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Charles Onwuakpa
City e Liverpool stanno scrivendo la storia della Premier
30 apr 2019
30 apr 2019
La squadra di Guardiola e quella di Klopp si stanno contendendo il titolo fino all'ultima giornata.
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Charles Onwuakpa
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È una decina d'anni che il calcio europeo sta assistendo a una serie di cicli vincenti senza precedenti. Soprattutto in Francia, Germania ed Italia, alcuni club dominanti, come PSG, Bayern Monaco e Juventus, stanno dominando i rispettivi campionati nazionali grazie a un divario tecnico e finanziario con le restanti squadre che non sembra più colmabile.

 

Se la lunga egemonia sportiva del Barça in Spagna negli ultimi undici anni è stata parzialmente interrotta dai successi di Real e Atlético Madrid, solo la Premier League tra i cinque principali campionati europei sembra essere rimasta immune a questo fenomeno: dal 2009 ad oggi nessuna squadra inglese è riuscita a vincere consecutivamente il titolo, a conferma della grande ed equilibrata competitività tra le cosiddette "Big Six", cioè le sei principali squadre inglesi (Manchester City, Manchester United, Tottenham, Arsenal, Chelsea e Liverpool).

 

Quest'anno, in particolare, ci sono due club, Manchester City e Liverpool, a contendersi il titolo e a solo due giornate dal termine l'esito di questa lunghissima corsa sembra ancora incerto. A inizio anno, la squadra di Guardiola sembrava la favorita per la vittoria del titolo, soprattutto dopo i 100 punti ottenuti nella passata stagione (un record assoluto nella massima serie inglese), eppure l'incredibile tenuta mentale mostrata fin qui dai "Reds", che sono stati

con una serie di investimenti onerosi ma funzionali, ha permesso a Klopp di essere ancora in corsa a pochi minuti dalla fine del campionato.

 



Al momento il City è capolista con 92 punti (una media di 2.55 punti a partita) mentre il Liverpool dista una sola lunghezza con una media di 2.52 punti a gara.

 

La squadra di Klopp sta vivendo una stagione senza precedenti e per certi versi paradossale: da una parte ha stabilito il proprio primato stagionale di punti in Premier League, dall'altra questo potrebbe comunque non bastare a vincere il titolo. Per capire l'assurdità di questo dato basti pensare che soltanto due volte una squadra inglese ha ottenuto più di 88 punti senza vincere il titolo: è successo al Manchester United in entrambe le occasioni, perdendo (con il campionato a 22 squadre) contro il Blackburn nel 1995 e, coincidenza, contro il City nel 2012.

 


Uno dei momenti più emozionanti nella storia del calcio.


 

La squadra di Guardiola è in vantaggio non solo nei punti, ma anche nella differenza reti (+68 a +64) - il primo fattore decisivo in caso di arrivo a pari punti secondo il regolamento del campionato inglese - e negli scontri diretti (0-0 a Liverpool e 2-1 a Manchester, 

).

 

Le statistiche avanzate confermano l’indiscusso dominio dei due club in questa stagione: dal punto di vista offensivo la squadra di Guardiola è prima per gol fatti (90, di cui 3 su rigore) e Expected Goals prodotti (89.2), seguita da quella di Klopp con 84 reti (di cui 7 dal dischetto) e 71.4 xG. Dal punto di vista difensivo, invece, il Liverpool ha fatto leggermente meglio in termini di gol subiti (20 a 22), anche se fa peggio della squadra di Guardiola in quanto a gol attesi (29.4 xG concessi contro i 23.3 xG dei "Citizens").

 

Il City ovviamente domina nelle percentuali di possesso palla e precisione dei passaggi (rispettivamente del 64% ed 88.9%), e in queste statistiche sorprende il terzo posto dei "Reds", con il 58.7% di possesso palla e l'84.5% di precisione di passaggio. Si tratta di sensibili aumenti rispetto al 55% e l'80.2% della stagione 2015/16, la prima di Klopp sulla panchina del Liverpool, a conferma della graduale evoluzione tattica dei "Reds", passati da essere una squadra estremamente verticale ed entropica ad una più calma e cerebrale. Un cambiamento necessario,

, in risposta all’atteggiamento avversario nei confronti del suo

, ma anche per la volontà di avere un maggiore controllo sulle partite. L’elevato possesso palla permette infatti ad entrambe le squadre di esercitare una costante pressione offensiva nei confronti degli avversari, riducendo allo stesso tempo le fasi difensive nella propria metà campo.

