 21 partite, considerando tutte le competizioni, contribuendo direttamente a più della metà dei gol del Liverpool in campionato. Per quanto la stagione passata con la Roma fosse stata già fenomenale, nessuno, nemmeno il suo fan più sfegatato, poteva ragionevolmente aspettarsi da subito un impatto del genere sul campionato inglese (semmai qualcuno faceva notare che al prezzo relativamente basso pagato dal Liverpool si trattava comunque di un affare, come spiegato quest’estate l’analista Ted Knutson).

 

“Impatto” è una parola abusata, svuotata dalla retorica calcistica, ma in questo caso assume consistenza in relazione a quello che sta realmente facendo Salah. Mercoledì il Liverpool è andato in casa dello Stoke City per una partita che si è rivelata complessa dopo il gol iniziale di Mané: alla metà del secondo tempo il risultato era ancora bloccato sullo 0-1, con la fragilità difensiva che hanno dimostrato quest’anno i “Reds” che non faceva presagire nulla di buono. Al 67esimo, però, Jurgen Klopp ha fatto uscire Oxlade-Chamberlain per mettere Salah, che nell’arco di un quarto d’ora ha segnato una doppietta chiudendo la partita.

 

Ormai sembra quasi scontato che Salah abbia un’influenza di questa portata sull’andamento della propria squadra, ma basta rivedere anche solo questi due gol per capire che non c’è nulla di normale in quello che sta facendo. Il primo nasce da un preciso cross dentro l’area di Mané, che aveva raccolto un rimpallo nato da un tentativo proprio di Salah di andare direttamente in porta passando attraverso due avversari. La palla del senegalese spiove sull’angolo sinistro dell’area piccola, l’egiziano fa qualche passo indietro si coordina e poi incrocia al volo di collo pieno sinistro.

 

Il secondo è ancora più indicativo della capacità di Salah di far collassare da solo la difesa avversaria grazie alla sua intensità: la palla viene lanciata troppo lunga da Emre Can, Pieters è in vantaggio sul pallone rispetto a Salah ma, comunque, non è tranquillo: cerca di controllare contemporaneamente il pallone e l’avversario che gli corre alle spalle, vorrebbe passarlo indietro al portiere ma perde l’equilibrio e calcola male il retropassaggio, che esce troppo corto. Salah è già lì, in uno contro uno col portiere: tira a sinistra mentre Grant si butta a destra. L’errore è del difensore, ma causato dalla pressione (anche mentale) dell’attaccante.

 

Con questo gol, Salah ha superato le reti stagionali di Messi, Neymar e Cristiano Ronaldo. Hanno giocato un numero diverso di partite, ovviamente, e i momenti di forma probabilmente normalizzeranno col tempo questo andamento, ma è una statistica comunque indicativa del tipo di giocatore che è diventato. Salah si può ormai annoverare in quella classe di giocatori che incide da solo sulle fortune di una squadra, con un contributo realizzativo paragonabile ai più grandi giocatori d’Europa.

 

L’impatto con la Premier League
Prima che iniziasse la stagione era tutt’altro che scontato che Salah arrivasse a questo livello in meno di quattro mesi. La Premier League è un campionato molto intenso e fisico, che tende anche a vivere di momenti di grande entropia, in cui le squadre si allungano e gli spazi si aprono al diminuire delle energie e della lucidità dei giocatori in campo. Se, quindi, era prevedibile che un giocatore come Salah potesse giovarsi di questi momenti in cui le partite di Premier somigliano più a corse di cani, ma dall’altra parte c’era anche il rischio che un’intensità così alta smorzasse il suo impatto sulle partite, rendendolo “un po’ più normale”, come d’altra parte era successo durante la sua prima esperienza in Inghilterra, con il Chelsea.

 


A volte sembrano letteralmente corse tra levrieri.

 

Salah viene spesso considerato un giocatore che impone il proprio gioco sul contesto esclusivamente grazia alla sua esplosività sui primi passi e alla velocità nel lungo. Ma se una considerazione di questo tipo era ancora giustificabile in un campionato statico come la Serie A, in cui i giocatori in grado di rompere gli equilibri assumono un peso ancora maggiore, come può continuare ad essere sostenibile adesso che l’egiziano è tornato in Premier?

