• Calcio
Jacopo Azzolini

La Juventus deve giocare col 4-3-3?

Contro il Sassuolo col cambio di modulo la squadra ha cambiato marcia.

La Juve di Allegri inizia la stagione con un netto 3-0 contro il Sassuolo e replica così ai successi di tutte le altre squadre di prima fascia. L’attenzione era rivolta al gioco della squadra, certo, ma anche alle individualità, e possiamo subito dire che i calciatori più attesi non hanno tradito le aspettative. Vlahovic inaugura il suo campionato con una doppietta mentre Di Maria, all’esordio, trova il suo primo gol dopo una prestazione da migliore in campo con giocate di alta scuola che scatenano i tifosi dell’Allianz Stadium.

 

Il risultato non deve però trarre in inganno. Il match non è stato una passeggiata e per una buona mezz’ora abbiamo visto le stesse difficoltà della Juventus 2021/22. I mugugni e il brusio dello stadio nel primo tempo sembravano poter essere il preludio di un esordio deludente. Il gol del vantaggio di Di Maria ha cambiato l’inerzia della partita, ma bisogna anche sottolineare le modifiche tattiche di Allegri nel cooling break, che hanno sistemato davvero la squadra e modificato gli equilibri.

 

I problemi del 4-4-2

Con Kostic appena arrivato e Pogba infortunato, Allegri opta per un 4-4-2 “storto” pressoché identico a quello della stagione passata. Davanti a Perin (Szczesny è infortunato), la linea difensiva è composta da Danilo, Bonucci, Bremer e Alex Sandro. Locatelli e Zakaria sono i mediani, mentre Cuadrado e McKennie le ali. In avanti, Di Maria gioca alle spalle di Vlahovic. Senza Traorè, Maxime Lopes e con Raspadori in panchina, Dionisi sceglie invece un 4-3-3 con Muldur, Ayhan, Ferrari e Rogério dietro, Frattesi, Henrique e Thorstvedt in mezzo, Kyriakopoulos (adattato attaccante esterno) e Berardi ai lati di Defrel.

 

La Juve inizia bene applicando un pressing alto e spingendo a sinistra con Alex Sandro, autore a sorpresa di diversi cross e progressioni pericolose. I bianconeri impostavano a 4 ma, come succedeva già la scorsa stagione, su possesso consolidato diventava evidente l’asimmetria. Danilo restava in una posizione più stretta e bloccata, con Cuadrado che dava ampiezza. Sull’altro lato, Alex Sandro andava invece sul fondo con McKennie che, pur partendo da una posizione defilata, si stringeva in mezzo al campo.

 

La verve aggressiva della Juve si è spenta presto. All’improvviso la squadra ha abbassato il baricentro e si è messa ad aspettare l’avversario, come per assecondare la propria seconda pelle. Per larghi tratti il Sassuolo è stato state padroni del campo (56% di possesso palla alla fine del primo tempo, nonostante le pesanti assenze). La Juve ha dimostrato difficoltà in entrambe le fasi. Lo scaglionamento si è rivelato troppo rigido e statico, con i giocatori fermi che non davano soluzioni di passaggio al portatore: la manovra era orizzontale e prevedibile. Nonostante la presenza di Di Maria, i bianconeri a inizio gara non sfruttano le caratteristiche del fuoriclasse argentino cercando di palleggiare più internamente. La squadra è troppo lunga, con i calciatori molto lontani tra di loro e le punte isolate. Senza riferimenti sul breve, abbiamo visto dei lanci piuttosto improbabili da dietro cercando di lanciare Di Maria in profondità, un qualcosa non certo nelle corde dell’argentino. Situazioni facili da leggere per la difesa del Sassuolo.

 

Nella mancanza di idee della manovra bianconera, Di Maria svariava molto per venire incontro e legare i reparti. Le sue azioni erano però piuttosto isolate e non accompagnate dal resto della squadra. Ha ricevuto diverse volte spalle alla porta e circondato da maglie rivali, finendo poi col perdere palla.

