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→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
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Il meglio del 2018
31 dic 2018
31 dic 2018
Album dei momenti più significativi dell'anno quasi finito.
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24 gennaio - Larry Nassar viene condannato a un massimo di 175 anni di carcere

Tutto ha inizio da un biglietto aereo: quello pagato nel 2016 dalla direzione del piccolo Indianapolis Star alla sua reporter Marisa Kwiatkowski per mandarla a Effingham County, Georgia per indagare su una “soffiata”: una denuncia per abusi sessuali che riguarda i piani altissimi della USA Gymnastics, l'associazione nazionale di ginnastica artistica che ha sede proprio a Indianapolis. Dopo settimane di altri indizi e documenti, la prima atleta che decide di squarciare il velo è Rachel Denhollander, abusata già a 15 anni da Larry Nassar, medico della Nazionale dal 1996 al 2014. Seguiranno altre decine di testimonianze (in tutto saranno 156) tutte registrate all'interno di un processo (consumato a Ingham, Michigan) che rappresenta una delle pagine più nere della storia dello sport americano.

28 gennaio - Roger Federer vince gli Australian Open

Battendo in finale in cinque set un sempre più solido Marin Cilic. È il ventesimo slam della carriera di Roger Federer. Durante la premiazione, con la voce rotta dalle lacrime, ha dichiarato: «Continuo a divertirmi, qui in Australia, è un viaggio bellissimo. E' grazie a tutti voi - ha poi detto rivolto al pubblico, con la voce rotta dal pianto - che ancora mi alleno, sono teso, sorrido, gioco».

21 febbraio – Sofia Goggia oro olimpico nella discesa libera

A Pyeongchang Sofia Goggia ha due cartucce da sparare per tenere fede ai suoi principi da rockstar delle nevi. Il primo colpo va a vuoto: nel Super-G vinto a sorpresa dalla ceca Ester Ledecka (vedi 24 febbraio) è solo undicesima, penalizzata da un brutto errore nella parte centrale. Resta una discesa libera che tutti dicono sarà cannibalizzata da Lindsey Vonn, l'altra grande delusa del Super-G. Sofia scende per quinta e attacca il tracciato con coraggio e lucidità, disegnando una parte centrale ai limiti della perfezione: è prima e qualche minuto dopo la Vonn le finisce dietro di mezzo secondo, indicandola al traguardo come la vincitrice. L'unico brivido lo porta la norvegese Mowinckel, davanti nei primi tre intermedi e alla fine seconda per appena nove centesimi. “Sono stata una samurai”, commenta Sofia, la prima italiana a vincere un oro nella discesa libera dai tempi di Zeno Colò a Oslo 1952. In una buona Olimpiade italiana è il terzo oro, sempre al femminile, dopo quelli di Arianna Fontana (vedi sotto) e Michela Moioli nello snowboard.

22 febbraio – Arianna Fontana vince la medaglia olimpica n.6, n.7 e n.8

Come ogni quattro anni lo short track fa irruzione senza preavviso nelle case degli italiani. Stavolta a metà mattinata, e per il pubblico che guarda la RAI alle 11 del mattino questo sport modernissimo di pattinatori che corrono in ovale inguainati in tute attillatissime e in posizione iper-aerodinamica è un piccolo shock culturale. La regina è sempre la valtellinese Arianna Fontana, per di più portabandiera durante la cerimonia d'apertura. Come a Sochi 2014 arrivano tre medaglie ma questa volta c'è anche un oro, la perla che mancava nella sua straordinaria collezione. Lo vince il 13 febbraio, in una finale dei 500 metri condotta dal primo all'ultimo centimetro, nonostante il ritorno in extremis della coreana Choi costringa a guardare il fotofinish prima di esultare. Arriveranno nei giorni successivi la “classica” medaglia in staffetta (stavolta d'argento) e il bronzo nei 1000 metri che le consente di diventare la seconda atleta italiana più medagliata di sempre nei Giochi Invernali, dopo Stefania Belmondo.

24 febbraio - la storica doppietta di Ester Ledecka

Dopo aver vinto a sorpresa l'oro olimpico nel super-G di sci alpino, scendendo col pettorale numero 26 e precedendo di un solo centesimo una sbigottita Anna Veith che pensava di avere già l'oro in tasca, la ceca Ester Ledecka domina anche nel gigante dello snowboard dov'era stra-favorita: è la prima donna della storia olimpica a vincere due ori in due discipline diverse nella stessa edizione. L'impresa non ha precedenti a livello femminile e si era verificata solo due volte al maschile, negli anni Venti: il norvegese Thorleif Haug aveva vinto nello sci di fondo e nella combinata nordica a Chamonix 1924, il connazionale Johan Grottumsbraten l'aveva imitato quattro anni dopo a Sankt Moritz. Ester diventa rapidissimamente una delle sportive dell'anno, attirando l'attenzione anche della più famosa semi-omonima Katie Ledecky, la nuotatrice americana da sei medaglie olimpiche in carriera, che su Twitter ha supposto una loro lontana parentela.