 



In questo grafico realizzato da StatsBomb sono raffigurate tutte le azioni difensive (contrasti, falli, intercetti, pressioni individuali) effettuate dalle 20 squadre di Premier League e calcolate in proporzione al numero di passaggi avversari concessi. I singoli valori sono stati poi comparati col valore medio e rappresentati in frequenze a seconda delle zone del campo analizzate: come si può notare dalla maggiore intensità di rosso, Manchester City e Liverpool sono le squadre che difendono maggiormente nella metà campo avversaria.




Pur utilizzando il 4-3-3 come modulo di riferimento, che in fase di attacco posizionale diventa un 2-3-5 con la costante occupazione dei corridoi laterali ed intermedi, la fluidità nei ruoli e le tante soluzioni di passaggio offerte al portatore palla, e la transizione verso un possesso palla più equilibrato e ragionato, il

di Klopp è diverso da quello di Guardiola.

 

Ad esempio, il tecnico catalano adotta un utilizzo atipico dei terzini, spesso bassi (Walker) e stretti (Delph) nella prima costruzione, accanto agli interni di centrocampo tra le linee, mentre le ali più in alto sul campo offrono ampiezza. Klopp, invece, utilizza i terzini in maniera più classica, anche se molto offensiva. Alexander-Arnold e Robertson sono quasi sempre contemporaneamente alti e larghi, come delle ali aggiunte, mentre gli esterni offensivi vengono dentro il campo e si interscambiano con Firmino, che rimane comunque il principale riferimento tra le linee per i "Reds".

 



Il gioco di posizione del Liverpool: soluzioni corte di passaggio offerte al portatore palla, fluidità dei ruoli, terzini alti e larghi nell’ultimo terzo di campo.




Al netto di una grandissima organizzazione collettiva, possiamo comunque individuare un paio di singoli che stanno facendo la differenza nei rispettivi sistemi di gioco: Raheem Sterling e Bernardo Silva per il City, Alexander-Arnold e Mané per il Liverpool (anche se va sempre citato il grande contributo difensivo di 

).

 



L’ala inglese di origini giamaicane sta vivendo la migliore stagione della sua carriera con 17 reti in campionato, 29 in tutte le competizioni. Sterling sembra essere molto più maturo quest'anno nel prendere decisioni, ma soprattutto è cresciuto molto in fase di finalizzazione: è quinto in Premier League per Expected Goals prodotti (16.8), con una media di 0.23 xG per tiro.

 

Alcuni diranno che Sterling quest'anno ha segnato molti gol facili ma è difficile in realtà fargliene una colpa dato che non sono altro che la naturale conseguenza della fase di 

con l’utilizzo di cross bassi e tesi (spesso rasoterra). Un'arma che è naturale solo in apparenza dato che richiede grande abilità di smarcamento sul lato debole o al centro dell’area di rigore da parte degli attaccanti, cosa in cui Sterling eccelle grazie ad un ottimo tempismo nelle letture offensive.

 

Anche quando non è chiamato a finalizzare l’azione, Sterling ha comunque grosse responsabilità nella rifinitura, attaccando lo spazio alle spalle del terzino avversario per poi crossare in area: con 2.21 passaggi chiave ogni 90 minuti, Sterling è rispettivamente quarto e terzo in Premier per assist (10) ed Expected Assists (10.6) complessivi.

 

Anche Bernardo Silva sembra un altro giocatore rispetto quello visto all'Etihad lo scorso anno. A causa della lunga assenza di De Bruyne, il portoghese è stato spesso schierato - con ottimi risultati - come mezzala destra nel 4-3-3, ma ha anche ricoperto la posizione di mediano nel 4-2-3-1. In zone più interne ha messo in mostra le sue grandi qualità associative (53.5 passaggi tentati ogni 90 minuti, quasi tutti corti) e creative (da mezzala ha prodotto ben 2.35 passaggi chiave e 0.25 xA ogni 90 minuti).