  

 

   

Le difficoltà della Juve nell’imbeccare Di Maria a inizio gara. Nelle prime due slide, Danilo riceve palla largo a destra con i compagni lontanissimi e i mediani (Locatelli e Zakaria) marcati. Lancia lunghissimo per Di Maria e Vlahovic che però sono abbandonati a loro stessi contro i 4 difensori del Sassuolo. Nelle altre azioni, Di Maria riceve spalle alla porta o comunque isolato tra le maglie neroverdi: perde sempre palla.

 

Poco prima del cooling break, Locatelli e Zakaria perdono palloni pericolosi in modo simile tra di loro a pochi minuti di distanza uno dall’altro. In entrambe le situazioni, è evidente la rigidità posizionale della Juve, con in più Bremer parso un po’ macchinoso nell’impostare sul centro-sinistra: faceva perdere diversi tempi di gioco e non dava palloni semplici ai compagni. Ben seguiti dalle mezzali avversarie, Locatelli e Zakaria dovevano gestire spalle alla porta passaggi difficili senza supporto dalla squadra. Per fortuna di Allegri, la mancanza di incisività dei giocatori del Sassuolo ha impedito che queste ripartenze corte si tramutassero in gol.

 

  

La Juve perde due palle pressoché identiche. Squadra ferma e mediani marcati: Bremer, troppo lento, in entrambi i casi compie un passaggio scontatissimo che le mezzali del Sassuolo leggono in anticipo. Evidente la mancanza di riferimenti sul corto.

 

Inoltre, la difesa posizionale della Juve era poco efficace. I bianconeri concedevano pericolose ricezioni tra le linee – in una di queste Defrel ha impegnato Perin dalla distanza – ed erano fragili sui cambi di campo. Il baricentro basso rendeva poi complicato risalire il campo quando si rientrava in controllo del pallone, perché c’erano tanti metri da coprire – è stato quindi problematico innescare Vlahovic. Come ammesso da Allegri su DAZN, il Sassuolo stava iniziando a tirare un po’ troppo in porta, di conseguenza è stato necessario cambiare qualcosa tatticamente. Il tecnico toscano ha citato anche le palle perse da Locatelli e Zakaria, segno di come ci fosse bisogno di aumentare le soluzioni di passaggio per gestire meglio il pallone.

 

Il 4-3-3 aiuta la Juve e Di Maria

Dopo il cooling break, la Juve è cambiata molto tatticamente. Allegri ha deciso di passare a un 4-3-3 molto simmetrico in entrambe le fasi con Cuadrado largo a sinistra, Di Maria aperto a destra e McKennie e Zakaria a fare le mezzali. Subito dopo queste modifiche, la Juventus ha trovato il gol al termine di un’azione prolungata in cui ha fatto girare bene il pallone da un lato all’altro lato del campo. Avere riferimenti qualitativi come Cuadrado e Di Maria larghi in ampiezza ha regalato più sicurezze ai compagni. Il passaggio al 4-3-3 ha nettamente migliorato anche il palleggio interno, pressoché inesistente nei primi 30’. La Juve, anche se sporadicamente, ha effettuato buone imbucate tra le linee, trovando diverse volte McKennie e Zakaria nei mezzi spazi. Situazioni che il Sassuolo, parso sorpreso dal cambio tattico, ha faticato a leggere. 

 

   

Alcune delle ricezioni nei mezzi spazi di McKennie e Zakaria. Nelle prime due slide risulta chiaro il 4-3-3 della Juve.

 

Dopo il vantaggio di Di Maria, la Juve non ha modificato l’impostazione della partita. Ha continuato a preferire aspettare dietro gli avversari, con una difesa di posizione piuttosto attendista. La differenza rispetto al 4-4-2 precedente è che il 4-5-1 ha coperto molto meglio la propria trequarti, con Di Maria che ha fatto un lavoro molto generoso senza palla in supporto di Danilo. In più a presenza di McKennie e Zakaria ai fianchi di Locatelli ha difeso meglio gli spazi interni. Il Sassuolo, pur attaccando con tanti uomini, è stato un po’ pigro nella rifinitura, cercando troppe volte Defrel che spalle alla porta, che però è stato sovrastato da Bonucci e Bremer.