4 marzo – muore Davide Astori

Non si è mai preparati a una notizia del genere, figuriamoci di domenica mattina: e quindi il capitano della Fiorentina Davide Astori se ne va colpito da tachiaritmia, un'accelerazione improvvisa del battito cardiaco, nella sua camera dell'Hotel Là di Moret a Udine, gettando tutti nella costernazione. Il calcio gonfiato di anticipi posticipi e lunch match, all'affannata ricerca di una parvenza di fascino internazionale, si ferma perché lo decidono i calciatori, che trovano rapidamente l'accordo per spostare tutto di un mese.

È una giornata terribile, che sbatte in faccia l'assurdità e la precarietà della vita proprio a coloro che si sentono più forti e invulnerabili, gli atleti. Ai funerali in piazza Santa Croce partecipano 10mila persone e sarà presente una delegazione di ogni squadra di serie A e serie B. Il nuovo capitano viola, Milan Badelj, lo ricorda così: «Al mattino, quando arrivavi nella stanza del fisioterapista eri sempre tu ad accendere la luce. Tu sei questo per noi: la luce». Qui potete leggere un ricordo su l'Ultimo Uomo uscito in quei giorni; qui un ritratto di Davide Astori.

17 marzo – Vincenzo Nibali vince la Milano-Sanremo

Sembra la solita super-classica noiosissima, rassegnata alla dittatura dei velocisti, ravvivata giusto un po' dall'alternanza sole-pioggia lungo i 294 chilometri di percorso. Invece sulla salita del Poggio lo Squalo decide finalmente di fare di testa sua, scombina i piani, allunga improvvisamente e scollina da solo, disegnando una discesa in stato di grazia e arrivando ai 500 metri finali con un vantaggio ampio ma non incolmabile a causa del plotone che incombe impetuosamente da dietro, con gli uomini della Quickstep, Alaphilippe in testa, a tirare come dannati. Il resto è agonia ed estasi per Vincenzo Nibali che porta in fondo la sua volata solitaria e cede alla tentazione di guardare indietro solo una volta, quando è ormai certo di tagliare il traguardo per primo. Diventa il quarto ciclista della storia ad aver vinto i tre grandi giri più almeno due classiche monumento: gli altri tre – scusate se è poco – si chiamano Merckx, Gimondi, Hinault. Ne ha scritto Umberto Preite Martinez in questo pezzo.

3 aprile – la rovesciata di Cristiano Ronaldo allo Juventus Stadium

Al 64° minuto di Juventus-Real Madrid, quarto di finale di andata di Champions League, i bianconeri non stanno giocando neanche troppo male. Sono stati freddati da una distrazione difensiva dopo tre minuti, ma non si sono persi d'animo e hanno iniziato a spingere, impegnando Keylor Navas; sul finire del primo tempo, Toni Kroos ha attentato alla stabilità della traversa dello Stadium consigliando di non stuzzicare troppo il can che dorme.

L'episodio che cambia la storia del 2018 calcistico europeo viene innescato una ventina di secondi prima da un banalissimo qui pro quo tra Chiellini e Buffon; Ronaldo tiene vivo il pallone che in pochi secondi finisce tra i piedi di Carvajal, bravo a scodellare in mezzo. A quel punto “si oscura la vallata”, come disse Flavio Tranquillo a proposito di una stoppata ciclonica di LeBron James, e Cristiano Ronaldo verga il suo capolavoro. L'applauso a scena aperta dello Stadium è il teaser di qualcosa di clamoroso che avverrà in estate. "La rovesciata con cui ricorderemo Cristiano Ronaldo" è un pezzo di Daniele Manusia uscito in quei giorni.

10 aprilela Roma elimina il Barcellona

“È la notte dei miracoli, fai attenzione”, diceva il poeta, e la Roma si regala 90 minuti del tutto estranei al suo spesso sciagurato curriculum europeo. Rimonta l'1-4 subito una settimana prima al Camp Nou e vola in semifinale di Champions con la più grande partita della propria storia: merito anche di Eusebio Di Francesco, che rivoluziona l'impianto tattico della sua squadra con un 3-4-1-2 che manda in tilt le poche certezze di Valverde.

Dzeko sblocca il risultato dopo 6 minuti e al 57', travolto da un Piqué da incubo, si procura il rigore del 2-0 trasformato da De Rossi. L'Olimpico alza il volume ed esplode sul colpo di testa di Manolas, che vale il 3-0 a otto minuti dalla fine. Il pianto a dirotto del difensore greco, seduto in panchina e sopraffatto dalla portata emotiva dell'impresa, è una delle immagini più emozionanti del 2018, che abbiamo ricordato con questo articolo di Dario Saltari.

