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Redazione

Febbre da Calciomercato vol. 7

Continua il commento live delle trattative più interessanti dell’estate.

Il primo luglio si è aperta la follia estiva del calciomercato. Saranno due mesi di notizie spulciate su giornali unti di crema solare, di giocatori che cambieranno squadra sette volte in un giorno solo. Fino al 31 agosto proveremo a commentare le trattative più interessanti quotidianamente, su articoli che aggiorneremo in diretta anche più volte al giorno: qui il primo volume, qui il secondo, qui il terzo, qui il quarto, qui il quinto, qui il sesto. Quindi in spiaggia non scordatevi il tablet.

 

 

Napoli e Inter possono spendere così tanto?
di Marco De Santis

[mercoledì 31 agosto, mattina]

 

Di fronte alle ultime spese di Napoli e Inter torna di attualità la domanda: come fanno certe squadre a spendere tanto? In realtà, entrambe le situazioni hanno delle spiegazioni, seppur diverse fra di loro. Il Napoli può permettersi i recenti acquisti grazie alla plusvalenza creata con la cessione di Higuain, che ha portato così tanti soldi a bilancio che anche con l’acquisto di Maksimovic i partenopei chiuderanno questa campagna acquisti con un attivo di bilancio molto elevato. È importante ricordare che il bilancio va calcolato su ammortamenti e stipendi, non sui cartellini.

 

Per quanto riguarda l’Inter la questione è diversa. Anzitutto Suning ha dimostrato di avere soldi da spendere, e di averne tanti. Poi va tenuto conto che il Fair Play Finanziario dell’Uefa non prevede il divieto di comprare giocatori, ma solamente un controllo a posteriori dei conti. I nerazzurri hanno potuto spendere così tanto perché, banalmente, nessuno può impedirglielo. Sarà poi compito loro riuscire, entro il 30 giugno 2017, a far tornare i conti di bilancio che per il momento sono stimabili in un passivo di 70 milioni, contro la richiesta di pareggio dell’Uefa. Se non ci riusciranno, e nessuno ora può dirlo con certezza non conoscendo i piani aziendali del gruppo cinese, l’Uefa aprirà una procedura di infrazione che potrebbe portare a conseguenze spiacevoli per il futuro europeo dell’Inter. Ma, ripeto, questo lo sapremo solo allora.

 

 

Per rientrare di questi soldi l’Inter ha quattro possibilità: aumentare i ricavi da sponsor (ma, come abbiamo già spiegato la Uefa non permette le così dette “sponsorizzazioni gonfiate”), aumentare i guadagni passando turni in Europa League, diminuire i costi societari non legati al mercato dei calciatori. Infine, può sempre cedere giocatori, entro la mezzanotte di oggi, nel mercato di gennaio o in extremis persino il prossimo giugno (come ha fatto la Roma con Pjanic) per far quadrare i conti.

 

 

Hart ridefinisce le gerarchie del Torino
di Francesco Lisanti

[martedì 30 agosto, mattina]

 

Non è stata un’estate semplice per i portieri del Torino. Mihajlovic ha cambiato continuamente idea sulle gerarchie senza sembrare mai pienamente convinto delle sue scelte, a differenza di quando rimpiazzò senza problemi Diego López per l’emergente Donnarumma. A fine luglio il titolare sembrava dover essere Alfred Gomis, di ritorno dal prestito a Cesena: «Ho parlato con i tre portieri, la mia idea è quella di Gomis titolare, Padelli secondo e Ichazo terzo. Le gerarchie possono cambiare, tutti avranno la possibilità di dimostrare quello che valgono». Dopo un paio di errori marchiani del portiere italo-senegalese, su tutti quello in amichevole contro il Benfica, Mihajlovic ha rilanciato Padelli in Coppa Italia, e lo ha poi confermato in Serie A. Contro ogni previsione, negli ultimi giorni di calciomercato è arrivato Joe Hart.

 

 

L’operazione ha perfettamente senso sul piano economico, il Torino pagherà solo una minima parte dell’ingaggio di Hart, ancora a carico del Manchester City, e con il prestito secco non si vincolerà in alcun modo per le prossime stagioni. Hart sarà il primo portiere inglese a giocare nella Serie A a girone unico, e il Torino potrà valutare con pochissimi costi se l’esperimento sarà riuscito o meno. Il problema casomai è questo, non è scontato che riesca: Hart rispetto a Padelli non migliora la circolazione della palla, anzi è il motivo per cui non gioca più nella sua squadra del cuore, non è garanzia di affidabilità e concentrazione, abbiamo tutti ancora negli occhi i gol rocamboleschi dell’Islanda agli Europei, e avrà difficoltà a imporsi come leader e a far valere la sua esperienza internazionale, sia per la barriera linguistica sia per l’atteggiamento nevrotico che lo caratterizza.

 

In compenso è un fenomeno sulle uscite basse, chiedere a Cavani. Sono anche molto spettacolari, peccato sia tardi per inserirle negli spot del campionato.

 

Referendum su Joe Hart: quasi un plebiscito per Big Dave

 

 

 

Boufal vola in Premier: è Southampton
[lunedì 29, pomeriggio]

 

Il Southampton ha ufficializzato l’acquisto di Sofiane Boufal (classe ’93): al Lille vanno 16 milioni di sterline per il centrocampista, che ha firmato un contratto di 5 anni.