 

Oltre al contributo nell'ultimo terzo di campo, Bernardo Silva apporta anche un grosso impegno in fase difensiva: nonostante il fisico leggero, infatti, è molto bravo nella pressione individuale, sia direttamente sul portatore palla che nello schermare le linee di passaggio avversarie.

 

Certo, è quando vengono schierati da ali pure che mettono in mostra le loro qualità principali, e in particolare l'esplosività nei dribbling: i frequenti uno contro uno di Silva e Sterling sono fondamentali per il City affinché possa creare superiorità numerica nell’ultimo terzo di campo, ma al tempo stesso sono resi possibili proprio dall'organizzazione della squadra nel manipolare le strutture difensive avversarie, generando isolamenti offensivi per gli esterni e creando spazi di ricezione per i giocatori che si stanno smarcando.





Gli uomini che hanno cambiato volto al Liverpool quest'anno sono invece soprattutto Alexander-Arnold e Mané. Il terzino inglese ha confermato le buone cose mostrate nella scorsa stagione e si è definitivamente imposto come titolare dei "Reds" in questa stagione: se in fase di non possesso tende ancora a soffrire qualche situazione di uno contro uno e le diagonali difensive, con letture errate comprensibili vista la sua giovanissima età, in quella di possesso si è dimostrato un ottimo regista occulto, bravo a sfruttare le grandi responsabilità creative affidategli dal sistema. I numeri da centrocampista offensivo (ben 9 assist, 1.67 passaggi chiave e 0.26 xA ogni 90 minuti), sono la conseguenza della sua tecnica con entrambi i piedi, visibile anche nei cambi di gioco.

 


Sa anche calciare bene le punizioni.


 

Più avanti, invece, è Mané che ha preso soprattutto le redini delle manovre offensive di Klopp. Anche se il tridente dei "Reds" non ha toccato i picchi della scorsa stagione, Mané si è dimostrato il più costante segnando gol pesantissimi in Premier (ben 20 finora e senza tirare rigori) e Champions League. Nonostante sia abbastanza impreciso nel gioco spalle alla porta, la sua mobilità ed agilità lo rendono un giocatore estremamente difficile da marcare: può giocare su entrambe le fasce in quanto ambidestro, riesce a ricevere in isolamento e saltare l’avversario sia internamente che esternamente, attacca bene la profondità ed è letale in progressione grazie alle sue ampie falcate ed una frequenza di passo ugualmente efficace sia in spazi stretti che su medio-lunghe distanze.

 


Il senegalese è migliorato molto nell’attacco dell’area di rigore, come si può notare in questo gol realizzato contro il Fulham.




Alla luce di quanto visto in questa stagione, insomma, la Premier League avrebbe quasi bisogno di due titoli, per premiare due squadre e due allenatori straordinari. Da un lato andrebbe premiato Guardiola, che

sta letteralmente frantumando tutti i record nazionali e ha davanti a sé una grande occasione per conquistare uno storico

domestico (campionato, FA Cup e Coppa di Lega). Ma dall’altro lato lo meriterebbe anche Klopp, perché il Liverpool è una squadra eccitante e funzionale, sia in patria che in Europa, e alla fine meriterebbe un titolo che non riesce a raggiungere da quasi 30 anni.

 

Al di là di chi vincerà alla fine, comunque, Guardiola e Klopp hanno portato su un altro livello la lunga storia di rivalità in panchina della Premier League. Se tra Ferguson e Wenger, ad esempio, il rapporto era caratterizzato anche da un'incompatibilità caratteriale, condita da polemiche, scontri e frecciatine, la rivalità tra Guardiola e Klopp in questi tre anni è stata estremamente pacifica. Il rapporto tra il tecnico catalano e il tecnico tedesco sembra essere di semplice competizione: il loro è un dualismo che spinge ciascuna della parti a migliorarsi a beneficio delle rispettive squadre. E come Guardiola è stato influenzato dal

del Borussia Dortmund durante la sua esperienza in Germania, così Klopp è stato influenzato dalla capacità di controllo del City adesso che è in Premier League.

 

È facile da dire per noi che siamo spettatori neutrali di questa contesta ma, comunque vada, sarà una stagione indimenticabile per entrambi.

 

 

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