11 aprile - il Real Madrid elimina la Juventus

Fino al minuto 93'20” la Juventus sta facendo anche meglio della Roma, disputando la più grande partita mai giocata in Europa da una squadra italiana. Serviva un'impresa epocale già solo per impensierire il Real Madrid al Bernabeu, ma la Juventus è stata perfetta e conduce con merito per 0-3, riservandosi gli ultimi due cambi per mordere ancora nei supplementari. Ma il Real Madrid è un serpente a tre teste e passa proprio nell'unico modo che sembra impossibile, bucando con un'azione improvvisa la difesa schierata della Juventus. Kroos lancia dal limite dell'area sul secondo palo, Pjanic e Matuidi escono troppo tardi, la sponda di CR7 è inarrestabile per Alex Sandro, Benatia si fa trovare in ritardo su Vazquez e non può far altro che stenderlo. Il rigore è netto (e Ronaldo lo scaraventa nel sette a 139 chilometri all'ora), ma non c'è ragione che tenga di fronte a milioni di cuori che sanguinano: Buffon si fa portavoce della frustrazione del popolo juventino facendosi espellere dall'arbitro inglese Oliver e poi rincarando la dose con dichiarazioni che, rilette oggi a mente fredda, suonano ancora più improbabili.

28 aprile – la Juventus ipoteca il 7° Scudetto consecutivo

L'Inter-Juventus più emotivamente violento degli ultimi vent'anni si conclude con un finale-shock: in 10 dal 15' del primo tempo ma meritatamente in vantaggio fino a cinque minuti dalla fine, l'Inter abbassa la guardia in maniera inconsulta e viene castigata due volte da un rocambolesco tiro-cross di Cuadrado e dall'unico gol di Higuain nei suoi ultimi tre mesi di carriera bianconera. Le responsabilità vengono equamente divise tra l'accigliata figura dell'arbitro Orsato, reo di aver espulso fiscalmente Vecino e di aver chiuso gli occhi sul fallo da seconda ammonizione di Pjanic, e l'allenatore Spalletti, colpevole del cambio Santon-Icardi pochi istanti prima dell'irreparabile.

È anche la notte in cui il Napoli “perde lo Scudetto in albergo”, precisamente l'NH Hotel in pieno centro di Firenze: i giocatori restano di sasso guardando la partita a cena e il giorno dopo, completamente svuotati, crollano 3-0 sotto i colpi del Cholito Simeone.

14 maggio - Roberto Mancini è il nuovo ct della Nazionale italiana

Il triste 2018 della Nazionale italiana, ridotta a periferia del pianeta e sparring partner per altre Nazionali entusiaste di andare ai Mondiali al posto nostro, impone una svolta. Viene scelto Roberto Mancini, forse il nome migliore da spendere mediaticamente dopo i disastri a tutti i livelli della gestione Ventura. Curiosamente modellata su quella del suo arci-nemico Sacchi: convocazioni un po' random (da Tonali a Moise Kean passando per Vincenzo Grifo, trequartista di riserva dell'Hoffenheim) ma un'idea di gioco che sbuca di colpo in una notte polacca di Chorzow, quando vinciamo 1-0 meritandone almeno il quadruplo. L'Italia di Mancini è una delle Grandi Attese del biennio che porterà a Euro 2020.

25 maggio - Chris Froome ribalta il Giro d'Italia

Sul Colle delle Finestre, la montagna più alta del Giro 2018 con i suoi 2.176 metri d'altezza, va in scena una delle singole imprese sportive più notevoli dell'anno. Alla terzultima tappa di un Giro fin lì piuttosto complicato, Chris Froome – il capitano del Team Sky, la squadra che ha fatto della programmazione e del calcolo una filosofia di gara - attacca in solitaria quando mancano 83 chilometri al traguardo, sullo sterrato, sbranando la Cima Coppi, triplicando il vantaggio con una discesa folle in cui, secondo i rilevamenti, tocca punte di oltre 80 chilometri all'ora, e non mollando la presa neanche sulla salita finale del Jafferau a 14% di pendenza. È un'impresa alla Coppi, alla Pantani: gli avversari sono schiantati, tutti a oltre tre minuti. La maglia rosa Yates arriva con 38'51” di ritardo, sfinito. «Tecnicamente e tatticamente, il giorno più bello della mia carriera». Andrea Minciaroni lo omaggiava con questo articolo.