 

 

Noi di Boufal avevamo parlato nella nostra Top 11 della scorsa Ligue 1 e lo descrivevamo così.

 

«Con i suoi 11 gol e 4 assist, Sofiane Boufal è forse, dopo Dembelé, il talento che è più sbocciato in questa stagione di Ligue 1. Marocchino classe ’93, Boufal ha quell’andamento ciondolante e quella tecnica di dribbling a singhiozzo che sembra far parte dello stesso DNA del calcio nord-africano. Tra i giocatori con almeno mille minuti di gioco nei cinque principali campionati europei (includendo quindi la Francia ed eslcudendo il Portogallo, che da ranking UEFA dovrebbe essere il quinto campionato europeo), Boufal è secondo per dribbling effettuati (4,79 ogni 90 minuti, il 67% di quelli tentati), dietro proprio a Dembelé e davanti a Ben Arfa.

 

 

Ma al di là della dribblomania, quest’anno il talento marocchino ha dimostrato di saper crescere in direzione associativa (è settimo tra tutti i giocatori di Ligue 1 con almeno mille minuti di gioco per passaggi chiave, 2,51 ogni 90 minuti), affinando tra l’altro le sue qualità di finalizzazione rimanendo lucido sotto porta nonostante un maggiore impegno in fase difensiva. Piano piano, insomma, Boufal sta diventando un giocatore vero.»

 

 

Paco Alcacer allunga la panchina del Barcellona
di Daniele V. Morrone

[lunedì 29, pomeriggio]

 

 

Con l’andare avanti del mercato è stato lo stesso Luis Enrique a specificare che il Barcellona stava cercando come riserva della MSN una prima punta capace di muoversi bene in area. Con l’arrivo di Paco Alcácer, il ds Robert ha tenuto fede alle parole del suo allenatore consegnandogli un giocatore che rispecchia il profilo cercato. Inoltre prosegue la linea guida di prendere sul mercato giocatori ancora non nel picco della carriera (Under 24) così da poterli crescere con l’esempio dei titolari davanti agli occhi. Come sarà il caso di Alcácer e la MSN.

 

 

Paco Alcácer è una punta abile nel segnare in ogni modo quando riceve in area, pur non essendo spiccatamente tecnico o veloce. Anzi si può quasi dire che nonostante la stazza non imponente sia lento con il pallone tra i piedi. Ha però dalla sua un’ottima velocità di pensiero e un perfetto equilibrio che gli permettono di controllare il pallone e di poterlo giocare di sponda per i compagni. Appare poco nel gioco, ma quando lo fa raramente è a sproposito e verosimilmente questo lo rende comunque utile nelle squadre di possesso come il Barcellona, dove potrà partecipare alla manovra pur toccando palla il meno possibile, così da non far notare il dislivello tecnico. E forse proprio l’intelligenza con cui si muove senza palla ha portato il Barcellona a convincersi di poterlo utilizzare sia come riserva di Luis Suárez sia insieme all’uruguaiana nei finali di partita concitati, quando avere due giocatori tanto abili fronte alla porta potrebbe fare la differenza. Con il suo arrivo il Barcellona completa una panchina ora tra le più profonde dell’élite europea.

 

 

Rossi il celtico
di Angelo Andrea Pisani

[lunedì 29, mattina]

 

Ogni estate, gli innamorati di Giuseppe Rossi sperano che la prossima sia la stagione della svolta, nella speranza, se non di un riscatto, di una parziale restituzione di quanto gli è stato tolto dalla fortuna in questi anni. Sousa aveva detto più volte di apprezzare il giocatore, ma ha continuato a non ricevere le giuste garanzie, sia a livello fisico che dal punto di vista tattico: l’esordio di Chiesa alla prima giornata e l’imminente arrivo di Jovetic hanno reso chiare le gerarchie, e Rossi ha deciso di rilanciarsi in Spagna.

 

 

Dopo i sei mesi al Levante (6 gol e 2 assist in 17 presenze), il Celta Vigo sembra il contesto giusto: Berizzo ha una cultura del gioco bielsista, estremamente offensiva e verticale, e nel suo 4-3-3 il ruolo di centravanti sembra ritagliato esattamente sulle misure di Rossi.

 

Interrogato sul suo arrivo, l’austero allenatore argentino ha detto che «Rossi ci riempirà di qualità in attacco». I galiziani (due sconfitte nelle prime due di Liga) avevano bisogno di compensare “emotivamente” la partenza di Nolito e trovare un’alternativa più funzionale di Guidetti in attacco.

 

Rispetto a Guidetti, Pepito è un centravanti migliore per il contesto del Celta: più tecnico, più freddo sotto porta e, soprattutto, più associativo. Per esempio, se prendiamo a riferimento la scorsa stagione, Rossi ha fatto 1.2 passaggi chiave a partita, una media simile a quella di Iago Aspas (1.4) e molto superiore a quella dello svedese (0.5). Nel 4-3-3 galiziano il suo approdo naturale sarà al centro dell’attacco, ma non è detto che Berizzo non riesca a ritagliargli uno spazio anche alle spalle della punta, specie nel 4-2-3-1 visto alla prima contro il Leganes.

 

Se in Italia dopo il suo infortunio in pochi hanno continuato a credere in lui, in Spagna l’ex viola (60 reti in 153 partite) è ritenuto un giocatore di assoluto livello. Con un misto di speranza e malinconia, ci mettiamo in attesa dell’ennesimo rilancio di Pepito.

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