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Michele Pettene

Big Fish

Il grande viaggio di Nicolò Melli.

Capitolo II – 2007-2010

 

E allora mi venne da pensare che forse il motivo della mia crescita fosse dovuto al fatto che ero destinato a cose più grandi. Dopotutto un uomo-gigante non può avere una vita di misure ordinarie.

 

Nella sua prima stagione in LegaDue, la 2007/2008, regala subito lampi di gran classe in poco più di 12 minuti di media a partita, mostrando di essere un giocatore dall’etica del lavoro straordinaria e un’educazione da gentleman inglese di cui tutti non fanno altro che parlare bene, con una famiglia solida e sana alle spalle a supportarlo e una testa che stupisce per la sua maturità.

 

«La famiglia era molto stabile, fu essenziale nel forgiare una persona super a livello umano», continua coach Menozzi. «E mi piace dire anche “normale” rispetto ai ragazzi della sua età: frequentava il liceo classico, era dotato di una testa di un certo tipo e non potendo lavorare con la prima squadra durante le mattinate doveva comprimere i tempi e sopportare una maggior pressione in termini di recupero, per rimanere allo stesso livello dei compagni senior».

 

Tatticamente Nik è ancora in piena fase di sviluppo. I suoi movimenti in palleggio-arresto-e-tiro, oltre a mostrare una tecnica già eccellente, raccontano di un giocatore che “sente” ancora di essere un esterno e che vorrebbe continuare su quel percorso, aumentando la propria pericolosità perimetrale. Se la seconda stagione in LegaDue viene chiusa in anticipo dall’infortunio al ginocchio (solo 13 partite disputate), in quella successiva e con le nazionali Under-16 e Under-18 Nicolò Melli può togliersi le prime vere soddisfazioni a livello personale. Con in testa i suoi giocatori preferiti, tra cui Magic Johnson, a soli 17 anni Nik può già condurre coast-to-coast da rimbalzo difensivo, passare la palla dietro la testa in contropiede o concludere in allontanamento su una sola gamba “à la Dirk Nowitzki”: un campionario sbalorditivo che mette in moto i principali club italiani ed europei per accaparrarselo.

 

 

Pure il sogno NBA, da sempre nei desideri di Nik come è normale che sia per un ragazzo con quelle qualità e quel background, inizia a diventare un’ambizione credibile e non una semplice utopia. Anche per le attenzioni che il club reggiano aveva calamitato nel recente passato con un altro suo prospetto, come ci racconta coach Fabrizio Frates: «All’epoca era normale paragonare Nik ad Angelo Gigli, che proprio al termine della stagione in cui avevamo portato Melli per la prima volta in Serie A si era dichiarato per il Draft [nel 2005, ndr]. Angelo era il giocatore emergente, e Nik quello che a detta di tutti lo avrebbe seguito, come impatto. Purtroppo Angelo non ha avuto la carriera che tutti auspicavamo anche a causa degli infortuni, ma soprattutto il talento di Nik era ed è di un altro livello».

 

A testimonianza diretta di questi attestati di stima, Nik agli Europei Under-16 del 2007 e Under-18 del 2008 è tra i migliori giocatori dell’Italia e una delle tre migliori ali delle manifestazioni, con partite da 19 punti e 11 rimbalzi contro la Serbia di Dejan Musli (U16) o da 22 punti e 12 rimbalzi contro Israele (U18).

 

Mentre in LegaDue, in quella che si rivelerà essere la sua ultima annata nella serie cadetta (2009-10), il ragazzone di Reggio toccherà vette di assoluto valore come 24 punti, 14 rimbalzi e 32 di valutazione per una media di 10.7 punti a partita, e la sensazione diffusa che “the new big thing”, la prossima grande rivelazione della pallacanestro italiana, sia quel biondino dalla corsa elegante e l’IQ cestistico di un veterano.

 

L’evoluzione verso il giocatore del 2017, però, è ancora lunga: il suo tiro da tre è a dir poco ondivago (18%, 9/50 nel campionato 2009-10 da dietro l’arco) e il sospetto che sia più un “4” che un “3” si fa via via sempre maggiore, ma nel complesso stiamo parlando di un’ala 18enne di 2.05 metri con un impatto rilevante sia in attacco che in difesa, dove il suo tempismo per i rimbalzi e le stoppate, le letture nelle rotazioni e gli aiuti difensivi rendono già imprescindibile la sua presenza nei quintetti sia in LegaDue sia nelle nazionali giovanili (l’argento agli Europei Under-20 del 2011 è l’apice della sua carriera azzurra).

 

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Michele Pettene è veronese di nascita, iversoniano d'adozione e scrive ovunque ci sia spazio per almeno 20k battute. Dopo il suo primo libro nel 2015 "La Morte è certa, la Vita no - La storia di Klaudio Ndoja", nel 2019 ha pubblicato con l'editore Rizzoli il suo secondo libro "Basketball Journey - Viaggio on the road tra luoghi e leggende del basket USA"