26 maggio – il Real Madrid vince la Champions League

La solitudine del numero 1 è un concetto che difficilmente si può spiegare meglio del primissimo piano che le tv hanno riservato a Loris Karius al termine della finale di Champions League. Alto, biondo, bello, ricco, famoso eppure morto dentro dopo i due tragici errori che hanno spianato la strada al Real per la sua Tredicesima Coppa dei Campioni. Un solo alibi, non da poco: un colpo alla testa ricevuto a inizio ripresa da Sergio Ramos (che nel primo tempo aveva già provveduto a fare fuori Salah), poco prima del vantaggio del Real. Ma se il secondo sul tiro da fuori di Bale è grave ma tutto sommato ammissibile e si può sempre dar la colpa al pallone, il primo che porta al gol di Benzema è semplicemente inspiegabile, concettualmente più simile a un bug di un brutto videogame di calcio anni Novanta. In mezzo la straordinaria rovesciata sempre di Bale, gesto simbolo dello strapotere tecnico e della panchina lunghissima a disposizione di Zinedine Zidane – che però deve avere subodorato qualcosa, visto che il 31 maggio rassegna le dimissioni.

1° giugno – il tragico errore di JR Smith in gara-1 delle Finals NBA

George Hill è un ottimo tiratore di liberi, e quando se ne guadagna due a cinque secondi dalla fine di gara-1 delle Finals NBA tra Golden State e Cleveland sul punteggio di 107-106 per i padroni di casa, tutta la Baia inizia a tremare di paura. Se lo meriterebbe più di tutti LeBron James, autore di una performance mostruosa da 51 punti, 8 rimbalzi e 8 assist. Hill mette il primo, e siamo pari; ma sbaglia il secondo, e qui sale in cattedra JR Smith con un gesto insensato. Prende il rimbalzo ma... si allontana dal canestro palleggiando, diretto verso la metà campo: con tutta evidenza è convinto che i suoi siano in vantaggio e non serva altro che far scorrere il cronometro. LeBron non può crederci, è a un metro da lui e si sbraccia per riportarlo avanti, ma non c'è abbastanza tempo e l'ultimo attacco dei Cavs non è più che uno scarabocchio. Tirato il sospirone, Golden State vince 124-114 al supplementare e getta le basi per lo schiacciante 4-0 con cui vincerà la serie e l'anello. Il misunderstanding di JR Smith resterà nella leggenda come uno dei più marchiani della storia del gioco, di cui avevamo scritto qui.

5 giugno – Cecchinato in semifinale al Roland Garros

Il momento più alto dello sport italiano al maschile nel 2018 è certamente stato il tie break da 21 minuti e 59 secondi che ha sancito il ritorno di un nostro tennista in una semifinale Slam a quarant'anni dall'ultima volta (Corrado Barazzutti, Roland Garros 1978). Sempre sulla terra rossa di Parigi Marco Cecchinato vive due settimane da Dio, lui che non aveva mai vinto un match in uno Slam e a inizio torneo era appena il numero 72 del ranking ATP. Invece batte al primo turno il rumeno Copil recuperando due set di svantaggio, poi travolge il lucky loser argentino Trungelliti e dal terzo turno entra in una nuova dimensione, battendo due specialisti del rosso come Carreno Busta e Goffin con incredibile autorevolezza. Ai quarti Djokovic è dato vincente a 1.04 ma Cecchinato, come il proverbiale calabrone che ignora di non poter volare, non lo sa. La partita è intensissima e Ceck la vince con pieno merito, contro un Djokovic tutt'altro che bollito(come dimostrerà nei mesi successivi): 13-11 al tie-break del quarto set, al quarto match point, un passante di rovescio che scavalca il serbo, sceso disordinatamente a rete. In semifinale si arrenderà a testa alta contro il carrarmato Thiem, a sua volta demolito in finale da un Rafa Nadal più alieno che mai, giunto all'undicesimo Roland Garros. Se volete rivivere quel momento, qui potete leggere il nostro pezzo.

9 giugno - I Golden State Warriors sono campioni della NBA

E lo diventano per il secondo anno consecutivo, mettendo ulteriormente in discussione l'equilibrio in una delle leghe in teoria più equilibrate dello sport professionistico ad alti livelli. Alla squadra di Steve Kerr sono bastate 4 partite per avere la meglio sui Cleveland Cavaliers. Gara-4 è stata vinta con un largo 105-85 e Steph Curry autore di 37 punti. È stato però Kevin Durant a venire eletto MVP delle Finals.

22 giugno Filippo Tortu abbatte il muro dei 10 secondi nei 100 metri

Dopo ventotto anni e nove mesi i 100 metri italiani si congedano, con smisurato affetto, da Pietro Mennea ed entrano nell'evo moderno. Il sardo-milanese Filippo Tortu, che ha compiuto vent'anni appena una settimana prima, toglie finalmente la doppia cifra dal numero dei secondi e ferma il tempo a 9”99, due centesimi in meno del crono dell'uomo di Barletta nelle altitudini di Città del Messico 1979. Succede al Meeting di Madrid e tutti già pensano agli Europei di Berlino di agosto dove – com'è naturale che sia a vent'anni – Tortu incappa in una piccola contro-prestazione e chiude al quinto posto a 10”08 una finale velocissima. Nessun problema, arrivederci a Doha 2019: il tempo è dalla sua parte.