 

Anche rivedendo i suoi gol in questa stagione ci si accorge che quelli segnati in transizione, dopo lunghe corse in campo lungo, sono in netta minoranza. Oltre a quello di mercoledì contro lo Stoke, ce n’è solo un altro, segnato all’Arsenal alla fine d’agosto, quando in una frazione di secondo ha sfruttato un brutto controllo di Bellerin da ultimo uomo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo per la squadra di Wenger. In questi casi, Salah sembra spaventare i difensori avversari con la sola idea che gli possa far crollare il terreno sotto i piedi con la sua corsa, mandandogli in black-out il cervello.

 

 

L’egiziano riesce a proiettare l’ombra della propria superiorità fisica sulle menti degli avversari anche solo accennando la corsa, provocando errori grossolani e marcature a distanza, è vero, ma questo è solo un aspetto del suo gioco, quello più evidente e naturale, che fa parte delle sue caratteristiche fisiche che si porta dietro dalla nascita. Se Salah è diventato così influente, però, è perché il suo gioco si è evoluto diventando più complesso e raffinato.

 

Come è cambiato di Salah
Gran parte delle qualità migliori di Salah non è così evidente come la sua accelerazione, con cui brucia l’erba e la lucidità mentale dei difensori avversari, e deriva dal lavoro fatto negli anni, nel processo di maturazione che l’ha portato a giocare per squadre e allenatori diversi, in campionati distanti per caratteristiche fisiche e tattiche. Per esempio, non si parla quasi mai del tempismo con cui fa partire lo scatto in profondità, una capacità molto più importante dell’esplosività in sé per disordinare le difese avversarie.

 

L’egiziano deve aver imparato questo sottile aspetto del gioco durante la sua permanenza nella Roma di Spalletti, che insisteva molto sull’attacco del cosiddetto “lato cieco”, cioè quello spazio che i difensori sono costretti temporaneamente a lasciare fuori dalla propria visuale, non potendo controllare al contempo il movimento del pallone e quello degli avversari alle proprie spalle.

 

Che Salah abbia ormai interiorizzato questo concetto è evidente nel secondo dei gol segnati al Southampton la settimana scorsa, in cui passa alle spalle della difesa un momento prima che Coutinho gli serva uno stupendo filtrante di mezzo esterno, con il centrale avversario che non può controllare il passaggio e coprire la profondità contemporaneamente. Quando il centrale del Southampton alza disperatamente il braccio, alla ricerca dell’aiuto del guardalinee, Salah sta già esultando.

 

Gol di questo tipo non sono casi isolati: lo stesso identico discorso si potrebbe applicare a questo gol al Tottenham, per esempio, dove l’egiziano fa partire la corsa un secondo prima che Henderson cerchi il passaggio alle spalle della difesa di Pochettino:

 

 

O in questo al Leicester, in cui riesce a sorprendere il suo diretto avversario in uno spazio ancora più stretto, pochi metri prima della linea di fondo, finendo per segnare un gol con un angolo strettissimo, addirittura di testa:

 

 

Quanti altri giocatori in questo momento sono in grado di combinare una grande esplosività alla capacità di far partire il movimento nel momento perfetto, oltre ad avere poi un’abilità realizzativa così spiccata? Le cose sono intrinsecamente legate, perché solo con un tempismo perfetto nell’attaccare lo spazio un giocatore piccolo come Salah può segnare di testa contro una difesa fisica come quella del Leicester.

 

Queste, però, non sono le uniche qualità di Salah. Oltre ad essere più attento, rispetto al passato, a rendere pericolosa la sua corsa, l’egiziano sembra diventato anche un giocatore più disponibile al sacrificio in fase di ripiegamento difensivo. Salah rappresenta ancora un’anomalia nel panorama del calcio contemporaneo, essendo uno dei pochi calciatori a cui gli allenatori sono disposti a lasciare una libertà quasi totale nel decidere quali compiti difensivi assolvere, in cambio della sua capacità quasi sovrannaturale di disordinare le difese. Klopp, come già faceva Spalletti, lo lascia più libero di rimanere alto, accanto alla prima punta, per ritagliarsi poi la possibilità di prendere di sorpresa la squadra avversaria in transizione.