 

  

Il 4-5-1 senza palla della Juve. Nella seconda azione, si crea un buco in mezzo, con Henrique che riesce a verticalizzare su Defrel. Bonucci interviene però prontamente, rubando palla all’attaccante rivale. Gli attaccanti del Sassuolo hanno sofferto dal punto di vista fisico.

 

Il 4-5-1 ha aumentato notevolmente anche il livello delle ripartenze, con i giocatori più a proprio agio. Se c’era poco da sorprendersi sul livello tecnico di Di Maria, in pochi si aspettavano un simile strapotere atletico da parte di un calciatore trentaquattrenne. Contro un Sassuolo assai rivedibile nelle transizioni difensive, l’argentino è stato devastante in campo aperto, con ripartenze lunghe che hanno bucato la squadra rivale. In una di queste, dopo un grande intervento difensivo di Bremer (molto convincente) su Raspadori, Di Maria ha sfiorato un gol meraviglioso dopo una strepitosa progressione palla al piede. Difficile prevedere se l’argentino sarà in grado di sostenere un simile lavoro fisico per tutta la stagione, ma contro il Sassuolo è stato implacabile (aiutato anche dalle marcature preventive quasi assenti da parte dei neroverdi). In ogni caso, Di Maria ha fatto meglio quando è partito da una posizione più aperta, mentre ha sofferto tra le linee in spazi più ingolfati.

 

  

 

Bremer anticipa Raspadori nei pressi dell’area bianconera e genera la ripartenza. Oltre alla falcata di Di Maria, da notare anche i compagni bravi ad accompagnare l’azione.

 

Da sottolineare come l’azione del rigore (ossia, la giocata che ha ipotecato il match), sia arrivata in modo molto “allegriano”. Ossia, dopo minuti di prolungato forcing neroverde, Perin lancia lungo a sinistra su Alex Sandro, che controlla e verticalizza immediatamente su Vlahovic che si procura il penalty. Lancio lungo, pochi tocchi e partita archiviata grazie a un’azione molto fisica e diretta.

 

Dopo il gol di Vlahovic a inizio ripresa su una follia di Ayhan (indotta però anche da uno dei rari tentativi di pressing offensivo), il secondo tempo si è giocato su ritmi piuttosto blandi. Il Sassuolo ha continuato ad attaccare (quasi 60% di possesso palla nella ripresa), con la Juve che in campo aperto ha sfiorato diverse volte il quarto gol. L’andamento della partita – oltre che i problemi fisici di diversi giocatori – hanno consentito ad Allegri di fare esordire Kostic e di dare minutaggio a diversi giovani come Rovella, Miretti e Soulé. Largo a sinistra, il serbo ha già mostrato con evidenza le sue caratteristiche. Basti pensare che degli 11 cross totali effettuati dalla Juventus, 5 di questi sono arrivati da Kostic nei 30’ scarsi disputati dall’ex Eintracht Francoforte.

 

Nonostante la vittoria rotonda, i buoni segnali del passaggio al 4-3-3 e il grande esordio di Di Maria e Bremer, Allegri non dovrà sottovalutare le note negative di questo incontro. Il Sassuolo ha creato abbastanza e la Juve per larghi tratti ha palesato le stesse difficoltà nella manovra della passata stagione. Le distanze tra i giocatori erano troppo ampie e c’era poco smarcamento senza palla, di conseguenza il portatore aveva scarso supporto con la manovra che non progrediva. Non capiterà sempre di segnare al primo tiro in porta o quasi, e non è detto che un approccio così passivo e attendista alla lunga possa pagare e aiutare i giocatori più talentuosi. Dal punto di vista tattico, sarà interessante vedere se Allegri a Genova tornerà al 4-4-2 “storto” o se invece darà fiducia al 4-3-3 che ha svoltato un Juve-Sassuolo che si stava mettendo su binari negativi.

 

Tags :

Jacopo Azzolini è un giornalista classe 1994, è di Grugliasco come Gasperini.