27 giugno – la Germania eliminata ai gironi

Una delle immagini calcistiche che non avremmo mai creduto di vedere prima di morire raffigura Manuel Neuer, il portiere della Germania biondo e con gli occhi azzurri, un essere umano che in un'epoca non troppo distante dalla nostra sarebbe stato preso a esempio dell'Arianesimo, vagare sulla trequarti sudcoreana come colto da labirintite. Sta cercando confusamente di partecipare agli sgangherati assalti finali di una Nationalmannschaft è prossima a finire al tappeto come mai le era capitato prima, nella fase a gironi di un Mondiale, e prima della fine incassa addirittura il 2-0 e finisce ultima in un girone non irresistibile con Messico, Svezia e Corea del Sud.

È il tracollo del tutto non pronosticato di un gruppo che ha peccato di presunzione e non ha dato la giusta attenzione al tramonto di pilastri come Neuer, Muller e Khedira e all'uscita di scena di generali come Lahm e Schweinsteiger. Per il terzo Mondiale di fila, la squadra detentrice esce malamente ai gironi.

2 luglio - Lebron James ai Los Angeles Lakers

Tre anni con un'opzione per il quarto (sarà il giocatore a decidere) per un totale di 154 milioni di dollari: sono le cifre del passaggio di LeBron James ai Los Angeles Lakers (preferiti a Philadelphia che gli aveva fatto una lunga corte), la terza “decision” della carriera del Re che cambia decisamente il panorama della NBA 2018-2019. E la finale annunciata di Western Conference contro Golden State potrebbe avere maggior appeal delle Finals stesse.

10 luglio – Cristiano Ronaldo alla Juventus

Alle 17:32 di martedì 10 luglio 2018 il calcio italiano entra in una nuova era – o perlomeno, ci entra la Juventus. Il comunicato sul sito ufficiale è accompagnato da una soluzione grafica minimale ed elegante, destinata a decine di rifacimenti, imitazioni e meme vari. Per 117 milioni, commissioni comprese, è nettamente l'acquisto più costoso della storia del nostro pallone e gli analisti si dividono: è meglio di Maradona al Napoli e di Ronaldo-quello-vero all'Inter? Come impatto mediatico ne è senza dubbio superiore; per la resa economica e sportiva, per forza di cose condizionate al rendimento in Champions League, appuntamento al 2019. Nella fase a gironi dell'unica competizione che quest'anno interessa davvero alla Juventus, CR7 ha segnato un solo gol (minimo storico dal 2008), ma favoloso: il destro al volo su assist di Bonucci del momentaneo vantaggio contro il Manchester United all'epoca ancora allenato da Mourinho.

15 luglio - la Francia è campione del mondo di calcio

Si chiude con il secondo titolo francese un Mondiale emozionante, estremamente spettacolare almeno fino agli ottavi di finale, prima che il peso della posta in palio sempre crescente non inizi a prevalere su tutto il resto. Il primo Mondiale della VAR, usata quasi sempre in modo impeccabile, dell'exploit isolato ma abbagliante di Cristiano Ronaldo contro la Spagna, dei tatuaggi di Sampaoli, della stampella di Tabarez, dei maverick croati che la sfangano dopo il 90' tre volte su tre, dei calci piazzati dell'Inghilterra di Southgate, di un Neymar in versione Flight Simulator, del Belgio che vince il Premio della Critica e di Kylian Mbappé assoluta sensazione del 2018 e – sospettiamo – del decennio a venire.

22 luglio - Francesco Molinari vince l'Open Championship

Il grande golf fa irruzione nelle case degli italiani in un tardo pomeriggio di domenica, quando molta gente è appena rientrata dal weekend. C'è un giovane uomo seduto su un divano elegante con le mani sulla testa, aspettando l'ultimo colpo del suo avversario. Ma l'americano Xavier Schauffele fallisce l'ultimo difficile putt e Francesco Molinari può davvero entrare nella storia come il primo italiano ad aver mai vinto un Major, l'Open Championship disputato sui terribili green di Carnoustie, il coronamento di una giornata indimenticabile in cui ha condiviso l'ultimo giro con Tiger Woods, con tutte le pressioni che ne derivano. Darà lezioni di classe e di talento anche alla Ryder Cup di settembre, trascinando il Team Europa alla vittoria: se a Cecchinato spetta il premio del singolo momento più emozionante, Chicco Molinari merita di essere incoronato l'atleta italiano del 2018. Ne abbiamo scritto qui.