 

Ma non sono mancati i momenti in questa stagione in cui Salah è riuscito ad applicare la sua velocità alle corse all’indietro, rincorrendo gli avversari nella propria metà campo. In casa contro il Siviglia, in Champions League, Salah ha recuperato il tentativo di progressione di N’Zonzi su una palla persa al limite dell’area e subito dopo ha segnato tirando dalla distanza, anche se con una deviazione decisiva.

 

 

In questo gol c’è anche la convinzione e la sicurezza nei propri mezzi da fuoriclasse che ormai ha assunto l’egiziano, che sbalza via con il corpo un centrocampista enorme come N’Zonzi e poi prova immediatamente a segnare. Senza la deviazione la palla non sarebbe mai entrata, è vero, ma per arrivare a quella deviazione ci vuole una fiducia che solo i giocatori estremamente sicuri di sé sanno avere.

 

Affinare la tecnia
Un altro aspetto molto sottovalutato del gioco di Salah è la sua tecnica con il sinistro, che sembra arricchirsi di anno in anno come un vino che invecchia, permettendogli di esprimere un controllo sul pallone e una visione di gioco sempre maggiore. E non sto parlando solamente del classico tiro a giro di sinistro, che anche quest’anno gli sta dando diverse soddisfazioni.

 

 

Salah sa utilizzare parti del piede diverse dall’interno: dall’esterno, che adesso utilizza con più disinvoltura, anche per servire i compagni in profondità, al collo, con cui sta realizzando gol dalla complessità straordinaria con la tranquillità di chi sta avvitando un bullone.

 

Quello allo Stoke non è l’unico gol al volo realizzato da Salah quest’anno, per dire. C’è anche questo, in casa con il Maribor in Champions League, dove passa davanti al difensore avversario un momento prima che parta il cross dalla trequarti, per poi incrociare di esterno sinistro al volo, con una piroetta plastica da ballerino classico:

 

 

Più in generale, l’egiziano sembra più consapevole nell’utilizzo del suo corpo, in relazione al pallone e agli avversari. Salah, nonostante il fisico minuto, ha migliorato tantissimo il suo gioco spalle alla porta, e sembra sempre più a suo agio in spazi stretti, uno dei limiti che gli venivano imputati in Italia e che per forza di cose ha dovuto migliorare per sopravvivere in Inghilterra, dove i ritmi tendono a comprimere la libertà di movimento dei giocatori.

 

Il merito è, appunto, di un primo controllo sempre migliore, ma anche di un’inedita capacità di coordinarsi in frazioni di secondo nell’esecuzione di gesti complessi. In questo gol al Burnley, ad esempio, controlla di coscia un lancio lungo altissimo con l’uomo addosso, poi evita l’intervento avversario aggiustandosi il pallone con il sinistro e infine conclude tirando violentemente verso la porta, anticipando il tuffo del portiere:

 

 

Questo è uno di quei gol che un giocatore dalla tecnica non eccellente in tutti i suoi fondamentali non saprebbe mai realizzare, che dimostrano una completezza che a Salah non viene quasi mai riconosciuta.

 

Una completezza che Salah ha costruito negli anni, per addizione, partendo da delle basi atletiche e tecniche che già lo avevano fatto emergere nel contesto super-competitivo del calcio europeo. Adesso è un calciatore diverso, più completo, sfaccettato, in definitiva migliore, di quello che arrivò da giovanissimo in Premier League per la prima volta, rientrando tra i pochissimi che possono attaccare le difese avversarie abbinando delle capacità fisiche straordinarie a una tecnica varia ed imprevedibile.

 

Il suo gioco è minimale, incredibilmente efficace, con dei margini di miglioramento che sembrano poterlo portare ancora più in alto. «Era un ragazzino al Chelsea, adesso è un uomo», ha detto Klopp qualche giorno fa. Ma alla fine, per quanto possa sembra incredibile, Salah ha appena 25 anni.

 

 

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Dario Saltari è uno degli scrittori che curano L'Ultimo Uomo e Fenomeno. Sulla carta, ha scritto di sport per Einaudi e Baldini+Castoldi.