22 luglio - Sebastian Vettel perde la testa del Mondiale di Formula 1

Il momento spartiacque del Mondiale di Formula 1 2018 arriva al 52° giro del Gran Premio di Germania a Hockenheim, fin lì dominato da Sebastian Vettel, già in testa alla classifica generale con 8 punti di vantaggio su Lewis Hamilton. Ma la pioggia leggera, concentrata in un unico punto del tracciato, manda in tilt le strategie: la azzecca il britannico, partito quattordicesimo e impegnato in una furibonda rimonta, mentre il tedesco scivola in un disgraziato fuori pista che lo porta a sbattere contro il muro all'ingresso della curva del Motodrom, l'unica in tutto il tracciato a non avere vie di fuga. A +8 prima della partenza, Vettel incassa da Hamilton un pesantissimo -25 che vale il sorpasso in un weekend disgraziato per la Ferrari, già colpita nel morale dalle tristi notizie che arrivano dalla Svizzera.

25 luglio - muore Sergio Marchionne

Domenica 22 luglio John Elkann scrive una lettera a tutti i dipendenti di FCA e Ferrari: «Le condizioni del nostro Amministratore Delegato Sergio Marchionne sono purtroppo peggiorate nelle ultime ore e non gli permetteranno di rientrare in FCA». Muore tre giorni dopo all'ospedale di Zurigo, dov'era ricoverato da tempo, a 66 anni. Verrà sepolto nel cimitero di Toronto dove già riposano in pace i suoi genitori e la sorella Luciana.

5 agosto – Alessandro Miressi campione d'Europa nei 100 stile libero

Foto di Robert Prezioso / Getty Images.

Ha 19 anni, è torinese ed è soprannominato “il Gigante” per i due metri d'altezza. La nuova grande speranza della velocità natatoria italiana è Alessandro Miressi, che mantiene le attese e vince l'oro nei 100 stile libero agli Europei di Glasgow con il personale di 48”01, come se si fosse tenuto apposta quel centesimo per abbatterlo alla prossima grande occasione. Condotta di gara da veterano: quarto ai 50, esce da re nella seconda vasca come faceva il Magnini dei tempi d'oro. Abbiamo un campione!

9 agosto - agli Europei di nuoto Simona Quadarella fa tripletta

La fiamma più splendente degli Europei di nuoto di Glasgow si accende senza preavviso: “Avrei firmato per fare la finale degli 800, e invece...”. La parola “fiamma” va intesa in senso letterale perché la 19enne romana Simona Quadarella gareggia per le Fiamme Rosse ed è di fatto una pompiera. E' lei a dominare il mezzofondo femminile, cancellando anche i vecchi record italiani degli 800 e 1500 appartenenti all'amica Alessia Filippi, con uno strapotere sulle tre distanze che autorizza paragoni impegnativi – e già qualcuno scrive che è “la Ledecky italiana”. Il suo è uno dei nomi sottolineati in rosso nel biennio che porterà a Tokyo 2020. Abbiamo una campionessa!

12 agosto asta clamorosa, agli Europei trionfa Duplantis

La più bella finale degli Europei di atletica di Berlino mette in scena il classico confronto generazionale: da un lato lo strafavorito Renaud Lavillenie, dall'altro il diciottenne svedese Armand Duplantis, che detiene tutti gli age record del salto con l'asta dai 7 anni in poi. Duplantis non sembra esattamente sentire la pressione della prima grande finale: salta al primo tentativo 5.85, 5.90, 5.95, 6.00 e 6.05 – quest'ultimo salto fa di lui il secondo uomo della storia all'aperto, dopo il 6.14 di Bubka nel 1994. Forse sarebbe riuscito a superare anche i 6 metri e 10, se avesse avuto senso continuare; forse è stato anche pungolato da irriducibili avversari come il russo Morgunov, che salta 6 metri solo per vincere l'argento, e naturalmente Lavillenie, grande sconfitto eppure capace di saltare 5.95 alla prima. Gara stellare che vale come biglietto da visita di uno dei potenziali dominatori dell'atletica del prossimo decennio.

27 agosto - si ritira Emanuel Ginobili

Foto di Tom Pennington / Getty Images.

«È stato un viaggio fantastico, oltre i sogni più ambiziosi». Quel gentiluomo di Emanuel Ginobili si misura come sempre al centimetro per scegliere le parole più giuste: a 41 anni dice basta, dopo quattro anelli NBA, un'Eurolega, un indimenticabile oro olimpico ad Atene in finale contro l'Italia e un rispetto, una classe, un senso dell'onore che hanno pochi eguali nello sport contemporaneo. È partito dal fondo di una penultima scelta al draft 1999 e dal suo feudo a San Antonio ha mostrato la strada a centinaia di giocatori professionisti. Questo un nostro ritratto. Suerte.

8 settembre – Serena Williams perde la testa in finale US Open

«Mostratemi un buon perdente, e io vi mostrerò un perdente», disse una volta il grande campione di poker Stu Ungar. Serena Williams è certamente una vincente. Dopo aver perso male 6-2 il primo set della finale US Open contro la sorprendente giapponese Naomi Osaka, subisce un warning dal giudice di sedia Ramos per aver ricevuto indicazioni dal suo allenatore seduto in tribuna. Lo show inizia sul 3-2 secondo set, quando Serena sbatte per terra la racchetta in segno di frustrazione. Ramos le assegna un punto di penalità e al cambio di campo, subìto l'ulteriore break del 4-3 Osaka, la vincitrice di 23 Slam perde la testa: “Lei non arbitrerà mai più una mia partita. Lei è un bugiardo, e siccome mi ha rubato un punto, è anche un ladro”. L'ultima parola è di troppo: Ramos segue la procedura e le infligge un penalty game che precede di poco il 6-4 finale. La prima vittima della situazione è proprio l'incolpevole Osaka, in lacrime durante la surreale cerimonia di premiazione a base di fischi e contumelie dagli spalti. In conferenza stampa Serena rincarerà la dose contro Ramos: «Il suo è stato un gesto sessista, con un uomo non si sarebbe mai comportato così», a conferma che nel 2018 anche i grandi campioni dello sport hanno sempre più bisogno di fare un bel respiro, prima di aprire bocca. A sostenere invece le ragioni di Serena Williams c'è questo articolo di Emanuele Atturo.

9 settembre – Romano Fenati tira il freno di un avversario in pieno rettilineo

Lo scellerato gesto da bandiera nera di Romano Fenati, responsabile di aver tirato la leva del freno della moto dell'avversario Stefano Manzi dopo esserglisi affiancato in rettilineo durante il GP di San Marino di Moto2 a Misano, travalica subito i confini. E' un gesto talmente fuori dal mondo che sembra un fumetto, un frammento di un ennesimo vano inseguimento di Wile E. Coyote al Beep Beep. Invece è la realtà e a caldo Romano Fenati appare un ragazzo bisognoso di riposo. La Snipers gli rescinde immediatamente il contratto, cavalcando l'onda dell'indignazione. Due mesi dopo, ad acque un po' più calme, se lo riprende per il 2019, “retrocedendolo” in Moto3.

29 settembre – Cristiano Ronaldo accusato di stupro

I fatti risalirebbero al 2009: in vacanza a Las Vegas con amici, l'allora neo-acquisto del Real Madrid Cristiano Ronaldo conosce in un locale Kathryn Mayorga, una modella di 25 anni; lui la invita nella sua suite, lei accetta ma rifiuta le successive avances, fino a essere violentata.

Il settimanale tedesco Der Spiegel rivela che la faccenda si sarebbe chiusa con un robusto accordo extra-giudiziario da 375 mila dollari di Ronaldo a Mayorga, che nel frattempo ha cambiato avvocato e ha deciso di venire meno all'accordo e rivelare tutto sull'onda del #metoo. Sollecitate, le due parti danno versioni molto differenti dell'accaduto, mentre Mayorga intenta una nuova azione civile presso il Tribunale di Clark, Nevada. Breve ondata autunnale di sdegno a tempo determinato, come si addice a questi tempi moderni, poi tutto riscivola nell'oblio. Qui provavamo a ricostruire la vicenda. Ne risentiremo parlare?

19 ottobre – l'Italvolley femminile in finale Mondiale

In un pugno di albe e mattinate autunnali l'Italia scopre la stella della padovana Paola Egonu, 19 anni, martello inarrestabile dell'Italia del ct Davide Mazzanti che sovvertendo ogni pronostico si arrampica fino alla seconda finale mondiale della sua storia. Sul taraflex della Yokohama Arena rimangono tramortite le campionesse in carica statunitensi e le campionesse olimpiche cinesi, battute 3-2 in una semifinale al cardiopalma in cui Egonu sbriciola ogni record individuale nella storia dei Mondiali femminili, mettendo a terra 45 palloni – praticamente vince quasi due set da sola, e qualcuno sussurra che sia già ora una delle giocatrici più forti del mondo. Il rovescio della medaglia sta nel fatto che le nostre ragazze sono per forza di cose Egonu-dipendenti e si affidano a lei a ogni piccolo odore di bruciato: le campionesse serbe, più esperte e smaliziate, fanno pendere la bilancia dalla loro parte opponendoci Tijana Boskovic, vera donna della finale. Vincono loro 3-2 ed è un peccato, ma mai come ora può avere un senso la retorica del “brave lo stesso”. Non solo Egonu, ma anche Cambi (22 anni), Malinov (22 anni), Danesi (22 anni), Sylla (23 anni), la capitana Chirichella (24 anni) e tante altre adolescenti terribili che stanno arrivando: il futuro è loro.

28 ottobre - Lewis Hamilton è campione del mondo di Formula 1

Senza avere affatto la macchina migliore, Lewis Hamilton vince il quinto Mondiale in carriera, aggancia Juan Manuel Fangio e si mette sulla scia di Michael Schumacher, distante altri due titoli. Del resto la cifra stilistica che più si addice al Mondiale 2018 è la fredda cronaca, il crudo elenco dei troppi errori di Vettel e della Ferrari: Baku, Le Castellet, Hockenheim (vedi 22 luglio), Monza, Suzuka, là dove Hamilton ha invece sempre saputo esaltarsi negli snodi cruciali della stagione. Pesa doppio soprattutto Monza, dove l'entusiasmo per la prima fila tutta Ferrari viene gelato dalla partenza shock, con Vettel superato in tromba da Hamilton e costretto a toccarlo per finire in testacoda; poi le due Mercedes si preoccupano di “cucinare” le gomme di Raikkonen, con un gioco di squadra cinico eppure inappuntabile, per spianare a Hamilton la strada verso la vittoria decisiva. Il 2018 va in archivio nel segno di una schiacciante superiorità mentale del britannico, con effetti che potrebbero certamente protrarsi anche nel 2019.

29 ottobre – l'annus horribilis di Julen Lopetegui, esonerato dal Real Madrid

Ci vuole certamente del talento per passare in quattro mesi da ambizioso ct di una gran bella Spagna, quantomeno tra le prime tre favorite per il titolo mondiale, a zimbello numero 1 dell'opinione pubblica nazionale.

Julen Lopetegui ha fatto spettacolosamente tutto da solo, come ha raccontato in questo pezzo Emiliano Battazzi. Ha nascosto ai vertici della Federazione l'accordo già trovato con Florentino Perez per allenare il Real Madrid da luglio 2018. Stando alle parole del presidente federale Rubiales, ha comunicato la cosa solo “cinque minuti prima” che uscisse il comunicato del Real Madrid, facendosi licenziare due giorni prima del debutto Mondiale contro il Portogallo. Ha avuto la sfortuna di essere l'allenatore del Real Madrid nell'unica estate in cui il Real Madrid non ha praticamente fatto mercato in entrata, per di più perdendo il suo giocatore-simbolo dell'ultimo decennio. È incappato in un allucinante digiuno di gol di 481 minuti, due eternità per una squadra come il Real Madrid. Infine, ne ha presi cinque al Camp Nou da un Barcellona privo di Messi. A posto così, grazie.

31 ottobre – Novak Djokovic torna numero 1 del mondo

Avevamo lasciato Novak Djokovic a giugno in balia di Cecchinato, culmine di una frustrante primavera sulla terra battuta, e lo ritroviamo ad Halloween nuovo numero 1 del mondo a due anni dall'ultima volta, rinato nel corpo e nello spirito, dopo un Wimbledon deciso da una memorabile semifinale in due tempi contro l'arcinemico Nadal e uno US Open in cui ancora una volta ha fatto la figura del più sano e del più preparato – certamente più di Rafa, ritiratosi in semifinale contro Del Potro, e di Federer, consumato dall'età e dall'umidità agli ottavi contro l'australiano Millman. A fine anno, sorprendentemente, è stato demolito alle Finals da Sasha Zverev, l'unico che può vagamente impensierirlo nel 2019, a patto che riesca nel salto di qualità di trovare continuità anche sui terreni impervi dei match tre set su cinque.

3 dicembre - Luka Modric Pallone d'Oro

Kakà non è più l'ultimo essere umano ad aver vinto un Pallone d'Oro. Luka Modric interrompe il duopolio dei due extraterrestri Messi e Ronaldo e viene incoronato miglior giocatore del mondo un po' in tutte le salse, precedendo sul podio CR7 e Griezmann, a cui non sono bastati un'Europa League e un Mondiale vinto da co-protagonista. La vetta del suo anno solare è la sontuosa prestazione contro l'Argentina ai Mondiali; ma, noblesse oblige, festeggerà due settimane dopo segnando all'Al-Ain il primo gol della finale dell'ennesimo Mondiale per Club vinto dal Real Madrid. Arrampicandosi lassù dove non sono mai arrivati né Pirlo né Xavi né Iniesta, è il primo centrocampista puro (oltre che il primo croato) a vincere il premio di France Football probabilmente dai tempi di Cruijff – che peraltro era molto più che un centrocampista puro. Lo abbiamo celebrato qui.

4 dicembre – l'Italia è campione del mondo di bowling

Pierpaolo De Filippi, Antonino Fiorentino, Marco Parapini, Nicola Pongolini, Marco Reviglio (53 anni, il più anziano) ed Erik Davolio (20 anni, il più giovane) compongono l'unica squadra italiana capace nel 2018 di diventare campione del mondo in una disciplina sportiva: il bowling. L'incredibile succede a Hong Kong, dove i nostri eroi battono prima il Canada in semifinale e poi i fuoriclasse americani, sempre primi o secondi nelle ultime nove edizioni, in una finale vinta 2-0 (189-169 e 210-166): all'ultimo Mondiale di Las Vegas 2017 eravamo arrivati ventiduesimi... Una bella occasione di visibilità per una federazione piccola e fiera che conta 2.500 affiliati e un altro migliaio di giocatori amatoriali in possesso della tessera.

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